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Il territorio del Friuli Venezia Giulia

Il territorio del Friuli Venezia Giulia. Prof.Braida Maria Grazia Liceo scientifico “Einstein” Cervignano del Friuli – UD. FANEROZOICO (544 ma). CENOZOICO (65 ma ). QUATERNARIO (1.8 ma) OLOCENE (11.000 a) PLEISTOCENE (1.8 ma - 11.000 a) TERZIARIO (65 - 1.8 ma) PLIOCENE (5 - 1.8 ma)

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Il territorio del Friuli Venezia Giulia

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Presentation Transcript


  1. Il territorio del Friuli Venezia Giulia Prof.Braida Maria Grazia Liceo scientifico “Einstein” Cervignano del Friuli – UD

  2. FANEROZOICO (544 ma) CENOZOICO (65 ma ) QUATERNARIO (1.8 ma) OLOCENE (11.000 a) PLEISTOCENE (1.8 ma - 11.000 a) TERZIARIO (65 - 1.8 ma) PLIOCENE (5 - 1.8 ma) MIOCENE (23- 5 ma) OLIGOCENE (38 - 23 ma) EOCENE (54 - 38 ma) PALOCENE (65 - 54 ma) MESOZOICO (245 - 65 ma) CRETACICO (146- 65 ma) GIURASSICO (208 - 146 ma) TRIASSICO (245 - 208 ma) PALEOZOICO (544 - 245 ma) PERMIANO (286 - 245 ma) CARBONIFERO (360 - 286 ma) Pennsilvaniano(325 - 286 ma) Mississippiano (360 - 325 ma) DEVONIANO (410 - 360 ma) SILURIANO (440 - 410 ma) ORDOVICIANO (505 - 440 ma) CAMBRIANO (544 - 505 ma) TOMMOTIANO (530 - 527 ma) PRECAMBRIANO (4500 - 544 ma) PROTEROZOICO (2500 - 544 ma) NEOPROTEROZOICO (900 - 540 ma) VENDIANO (600 - 540 ma) MESOPROTEROZOICO (1600 - 900 ma) PALEOPROTEROZOICO (2500 - 1600 ma) ARCHEANO (3800 - 2500 ma) ADEANO (4500 - 3800 ma) Le ere geologiche

  3. L'orogenesi alpino- himalaiana è un fenomeno geologico che iniziò nel corso del periodo Cretaceo (più o meno cento milioni di anni fa) e si concluse nel corso del Miocene (15 milioni di anni fa) con la formazione della catena delle Alpi. L'ITALIA NELL'ERA SECONDARIA MESOZOICO (245 - 65 ma) Durante l'Era secondaria la zona corrispondente all'Italia era ancora per gran parte occupata dal mare.

  4. Il Quaternario (1.8 ma) è caratterizzato dal susseguirsi di almeno quattro fasi di espansione glaciale alternate a fasi di ritiro dei ghiacciai (periodi interglaciali).

  5. Le glaciazioni del Quaternario che hanno interessato l’Europa, prendono il nome dal fiume Danubio e dai suoi affluenti.

  6. Al culmine dell'ultima glaciazione (20 000 anni fa ) la pianura padana si estendeva per tutta la parte settentrionale dell' Adriatico.

  7. Il ghiacciaio Tilaventino Anche il Friuli, durante l’ultima glaciazione, era coperto dal ghiaccio. Le masse di ghiaccio delle valli del Fella e del Tagliamento alimentavano un grande ghiacciaio, noto come Ghiacciaio Tilaventino.

  8. Il ghiacciaio tilaventino, nella fase di massima espansione, si era portato fino a pochi chilometri dalla zona in cui oggi sorge Udine dove ha contribuito a formare le tre cerchie collinari che costituiscono l’anfiteatro morenico del Tagliamento. L'acqua di scioglimento portò infatti il materiale di smantellamento delle montagne a valle, depositandolo gradualmente in base al suo peso: prima gli elementi più pesanti (ciottoli, ghiaia, sabbie), poi quelli più leggeri (argille, limi).

  9. LE COLLINE MORENICHE Nel loro insieme hanno un andamento semicircolaconcentrico, da cui il termine “anfiteatro” attribuito ai complessi morenici terminali. Questi materiali sono ciò che rimane dei detriti delle rocce che ilghiacciaio ha eroso, trascinato ed abbandonato durante le espansioni glaciali che si sonosuccedute nel Pleistocene (da 1,8 milioni a undicimila di anni fa). A partire da circa 21.000 anni fa il ghiacciaio cominciòdefinitivamente a ritirarsi.

  10. Durante la fase di arretramento del ghiacciaio tilaventino i corsi d’acqua e le precipitazioni atmosferiche, trasferiscono verso valle sabbie e ghiaie che creano fasce di sedimenti a decorso parallelo, orientate prevalentemente in direzione NNE – SSW. I risultati delle stratigrafie mostrano chiaramente l’intervallarsi di argille, ghiaie e sabbieper cui si hanno falde acquifere presentiin strati ad elevata permeabilità confinati tra strati di argille ( impermeabili ). Tali differenziazioni consentono di suddividere la pianura friulana in Alta pianura, formata da materiale grossolano estremamente permeabile (falda freatica) e Bassa pianura separate dalla Linea delle risorgive. La presenza in profondità di sabbia e argilla riduce la permeabilità del suolo per cui nell'area a sud di tale linea le acque della falda freatica dell'Alta pianura alimentano numerosi fiumi di risorgiva e una decina di falde artesiane più o meno profonde.

  11. Pozzo artesiano

  12. Le risorgive Nell'alta pianura friulana (1), le acque piovane e fluviali trovando un suolo molto permeabile formato da materiali grossolani, vengono assorbite per poi tornare in superficie una volta incontrati gli strati impermeabili della bassa pianura (2) formati da limo ed argilla.Le acque emerse formano numerosi ruscelli, che confluiscono tra loro fino alla formazione dei fiumi di risorgiva. I principali corsi di risorgiva regionali sono: Stella, Zellina, Corno, Aussa, Terzo, Natissa e Tiel.

  13. La Bassa Pianura Friulana si estende in un'area compresa tra il fiume Livenza (a ovest) e l'Isonzo (a est) e tra la linea delle risorgive e il mare. Il sottosuolo argilloso ed impermeabile, unitamente ad una grande quantità d'acqua e alla scarsa pendenza del terreno, rendono queste terre tendenzialmente stagnanti tanto che, fino ad un secolo fa, regnavano paludi, acquitrini e malaria.

  14. I fenomeni di risorgenza vengono alla luce in depressioni del terreno e possono presentarsi come semplici affioramenti di acqua tra la ghiaia, oppure nella forma di conche circolari chiamate olle o polle, oppure ancora come fontanai quando vi sono delle cavità più profonde. Fiume Stella (Olle)

  15. Pozza della torbiera di Lazzacco

  16. Palude Fraghis (Porpetto)

  17. area Schiavetti-Cavana(Monfalcone)

  18. Sede delle riserve naturali regionali "Foci dello Stella" e "Valle Canal Novo" LA LAGUNA DI GRADO E MARANO

  19. Laguna di Grado e Marano Un incrocio di canali e valli fra le piccole isole lagunari ricoperte di canne e di cespugli. Un ecosistema unico per proteggere il quale sono state create due grandi riserve naturali, habitat ideale per decine di specie di uccelli acquatici che vi nidificano o che vi fanno tappa nel periodo delle migrazioni

  20. Il Carso

  21. Chimica del carsismo Il carbonato di calcio CaCO3 costituente dei calcari è assai poco solubile nell'acqua pura. la solubilità aumenta se la temperatura è bassa e soprattutto se è alta la pressione parziale dell’anidride carbonica. Si ha così la trasformazione del carbonato di calcio in bicarbonato Ca(HCO3)2 che è molto solubile. Comincia così il fenomeno di corrosione delle rocce calcaree, che dà origine all’aspetto caratteristico del Carso. CaCO3 + H2O + CO2 Ca(HCO3)2 La doppia freccia indica che la reazione è in equilibrio: in presenza di concentrazioni elevate di CO2 è spostata a destra (formazione di bicarbonato solubile), mentre in presenza di concentrazioni ridotte di CO2 è spostata verso sinistra (formazione di carbonato insolubile). Ciò accade quando la superficie evaporante dell'acqua aumenta ( per esempio quando l'acqua esce a gocce dalle fessure e si espande in veli ampi e di minimo spessore) e diminuisce la pressione della CO2 (per esempio all’interno di una grotta) . Sarà favorita in questo modo la precipitazione di carbonato di calcio il quale si depositerà dando luogo, in millenni, alle note stalattiti (concrezioni verticali dall’alto verso il basso) e stalagmiti (dal basso verso l’alto). Le due fasi (dissolutiva e costruttiva) possono alternarsi all'infinito, a seconda di come varia l'equilibrio della saturazione in H2O e in CO2 nella reazione chimica reversibile fondamentale.

  22. IL PAESAGGIO CARSICO Il paesaggio carsico è caratterizzato da forme superficiali o EPIGEE e da forme sotterranee o IPOGEE.

  23. LE FORME EPIGEE i KARREN o capi carreggiati, terreni nei quali le acque hanno provocato ampie fessure, simili ai solchi delle ruote di un carro, e caratterizzati da una vegetazione molto scarsa.

  24. Le DOLINE (parola di origine slava che significa valle) sono le forme più tipiche di paesaggio carsico. La dolina è una depressione del terreno a forma di imbuto, prodotta dalla dissoluzione della roccia ad opera delle acque piovane con un diametro variabile da qualche metro fino a 1 km e di profondità fra i 2 e i 200 metri e che presentano sul fondo un inghiottitoio cioèun’apertura attraverso la quale le acque meteoriche vengono convogliate in profondità. Le doline raccolgono quindi grandi quantità di acque piovane o di scorrimento superficiale e le convogliano nel reticolo carsico di drenaggio, dove si formano così veri e propri torrenti sotterranei.

  25. Le POLJE (in sloveno polje significa campo coltivato) sono depressioni molto grandi, lunghe alcune decine di chilometri. Un polje tipico presenta un fondo piano ed orizzontale e versanti relativamente ripidi. Di norma vi scorre un fiume che periodicamente si ingrossa fino ad allagare tutta la vallata per poi defluire a fine stagione attraverso appositi inghiottitoi. Si tratta di buche nel terreno, tipiche proprio dei polje, che nelle stagioni piovose eruttano acqua e contribuiscono all'allagamento della valle, mentre poi, quando inizia il deflusso, le stesse buche inghiottono. Alle volte il terreno, visto il perdurare dell'acqua in superficie, viene detto anche lago carsico o lago a scomparsa.

  26. LE FORME IPOGEE Le forme carsiche sotterranee sono dovute alla dissoluzione operata dalle acque che si infiltrano nel sottosuolo. Le GROTTE hanno dimensioni e forme molto varie, e spesso sono originate dalla fusione di più cavità. Alcune sono enormi e di straordinaria bellezza come le grotte di Postumia o le grotte di San Canziano entrambe in territorio sloveno e la grotta Gigante nei pressi di Trieste.

  27. Stalattiti e stalagmiti

  28. I FIUMI SOTTERRANEI Il Timavo (Reka in sloveno) è un esempio tipico di fiume Carsico. Il fiume nasce alle pendici del Monte Nevoso, in Croazia e dopo circa 50 Km s'inabissa nella voragine di San Canziano (in territorio sloveno) a 15 Km dal confine di Trieste. Dalle grotte di San Canziano il fiume inizia il suo percorso in profondità per altro non ancora del tutto conosciuto. Dopo circa 40 Km il Timavo riappare, a San Giovanni di Duino, con tre sorgenti distinte i cui rami dopo qualche centinaio di metri si uniscono in un unico corso d'acqua, che dopo 2 Km sfocia in mare. Reka river waterfall

  29. Fiume Reka nel fondo della Velika dolina

  30. Velika dolina

  31. Il fiume Timavo ritorna in superficie...

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