1 / 68

Le origini della professione

"Le Relazioni Pubbliche e la Corporate Social Responsibility: due casi di buona comunicazione aziendale a confronto.". Le origini della professione. Pur essendo un fenomeno del XX ° secolo, le radici delle RP affondano profondamente nella storia e possono essere rintracciate nel concetto di:

dyani
Download Presentation

Le origini della professione

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. "Le Relazioni Pubbliche e la Corporate Social Responsibility: due casi di buona comunicazione aziendale a confronto."

  2. Le origini della professione Pur essendo un fenomeno del XX ° secolo, le radici delle RP affondano profondamente nella storia e possono essere rintracciate nel concetto di: “informazioni per influenzare il punto di vista e le azioni delle persone”

  3. Le RP nelle civiltà antiche “Nelle civiltà antiche il popolo veniva convinto ad accettare l’autorità del governo e della religione mediante tecniche ancora oggi attuali: la comunicazione interpersonale, i discorsi, le diverse forme di arte figurativa, la letteratura”. (Wilcox et al., 2000)

  4. Le RP nella storia della ChiesaCattolica Il concetto originario delle RP-“propaganda” viene precisato nel 1600, quando la Chiesa Cattolica organizza la sua Congregatio de propaganda fide, ovvero la congregazione per propagandare nel mondo la fede cattolica. (Cutlip, Center, 1978)

  5. Le RP e la Rivoluzione Americana La Rivoluzione Americana viene considerata a tutt’oggi come una rivolta del popolo americano. In realtà, secondo gli storici più accreditati un ruolo determinante nel creare un vasto supporto alla causa rivoluzionaria fu svolto da un gruppo di propagandisti dell’epoca.

  6. I 4 modelli di Grunig (1984) I quattro modelli di professione sono: • Press agentry - Publicity • Public information • Two-way asymmetric • Two-way symmetric

  7. I 4 modelli di Grunig (1984)vengono definiti secondo quattrovariabili:• obiettivo• natura della comunicazione• modello di comunicazione• natura della ricerca

  8. 1° Modello: Press agentry - Publicity propaganda OBIETTIVO a una via: la verità non è essenziale NATURA DELLA COMUNICAZIONE emittente→ ricevente MODELLO DI COMUNICAZIONE ATTIVITA’ DI RICERCA scarsamente usata

  9. 2° Modello:Public information Diffondere informazioni OBIETTIVO a una via: la verità è importante NATURA DELLA COMUNICAZIONE emittente→ ricevente MODELLO DI COMUNICAZIONE ATTIVITA’ DI RICERCA non è molto diffusa

  10. 3° Modello: Two-way asymmetric Persuasione scientifica OBIETTIVO a due vie: effetti non equilibrati NATURA DELLA COMUNICAZIONE emittente→ ricevente ←feedback MODELLO DI COMUNICAZIONE ATTIVITA’ DI RICERCA formativa: valutazione degli atteggiamenti

  11. 4° Modello: Two-way symmetric comprensione reciproca OBIETTIVO a due vie: effetti equilibrati NATURA DELLA COMUNICAZIONE gruppo↔gruppo MODELLO DI COMUNICAZIONE ATTIVITA’ DI RICERCA formativa: valutazione delle competenze

  12. Le RP in Italia Invece in Italia le Relazioni Pubbliche cominciarono ad assumere un ruolo professionale distinto e a consolidarsi come disciplina solo a partire dagli anni Settanta.

  13. Oggi il ruolo delle RP è sempre più strategico nel governo delle singole imprese e organizzazioni e si tende ad usare il termine Corporate Communication o comunicazione aziendale per indicare quell’ insieme di attività di relazioni e di comunicazioni che sono di competenza delle RP (Extended PR)

  14. Ma le Relazioni Pubbliche e la Corporate Communication, pur riferendosi alla stessa realtà aziendale, si sono evolute in modo separato.

  15. Extended PR La comunicazione delle Extended PR tende a perseguire tre specifici obiettivi: • affermare la reputazione • rafforzare la notorietà/visibilità • diffondere e consolidare l’identità sociale

  16. Core PR Il concetto di Core PRsi riferisce prevalentemente alla comunicazione rivolta a influenzare l’opinione pubblica, e comprende: • attività di base(Relazioni con i media, Organizzazione di eventi); • attività specialistiche (Comunicazione di crisi, Comunicazione finanziaria, Comunicazione della Responsabilità Sociale, Public affair e, a volte, Comunicazione interna); • attività manageriali (progettazione, gestione e coordinamento dei servizi di Relazioni Pubbliche; valutazione e misurazione dei risultati; coordinamento delle attività di RP con gli atti gestionali e produttivi).

  17. Gli stakeholder:analisi di un concetto Letteralmente: stake(interesse), holder (portatore), ossia un soggetto che ha posta in gioco nelle azioni dell’azienda.

  18. Gli stakeholder:una classificazione secondo Freeman Sulla base della definizione di Freeman, e tendendo conto dei successivi contributi di altri autori, si possono individuare due differenti tipi di Stakeholder: • Gli Stakeholder primarisono quelli senza la cui continua partecipazione l’impresa non può sopravvivere come complesso funzionante. • Gli Stakeholder secondaricomprendono invece coloro che non sono essenziali per la sopravvivenza di un’azienda o che esercitano un’influenza indiretta sull’impresa stessa

  19. Gli stakeholder:un’ulteriore classificazione Un’ altra interessante tassonomia classifica quattro gruppi di stakeholder: • I supportive: da coinvolgere direttamente; • I marginal: da monitorare; • I non supportive: dai quali bisogna cautelarsi; • I mixed blessing: con i quali si può collaborare.

  20. Gli stakeholder e la Responsabilità Sociale d’Impresa Quindi la Responsabilità Sociale d’Impresa si presenta oggi come un modello di gestione strategica dell’azienda, secondo il quale chi prende le decisioni e ha il controllo effettivo sull’impresa (l’imprenditore), ha doveri fiduciari: • non solo nei confronti dell’unico stakeholder protetto dal diritto di proprietà (l’azionista), • bensì nei confronti dell’intera platea degli stakeholder (clienti, dipendenti, azionisti, fornitori, investitori, concorrenti, istituzioni e organi di controllo, comunità locale e territorio).

  21. Avviene dunque il passaggio dell’azienda da una visione mono-stakeholder ad una multi-stakeholder, in grado di bilanciare in modo equo gli interessi e le aspettative legittime di tutti gli interlocutori con cui l’impresa dialoga nel territorio.

  22. Lo Stakeholder Relationship Management Lo Stakeholder Relationship Management è pertanto “quel processo di direzione con cui un’organizzazione complessa si sforza di monitorare, governare e migliorare le dinamiche dei sistemi di relazione con i propri stakeholder”.

  23. Lo Stakeholder Relationship Management individua inoltre tre fattori determinanti per stabilire il “peso relativo” delle richieste avanzate dagli stakeholder verso l’impresa: • La legittimità delle richieste; • Il potere, ovvero la capacità degli stakeholder di influenzare le scelte dell’impresa; • L’urgenza delle richieste.

  24. Come può l’impresa garantire un equo bilanciamento di questi interessi?

  25. Sacconi propone una teoria “neo-contrattualista”, che si fonda sull’idea del “contratto sociale” equo ed efficiente tra l’impresa e tutti i suoi stakeholder.

  26. Il contratto sociale Il contratto sociale non è un contratto reale, ma ideale, in cui vengono stabilite le allocazioni dei diritti e dei doveri di tutti gli stakeholder di un’impresa e che genera benefici.

  27. I benefici del contratto sociale • Capacità di combattere i comportamenti opportunistici che danneggiano le legittime aspettative di benessere degli stakeholder. • Capacità dell’azienda, che sviluppa relazioni eque e corrette con i propri stakeholder, di porre le basi per instaurare rapporti di fiducia che riducono i conflitti e facilitano lo svolgimento di transazioni economiche. • Il management dell’impresa potrà identificare i potenziali effetti sociali negativi delle attività dell’azienda, riconoscendo i legittimi interessi di stakeholder spesso dimenticati o poco considerati (come ad esempio le future generazioni).

  28. La Corporate Social Responsability: una possibile soluzione ai problemi legati all’impresa capitalistica

  29. Il Libro Verde della Commissione Europea (2001) individua diversi fattori che hanno spinto le imprese ad adottare iniziative di CSR: • preoccupazioni e attese dei cittadini, dei consumatori, delle pubbliche autorità e degli investitori in vista della mondializzazione e delle trasformazioni di grande portata • i criteri di tipo etico e socio-ambientale • le pressioni delle ONG, • le crescenti inquietudini in relazione all’ ambiente. • la trasparenza garantita dalla comunicazione nell’attività delle imprese.

  30. La CSR: Definizioni e oggetto Le numerose pubblicazioni presenti all’interno del dibattito internazionale riconoscono al LibroVerde della Commissione Europea la migliore e più appropriata definizione della CSR: “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo «di più» nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate”.

  31. Le principali caratteristiche della CSR Risultano quindi essere le seguenti: • Andare al di là della normativa • Lo stretto legame con la sostenibilità • La volontarietà

  32. Com’è un’impresa socialmente responsabile? L’impresa deve soprattutto dimostrare di essere socialmente responsabile,realizzando specifiche iniziative, come ad esempio: • Investire sul capitale umano • Contribuire alla tutela dell’ambiente • Curare il rapporto con partner commerciali e fornitori • Investire nel rapporto con i clienti • Investire nella comunità

  33. La CSR in Italia Dal 2003 l’Istituto per i Valori d’Impresa (ISVI) pubblica, in collaborazione con altri istituti di sondaggi, un “Rapporto sulla Responsabilità Sociale d’Impresa in Italia”(giunto nel 2006 alla terza edizione). L’indagine (su un campione di 3.633 aziende su tutto il territorio nazionale) indica: • la conoscenza del tema della CSR nelle imprese italiane • le motivazioni che spingono le aziende ad adottare politiche di CSR.

  34. grado di conoscenza della CSR consapevolezza delle caratteristiche degli elementi connessi alla CSR = Per stimare il grado di conoscenza della CSR è stato domandato agli intervistati se erano consapevoli dell’esistenza e delle caratteristiche principali di questi elementi strettamente connessi al fenomeno della CSR: • Il Libro Verdedella Commissione Europea; • Il Codice Etico; • Il Bilancio Ambientale; • Il Bilancio Sociale; • La certificazione sociale SA 8000; • Le certificazioni e/o registrazioni per la tutela ambientale (EMAS – ISO 14001).

  35. Risultato: l’indagine rivela una limitata conoscenza del fenomeno della CSR.

  36. Un’analisi più specifica riguarda poi le motivazioni che inducono le imprese italiane ad adottare iniziative di tutela ambientale. L’argomento “Salute, Sicurezza e Ambiente” sembra essere nel nostro paese un punto di riferimento costante nelle politiche di CSR delle aziende.

  37. Terzo Rapporto sulla Responsabilità Sociale d’Impresa in Italia Un’indagine del 2005 che ha coinvolto 354 aziende italiane che, negli ultimi anni, hanno dimostrato sensibilità ai temi della CSR. Sono stati adottati tre criteri per la scelta delle imprese: • La candidatura a premiin tema di Responsabilità Sociale; • La redazione del Bilancio Sociale/di sostenibilità; • Le informazioni pubblicate dalla stampa nazionale.

  38. Le principali motivazioni Il rapporto mette anche in evidenza un maggiore impegno ad adottare politiche di CSR da parte delle imprese di grandi dimensioni.

  39. La CSR in Italia:gli orientamenti sociali Molteni e Lucchini hanno proposto uno schema, una “mappa” degli orientamenti sociali che guidano l’operato delle aziende italiane. Si individuano così cinque grandi modelli di imprese italiane, ciascuno dei quali si caratterizza per un diverso orientamento nei confronti della CSR: • le imprese coesive; • le imprese multi-certificate; • le imprese consapevoli; • le imprese mobilitabili; • le imprese scettiche.

  40. Responsabilità Sociale d’Impresa: storia di un concetto Sulla base di tre criteri è possibile proporre una classificazione delle iniziative che usano l’etichetta di “Responsabilità Sociale d’Impresa: • Le forme che le iniziative possono assumere; • La naturadelle istituzioni che le hanno promosse; • Il tipodi imprese considerate

  41. Nella mappa, l’asse orizzontale indica l’intensità del fenomeno (assunzione di comportamenti socialmente responsabili) e l’asse verticale tiene conto di aspetti qualitativi legati alle pratiche e ai comportamenti aziendali.

  42. Il ruolo dell’Unione Europea L’importanza strategica assunta dal tema della Responsabilità Sociale d’Impresa a partire dagli anni ’90 è testimoniata dall’alto numero di iniziative promosse e di progetti realizzati a livello internazionale.

  43. Nell’ultimo decennio l’UE ha intensificato le iniziative in tema di CSR: 1995: nasce l’associazione “CSR Europe”. 2001: il Libro Verde della Commissione Europea. 2002: la risoluzione del Parlamento Europeo. 2002: il Libro Bianco della Commissione Europea.

  44. Il contesto italiano: le due direzioni Le iniziative in tema di CSR promosse in Italia negli ultimi anni si sono mosse in due diverse direzioni: una prima direzione, “dall’alto”, e una seconda direzione, “dal basso”: • La prima direzione, “dall’alto”, è quella del “Progetto CSR-SC” promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel 2002 e ispirato al Libro Verde della Commissione Europea. • La seconda direzione riguarda iniziative “dal basso”, promosse da associazioni, ONG, Regioni e movimento cooperativo che muovono critiche nei confronti del progetto CSR-SC

  45. Le imprese e l’evoluzione della CSR. La certificazione SA 8000 La progressiva affermazione della cultura della CSR va quindi di pari passo con la maturazione delle aziende: un processo evolutivo composto da cinque fasi . In tema di evoluzione della CSR, occorre ricordare che negli ultimi tempi si sono moltiplicate le certificazioni internazionali che riconoscono il comportamento socialmente responsabile delle imprese. Tra queste, la più importante è la certificazione SA 8000 (SA: Social Accountability), che costituisce il primo standard diffuso sulla Responsabilità Sociale d’Impresa.

  46. La CSR: un vantaggio globale? La Responsabilità Sociale d’Impresa costituisce un vantaggio per tutti coloro che ne sono coinvolti: • benefici per l’impresa • benefici per la comunità

  47. I benefici per l’impresa • Miglioramento nella gestione dei rischi • Rafforzamento dell’immagine e della reputazione aziendale • Aumento delle vendite e della fedeltà della clientela • Incremento della produttività e della qualità • Aumento della capacità di attrarre e mantenere i dipendenti • Miglioramento delle relazioni con le autorità pubbliche

  48. I benefici per lacomunità

  49. La Comunicazione e la CSR:due termini di una proficua relazione

  50. La comunicazione incontra il sociale Gli obiettivi che, in successione, la comunicazione sociale si propone di raggiungere sono: • Informare e aggiornare. • Convincere e persuadere. • Stimolare e motivare.

More Related