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Storia Economica

Storia Economica. Corso anno accademico 2001-2002 (seconda parte). Lezione 5 L’Italia dalla riforma bancaria all’età giolittiana (1893-1914). Indice  La crisi bancaria tra fallimenti e scandali  I caratteri del decollo industriale italiano  La finanza e il ruolo delle banche miste

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Presentation Transcript


  1. Storia Economica Corso anno accademico 2001-2002 (seconda parte)

  2. Lezione 5L’Italia dalla riforma bancaria all’età giolittiana (1893-1914) Indice  La crisi bancaria tra fallimenti e scandali  I caratteri del decollo industriale italiano  La finanza e il ruolo delle banche miste  La ripresa dell’agricoltura Storia Economica - Lezione 5

  3. L’Italia dalla riforma bancaria all’età giolittiana (1893-1914) La crisi bancaria tra fallimenti e scandali Storia Economica - Lezione 5

  4. La crisi bancariatra fallimenti e scandali • Il sistema creditizio italiano era ancora legato a strutture prevalentemente preindustriali e quindi non adeguato a sostenere un processo di modernizzazione dell’economia. Il privilegio di emissione era ancora concesso a numerosi istituti. Altre banche di credito ordinario ebbero sempre una vita stentata. Nel corso degli anni ’80, iniziò una fase speculativa nella quale si buttarono anche le banche di emissione. I dissesti e gli scandali che ne derivarono costrin-sero il governo ad un radicale intervento e alla revisione dell’intero settore bancario nazionale, fino alla nascita della Banca d’Italia (1893). Le banche in Italia prima del 1893 • I principali istituti bancari erano ancora quelli che godevano del privilegio di emettere carta moneta. Alcune banche di credito ordinario erano nate dopo l’unità, ma non conobbero mai un grande sviluppo, soprattutto a causa della limitatezza del risparmio. Le Casse di risparmio, pure molto diffuse al nord, non avevano scopi prettamente economici, ma umanitari, in quanto nate con lo scopo di educare al risparmio le classi più umili. Storia Economica - Lezione 5

  5. La crisi bancariatra fallimenti e scandali La speculazione degli anni Ottanta • Dopo l’abolizione del corso forzoso (1878), tornò la fiducia sulle possibilità di crescita dell’economia italiana. Ciò favorì un’ondata speculativa, soprattutto nel settore dell’edilizia, che fu finanziata anche dagli istituti di emissione, aumentando di molto la quantità di carta-moneta in circolazione. Alla fine degli anni ’80, una serie di difficoltà nell’edilizia e in alcuni comparti industriali, provocò il fallimento di numerose banche e società. Questi fallimenti coinvolsero anche le banche di emissione e in particolare la Banca Romana, la più esposta in questo genere di operazioni. Storia Economica - Lezione 5

  6. La crisi bancariatra fallimenti e scandali Lo scandalo della Banca Romana e la nascita della Banca d’Italia • Il governo si impegnò subito in una serie di salvataggi, che non riuscirono a risollevare la situazione. Ma lo scandalo più grave fu quello della Banca Romana, nel quale finirono coinvolti Crispi e Giolitti. Proprio Giolitti, Presidente del Consiglio, fece approvare una legge di riforma con la quale le due banche toscane e la Banca Nazionale confluivano nella neonata la Banca d’Italia. Il Banco di Sicilia e il Banco di Napoli mantenevano il loro privilegio di emissione, ma in una posizione assolutamente marginale. Storia Economica - Lezione 5

  7. L’Italia dalla riforma bancaria all’età giolittiana (1893-1914) I caratteri del decollo industriale italiano Storia Economica - Lezione 5

  8. I caratteri del decolloindustriale italiano • Nel periodo che va dalla fine del XIX secolo e l’inizio della prima guerra mondiale, dominato dalla figura politica di Giolitti, l’Italia riuscì a inserirsi nel ciclo internazionale di crescita, tanto che proprio in relazione a quel periodo si parla di decollo industriale italiano. La crescita del Paese fu consistente ma non riuscì a cancellare le grandi differenze che esistevano all’interno del territorio nazionale. Anzi tali differenze vennero accentuate da un processo di industrializzazione che si concentrò prevalentemente al nord e più precisamente nel cosiddetto triangolo industriale (Torino, Milano, Genova). I tempi del decollo • Non tutti gli storici concordano sui tempi dello sviluppo industriale italiano. Ma è innegabile che nel periodo compreso tra 1896 e il 1907 la produ-zione industriale italiana conobbe una crescita notevole (sicuramente superiore al 5% annuo). Storia Economica - Lezione 5

  9. I caratteri del decolloindustriale italiano I settori trainanti • Accanto ai settori tradizionali (in particolare il tessile e l’agroalimentare), che conobbero anch’essi in quel periodo un notevole sviluppo, occorre sottolineare la crescita di tra nuovi comparti: il siderurgico, il chimi-co e l’idroelettrico. In questi tra settori, e in misura particolare nel primo, l’intervento dello Stato fu decisivo. Lo stesso si può dire per quel che riguarda lo sviluppo della cantieristica e dell’industria bellica. Un comparto produttivo che conoscerà una grande crescita sarà quello meccanico e automobilistico. Storia Economica - Lezione 5

  10. I caratteri del decolloindustriale italiano Gli squilibri sociali e regionali • Lo sviluppo italiano ebbe il suo principale limite nell’essere circoscritto geograficamente a un’area molto piccola del Paese: il cosiddetto triangolo industriale. Non solo il sud rimaneva completamente escluso dal processo di ammodernamento della economia e della società, ma anche molte zone del centro-nord non trassero alcun beneficio dalla crescita del reddito nazionale. L’industrializzazione avvenne, inoltre, attraverso un forte sfruttamento della manodopera (anche minorile) e attraverso un contenimento estremo dei salari. Forse il maggior merito di Giolitti fu quello di saper convogliare e dirigere le forti tensioni che derivavano da queste profonde ingiustizie. Storia Economica - Lezione 5

  11. L’Italia dalla riforma bancaria all’età giolittiana (1893-1914) La finanza e il ruolo delle banche miste Storia Economica - Lezione 5

  12. La finanza e il ruolodelle banche miste • Dopo la riforma bancaria operata da Giolitti nel 1893, nacquero in Italia alcune banche sul modello tedesco, le cosiddette banche miste. Tali banche non ponevano particolari limiti ai loro investimenti, unendo quelli commerciali, a breve termine, a quelli industriali a medio e lungo termine. Le banche miste finanziarono in maniera massiccia le nascenti industrie, dive-nendo così essenziali nello sviluppo economico del Paese. Accanto alle grandi banche miste si sviluppò anche un forte movimento coopera-tivo, di ispirazione cattolica, che portò alla nascita di numerose casse rurali ed artigiane e altrettanto numerose banche popolari. Storia Economica - Lezione 5

  13. La finanza e il ruolodelle banche miste Le principali banche miste • Subito dopo la riforma di Giolitti, vennero istituite la Banca Commerciale Italiana (1894) e il Credito Italiano (1895). Qualche anno dopo si aggiunsero al Società Bancaria Italiana e il Banco di Roma. Le prime due non solo trassero ispirazione dal sistema tedesco, dove le banche miste erano una realtà ormai consolidata, ma si avvalsero di capitali e personale proveniente da alcuni istituti bancari tedeschi. Nonostante l’ostilità di alcuni economisti italiani, il ruolo di queste banche divenne sempre più importante nel sostenere lo sviluppo industriale italiano. Ma ciò finì per provocare alcune distorsioni nel capitalismo italiano che diverranno palesi dopo la prima guerra mondiale Storia Economica - Lezione 5

  14. La finanza e il ruolodelle banche miste Il movimento cattolico • Con l’enciclica di Papa Leone XIII Rerum Novarum del 1891, il mondo cattolico venne investito della necessità di partecipare in maniera attiva al processo di modernizzazione dell’economia e della società. Tra i tanti effetti che questa mobilitazione ebbe, vi fu senz’altro quello di promuovere e rafforzare la presenza del movimento cooperativo di ispirazione cristiana nel campo della raccolta del risparmio. Nell’ultimo decennio del XIX secolo e nei primi anni del XX nacquero, soprattutto nel centro-nord, numerose casse rurali ed artigiane, spesso promosse dai parroci di campagna. Tali istituti ebbero un ruolo importante nel finanziare le piccole iniziative imprenditoriali che nascevano al di fuori dei grandi centri urbani. Storia Economica - Lezione 5

  15. L’Italia dalla riforma bancaria all’età giolittiana (1893-1914) La ripresa dell’agricoltura Storia Economica - Lezione 5

  16. La ripresa dell’agricoltura • A partire dagli anni ’90 del XIX sec. l’agricoltura ita-liana conobbe una nuova fase espansiva. Come nel caso dell’industria, tale crescita non si distribuì uni-formente sul territorio nazionale; ancora una volta fu la Pianura Padana a conoscere i tassi di crescita maggiori, mentre nel Meridione quasi non vi fu in-cremento produttivo. I fattori di crescita vanno ricer-cati nell’aumento dei prezzi, che stimolarono gli in-vestimenti nel settore primario, e la diffusione di istituzioni volte alla diffusione delle nuove tecniche (cattedre ambulanti, consorzi agrari, scuole profes-sionali, ecc.). I risultati furono tutto sommato soddi-sfacenti, la produzione nazionale annua di grano passò da 35 milioni di q. nel decennio 1891-1900 a 48 milioni di q. nel quadriennio 1911-1914. L’aumento dei prezzi • Negli anni ’90 l’aumento della domanda mondiale di prodotti agricoli provocò un aumento sensibile dei prezzi, a ciò si aggiunsero fattori interni come l’aumento della popolazione urbana e l’incremento dei salari industriali, che andarono a stimolare ulteriormente la domanda di derrate alimentari e, di conseguenza, i prezzi. Storia Economica - Lezione 5

  17. La ripresa dell’agricoltura Le differenze regionali • Nella Pianura Padana la crescita fu notevole, il tasso di crescita della produzione si attestò intorno al 3% annuo, mentre in vaste zone del Mezzo-giorno la produzione rimase pressoché stabile. Tali differenze erano dovute essenzialmente all’affermazione, al nord, di una nuova borghesia rurale “illuminata”, che mirava a una massimizzazione dei profitti attraverso l’incremento della produttività agricola. Nel sud, invece, permaneva ancora la grande proprietà nobiliare, coltivata in maniera estensiva e quindi meno produttiva. Nuove istituzioni • L’esigenza di migliorare le tecniche produttive favorì la nascita e la diffusione, sempre nella Pianura Padana, dei Comizi agrari, delle Cattedre ambulanti, dei Consorzi agrari, ecc. Tali istituzioni avevano proprio lo scopo di diffondere le nuove tecniche e di favore l’acquisto di concimi, macchine, sementi selezionate, ecc. Anche l’istruzione professionale favorì l’aggiornamento dei sistemi di coltivazione, soprattutto dopo la riforma scolastica del 1885. Storia Economica - Lezione 5

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