1 / 37

I Bisogni del sistema e degli operatori e le criticità di utilizzo

Seminario sugli Indicatori per la descrizione del rischio infortunistico in Italia. I Bisogni del sistema e degli operatori e le criticità di utilizzo. Giuliano Tagliavento, Nadi Serretti, Claudio Calabresi con la collaborazione di Domenico Taddeo 29-30 marzo 2007 - Direzione Centrale Inail

glain
Download Presentation

I Bisogni del sistema e degli operatori e le criticità di utilizzo

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Seminario sugli Indicatori per la descrizione del rischio infortunistico in Italia I Bisogni del sistema e degli operatori e le criticità di utilizzo Giuliano Tagliavento, Nadi Serretti, Claudio Calabresi con la collaborazione di Domenico Taddeo 29-30 marzo 2007 - Direzione Centrale Inail Roma - Piazzale Pastore, 6

  2. La conoscenza dei problemi del territorio ed i flussi informativi che la consentono • La modalità ed i criteri per la programmazione dei piani di attività e degli interventi che li costituiscono • Gli strumenti che gli SPSAL possono utilizzare per conseguire gli obiettivi dei piani • Il sistema informativo di supporto e gestione all'attività degli SPSAL

  3. Le informazioni necessarie • DATI SULLA COMPOSIZIONE E STRUTTURA LAVORATIVA DEL TERRITORIO (dove sono situati e quali sono i luoghi di lavoro, quali sono i comparti produttivi presenti, quali sono i cicli lavorativi, le modalità di lavoro ed i rischi a queste collegati) • DATI SUL FENOMENO INFORTUNISTICO e SULLE PATOLOGIE DA LAVORO (chi e dove).

  4. E ancora: • DATI SUI SOGGETTI IMPEGNATI NEI PROCESSI PREVENTIVI. • DATI SUL LIVELLO DI APPLICAZIONE DELLA NORMATIVA VIGENTE.

  5. DATI SULLA SITUAZIONE DI ESPOSIZIONE A RISCHIO DI ALCUNE PARTICOLARI CATEGORIE DI LAVORATORI O DI AZIENDE. • DATI SULLE INIZIATIVE DI PROMOZIONE E SUPPORTO IN CAMPO PREVENTIVO REALIZZATE DA SOGGETTI INTERNI O ESTERNI ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. • DATI SUI PRINCIPALI RISULTATI CONSEGUITI IN CAMPO PREVENTIVO DALLE IMPRESE DEL TERRITORIO.

  6. RICADUTE APPLICATIVEED OPERATIVE SULL'ASSETTO EL'ORGANIZZAZIONE DEGLI SPSAL • 1. le attività degli SPSAL • 2. gli standard qualitativi delle attività stesse • 3. gli standard di dotazione organica (quali- e quantitativa) • 4. le forme organizzative degli SPSAL • 5. gli indicatori per la verifica dell'efficacia degli interventi/progetti

  7. Gli indicatori per la verifica dell'efficacia degli interventi/progetti • I classici indicatori derivanti dalle statistiche correnti (o da statistiche costruite ad hoc): ad es. gli indici relativi al fenomeno infortunistico (di frequenza, di gravità,ecc.) , alle malattie professionali o wrd (prevalenza, incidenza), alla mortalità , morbilità, ecc.

  8. E …..anche • indicatori di esposizione al rischio, • indicatori di qualità dei processi preventivi aziendali, • indicatori di aderenza agli standard tecnici della prevenzione, • indicatori connessi alle procedure della vigilanza, • indicatori relativi ai cambiamenti culturali e comportamentali ( indotti dalle attività di facilitazione- assistenza –formazione )

  9. I bisogni degli operatori(e dei Servizi territoriali)

  10. Rispetto alla sezione sui bisogni degli operatori va premesso che la situazione nazionale sull’utilizzo dei flussi è molto differenziata tra le varie regioni e che risulta piuttosto difficoltoso fare una sintesi che non risenta della esperienza locale da cui il commento proviene. • Questa sintesi deriva essenzialmente dalla esperienza di regioni che stanno utilizzando i flussi, pur con alcune diversità dipendenti soprattutto dalla diversa storia di utilizzo dei sistemi informativi locali (più intensa nella Regione Toscana, più blanda nella Regione Marche) e quindi su approcci di sistema diversi.

  11. Ricognizioni/focus group per analizzare lo stato di utilizzo dei Flussi e le esigenze di sistema informativo:indicazioni

  12. Percentuale di presenza di sistemi locali di registrazione degli infortuni sul lavoro (Regione Toscana -Anno 2004)

  13. Opinione sull’utilità dei flussi Nazionali sugli infortuni ai fini delle elaborazioni locali (Regione Toscana -Anno 2004)

  14. Ritieni NFI valido ausilio Frequenza % Missing 38 34,2% No 9 8,1% Si 64 57,7% Totale 111 100,0% Opinione sull’utilità dei Flussi Nazionali sugli infortuni ai fini delle elaborazioni locali(Regione Marche -Anno 2006)

  15. Considerazioni relative ai risultati del questionario di analisi sull’uso dei flussi (1) • Grado di conoscenza dei Flussi Nazionali buono e notevole miglioramento del giudizio sulla qualità dei flussi del 2° anno rispetto a 1° • Grado di utilizzo ancora incerto rispetto alla programmazione della attività e alla valutazione della efficacia della programmazione e del lavoro di prevenzione ad esempio per piani mirati di comparto • Si ritiene ancora più affidabile il sistema locale, seppur in modo che va attenuandosi nel tempo, soprattutto per l’archivio ditte • E’ scarsa l’abitudine a chiedere elaborazioni al Gruppo Nazionale • Nelle Marche, dove i sistemi locali sono meno sviluppati e più precocemente si è impostato un gruppo regionale di supporto, con maggior frequenza sono richieste elaborazioni/supporto al G N o R

  16. Considerazioni relative ai risultati del primo questionario di analisi sull’uso dei flussi (2) Toscana - Anno 2004 • Il giudizio sulla credibilità dell’archivio infortuni INAIL-ISPESL-REGIONI era abbastanza positivo (68%) mentre la positività sulla credibilità degli archivi locali era un po’ più alta (78%), con la presenza di due voti di “ottimo” per quei casi in cui i referti P.S. arrivano già per via informatica • I PSLL della Toscana sembravano ancora molto legati alle loro archiviazioni locali, sebbene queste utilizzino “impropriamente” risorse interne e pur non ostili ai Flussi Nazionali non dimostravano un interesse alto

  17. Considerazioni relative ai risultati del questionario di analisi sull’uso dei Flussi (3) Marche - Anno 2006 • Nel tempo tendono ad identificarsi due gruppi di SPSAL: • La maggioranza tende a conoscere in modo più approfondito, sperimentare e quindi ad utilizzare in modo sempre maggiore lo strumento ed a richiedere il suo miglioramento qualitativo • Una minoranza dimostra difficoltà persistenti ad accettare /sperimentare modifiche alla impostazione storica del proprio lavoro, compreso l’utilizzo dei NFI per attività di programmazione/ verifica dei risultati

  18. Considerazioni relative ai risultati del questionario di analisi sull’uso dei Flussi (4) Marche - Anno 2006 • Tra i dati considerati in modo più positivo dagli PSAL figura il percorso di supporto strutturato con comunicazione, formazione regionale, formazione locale, produzione periodica di report che il Gruppo Regionale ha messo in atto

  19. Come sviluppare questo interesse? • - con giornate di formazione/confronto tecnico ? • - con net-work regionali o nazionali che partendo dalla stessa banca dati INAIL-ISPESL-REGIONI promuovano il confronto tra le varie ASL? • - con accessi liberi al sito Flussi INAIL- ISPESL- REGIONI? • - con l’elaborazione di un vero e proprio rapporto sullo Stato di Salute dei lavoratori a partire dai dati forniti dai Flussi Nazionali? Queste domande ci sembrano ancora valide

  20. Principali barriere all’uso dei dati dei Flussi informativi evidenziate dagli operatori dei Servizi territoriali – Anno 2004 • Prevalente esigenza di una programmazione delle attività a breve termine (settimanale) • Visione localistica che rende difficile concepire l’utilità di confronti spazio – temporali • Mancata tempestività (tempi di consegna troppo dilazionati rispetto all’accadimento) dei dati dei flussi rispetto alle esigenze di comunicazione alle parti sociali e all’opinione pubblica • Insufficiente dettaglio analitico e/o imprecisione nell’attribuzione dei codici relativi al settore produttivo specie in territori con alta specializzazione produttiva

  21. Principali barriere all’uso dei dati dei Flussi informativi evidenziate dagli operatori dei Servizi territoriali – Anno 2004 • Sottovalutazione dell’importanza del tempo/lavoro dedicato a lavorare sui dati dei flussi da parte della struttura organizzativa del servizio, con conseguente frustazione del personale dedicato • Scarsa attitudine alla programmazione di medio e lungo termine basata su dati epidemiologici • Mancanza di una vera cultura epidemiologica nella lettura del dato e nell’estrapolazione dell’informazione a fini preventivi

  22. Principali aspetti positivi dei Flussi evidenziati dagli operatori dei Servizi territoriali – Anno 2004 • L’importanza che i dati dei nuovi flussi potrebbero avere anche per la programmazione a più lunga scadenza (annuale) fornendo allo stesso tempo preziose informazioni circa l’efficacia di piani mirati per il controllo del fenomeno infortunistico • Il miglioramento del software di gestione dei dati nei successivi invii e la periodicità dell’invio ormai di fatto assicurata • Possibilità di programmazione a medio termine dell’attività di intervento e vigilanza riguarda la possibilità di creare delle vere e proprie “graduatorie” di ditte in base a indici di frequenza/gravità degli infortuni che in esse avvengono (ditte ad alta infortunosità)

  23. Principali aspetti positivi dei Flussi evidenziati dagli operatori dei Servizi territoriali – Anno 2004 • Altro punto importante sui nuovi flussi era quello relativo alla possibilità di ricostruire la “storia” individuale degli infortuni di ogni singolo lavoratore che si realizzerà non appena si saranno accumulati i dati di alcuni anni • La fondamentale funzione di un centro regionale di aggregazione e ordinamento di questi dati e delle esperienze di percorsi di lettura che da essi possono scaturire; lo stesso centro dovrebbe essere impegnato con continuità nella formazione-addestramento degli operatori

  24.  I Dati della ricognizione nazionale - Anno 2005 • Hanno risposto al questionario 13 Regioni e la Provincia di Trento (e ……….parzialmente) • Nella maggior parte dei Servizi PISLL vi era una registrazione autonoma degli infortuni anche se non si sa quanto possa essere completa • L’utilizzo routinario ed esteso dei flussi all’interno dei servizi nel 2005 era ancora ben lontano. Inadeguatezza della strumentazione/preparazione informatica • Nei tre anni analizzati si è avuto un aumento delle ASL che hanno installato i CD. In parte ciò è stato dovuto anche ad un miglioramento del software

  25. I Dati della ricognizione nazionale - Anno 2005 • Le informazioni provenienti dai flussi erano state utilizzate per comunicare dati alle parti sociali e per programmare, meno per verificare • Positivo il giudizio sulla valutazione dell’andamento temporale degli infortuni e sulla conoscenza dei comparti più a rischio nel proprio territorio • Gli indicatori già elaborati erano utilizzati da circa metà dei Servizi che avevano risposto • La quasi totalità delle ASL che hanno risposto ha assicurato la formazione • Scarso collegamento tra periferia e centro, maggiore impegno per stabilire più stretti rapporti tra gruppo nazionale e referenti ASL/strutture regionali

  26. ALCUNE RIFLESSIONI SULLE ANALISI CONDOTTE (1) • Tale analisi sui bisogni del territorio risale al 2004-2005: non tiene conto perciò dei sensibili miglioramenti che i dati dei Nuovi Flussi hanno subito in questi ultimi 2 anni • Monitoraggio periodico su scala nazionale e per esperienze locali (possibili focus-group sono già previsti in Piemonte e nelle Marche) del grado di affermazione del Progetto Flussi, con almeno due finalità dichiarate : • 1. la valutazione dello sviluppo in termini di conoscenza e di utilizzo per la programmazione e la verifica di efficacia delle attività di prevenzione • 2. la raccolta di indicazioni di ulteriore miglioramento del sistema, anche alla luce dei bisogni di salute via via meglio delineati su scala nazionale e regionale

  27. ALCUNE RIFLESSIONI SULLE ANALISI CONDOTTE (2) • Interpellare i diretti interessati può essere una strategia vincente da adottare, insieme a forti investimenti nella formazione • Fornire i nuovi flussi ha significato anche incidere su modi di lavorare fortemente strutturati nel tempo, innescando modifiche all’organizzazione del lavoro e al metodo stesso , cosa non prevedibile a priori • Forte sostegno su scala nazionale e anche regionale alle azioni di cambiamento ormai innescate, almeno sul campo del sistema informativo per la prevenzione • Ogni sforzo va posto per adeguare e migliorare le capacità di intervento da parte degli operatori dei Servizi: l’esperienza dei nuovi flussi è un passaggio decisivo

  28. I bisogni del sistema

  29. Il principale bisogno del sistema • In Italia abbiamo tanti sistemi, alcuni anche eccellenti, ma parziali e non comunicanti • Non abbiamo ancora un sistema informativo “di sistema” nazionale (ma ci siamo vicini) • Sentiamo la necessità urgente di un sistema informativo di questo genere perché un sistema di prevenzione nazionaleche non offre dati informativi credibili e diffusamente fruibili diventa“non credibile” nel suo complesso e quindi anche nelle sue parti (comprese quelle funzionanti)

  30. Alcuni possibili motivi per questo ritardo (1) • Forte richiesta regionale di autonomia con sviluppo di esperienze anche di grande importanza, ma non comunicanti • Forte divario di impegno posto, nell’ambito di questa autonomia, nel dar seguito agli impegni richiesti dalla 833/78 • Disimpegno del Ministero della Salute, sino a tempi molto recenti, nel farsi carico almeno di alcuni funzioni chiave come la sorveglianza epidemiologica dei danni per la salute e la partecipazione all’analisi dei bisogni

  31. Alcuni possibili motivi per questo ritardo (2) • Scarso interesse del Ministero del Lavoro a modificare un profilo operativo centralistico, finalizzato alla interpretazione delle norme e ad una verifica della loro applicazione come tali, piuttosto che ad una verifica di efficacia delle stesse e delle azioni conseguenti. • Tale approccio culturale ha favorito ulteriormente la permanenza di una unica linea di continuità con le proprie strutture periferiche, a volte anche in aperta conflittualità con le strutture dei SSR, ma - anche nei casi migliori - con un metodologia nella sostanza poco conciliabile

  32. Alcuni possibili motivi di ottimismo • Maturazione delle istituzioni che considera l’esperienza trascorsa sia per gli errori sia per le esperienze che si sono consolidate (a partire dalla cultura della prevenzione e dal metodo di lavoro della 833/78) • L’esperienza della passata legge delega sul T.U. ha dimostrato come la condivisione istituzionale sia ormai ineludibile per delineare il futuro della prevenzione nei luoghi di lavoro ( percorso attuale ) • Le “riflessioni teoriche” nell’ultimo quinquennio = “sperimentazioni pratiche” di forte spessore

  33. Le sperimentazioni pratiche più significative (1) • Il progetto NFI e l’analisi delle cause degli infortuni mortali e gravi hanno dimostrato che giungere ad un sistema informativo “di sistema” è possibile con le risorse sia professionali che di banche dati già esistenti. • E’ cambiato il metodo, basato ora sulla collaborazione interistituzionale finalizzata ad ottenere risultati per gli “utenti” interni ed esterni al sistema.

  34. Le sperimentazioni pratiche più significative (2) Il Piano Nazionale della Prevenzione ha indicato una strada metodologica nuova, da migliorare, ma già ora utile. Questo modello: • prevede l’aiuto alla pari tra istituzioni ed al contempo l’abbassamento dell’autoreferenzialità di ciascuna di esse; • cerca di condividere “minimi comuni multipli” e quindi aiuta a consolidare il concetto di “sistema nazionale” nel rispetto delle varie componenti; • richiede il miglioramento, ciascuno a partire dalla propria situazione, privilegiando il riequilibrio tra i territori; • sostiene il concetto dell’alleanza tra i diversi soggetti per il miglioramento del sistema complessivo; • impone momenti di verifica dei risultati ottenuti, necessari se realmente si vuole giungere ad un miglioramento della condizione di partenza.

  35. Le sperimentazioni pratiche più significative (3) • L’esperienza del progetto mattoni, recentissimamente trasformata in proposta di nuovi LEA per la prevenzione, dimostra: • come in tempi accettabili, unendo le forze istituzionali e le forze professionali, si possa giungere ad un sistema di indicatori di copertura e di offerta che guardi verso la mission della prevenzione; • che il consolidamento delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro passa attraverso un percorso di integrazione nei percorsi della prevenzione e promozione della salute complessivamente intesi, in cui le specificità trovano un equilibrio con la trasversalità della metodologia e di alcuni contenuti (vedi esempio seguente)

  36. Programmi/Interventi Attività /Azioni Sorveglianza epidemiologica del territorio per la prevenzione e controllo dei rischi e danni da lavoro • Utiilizzo e aggiornamento dell’archivio anagrafico informatizzato delle aziende (INAIL-ISPESL-Regioni e/o della CCIAA) • Mappatura delle aziende a rischio di incidente rilevante • Elaborazione di mappe e profili territoriali per comparto e/o per rischio • Comunicazione e diffusione dei dati ai soggetti sociali e istituzionali Sorveglianza epidemiologica su infortuni e malattie professionali e wrd - - Gestione dei dati su infortuni e malattie professionali derivanti dall’archivio integratoINAIL-ISPESL-Regioni e di quelli derivanti dal Sistema Nazionale di Sorveglianza sugli infortuni mortali e gravi - Elaborazione profili di danno territoriali, comunicazione e diffusione dei dati

  37. CONTINUIAMO COSI’!

More Related