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L’autismo: questo conosciuto

L’autismo: questo conosciuto. Psicologia dell’handicap e della riabilitazione Prof. Maria Francesca Pantusa. Disturbi pervasivi dello sviluppo (DSM IV). Disturbo Autistico. D. Disintegrativo Dell’infanzia. Disturbo di Rett. D. Di Asperger. DP dello sviluppo NAS.

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Presentation Transcript


  1. L’autismo:questo conosciuto Psicologia dell’handicap e della riabilitazione Prof. Maria Francesca Pantusa

  2. Disturbi pervasivi dello sviluppo (DSM IV) Disturbo Autistico D. Disintegrativo Dell’infanzia Disturbo di Rett D. Di Asperger DP dello sviluppo NAS

  3. La persona con autismo:Criteri diagnostici DSM IV TR • Il D Autistico: 1 (6) :1000 • M vs F 3,8:1 • Compromissione qualitativa dell’interazione sociale • Compromissione qualitativa dellacomunicazione sociale • Modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati

  4. Criteri diagnostici (DSM IV) Compromissione qualitativa dell’interazione sociale (per la diagnosi di autismo devono essere presenti almeno due elementi fra quelli seguenti): • a) marcata compromissione nell’uso di svariati comportamenti non verbali,come lo sguardo diretto, l’espressione mimica, le posture corporee e i gesti che regolano l’interazione sociale; • b) incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei adeguate al livello di sviluppo; • c) mancanza di ricerca spontanea nella condivisione di gioie, interessi obiettivi con altre persone (ad esempio: non mostrare, portare, né richiamare l’attenzione su oggetti di proprio interesse); • d) mancanza di reciprocità sociale ed emotiva.

  5. Criteri diagnostici (DSM IV) Compromissione qualitativa della comunicazione sociale (per la diagnosi di autismo deve essere presente almeno un elemento fra quelli seguenti): • a) ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato (non accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità alternative di comunicazione come gesti o mimica); • b) in soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacità di iniziare o sostenere una conversazione con altri; • c) uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico; • d) mancanza di giochi di simulazione vari e spontaneo di giochi di imitazione adeguati al livello di sviluppo

  6. Criteri diagnostici (DSM IV) Modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati (per la diagnosi di autismo deve essere presente almeno un elemento fra quelli seguenti): • a) dedizione assorbente ad uno o più tipi di interessi ristretti e stereotipati anomali o per intensità o per focalizzazione; • b) sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini o rituali specifici; • c) manierismi motori stereotipati e ripetitivi (battere o torcere le mani o il capo, complessi movimenti di tutto il corpo); • d) persistente ed eccessivo interesse per parti di oggetti.

  7. Comunicazione Alle persone con autismo non è chiaro l’effetto interessante della comunicazione ovvero: • A cosa serve la comunicazione? • Qual è il suo POTERE?

  8. Comunicazione • Circa il 50% delle persone con autismo impara a parlare ma l’uso funzionale del linguaggio rimane comunque alterato • Quando il linguaggio si sviluppa, l’altezza, l’intonazione, la velocità, il ritmo o la sottolineatura possono essere anomali (per es: il tono di voce può essere monotono o inappropriato per il contesto oppure contenere accentuazioni di tipo interrogativo in frasi affermative) • Le strutture grammaticali sono spesso immature e includono un uso del linguaggio stereotipato e ripetitivo (per es: ripetizione di parole o frasi indipendentemente dal significato; ripetizione di ritornelli o di spot pubblicitari)

  9. Comunicazione • Si può sviluppare un linguaggio metaforico (cioè linguaggio che può essere capito chiaramente solo da coloro che hanno familiarità con lo stile di comunicazione del soggetto) • La comprensione del linguaggio è spesso molto ritardata, e l’individuo può essere incapace di capire domande o indicazioni semplici • Non sempre la stima del vocabolario di singole parole (ricettivo o espressivo) corrisponde alla capacità di uso funzionale della comunicazione

  10. Comunicazione La letteralità • Avendo difficoltà effettuare “astrazioni”, le persone con autismo mostrano di cogliere in genere il significato letterale del linguaggio • A questo accompagnano una difficoltà a cogliere i giochi di parole, le metafore, l’ironia, i sottintesi

  11. Comunicazione L’attenzione congiunta I bambini con autismo mostrano precocemente difficoltà di attenzione congiunta, ovvero difficoltà a prestare attenzione a qualcosa insieme all’interlocutore L’iperselettività consiste nell’avere un approccio cognitivo legato ai dettagli della percezione e non all’insieme generale. Hanno difficoltà ad identificare una relazione fra cose simili. • Il cambiamento di un dettaglio equivale al cambiamento del tutto

  12. Comunicazione Questa è la grande differenza tra animali ed esseri umani e anche tra persone autistiche e non autistiche: Gli animali e gli autistici non vedono una loro personale idea delle cose: vedono le cose reali. Noi cogliamo i dettagli di cui è fatto il mondo, mentre le persone normali confondono quegli stessi dettagli nel loro concetto generale di mondo Temple Grandin

  13. Comunicazione La generalizzazione • Mostrano anche difficoltà a generalizzare l’attribuzione di un’etichetta (es: un bambino può chiamare “tazza” solo quella dove prende il latte ogni mattina, e rifiutarsi di bere il latte da altre tazze) • Le persone con autismo mostrano difficoltà a generalizzare, ovvero ad utilizzare un’abilità acquisita con persone diverse e in contesti diversi

  14. Comunicazione La necessità di costanza • Riconoscendo alcuni oggetti, situazioni o persone solo se identici a ciò di cui si è già fatto esperienza, le persone con autismo preferiscono in genere ambienti ordinati e sono legati a routines • Questo non significa che preferiscano attività monotone, bensì le regole e le situazioni chiare

  15. Comunicazione La teorie della mente • Le persone con autismo hanno in genere difficoltà a farsi un’idea di ciò che gli altri stanno pensando, delle aspettative degli altri, del loro punto di vista • Questo, unito alla comprensione letterale del linguaggio, rende difficoltosa la conversazione anche per le persone verbali (es: “puoi passarmi il sale?” “si”)

  16. Comunicazione I comportamenti problema • Avendo difficoltà di comunicazione, spesso le persone con autismo sviluppano anche problemi di comportamento, che possono rivelarsi più efficaci di complesse abilità comunicative, ad esempio, per ottenere attenzione o un oggetto • Il comportamento problematico assume, in alcuni casi, la “funzione” di un comportamento comunicativo (se si identifica la funzione del comportamento problematico e si insegna un comportamento comunicativo adeguato con la stessa funzione, il comportamento problematico può diminuire e cessare)

  17. Primi segni sospetti di autismo Le prime anomalie vengono riscontrate nel 90% dei casi nei primi 24 mesi. 􀂾 Le preoccupazioni più comuni riguardano: • ritardo del linguaggio • ritardo dell’udito • bambini troppo buoni o • bambini troppo irritabili 􀂾 Ulteriori deficit più difficili da cogliere: • carenza nell’attenzione selettiva; • mancanza di comunicazione di tipo protodichiarativa: • mancato sviluppo del gioco simbolico

  18. Quali sono le cause? • La mamma non c’entra niente I disturbi pervasivi dello sviluppo hanno origine neurobiologica: • Vi sono fattori che alterano lo sviluppo del sistema nervoso centrale. • Tali fattori possono essere di natura genetica o acquisita nel periodo pre-peri- post-natale. • Sono numerose le alterazioni di tipo genetico, biochimico, anatomico, neurosensoriale a livello del lobo frontale, dell’ amigdala

  19. Modelli esplicativi dell’autismo • Deficit della teoria della mente • Deficit di coerenza centrale • Deficit delle funzioni esecutive programmatorie • Disconnessione di rete • Deficit dei neuroni specchio

  20. Trattamento integrato L’autismo è un disturbo pervasivo, pertanto anche l’intervento deve essere pervasivo Vanno comunque evitatel’improvvisazionee l’occasionalitàdegli interventi, come pure la confusione tra obiettivi diversi e diverse modalità di approccio tra persone diverse o della stessa persona in diversi momenti.

  21. Trattamento • L’intervento deve essere basato su un programma educativo riabilitativo individuale basato su una valutazione globale del soggetto. • A partire dal profilo di punti di forza e punti di debolezza del soggetto, ne vengono sviluppate le potenzialità per compensarne le disabilità. • Le famiglie e gli insegnanti devono essere attivamente coinvolte • Gli obiettivi di intervento, pur essendo diversi per ogni soggetto, devono interessare le aree chiave della comunicazione, socializzazione, e del comportamento adattivo.

  22. Alcuni trattamenti

  23. A.E.R.C.( Attivazione emotiva e reciprocità corporea) • L’A.E.R.C. è un trattamento-protocollo educativo ideato da Michele Zappella, psichiatra, da anni studioso dell’autismo. Zappella, ispirandosi all’holding ( abbraccio ) di derivazione americana ha tratto ispirazione per un approccio educativo che fa dell’area emotiva il canale preferenziale per l’avvio di un percorso di educazione del bambino autistico alla vita sociale ed emotiva. • L’attivazione emotiva infatti consentirebbe la diminuzione delle condotte autistiche, a loro volta responsabili di ritardi evolutivi nelle varie aree e quindi consentirebbe al bambino di riprendere la propria crescita dove era stata interrotta dal disturbo.

  24. Lovas-A.B.A. • Lovaas e i suoi collaboratori (1987) partono dal presupposto, dimostrato da anni di esperienza nel trattamento, che l’intervento comportamentale precoce e intensivo ( protocolli anche di 40 ore settimanali) eseguito a casa, utilizzando i metodi della Applied Behavior Analysis (A.B.A.) consente a molti bambini autistici di arrivare ad avere una vita normale.Inoltre il trattamento viene proposto in situazioni domestiche, in cui i reali bisogni del bambino guidano la pianificazione degli obiettivi educativi.

  25. Pet terapy • La pet terapy non è una forma di trattamento dell’autismo ma un modo di affrontare alcuni handicap specifici, soprattutto sul piano relazionale e socio affettivo. • Il rapporto con l’animale, cavallo, cane, delfino, sembra rispondere a più esigenze evolutive e percorre itinerari educativi di abilità sociali e competenza emotiva favorendo, nel bambino, l’esperienza emotiva, seppure filtrata dalla discrezione dell’animale, emotivamente meno invadente della persona. • Approfondimenti:http://www.autismo-congress.net/psicoita2.html

  26. Il T.E.A.C.C.H.

  27. Programma TEACCH • L’autismo non è una malattia mentale, ma un handicap della comunicazione, della socializzazione e della immaginazione. • Il bambino autistico non può essere visto come un soggetto normodotato o superdotato che rifiuta di collaborare. • E’ una persona svantaggiata, disorientata in un mondo incomprensibile, frustrata dagli insuccessi: come tale dovrà essere aiutata a sviluppare le sue capacità , modificando anche l’ambiente in cui vive.

  28. Programma TEACCH Per formulare un buon programma educativo bisogna avere: • Diagnosi corretta, sia clinica che corredata di test diagnostici • Valutazione del livello di sviluppo (motricità, capacità cognitive, coordinazione oculo-motoria ecc.) • Programma educativo personalizzato

  29. Strategie d’intervento:Strutturare • LO SPAZIO: strutturare lo spazio significa rispondere alla domanda “dove?” • ILTEMPO:strutturare il tempo significa rispondere alla domanda “quando?, per quanto tempo?” • ILMATERIALE:strutturare il materiale significa rispondere alla domanda “con che cosa?” • Il RINFORZO: significa rispondere alla domanda “perchè?”

  30. Strutturare lo spazio • fare attenzione alla strutturazione sensoriale dell’ambiente e realizzare i necessari adattamenti • Gli alunni con autismo necessitano di ambienti strutturati in modo da ridurre i fattori di disturbo sensoriale. • Per una persona con autismo possono costituire disturbo anche cose che altri non avvertono. Ad esempio, se il tavolo al quale lavora è posto vicino ad una finestra che si affaccia su un giardino pieno di persone impegnate in varie attività, l’allievo autistico potrebbe non riuscire a concentrarsi sul proprio compito. • Dirgli di prestare attenzione non serve. • Bisogna cambiare posizione al tavolo di lavoro.

  31. Strutturare lo spazio Come organizzare l’ambiente (fisico e relazionale) in maniera che una persona con autismo possa comprendere ciò che le viene richiesto: • Eliminare dall’ambiente fisico (ma anche da quello relazionale…) tutto ciò che è confusivo, non è rilevante, o chiaro, ai fini comunicativi • Posti “dedicati” e segnalati (dove si fa qualcosa, es: banco dove si lavora, non se ne fa un’altra, es: non si mangia la merenda) (la forma della segnalazione deve essere al livello di comprensione del bambino – oggetto, immagine, scritta…) • Presenti solo i materiali d’uso (no altro materiale che non serve sul momento o il cui “uso” non è chiaro. Es: festone di carnevale)

  32. Comunicazione

  33. Comunicazione • Materiali “ordinati” in contenitori e riconoscibili (es: tutte le matite nella loro scatola con un “segnalatore” al livello di comprensione del bambino. Il livello è “ad oggetto”? Bene, ci sarà una matita incollata fuori dalla scatola. Il livello è “parole scritte”? Ci sarà la scritta “matite” incollata fuori dalla scatola) • Ambienti e materiali che “parlano da soli” (autoesplicativi) rispetto all’uso che se ne deve fare, a quante volte va ripetuta un’operazione … • Riduzione al minimo della “confusione umana” (il che non significa “eliminazione dell’elemento umano”!)

  34. Raccomandazioni Lo “spazio dedicato” non deve essere in alcun modo uno spazio “a-parte” Dovrà essere aperto alla frequentazione dei compagni, in modi e tempi specificamente programmati.

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