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LA RIFORMA DELLA SCUOLA DELL'I N F A N Z I A

LA RIFORMA DELLA SCUOLA DELL'I N F A N Z I A. Riflessioni sulla Riforma scolastica. Uno sguardo d’insieme Fattori strutturali e organizzativi del cambiamento. Innovazioni di carattere didattico L’anticipo. IL TESTO DELLA RIFORMA L. n.53 del 28/3/2003.

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LA RIFORMA DELLA SCUOLA DELL'I N F A N Z I A

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  1. LA RIFORMA DELLA SCUOLA DELL'I N F A N Z I A

  2. Riflessioni sulla Riforma scolastica. Uno sguardo d’insieme • Fattori strutturali e organizzativi del cambiamento. • Innovazioni di carattere didattico • L’anticipo

  3. IL TESTO DELLA RIFORMA L. n.53 del 28/3/2003 LEGGE DELEGA : il sistema educativo di istruzione e formazione nella scuola (“ANTICIPINO” A 2 ANNI E MEZZO) dell'infanzia la scuola primaria (anticipo a 5 anni e mezzo) in un primo ciclo che comprende IL SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE la scuola secondaria di primo grado si articola il sistema dei licei in un secondo ciclo che comprende ed il sistema dell'istruzione e della formazione professionale (ART. 2, lettera d)

  4. IL TESTO DELLA RIFORMA Le finalità della scuola dell’infanzia affettivo, psicomotorio, cognitivo morale religioso e sociale Educazione integrale e armonica delle bambine e dei bambini all’educazione e allo sviluppo concorre di relazione, autonomia, creatività, apprendimento, promuove le potenzialità La scuola dell’infanzia, un’effettiva eguaglianza delle opportunità educative assicura di durata triennale, il complesso dei servizi per l’infanzia e conla scuola primaria. (ART. 2) la continuità educativa con realizza la generalizzazione dell’offerta formativa e la possibilità di frequenza della scuola dell’infanzia.” È assicurata

  5. IL TESTO DELLA RIFORMA I. LA LEGGE DELEGA : l’anticipo gradualmente e previa sperimentazione i bambini e le bambine che compiono i 3 anni di età entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento, nel rispetto della primaria responsabilità educativa dei genitori **** nuove professionalità e modalità organizzative. Alla scuola dell’infanzia anche in rapporto all’introduzione di possono iscriversi compatibilmente con la disponibilità dei posti e delle risorse finanziarie dei Comuni, secondo gli obblighi conferiti dall’ordinamento e nel rispetto dei limiti posti dalla finanza comunale del patto di stabilità, Dall’anno scolastico 2004/2005 possono iscriversi

  6. Scuola dell’infanzia: COSA CAMBIA? • Ogni scuola predispone un’offerta formativa da un minimo di 875 ad un massimo di 1700 ore, compatibilmente al proprio progetto educativo, tenuto conto delle richieste delle famiglie. • I genitori scelgono al momento dell’iscrizione “compatibilmente con il POF, il PECUP, le soluzioni organizzative e didattiche delle scuole e considerato l’organico assegnato”. • L’Offerta Formativa della scuola garantisce la valenza educativa delle varie modalità organizzative fino a oggi attuate (flessibilità). • L’anticipo da attuare <in forma di sperimentazione, prevedendo anche nuove professionalità e modalità organizzative>(CM.n.29 del 5.03.2004). • Rivisitazione degli orientamenti pedagogici del 1991 con un adeguamento di alcuni contenuti alla filosofia della Riforma (personalizzazione)

  7. Strutturali PECUP Piano di studio personalizzato(Profilo educativo per la SdI) Il portfolio Laboratori e organizzazione in gruppi Flessibilità orari Il tutor Didattiche Obiettivi specifici dell’apprendimento Informatica (Diverti PC) Lingua straniera (Divertinglese) Le educazioni Principali innovazioni

  8. Formazione sulla riforma Elementi strutturali Profilo educativo,culturale eprofessionale (Pecup) Docente incaricatodi seguire la progettazionedidattica di istituto Elementi strutturali del cambiamento Laboratori Docente coordinatore tutor Piani Personalizzatidelle AttivitàEducative (PPAE) e Piani StudioPersonalizzati (PSP) Portfoliodelle competenze personali

  9. IL PECUP(Profilo Educativo Culturale e Professionale dello studente):..può ritenersi raggiunto se le conoscenze disciplinari e interdisciplinari (sapere) e le abilità operative esercitate nel sistema formale (scuola) non formale (altre istituzioni formative) e informale (società) sono diventate competenze personali di ciascuno Conoscenze= nuclei fondanti dei saperi e delle discipline Abilità= serie di operazioni concrete che determinano la competenza Competenze sono il prodotto finale dell’ Insegnamento/apprendimento personalizzato

  10. LE COMPETENZEUn bambino riconosciuto “competente”(PECUP) quando, facendo ricorso a tutte le capacità di cui dispone, utilizza le conoscenze e le abilità apprese per· esprimere un personale modo di essere e proporlo agli altri;· interagire con l’ambiente naturale e sociale che lo circonda, e influenzarlo positivamente;· risolvere i problemi che di volta in volta incontra;· riflettere su se stesso e gestire il proprio processo di crescita, anche chiedendo aiuto, quando occorre;· comprendere, per il loro valore, la complessità dei sistemi simbolici e culturali; · maturare il senso del bello; · conferire senso alla vita.

  11. La filosofia della Riforma: la personalizzazione • Dai Programmi ai piani di studio personalizzati • Innovazioni didattico-professionali • Innovazioni didattico-organizzative

  12. Dai Programmi ai Piani di Studio Personalizzati ( PSP) • Si passa da una scuola dei Programmi prescrittivi e dettati dal Centro. • A una scuola del curricolo che contestualizza i vincoli programmatici nazionali nelle singole realtà scolastiche attraverso progetti specifici (POF). • A una scuola in cui prevale la personalizzazione (PSP) dell’itinerario formativo in quanto il curricolo viene calato nella realtà personale di ciascun allievo (contribuisce a ciò la figura del docente tutor+i genitori).

  13. Dai Programmi ai Piani di studio Personalizzati Programmi (ieri): i docenti devono applicare uniformemente le disposizioni dettate dal CentroCurricoli (nel recente passato): il Centro detta i vincoli nazionali (compreso ciò che gli allievi devono sapere e saper fare alla fine di un ciclo di studi); i docenti progettano l’attuazione dell’offerta formativa nella realtà concreta di una scuola e di una classe nel rispetto di tali vincoliPiani di Studio Personalizzati (oggi L/53): come nei Curricoli, ma i docenti progettano l’attuazione dell’offerta formativa, tenendo conto della realtà personale(attitudini, misconoscenze, contesto socio-familiare ecc.) di ciascun allievo e delle scelte educative delle famiglie (ruolo del docente-tutor).

  14. 4 Piano di Studi Personalizzato (PSP) Profilo Educativo per la SdI–Unità di Apprendimento U A 2 … • Insieme organizzato di Unità di Apprendimento (UA) che scaturiscono da una progettazione di scenario iniziale e da una esecuzione che tiene conto degli adattamenti deliberati in itinere. • Documento interno della scuola costituito da Unità di Apprendimento (UA) elaborate dall’équipe pedagogica coordinata dal tutor. • Si realizza in cooperazione con la famiglia e con l’allievo rimanendo a loro disposizione. U A 1 U A 3

  15. 5 Allievi Piano di Studi Personalizzato –Redazione • Devono conoscere: • Il Profilo educativo,professionale e culturale • (Pecup) • Le Indicazioni Nazionali (obiettivi generali del processo formativo e obiettivi specifici di apprendimento) • Il POF Docenti Devono progettarne la trasformazione in Unità di Apprendimento… …che insieme costituiscono il Piano di Studio Personalizzato

  16. OBIETTIVI GENERALI DEL PROCESSO FORMATIVO 6 Piano di Studi Personalizzato –Progettare l’Unità di apprendimento Attività Obiettivi specifici Contenuti nelle Indicazioni nazionali standard di apprendimento relativi a conoscenze e abilità e competenze Metodi Competenze degli allievi Soluzioni organizzative Obiettivi formativi Adatti e significativi per i singoli allievi (gruppo in generale) definiti in base al contesto e alle capacità di ogni singolo soggetto Modalitàdi verifica UNITA’ DI APPRENDIMENTO

  17. Obiettivi Generali del Processo Formativo Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA) Obiettivi Formativi Personalizzati (OFP) Unità di Apprendimento (UdA) Iter progettuale della personalizzazione Profilo Educativo Culturale Professionale (PECUP) M I N I S T E R O S C U O L E COMPETENZE Saper essere Conoscenze= Sapere Abilità=saper fare PIANI DI STUDIO PERSONALIZZATI

  18. Le Unità di Apprendimento • Compongono il piano di studi personalizzato. • Possono essere: individuali, di gruppo(livello, compito, elettivi) o di classe e si costruiscono attraverso la progettazione. • Richiedono: uno o + ob.formativi integrati, attività educative e didattiche unitarie, verifica. • Per l’alunno costituiscono un percorso attraverso il quale si appropria dei concetti fondamentali, delle regole e delle principali tecniche necessarie per affrontare un problema complesso posto all’interno di una situazione reale o simulata riconosciuta come significative

  19. Un esempio scuola dell’infanzia • Problema esperienziale: il bambino mostra scarsa autonomia • PECUP: esprimere un personale modo di essere…; • Ob. Specifici Apprendimento(Indicazioni nazionali): Rafforzare l’autonomia, la stima di sé, l’identità;(Sapere) • Ob. Formativi Personalizzati (Portfolio delle competenze): Scelta autonoma di fronte a una pluralità di opzioni (laboratori es.multimediale) con turnazione temporale delle stessa opzione (mensile).(Saper fare) • UdA: (non tassonomiche, non UD) riesce a portare avanti il lavoro nel gruppo laboratoriale (percorso progettuale)con costanza e autonoma capacità di individuare e risolvere problemi.(Saper essere) • Come (processo)? Quando(tempo)? Attraverso quali strumenti? L’atteggiamento verso i compagni del gruppo. Con quali esiti. (Capacità e Competenza decisionale) .VERIFICA E ORIENTAMENTO

  20. 11 Il Portfolio “[…] costituisce una collezione strutturata, selezionata e commentata/valutata di materiali particolarmente paradigmatici prodotti dallo studente, che consentono di conoscere l’ampiezza e la profondità delle sue competenze e, allo stesso tempo, della maggiore o minore pertinenza degli interventi didattici adottati. Seguirà lo studente per tutta la durata del suo percorso scolastico. […] Esso comprende una sezione dedicata alla valutazione e una dedicata all’orientamento di ogni singolo allievo.” Da Testo e contesto dei documenti. Guida alla lettura.In Annali dell’Istruzione n° 5/6 , Roma, 2002. Gruppo di lavoro Riforma – Università di Bergamo

  21. 12 Il Portfolio Contenuti Prodotti, prove, osservazioni, commenti, indicazioni di sintesi • Compilazione • Docenti tutor • équipe pedagogica • studente • famiglia FinalitàTestimonianza del percorso di apprendimento personale e delle competenze acquisite • Funzioni • Interne ed esterne alla scuola • Per l’allievo • Per la scuola che segue

  22. 13 Il Portfolio - Contenuti Prove scolastiche significative Materiali prodotti dall’alunno Osservazioni sul metodo di apprendimento Commenti su lavori personali Risultati delle osservazioni sistematiche Indicazioni sugli interessi e attitudini Gruppo di lavoro Riforma – Università di Bergamo

  23. 14 Il Portfolio - Compilazione Docenti coordinatori tutor Selezionano, in collaborazione con gli altri docenti, gli elementi che meglio rappresentanola personalità degli alunni, li registrano e li commentano nel portfolio Famiglia Completa la documentazione del percorso di crescita e dàconcretezza alla condivisione delle responsabilità educative Soggetti coinvolti Alunno Contribuiscealla selezione e al commento del materiale prodotto

  24. La Struttura es.di portfolio • portfolio minimo(sez. I) (registrazione/descrizione del Piano personalizzato delle Attività educative ) • portfolio esteso(sez.II) • (selezione materiali, documentazione delle UdA) • possibilità di essere informatizzato Portfolio minimo generale Portfolio esteso

  25. Innovazioni didattico-organizzative • La riforma istituzionalizza accanto alla classe e alla sezione la formula dei laboratori(dove si realizza la personalizzazione) finalizzati a gruppi di allievi raccolti per plesso o ove sia possibile per rete territoriale. • Introduzione della seconda lingua e dell’informatica

  26. Laboratori Potenziamento della didattica laboratoriale al fine di consentire l’effettiva formazione personalizzata e di ampliare l’offerta formativa nelle singole scuole e nella rete territoriale Dinamica gruppi di classe/ interclasse, di livello, di compito o elettivi

  27. Principali innovazioni didattiche e organizzative. La dinamica gruppi-sezione e gruppi di livello, di compito o elettivi di sezione o di intersezioneLa sezione/classe con allievi di pari età è positiva, ma penalizza lepunte estreme: i migliori e i peggiori.Bisogna quindi prevedere una modalità di lavoro che si svolga anche per gruppi di livello, di compito o elettivi.Per questo la riforma istituzionalizza, accanto al gruppo sezione, la formula dei Laboratori che servono gruppi di allievi, raccolti per sezione/intersezione o, nei casi in cui sia possibile e gradito, per rete territoriale.

  28. 7 L’ Offerta formativa: flessibilità degli orari • Scuola dell’infanzia • Offerta formativa • da un minimo di 875 h. • ad un massimo di 1700 h. • (da 25 a 50 ore) • in base a: • esigenze delle famiglie • condizioni socio- • ambientali • convenzioni con enti • locali Scuola primariadalla 1^ alla 5^ 1) Percorso obbligatorio 891 ore annuali + 2) Percorso opzionale facoltativo offerta formativa fino a 100 ore annuali Scuola secondaria di primo grado 1) Percorso obbligatorio 900 ore annuali + 2) Percorso opzionale facoltativo offerta formativa fino a 200 ore annuali

  29. PROSPETTO ORARIO scuola dell’infanziaVecchio e nuovo ordinamento

  30. Il tutor: innovazioni didattico-professionalinella scuola dell’infanzia • Tutor pedagogico coordina l’azione didattica dei colleghi • Tutor didattico che cura il tutoraggio personalizzato degli allievi e li deve accompagnare per tutta la durata degli studi nella stessa scuola(=insegnante). Nella scuola dell’infanzia sono i due docenti di sezione. Ciascun tutor didattico raccoglie (nel portfolio) attraverso annotazioni sue personali e dei genitori,il materiale più significativo prodotto dal bambino (cura particolare nell’ultimo anno di SdI). • Responsabili di progetti di scuola o di rete

  31. Principali innovazioni didattico-professionali. nella scuola dell’infanzia Coordinatore tutor pedagogicoUn docente dell’équipe pedagogica di ogni gruppo intersezione(almeno 3 sezioni) si incarica di coordinare l’azione didattica dei colleghi, referente della progettazione didattica si dovrà occupare della organizzazione complessiva dei laboratori, dei raccordi con la famiglia e l’extrascuola, dell’attivazione di percorsi di continuità con il nido e la scuola primaria che dovrebbero poi trovare collocazione all’interno del Piano dell’Offerta Formativa.Un docente incaricato del coordinamento, che non funzionerà solo come il tradizionale <fiduciario di plesso> ma rivestirà un ruolo pedagogico di tutto rilievo anche per i raccordi che dovrà tenere con la Dirigenza Scolastica.

  32. Innovazioni didattiche: SCUOLA DELL’ INFANZIA INDICAZIONI NAZIONALI Con obiettivi specifici di apprendimento (OSA): Il sé e l’altro/ corpo movimento e salute, Fruizione e produzione messaggi/ Esplorare, conoscere progettare RACCOMANDAZIONI ATTUATIVE OBIETTIVI FORMATIVI PERSONALIZZATI(OFP) organizzati per campi d’esperienza: • Il corpo e movimento • I discorsi e le parole • Lo spazio, l’ordine, la misura • Le cose, il tempo e la natura • Messaggi e forme di comunicazione • Il sé e l’altro

  33. Principali innovazioni didattiche e organizzative. L’educazione e le ‘educazioni’Dalla Scuola dell’Infanzia a tutto il secondo ciclo diventa centrale la domanda sul senso del vivere e sul dover esserecome condizione dei comportamenti.Dalla scuola dell’infanzia al Secondo Ciclo si prevede, inoltre, l’impiego unitario delle attività didattiche e dell’insegnamento delle discipline per l’educazione alla Convivenza civile (alla cittadinanza, stradale, ambientale,alla salute, alimentare, all’affettività)

  34. ANTICIPO- CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI Le attuali circolari e autorizzazioni ministeriali in materia di ammissione alla frequenza Già da alcuni anni le circolari ministeriali in materia di iscrizione hanno previsto la possibilità di iscrizione alla scuola dell’infanzia anche dei bambini che compiono i tre anni di età nel mese di gennaio dell’anno scolastico di riferimento e di ammissione alla frequenza dal giorno successivo al compimento del terzo anno, subordinatamente all’effettiva disponibilità di posti nell’istituzione scolastica interessa- ta e all’esaurimento, quindi, delle eventuali liste di attesa. * Alle stesse condizioni è stata consentita, fino al decorso anno, con singole autorizzazioni ministeriali, in presenza di motivate richieste, la frequenza in corso d’anno anche dei bambini che compivano il terzo anno di età nel mese di febbraio.

  35. CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI LA SPERIMENTAZIONE NELLA SC. DELL’INFANZIA: confronto con altri paesi europei “L’inizio della scolarizzazione, nella metà degli stati membri dell’Unione Europea, è fra i 3 e i 4 anni, età in cui i bambini cominciano a frequentare una scuola dell’infanzia. In Francia e Belgio, le prime esperienze scolastiche possono iniziare rispettivamente a 2 anni e a 2 anni e mezzo”. (Sistemi scolastici europei. Livelli decisionali e saperi nei curricoli, Indire e Miur, 2000, p. II) * In Francia “l’insegnamento pre-elementare è gratuito e facoltativo e concerne i bambini francesi e stranieri da 2 a 6 anni. I bambini che hanno raggiunto l’età di 2 anni al momento dell’inizio dell’anno scolastico possono essere ammessi nelle scuole e nelle sezioni “materne” nel limite dei posti disponibili. Si deve as- sicurare prioritariamente questa accoglienza nelle zone caratterizzate da ambien- ti sociali sfavorevoli. A 3 anni, tutti i bambini devono poter essere accolti in una scuola “materna” - o in una classe “infantile” presso una scuola elementare - su richiesta della famiglia.” (Documento reperibile presso il sito www.education. gouv.fr)

  36. ANTICIPO: CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI • 1. ANTICIPO • identità della scuola dell’infanzia • generalizzazione • sistema integrato • 2. IMPATTO DELLA RIFORMA • spazi • tempi • risorse umane TEMATICHE ESAMINATE • 3. SPERIMENTAZIONE • condizioni di fattibilità • nuove professionalità • nuove modalità organizzative

  37. Scuola dell’infanzia 1. ANTICIPO • IDENTITÀ DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA • Individuazione di una coerenza di fondo fra disegno di riforma, autonomia ed Orientamenti. In tal modo sarà possibile evitare una “doppia connotazione” negativa della scuola dell’infanzia: da • un lato assistenzialistica, dall’altro scolasticistica; • PROCESSO DI GENERALIZZAZIONE DELL’OFFERTA FORM • il processo di generalizzazione della scuola dell’infanzia, molto avanzato nel nostro Paese, presenta alcune discontinuità rappresentate, ad esempio dalle liste di attesa. • SISTEMA INTEGRATO • per la piena attuazione della legge 62/2000 sulla “parità scolastica” • è opportuno costituire strutture di raccordo tra le varie componenti • del sistema integrato della scuola dell’infanzia (tavoli di confronto • interistituzionale con l’USR); occorre rilevare le diverse esperienze di anticipo già realizzate nelle scuole paritarie.

  38. Scuola dell’infanzia 2. IMPATTO DELLA RIFORMA • SPAZI • La scuola dell’infanzia ha bisogno di un’adeguata pianificazione edilizia. Oltre a rendere più funzionale, sul piano organizzativo e didattico, l’utilizzazione degli spazi esistenti, occorre, se necessario, ricercare nuovi spazi; • l’anticipazione della frequenza dei più piccoli richiederà un’atten- • zione particolare alla strutturazione di specifici spazi: • per la cura individuale, • per il riposo, • per i laboratori, dotati di materiale adeguato all’età dei bambini.

  39. Scuola dell’infanzia 2. IMPATTO DELLA RIFORMA • TEMPI • Le proposte della scuola, in materia di orari di funzionamento, devo- • no rispondere: • all’esigenza di assicurare un elevato standard formativo, • alle richieste dei genitori, legate al mondo del lavoro; • e, soprattutto, ai “tempi” dei bambini; • è opportuno non divaricare eccessivamente il ventaglio diversi • tempi previsti dalla scuola, fra i quali tocca ai genitori scegliere • quelli più rispondenti alle esigenze dei loro figli; • nell’articolare una pluralità dei tempi di permanenza a scuola, • occorre tener conto anche delle particolari esigenze dei bambini • più piccoli, in modo da personalizzare il loro progressivo inserimen- • to nella scuola dell’infanzia.

  40. Scuola dell’infanzia 2. IMPATTO DELLA RIFORMA: LE RISORSE UMANE • Il fattore essenziale di riuscita di ogni riforma è costituito dalle • persone chiamate a realizzare il cambiamento:la CM 29 (1.2):istituzione • di nuovi profili professionali …che avranno incidenza sulla declaratoria • delle funzioni attuali…da rimodulare con l’avvio di una fase negoziale • (Art 43 del CCNL). Solo a conclusione della citata fase sarà possibile • attivare in maniera graduale e sperimentale….l’anticipo. • poiché la riforma prevede una differenziazione di funzioni, • nell’ambito dell’unicità della funzione docente (in particolare per lo • svolgimento delle funzioni di tutor, di responsabile di progetti di • scuola o di rete e, soprattutto, per i compiti di coordinatore). Occorre • ricavare dall’orario di servizio dei docenti un determinato numero di • ore da riservare all’assolvimento delle suddette funzioni; • inoltre, in correlazione con i parametri utilizzati per i “nidi di infan- • zia” (in media un rapporto bambini/operatore di 1 a 8), è opportuno, • nelle sezioni che accolgono bambini al sotto dei tre anni, applicare • l’indice di riduzione del numero dei bambini iscritti (due- tre per ogni iscritto).

  41. Scuola dell’infanzia 3. SPERIMENTAZIONE CONDIZIONI DI FATTIBILITÀ • I dirigenti scolastici, dopo aver provveduto a verificare • la consistenza della domanda, avviano una verifica con i responsabili • dei Comuni interessati: • disponibilità di posti per i bambini al di sotto dei tre anni; • presenza di spazi per soddisfare bisogni specifici legati • alla frequenza di bambini al di sotto dei tre anni; • esistenza di attrezzature e materiali necessari alle attività • specifiche da svolgersi con i più piccoli; • offerta di adeguati servizi di di trasporto e mensa. • È opportuno che, verificate le condizioni di fattibilità, tra scuola e • comune si stipuli uno specifico protocollo di intesa in accordo con • l’USR.

  42. Scuola dell’infanzia 3. SPERIMENTAZIONE VARIABILI • assegnate: • ordinamenti vigenti • indicazioni e raccomandazioni. • indipendenti: • accoglienza dei bambini di età inferiore a 3 anni • anticipo in prima elementare • dipendenti: • ridefinizione delle figure professionali, • rimodulazione dell’organizzazione • raccordi con le famiglie e gli EE.LL

  43. Scuola dell’infanzia SPERIMENTAZIONE VARIABILI ASSEGNATE INDIPENDENTI DIPENDENTI

  44. Variabili indipendenti • accoglienza dei bambini di età inferiore a 3 anni • Ammissione anticipata di alunni nella prima elementare • Introduzione dell’informatica e della seconda lingua • Piani di studio personalizzati (obiettivi generali+obiettivi specifici-obiettivi formativi personalizzazione degli obiettivi specifici di apprendimento) • Portfolio delle competenze (sapere, saper fare, saper essere) • Fattori organizzativi (tempi, spazi, team docente, orari, routine= curricolo implicito) • Curricolo esplicito (obiettivi specifici/campi di esperienza,)

  45. L’IPOTESI DI RICERCA se AGGIORNAMENTO DELL’IPOTESI HO QUESTE CONDIZIONI DEFINITE E INTRODUCO UN ELEMENTO DICAMBIAMENTO (VARIABILENDIPENDENTE) allora DOPO CI SARANNO QUESTE CONSEGUENZE (dipendente)

  46. Variabili dipendenti • rimodulazione dell’organizzazione curricolo implicito: spazi, tempi, routine. • ridefinizione delle figure professionali : figure di sistema- il coordinatore, équipe pedagogica • Rivisitazione degli obiettivi specifici di apprendimento (Unità di apprendimento, obiettivi formativi): curricolo esplicito (obiettivi specifici/ campi di esperienza, Continuita’. • Portfolio delle competenze individuali (valutazione, autovalutazione, coinvolgimento della famiglia)

  47. Scuola dell’infanzia 3. SPERIMENTAZIONE MONITORAGGIO • Azione di monitoraggio della sperimentazione, mediante la creazione di specifici OSSERVATORI a livello regionale e nazionale, in modo da individuare, nei diversi contesti educativi, possibili “modelli” • che rispondono a requisiti di • efficienza, • efficacia, • eccellenza.

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