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INTRODUZIONE ALLA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

INTRODUZIONE ALLA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO. BOWLBY.

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INTRODUZIONE ALLA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

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  1. INTRODUZIONE ALLA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

  2. BOWLBY Uno studio retrospettivo in cui venivano esaminate le storie di 44 giovani ladri (Bowlby 1944), portò Bowlby a formalizzare il proprio modo di considerare la distruzione della prima relazione madre-bambino come precursore chiave del disturbo mentale.

  3. Relazione Madre-Bambino Alla fine degli anni Quaranta, Bowlby estese il proprio interesse alle relazioni madre-bambino passando in rassegna i dati di ricerca sugli effetti dell’istituzionalizzazione durante l’infanzia (Bowlby,1951). I bambini che avevano subito una grave deprivazione di cure materne tendevano a sviluppare gli stessi sintomi dei giovani ladri da lui definiti “anaffettivi”

  4. Piccolo dell’uomo e caregiver Sia la teoria psicoanalitica che quella dell’apprendimento di Hull sottolineavano come il legame emotivo con il caregiver fosse una pulsione secondaria, basata sulla gratificazione di bisogni orali. Eppure erano già disponibili dati che dimostravano come, almeno nel regno animale, i piccoli sviluppavano un attaccamento nei confronti di adulti da cui non erano stati nutriti(Lorenz,1935). Bowlby(1958) fu tra i primi a riconoscere che il piccolo dell’uomo entra nel mondo predisposto a partecipare all’interazione sociale.

  5. Deprivazione Parziale e Totale Il contributo critico di Bowlby consisteva nel porre l’accento senza esitazioni sul bisogno del bambino di un ininterrotto(sicuro) legame precoce di attaccamento con la madre. Secondo Bowlby, il bambino che non aveva tale rifornimento era con maggiore probabilità incline a mostrare segni di deprivazione parziale, un eccessivo bisogno d’amore o di vendetta, un forte senso di colpa e depressione, o di deprivazione totale, abulia, mutacismo, ritardo dello sviluppo e, successivamente, segni di superficialità, assenza di veri sentimenti, mancanza di concentrazione, tendenza all’inganno e al furto compulsivo (Bowlby, 1951). Più tardi(Bowlby, 1969,1973) collocò tali reazioni nella cornice delle reazioni alla separazione : protesta  disperazione distacco

  6. INTRODUZIONE ALLA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO La teoria dell’attaccamento di Bowlby, come la psicoanalisi classica, ha un focus biologico (si veda in particolare Bowlby,1969)

  7. Sistema comportamentale Bowlby ha posto l’accento sul valore di sopravvivenza dell’attaccamento: il mantenersi vicino al caregiver aumenta infatti la sicurezza, garantisce il nutrimento e la possibilità di apprendere e di esplorare l’ambiente, consente inoltre l’interazione sociale e la difesa dai predatori. Era quest’ultima secondo Bowlby(1969) la principale funzione biologica dell’attaccamento. I comportamenti di attaccamento venivano considerati parte di un sistema comportamentale (un termine che Bowlby prende in prestito dall’etologia)

  8. Lo Scopo del Bambino Esiste una sottile, ma fondamentale, differenza tra Bowlby e i teorici delle relazioni oggettuali(per esempio, Fairbairn, 1952b) rispetto a questo livello molecolare del comportamento. Lo scopo del bambino non è l’oggetto, per esempio, la madre. Lo scopo che regola il sistema è, almeno inizialmente, uno stato fisico, ovvero il mantenimento di un livello desiderato di prossimità con la madre. Lo scopo fisico è successivamente soppiantato da uno di natura più psicologica, il sentimento di essere vicino al caregiver.

  9. Sistema Comportamentale Esplorativo Il sistema comportamentale esplorativo è sottilmente interconnesso con quello dell’attaccamento, nel senso che è la figura d’attaccamento a fornire la base sicura per l’esplorazione (Ainsworth,1963). Il comportamento esplorativo del bambino subisce un brusco arresto quando il caregiver è temporaneamente assente (Rajecki, Lamb, Obmascher, 1978). L’assenza della figura d’attaccamento inibisce l’esplorazione. L’attaccamento sicuro può essere considerato vantaggioso per lo sviluppo di una serie di capacità cognitive e sociali. Di contro, il sistema della paura attiva il sistema dell’attaccamento e la disponibilità del caregiver riduce la reattività del bambino a stimoli che sarebbero altrimenti percepiti come pericolosi (Bowlby,1973).

  10. Ansia Bowlby riserva il termine ansia alla situazione in cui viene attivato il sistema della paura mentre si sperimenta l’assenza della figura di attaccamento. I tre sistemi comportamentali, l’attaccamento, l’esplorazione e la paura, regolano l’adattamento evolutivo del bambino; la loro combinazione fornisce al bambino il mezzo per apprendere e svilupparsi senza allontanarsi troppo o rimanere distante per troppo tempo (Ainsworth, Wittig, 1969).

  11. Sistema Comportamentale di Socievolezza o Affetto e di Accudimento La tendenza del bambino a cercare compagnia quando il sistema della paura non è attivato viene spiegata nei termini dell’attivazione di un sistema comportamentale di socievolezza o di affetto.“Il bambino ricerca un compagno di gioco quando è di buon umore e sicuro di dove si trovi la figura a cui è attaccato”(Bowlby,1969,p.373). Il sistema di accudimento è un sottoinsieme del comportamento genitoriale delineatosi per promuovere la vicinanza e il conforto quando il genitore percepisce che il bambino è esposto a un pericolo reale o potenziale (Cassidy,1999,p.10). Il sistema di accudimento idealmente agisce in reciprocità con il sistema di attaccamento del bambino.

  12. Legami Affettivi o Vincoli Il legame di attaccamento è una sottoclasse di cosiddetti legami affettivi o vincoli, in cui un individuo riveste un grande significato emozionale per un altro e non è dunque intercambiabile. Si desidera stare vicino a questa persona e la separazione è seguita da disagio. Un legame affettivo diventa un legame d’attaccamento quando l’individuo cerca di ottenere dalla relazione sicurezza o conforto (Ainsworth, 1989). Così, mentre i legami affettivi possono essere o meno simmetrici, i legami di attaccamento sono di norma profondamente asimmetrici.

  13. Gerarchia dei Caregiver I bambini hanno la propensione a formare numerose relazioni di attaccamento nella prima parte della vita e sembra esistere una gerarchia dei principali caregiver dominata da una figura di attaccamento preferita (Bretherton,1980). Diversi fattori determinano quale caregiver sia in cima a questa gerarchia: la quantità di tempo il bambino trascorre sotto le cure di quella persona, la qualità della cura, l’investimento emotivo dell’adulto sul bambino e frequente ricomparsa della persona (Cassidy,1999;Colin,1996).

  14. Attaccamento e Perdita Nel primo dei tre volumi di Attaccamento e perdita, Bowlby(1969) afferma che l’assenza della figura genera il bisogno biologico, il suo ritorno e la sua presenza lo “spengono”.

  15. Strange Situation (I) Negli anni Settanta il lavoro della Ainsworth (Ainsworth et al., 1978) ha contribuito a rendere più sofisticato il concetto di attaccamento. La Ainsworth ha riconosciuto che la separazione (l’assenza fisica della madre) non era la chiave per comprendere la risposta del bambino alla Strange Situation. Erano piuttosto la stima o la valutazione dell’allontanamento della madre nel contesto del suo comportamento atteso che rendevano conto della risposta del bambino.

  16. Strange Situation (II) (¹) Si tratta di una prova di laboratorio della durata di venti minuti in cui il bambino è esposto a due “minuscole separazioni” della durata massima di tre minuti ciascuno. Mary Ainsworth e i suoi colleghi (Ainsworth et al.,1978) trovarono che la maggioranza di bambini di un anno di un campione di provenienza sociale media risponde alla madre con la ricerca di vicinanza e il sollievo al ricongiungimento (bambini con attaccamento sicuro,B), ma che circa il 25% risponde con lievi segni di indifferenza (bambini con attaccamento insicuro-evitante,A), e un ulteriore 15% risponde con la ricerca di vicinanza ma scarso sollievo al ricongiungimento (bambini con attaccamento insicuro-resistente,C).

  17. Disponibilità Nel secondo volume della trilogia, Bowlby stabilì come scopo prefissato del sistema dell’attaccamento il mantenimento dell’accessibilità e della responsività del caregiver, aspetti che fece rientrare sotto il termine unico di disponibilità (Bowlby, 1973, p. 258)

  18. Modelli Operativi Interni (I) Bowlby sostiene che disponibilità significa aspettativa fiduciosa, ricavata da una rappresentazione “sufficientemente accurata” dell’esperienza nel corso di un significativo periodo di tempo, che la figura d’attaccamento sarà disponibile. Il sistema comportamentale dell’attaccamento venne cosi a essere puntellato da una serie di meccanismi cognitivi, concepiti da Bowlby come modelli rappresentativi o, seguendo Craik (1943), come modelli operativiinterni. La visionedi Bowlby era, effettivamente, piuttosto “piagetiana”. Supporre che l’attaccamento si basasse su un sistema rappresentazionale permetteva una considerazione delle differenze individuali molto più sofisticata (Bowlby, 1973, 1980a).

  19. Modelli Operativi Interni (II) La caratteristica centrale del modello operativo interno riguarda dunque la disponibilità attesa della figura d’attaccamento. Bowlby prevedeva anche un modello complementare del Sé. La caratteristica fondamentale del modello è costituita dal grado in cui il bambino sente di essere accettabile o inaccettabile per la figura d’attaccamento. Ci si aspetta che un bambino il cui modello operativo interno del genitore sia focalizzato sul rifiuto sviluppi un modello operativo complementare di Sé come non amabile, indegno difettoso.

  20. Sistemi Rappresentazionali • Il concetto originale di Bowlby è stato profondamente rielaborato da alcune tra le più brillanti menti nel campo dell’attaccamento. Riassumendo i quattro sistemi rappresentazionali implicati in queste riformulazioni sono: • Aspettative sulle caratteristiche interattive dei primi caregiver create nel primo anno di vita ed elaborate successivamente; • Rappresentazioni di eventi attraverso cui vengono codificati e recuperati ricordi specifici e generali sulle esperienze di attaccamento; • Ricordi autobiografici attraverso i quali vengono connessi tra loro specifici eventi in virtù della loro relazione con il processo continuo di narrazione che caratterizza l’identità personale; • Capacità di comprendere caratteristiche psicologiche delle altre persone(inferire e attribuire degli stati motivazionali mentali causali come desideri ed emozioni o stati conoscitivi della mente quali intenzioni e credenze) e distinguerle dalleproprie.

  21. Il Passato e l’Attaccamento Il passato influenza o distorce le aspettative ma non le determina. Sia i bambini più grandi che gli adulti continuano a controllare l’accessibilità e la responsività della figura d’attaccamento. Possiamo pensare che aspetti interiorizzati della personalità interagiscano con la qualità delle relazioni di attaccamento attuali.

  22. Concettualizzazione del Funzionamento Neuronale Nei suoi lavori successivi, Bowlby (1979, 1980a, 1987) è stato sempre più influenzato dalla psicologia cognitiva e in particolare dalla concettualizzazione del funzionamento neuronale e cognitivo in termini del modello di elaborazione dell’informazione. Analogamente agli psicologi cognitivi che definiscono i modelli rappresentazionali in termini di accesso a particolari tipi di informazioni o dati, Bowlby avanza l’ipotesi che i diversi pattern di attaccamento riflettano differenze individuali rispetto all’accesso a un certo tipo di pensieri, ricordi e sensazioni. Per esempio modelli di attaccamento insicuro-evitante permettono soltanto un accesso limitato a pensieri, sentimenti e ricordi collegati all’attaccamento, mentre altri forniscono un accesso esagerato o distorto alle informazioni sull’attaccamento.

  23. Disorganizzazione del Bambino In un certo numero di studi longitudinali la disorganizzazione del bambino è stata collegata allo sviluppo successivo di una psicopatologia(Lyons-Ruth, 1996b; Shaw et al. 1996) e in particolare allo sviluppo di sintomi dissociativi (Carlson,1998).

  24. DATI CHIAVE DELLA RICERCA SULL’ATTACCAMENTO

  25. La Strange situation La Strange Situation, messa a punto da Mary Ainsworth e collaboratori (Ainsworth et al., 1978) è una semplice procedura di laboratorio volta a misurare l’attaccamento in bambini di 1-2 anni. Implica due episodi di breve separazione tra bambino e caregiver. Il comportamento del bambino durante la separazione, ma in particolare durante la riunione con il caregiver, viene classificato in una delle quattro categorie: attaccamento sicuro (B), attaccamento ansioso evitante (A), attaccamento ansioso ambivalente/resistente (C) e disorganizzato/disorientato (D). Belsky e collaboratori hanno riferito che meno del 50% di bambini osservati nella Strange Situation in un retest a distanza di tre mesi rientravano nella stessa categoria ABC

  26. Misure basate sulla rappresentazione simbolica Sono stati sviluppati dei sistemi di codifica per valutare le risposte del bambino al Separation Anxiety Test (SAT), una serie di tavole raffiguranti scene relative all’attaccamento. Benchè il SAT rappresenti la misura simbolica di attaccamento più comunemente usata esistono dati sempre più numerosi che permettono di sostenere che la qualità delle narrative ottenute dal completamento di storie può rappresentare una valutazione altamente soddisfacente dei MOI i bambini di 5-7 anni (vedi, per esempio, Steele, 1999a,b). Una misura alternativa basta sulla rappresentazione simbolica è costituita da un gioco di bambole.

  27. La Child Attachment Interview (CAI) La Child Development Interview (Target et al., in preparazione) è una modificazione dell’intervista AAI adeguata all’età e un sistema di codifica per bambini di 8-14 anni, applicabile anche alla valutazione dell’attaccamento in bambini di 6-7 anni.

  28. L’Attachment Q-sort Un approccio alternativo alla classificazione del comportamento del bambino in laboratorio delle rappresentazioni mentali così come emergono in test proiettivi o semi-proiettivi è l’effettiva osservazione del comportamento del bambino a casa per un periodo relativamente prolungato ( 2-6 ore in visite separate). Recentemente ci si è chiesti se l’AQS misuri un costrutto analogo a quello misurato dalla Strange Situation.

  29. La Adult Attachment Interview (AAI) L’Adult Attachment Interview (George, Kaplan, Main, 1966). L’intervista è una narrazione delle vicende infantili simile a quella che può svolgersi nel corso di un colloquio di valutazione in ambito psicoanalitico. La sicurezza dell’attaccamento nel sistema di codifica (la classificazione sicuro e autonomo: F) è associata in maniera piuttosto rigida a un elevato punteggio di coerenza. Vengono identificati tre pattern insicuri: distanziante (idealizzazione o svalutazione nei confronti dell’attaccamento: Ds), preoccupato (arrabbiato o passivo: E) e irrisolto rispetto a perdita o abuso (). Le categorie Ds E sono sovrapponibili da un punto di vista concettuale ed empirico rispettivamente alle categorie dell’attaccamento infantile evitante e resistente/ambivalente. La categoria U, risponde alla disorganizzazione generale del sistema di attaccamento che si ritiene caratterizzi i bambini D. Inoltre, le classificazioni dell’AAI sono stabili per un periodo superiore ai due mesi e sono indipendenti dal QI verbale e di perfomance, dalla memoria autobiografica, dalla desiderabilità sociale, dall’effetto dell’intervistatore e dallo stile generale dell’intervista.

  30. La Current Relationship interview La Current Relationship Interview valuta la sicurezza o insicurezza della relazione di attaccamento attuali

  31. Le misure dell’attaccamento adulto di tipo self-report • L’Attachment History Questionnaire (Pottharst, 1990). • L’Inventory of Parent and Peer Attachment (Armsden, Greenberg, 1987b). • Il Reciprocal and Avoidant Attachment Questionnaire (West, Seldon-Keller, 1994).

  32. L’accudimento materno dà un chiaro contributo alla sicurezza dell’attaccamento. In particolare la sensibilità materna, la capacità della madre di rispondere adeguatamente alla manifestazioni disagio del bambino, una stimolazione adeguata, la sincronizzazione internazionale e il calore, il coinvolgimento e la responsività si sono rivelati tutti predittori della sicurezza dell’attaccamento in moltissimi studi (vedi l’eccellente rassegna di Belsky, 1999a).

  33. La dimostrazione più spettacolare dell’importanza della qualità delle cure genitoriali nel determinar la sicurezza dell’attaccamento non proviene dall’osservazione diretta dell’accudimento materno. Quattordici studi hanno finora dimostrato che l’AAI somministrata alla madre o al padre è in grado di predire non solo la sicurezza dell’attaccamento del bambino ma, in maniera forse ancora più importante, l’esatta categoria di attaccamento in cui il bambino sarà classificato nel Strange Situation (Van Ijzendoorn, 1995). Per esempio, interviste AAI classificate come evitanti predicono il comportamento evitante nella Strange Situation mentre l’interviste preoccupate predicono il comportamento ansioso resistente del bambino.

  34. Valore predittivo dell’attaccamento precoce nei confronti dello sviluppo successivo(I) Differenze individuali nella classificazione dell’attaccamento sono state studiate in relazione a una gamma eccezionalmente ampia di esiti successivi, dalle capacità cognitive quali il QI verbale, alle capacità interpersonali, alle abilità e alla psicopatologia. In alcuni studi, come il Minneapolis Project, una storia di attaccamento sicuro predice una maggiore competenza con i coetanei fino all’adolescenza.

  35. Valore predittivo dell’attaccamento precoce nei confronti dello sviluppo successivo(II) I dati a favore di un collegamento fra attaccamento durante l’infanzia e caratteristiche di personalità sono di nuovo più forti in alcuni studi che in altri. Nel Minnesota Study, bambini di età prescolare con storia di attaccamento sicuro sono stati coerentemente valutati dagli insegnanti come dotati di una più elevata autostima, una maggiore salute emozionale, una maggiore capacità di agire, di rispondere in modo positivo e con emozioni positive. Queste caratteristiche persistevano ancora nella valutazione effettuata a 10 anni.

  36. Valore predittivo dell’attaccamento precoce nei confronti dello sviluppo successivo(III) Contrariamente alla previsione di Bowlby, le classificazioni di sicuro, evitante e resistente presentano in genere una bassa correlazione con misure successive di cattivo adattamento: è la categoria dell’attaccamento infantile disorganizzata/disorientata che sembra avere il più forte significato predittivo per il successivo disturbo psicopatologico. I dati che portano all’ipotesi che l’attaccamento sia la base dell’adattamento non sono né attendibili né coerenti.

  37. Valore predittivo dell’attaccamento precoce nei confronti dello sviluppo successivo(IV) L’attaccamento infantile si è anche rilevato capace di predire la prestazione in compiti riguardanti la teoria della mente (Fonagy, 1997). Il primo ambiente relazionale è fondamentale non perché dia forma alle successive relazioni ma perché serve a dotare l’individuo di un sistema di elaborazione mentale che successivamente produrrà rappresentazioni mentali, incluse rappresentazioni di relazioni. La creazione di questo sistema rappresentazionale è presumibilmente la funzione evolutiva più importante dell’attaccamento al caregiver.

  38. ATTACCAMENTO E PSICOPATOLOGIAPsicopatologia nell’infanzia(I) Diversi studi su campioni a basso rischio non riescono a identificare la semplice relazione fra attaccamento insicuro nei primi due anni di vita e problemi emozionali e comportamentali nell’infanzia (per esempio, Feiring, Lewis, 1996). In un campione di una popolazione ad alto rischio sociale si osservava che i bambini che mostravano relazioni precoci insicure tendevano congruamente a essere più facilmente di cattivo umore, ad avere scarse relazioni con i coetanei fino alla pre-adolescenza (Weinfield et al., 1999). Due recenti studi di follow-up di questo campione mostravano una forte capacità di pervedere la psicopatologia in adolescenza. I disturbi d’ansia in adolescenza avevano un’alta probabilità di essere associati a un attaccamento ambivalente durante l’infanzia (Warren et al., 1997). Complessivamente bambini evitanti mostravano il più elevato punteggio di disturbi (70%) mentre per i bambini resistenti la probabilità di presentare disturbi psichiatrici diagnosticabili non era più elevata di quella dei sicuri.

  39. ATTACCAMENTO E PSICOPATOLOGIAPsicopatologia nell’infanzia(II) Lyons-Ruth e collaboratori hanno condotto uno studio di follow-up su 64 bambini di un campione ad alto rischio (Lyons-Ruth, 1995; Lyons-Ruth et al., 1989). Il 71% di bambini ostili di età prescolare – rispetto al 12% di bambini della stessa età originariamente classificati sicuri – erano stati classificati come disorganizzati. Shaw e collaboratori (1997; Shaw, Vondra, 1995) sulla base dello studio di un campione ad alto rischio di Pittsburgh, trovarono che l’insicurezza dell’attaccamento era moderatamente predittiva dei problemi comportamentali nei bambini di 3 anni mentre rappresentava l’unico predittore dei problemi a 5 anni.

  40. ATTACCAMENTO E PSICOPATOLOGIAPsicopatologia in età adulta (I) Concordemente si sostiene che la sicurezza dell’attaccamento costituisca un possibile fattore predittivo nei confronti della psicopatologia. L’attaccamento sicuro è in oltre associato a un’ampia gamma di variabili di personalità più sane quali minore ansia (Collins, Read, 1990), minore ostilità, maggiore capacità di regolazione affettiva attraverso la relazione interpersonale (Simpson, Rholes, Nelligan, 1992; Vaillant, 1992). L’attaccamento insicuro si presenta come un fattore di rischio ed è associato a caratteristiche quali maggior grado di depressione (Armsden, Greenberg, 1987a), ansia, ostilità e malattia psicosomatica (Hazan, Shaver, 1990) e maggiore resistenza dell’Io (Kobak, Sheery, 1988). Pochissimi studi hanno collegato pattern di attaccamento e psicopatologia adulta.

  41. ATTACCAMENTO E PSICOPATOLOGIAPsicopatologia in età adulta (II) È stata avanzata avanzata l’ipotesi che lo stato della mente distanziante possa essere associato con il disturbo antisociale di personalità, disturbi del comportamento alimentare, abuso di sostanze e dipendenza e che gli stati della mente preoccupati possano essere collegati con disturbi che implicano il ripiegamento sui propri sentimenti quali la depressione, l’ansia e il disturbo borderline di personalità. Gli studi disponibili, tuttavia, non sostengono questo tipo di modello semplicistico. La comorbilità con i disturbi con dell’Asse I,in particolare in gruppi clinici relativamente gravi dove la comorbilità è relativamente elevata, preclude qualsiasi legame semplice tra la classificazione dell’attaccamento e un’unica forma di morbilità psichiatrica.

  42. ATTACCAMENTO E PSICOPATOLOGIAIn età adulta(III) Più di recente è emersa una linea di lavoro che collega la classificazione dell’attaccamento e l’esito del trattamento. In questo tipo di studi la classificazione dell’attaccamento è utilizzata come predittore all’interno di un determinato gruppo diagnostico. Gli adulti distanzianti (Ds) sembrano opporre una relativa resistenza al trattamento e nel corso della terapia presenteranno resistenze notevoli. È probabile che rifiuteranno il trattamento, e che raramente chiederanno aiuto (Dozier, 1990). Gli adulti preoccupati sono in genere capaci di collaborare e fanno proprie le parole e il sostegno del terapeuta solo diventando dipendenti dal terapeuta, con cui cercano di mettersi in contatto tra una seduta e l’altra.

  43. La disorganizzazione dell’attaccamento Il classico contributo di Main e Hesse (1990) ha messo in relazione il comportamento di attaccamento disorganizzato con un caregiving spaventato/spaventante: i bambini disorganizzati non hanno trovato una soluzione al paradosso di figure impaurenti a cui volevano avvicinarsi per trovare conforto in momenti di disagio. L’ipotesi che variabili temperamentali o costituzionali spieghino la disorganizzazione dell’attaccamento (Van Ijzendoorm) non trova un effettivo sostegno empirico. Esistono dati a favore del fatto che bambini con comportamenti di attaccamento disorganizzato manifestano livelli di cortisolo salivare significativamente più elevati nel corso della Strange Situation. Una risposta della risposta di cortisolo è stata osservata anche in altri campioni maltrattati.

  44. Le cause e il decorso dell’attaccamento disorganizzato La prevalenza della disorganizzazione dell’attaccamento è fortemente associata con la presenza di fattori di rischio familiare quali maltrattamento, disturbo depressivo maggiore o bipolare, e abuso di alcol o altre sostanze.in quegli studi, singolarmente considerati, in cui è stato possibile dimostrare in maniera indipendente una esposizione cronica a una grave depressione, l’associazione con la disorganizzazione dell’attaccamento appare forte.

  45. Attaccamento: Base Biologica La base biologica dell’attaccamento rimane radicata negli studi sugli animali. Gli studi di Myron Hofer con i cuccioli di roditore hanno identificato delle interazioni regolative all’interno della relazione madre-cucciolo che hanno delle chiare analogie con quanto proposto in questa sede. Il lavoro portato avanti da Hofer per più di trent’anni ha messo in luce che il valore evoluzionistico di sopravvivenza dello stare vicino e interagire con la madre va ben oltre l’aspetto della protezione e potrebbe essere esteso a molti canali disponibili per la regolazione dei sistemi fisiologici e comportamentali del bambino. Secondo Hofer la “relazione [d’attaccamento] fornice alla madre l’opportunità di plasmare lo sviluppo sia fisiologico sia comportamentale della prole attraverso interazioni regolarizzate con il proprio figlio”

  46. Attaccamento e Idee Psicoanalitiche Tradizionali: Le Differenze (I) Quali sono dunque le differenze fra le teoria dell’attaccamento e le tradizionali idee psicoanalitiche? La teoria dell’attaccamento continua a utilizzare tre dei cinque punti di vista psicoanalitici fondamentali cosi come sono stati delineati da Rapaport e Gill (1959). La prospettiva portata più strenuamente avanti da Bowlby nel suo lavoro era quella genetica (il suo modo di vedere lo sviluppo). Anche il punto di vista adattivo ha una posizione chiaramente centrale nel contesto della descrizione della relazione tra bambino e caregiver. Sono stati tuttavia esplicitamente lasciati cadere due punti di vista. Si tratta dei punti di vista economico e dinamico.

  47. Attaccamento e Idee Psicoanalitiche Tradizionali: Le Differenze (II) Per molti psicoanalisti degli anni Cinquanta e Sessanta, gli ultimi due punti di vista avevano un’importanza ben maggiore dei primi tre rispetto alla definizione della disciplina. A peggiorare ancor più le cose, Bowlby aggiunse al pensiero psicoanalitico un certo numero di nuove prospettive che all’epoca risultavano veramente difficili da digerire. Si trattava della prospettiva etologica sul funzionamento mentale (prospettiva che oggi designano come sociobiologica), una prospettiva delle relazioni oggettuali in cui sono le relazione piuttosto che le pulsioni corporee a motivare il comportamento, prospettiva epistemologica che privilegiava l’ambiente esterno e una prospettiva di ricerca che getta discredito sul valore dei resoconti clinici tradizionali come unica fonte di dati per l’indagine psicoanalitica.

  48. Attaccamento e Idee Psicoanalitiche Tradizionali: Il Riavvicinamento Un riavvicinamento è diventato possibile grazie a una serie concomitante di cambiamenti ed eventi storici. Questi sono :1) uno spostamento di focus all’interno della teoria dell’attaccamento dal comportamento del bambino e dalle determinanti nell’ambiente fisico del bambino e un interesse più ampio per la rappresentazione mentali del bambino e del genitore; 2) un crescente interesse all’interno della psicoanalisi per l’osservazione sistematica e la ricerca empirica, unita a una grave carenza di paradigmi consideranti scientificamente accettabili (validi e attendibili) e capaci di offrire informazioni interessanti per la psicoanalisi, da un punto di vista tanto teorico che clinico; 3) la rottura dell’egemonia culturale che aveva dominato la psicanalisi negli Stati Uniti ha condotto a una maggiore apertura nei confronti del pluralismo teorico; 4) una crescente consapevolezza, all’interno della teoria dell’attaccamento, di una certa “finitezza del paradigma” cioè il riconoscimento dei limiti di un approccio puramente improntato alla scienze cognitive nel lavoro clinico e un bisogno di cornici teoriche di riferimento alternative per arricchire la ricerca e costruire una teoria rilevante per il lavoro clinico. Il desiderio di integrazione potrebbe quindi sviluppati da entrambe le parti.

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