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Lezione 4 Scelta dell’impresa di come produrre

Lezione 4 Scelta dell’impresa di come produrre. ultimo aggiornamento 22 aprile 2010. Sommario. Indice della lezione forma giuridica di una impresa bilancio di una impresa tecnologia e funzione di produzione minimizzazione dei costi nel breve e nel lungo periodo.

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Lezione 4 Scelta dell’impresa di come produrre

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Presentation Transcript


  1. Lezione 4Scelta dell’impresa di come produrre • ultimo aggiornamento 22 aprile 2010

  2. Sommario Indice della lezione • forma giuridica di una impresa • bilancio di una impresa • tecnologia e funzione di produzione • minimizzazione dei costi nel breve e nel lungo periodo

  3. La forma giuridica di una impresa • La produzione è realizzata dalle imprese, cioè da una organizzazione finalizzata all’offerta di un bene o un servizio a degli acquirenti • Le sue forme giuridiche principali sono: • l’impresa individuale, in cui proprietà e gestione fanno capo ad un’unica persona che risponde personalmente e illimitatamente di eventuali perdite con il proprio patrimonio • la società di persone, la cui proprietà è condivisa tra più soci, alcuni dei quali possono dedicarsi alla gestione, mentre altri possono limitarsi ad apportare capitale. I soci rispondono illimitatamene e solidalmente di eventuali perdite

  4. La forma giuridica di una impresa • la società di capitali, la cui proprietà è distribuita fra più soci che apportano unicamente capitale. La responsabilità dei soci in caso di perdite è limitato al reddito conferito alla società per acquistare la propria quota societaria • La proprietà delle società di capitali è spesso diffusa tra molti soci che hanno la possibilità di acquista e rivendere le proprie quote sotto forma di azioni in appositi mercati finanziari • gli azionisti ottengono un reddito sia sotto forma di dividendo che di guadagno di capitale derivante da un aumento del prezzo di mercato dei titoli azionari

  5. La forma giuridica di una impresa • Nelle società di capitali si realizza, di solito, la separazione tra proprietà e gestione • ciò pone rilevanti problemi di controllo e di conflitto di interessi tra proprietari e gestori • l’articolazione della struttura di governo delle imprese e le specifiche contrattuali con le quali vengono stabiliti obblighi e compensi dei gestori sono gli strumenti tramite i quali si cerca di risolvere problemi di controllo e conflitto di interesse • la massimizzazione del profitto può essere considerata comunque una buona approssimazione dell’obiettivo di qualunque azienda

  6. Il bilancio di una impresa • Il bilancio è il principale documento tramite il quale l’impresa comunica a tutti coloro che sono coinvolti e interessati nell’attività dell’impresa i risultati della gestione • I due principali prospetti di un bilancio sono il conto profitti e perdite e lo stato patrimoniale • nel conto profitti e perdite vengono registrate le principali variabili di flusso dell’impresa in un determinato periodo: ricavi, costi, profitti • nello stato patrimoniale vengono registrate le principali variabili di stock, cioè i fondi, alla fine del periodo in considerazione: attività, passività, crediti, debiti

  7. Il bilancio di una impresa • Le variabili di flusso possono essere misurate solo in riferimento ad un arco temporale, ad un intervallo • i ricavi e i costi in un trimestre, oppure in un giorno • Le variabili di stock, o fondi, possono essere misurate in un dato istante di tempo • i debiti verso terzi all’inizio dell’anno, oppure alla fine dell’anno

  8. Il conto dei profitti e delle perdite • Il profitto di una impresa è la differenza tra ricavi e costi P = RT – CT = P·Q – CT • I profitti non coincidono necessariamente con quanto entrato in cassa nel periodo di riferimento • il flusso di cassa registra la differenza tra incassi e pagamenti effettivamente effettuati • un posponimento di incassi o pagamenti, e quindi l’esistenza di crediti o debiti commerciali, possono creare differenze tra profitti e flusso di cassa

  9. Il conto dei profitti e delle perdite • Il profitto viene calcolato in base al criterio di competenza • registra i ricavi e i cosi relativi al periodo di riferimento, indipendentemente dal momento dell’effettivo incasso o esborso • Il profitto risultante dal bilancio, cioè il profitto contabile, non coincide sempre con il profitto economico, cioè quello preso a riferimento dalla teoria economica • nell’approccio economico i costi comprendono non solo le voci contabili che si riferiscono a esborsi ma anche i costi opportunità

  10. Il conto dei profitti e delle perdite • per ottenere il profitto economico al conto profitti e perdite vanno aggiunti i costi figurativi relativi a mancati guadagni derivanti dal potenziale utilizzo alternativo di risorse aziendali: tempo di lavoro del proprietario gestore, affitto a terzi di locali o mezzi produttivi • Nel conto profitti e perdite va inserito anche il costo d’uso del capitale • il capitale si consuma e perde di valore • il suo costo d’uso è misurato tramite il deprezzamento • il deprezzamento può derivare sia da usura che da obsolescenza tecnica

  11. Il conto dei profitti e delle perdite • il deprezzamento è una ulteriore causa di scostamento tra profitti e flusso di cassa • La produzione momentaneamente invenduta alla fine dell’esercizio del bilancio non deve essere considerata fra i ricavi • va ad incrementare lo stock delle scorte

  12. Lo stato patrimoniale • Registra lo stock di attività e passività • le attività sono i crediti e il patrimonio dell’impresa: liquidità, crediti, scorte, immobili, impianti e attrezzature • le passività sono i debiti verso fornitori, dipendenti, banche • la differenza fra crediti e debiti è il capitale netto, cioè le risorse proprie dell’azienda, le risorse apportate dai soci • il capitale netto può essere interpretato come un debito dell’azienda nei confronti dei proprietari • i profitti non distribuiti sotto forma di dividendi incrementano il capitale netto

  13. Ricavi e costi • Per raggiungere l’obiettivo di massimizzare i profitti l’impresa deve risolvere vari problemi • se e quanto produrre, cioè come fissare Q • a che prezzo produrre, cioè come fissare P • come produrre, cioè come minimizzare i costi per ogni livello di produzione CTQ = f(Q) • Per ora ci concentriamo sui costi, cioè per le spese relative all’utilizzo delle risorse impiegate nella produzione • le risorse utilizzate vengono dette fattori produttivi

  14. I costi • senza perdita di generalità, si suppone che i fattori produttivi siano due: capitale, K, e lavoro, L • Il costo totale è dato dalla spesa per i fattori produttivi utilizzati TCQ= w·LQ + r·KQ • dove w è il costo unitario del lavoro e r il costo d’uso del capitale • Il costo totale ha quindi due componenti • il prezzo dei fattori, che non dipende di regola dalle scelte dell’impresa • la quantità dei fattori utilizzati

  15. I costi • Decidere come produrre significa scegliere una combinazione di capitale e lavoro che renda minimi i costi, dati i loro prezzi • La scelta della combinazione produttiva ottimale è un problema economico • La decisione economica deve tener conto del vincolo rappresentato dalla tecnologia disponibile • la tecnologia disponibile è riassunta e rappresentata dalla funzione di produzione

  16. La funzione di produzione • La funzione di produzione definisce la massima quantità di prodotto ottenibile per ogni combinazione di fattori produttivi Q = F (K,L) • rappresenta la tecnologia, ovvero l’insieme delle tecniche di produzione • una singola tecnica produttiva è identificata dal rapporto tra capitale e lavoro, cioè dall’intensità di capitale • una certa quantità di prodotto, Q0, è ottenibile con più tecniche differenti

  17. La funzione di produzione • L’isoquanto rappresenta tutte le combinazioni di fattori produttivi che permettono di produrre Q0 • La pendenza dell’isoquanto è detto saggio marginale di sostituzione tecnica • misura quante unità di fattore capitale posso sostituire incrementando di una unità il fattore lavoro

  18. La funzione di produzione F(K, L) = Q0

  19. La minimizzazione dei costi • Per risolvere il problema di come produrre l’impresa deve trovare, per ogni livello di prodotto, cioè per ogni isoquanto, la combinazione dei fattori che minimizza i costi • Graficamente i costi possono essere rappresentati da rette di isocosto • una retta di isocosto rappresenta le combinazioni di capitale e lavoro che danno luogo allo stesso costo totale C = rK + wL  K = C/r – (w/r) L

  20. La minimizzazione dei costi CT = 200, r = 2, w = 4 K = C/r – (w/r) L

  21. La minimizzazione dei costi • il valore assoluto della pendenza dell’isocosto (w/r) misura il prezzo relativo del lavoro rispetto al capitale • per un livello di costo superiore si ottiene un isocosto parallelo e più esterno • si ha una famiglia di isocosti, così come si aveva una famiglia di curve di indifferenza nel caso della scelta del consumo ottimo • Dato un isoquanto, la combinazione dei fattori che minimizza i costi è quella in corrispondenza della quale si verifica la tangenza tra isoquanto e isocosto

  22. La minimizzazione dei costi

  23. La minimizzazione dei costi • In corrispondenza della combinazione ottimale dei fattori si verifica l’uguaglianza SMST = - (w/r) • Questo spiega perché paesi poveri, con un basso salario, adottino tecnologie ad alto contenuto di lavoro • Per ogni livello produttivo, Q, è possibile individuare la combinazione ottimale, dati w e r, e il costo minimo totale

  24. La minimizzazione dei costi

  25. La minimizzazione dei costi

  26. La funzione di costo totale di lungo periodo • Per ogni livello di produzione viene quindi individuato un livello di costo totale minimo di produzione corrispondente alla combinazione ottimale • La relazione tra livello di produzione e costo minimo è detta costo totale di lungo periodo LTCQ = F(Q, w, r) = w LQ* + r KQ* dove LQ* e KQ* sono il livello di lavoro e capitale che garantiscono la tangenza tra isocosto e isoquanto per ogni livello di prodotto Q

  27. Costo medio e costo marginale di lungo periodo • Per analizzare le decisioni di se e quanto produrre è utile ricavare dalla funzione di costo totale di lungo periodo due altre funzioni • il costo medio di lungo periodo, il costo unitario di produzione LACQ = LTCQ / Q • il costo marginale di lungo periodo, il costo dell’ultima unità prodotta LMCQ = D LTCQ / D Q

  28. Costo medio e costo marginale di lungo periodo • Tra costo medio e costo marginale esiste uno stretto collegamento • quando costo marginale < costo medio, il costo medio è decrescente • quando costo marginale > costo medio, il costo medio è crescente • Questo implica che in corrispondenza della quantità prodotta per la quale il costo marginale interseca dal basso il costo medio, il costo medio raggiunge il suo minimo

  29. Costo medio e costo marginale di lungo periodo

  30. Costo medio e costo marginale di lungo periodo AC, MC Q

  31. Costo medio e costo marginale di lungo periodo = MES

  32. Economie e diseconomie di scala • La forma delle funzioni di costo di lungo periodo dipendono dalle caratteristiche della tecnologia, ovvero della funzione di produzione • se il costo medio di lungo periodo è decrescente, allora si dice che la tecnologia mostra economie di scala • se il costo medio di lungo periodo è crescente, allora si dice che la tecnologia mostra diseconomie di scala • se il costo medio di lungo periodo è costante, allora si dice che la tecnologia mostra rendimenti costanti di scala

  33. Economie e diseconomie di scala rendimenti di scala costanti

  34. Economie e diseconomie di scala diseconomie di scala

  35. Economie e diseconomie di scala economie di scala

  36. Economie e diseconomie di scala • Le economie di scala derivano da • indivisibilità di alcuni fattori produttivi • specializzazione dei fattori produttivi • costi di costruzione degli impianti crescenti in maniera meno che proporzionale • Le diseconomie di scala derivano da • costi crescenti di controllo e coordinamento • costi di trasporto crescenti all’aumentare della dimensione territoriale o geografica dell’impresa

  37. Economie e diseconomie di scala • In un settore con tante piccole imprese in concorrenza tra loro la forma dei costi medi di lungo periodo è tipicamente a forma di U • Il volume di produzione in corrispondenza del quale si raggiunge il costo medio minimo viene chiamato scala minima efficiente, MES

  38. Breve e lungo periodo • Finora si è implicitamente assunto che le imprese fossero libere di scegliere la combinazione ottimale di capitale e lavoro al fine di minimizzare i costi • In effetti, modificare la quantità utilizzata di fattore lavoro è, entro certi limiti, molto più semplice che modificare la quantità di capitale • il lavoro straordinario può essere un modo di variare l’utilizzo del fattore lavoro • per aumentare il capitale occorre costruire impianti e macchinari e questo richiede tempo

  39. Breve e lungo periodo • Si introduce la distinzione tra breve e lungo periodo • nel lungo periodo l’utilizzo di tutti i fattori produttivi sono liberamente modificabile • nel breve periodo l’impresa può modificare l’utilizzo soltanto di alcuni fattori, mentre la quantità utilizzata di altri rimane determinata dalle scelte passate • Non esiste un arco temporale specifico che separa il breve dal lungo periodo • l’arco temporale di riferimento varia a seconda del settore produttivo preso in considerazione

  40. Costo totale di breve periodo • Finora è stato preso in considerazione solo il lungo periodo • Vengono presentati ora i costi di breve periodo • Nel breve periodo • il capitale viene considerato un fattore produttivo fisso, cioè la cui disponibilità non varia ed è determinata dalle scelte passate • il lavoro viene considerato un fattore variabile e il suo livello di utilizzo dipende dalla quantità prodotta

  41. Costo totale di breve periodo • La funzione dei costi totali di breve periodo associa ad ogni livello di produzione, Q, e ad ogni livello del capitale iniziale, K0, un livello dei costi totali di produzione STCQ = F(Q, w, r, K0) = w LQ + r K0 • La quantità del fattore variabile necessaria per produrre Q dato K0 è determinata dalla tecnologia • cioè dalla funzione di produzione Q = F (K0,L)

  42. Costi fissi e costi variabili • I costi totali di breve periodo possono essere decomposti in costi fissi, che non variano al variare della quantità prodotta Q e costi variabili, che sono una funzione di Q STCQ = SVCQ + SFC0 dove SVCQ = w LQ SFC0 = r K0 • In relazione agli STC si possono calcolare costi medi e marginali di breve periodo

  43. Costi medi e marginali di breve periodo • Partendo dal costo fisso, dal costo variabile e dal costo totale è possibile definire altre quattro categorie di costo di breve periodo: • costo medio fisso SAFC • costo medio variabile SAVC • costo medio totale SATC • costo marginale

  44. Costi medi e marginali di breve periodo

  45. Costi medi e marginali di breve periodo

  46. Costi medi e marginali di breve periodo

  47. Costi medi e marginali di breve periodo

  48. Costi medi e marginali di breve periodo • La differenza verticale tra costo medio totale e costo medio variabile è pari al costo medio fisso • La relazione tra costo medio e marginale di breve periodo è la stessa che nel lungo periodo • quando il costo marginale è inferiore al costo medio, il costo medio si riduce, viceversa aumenta. Quindi, il costo medio raggiunge il suo minimo nel punto di intersezione con il costo marginale

  49. Costi medi e marginali di breve periodo • Nel lungo periodo il costo medio e marginale possono avere una forma ad U, ma anche forme differenti; per esempio: • sempre decrescenti • orizzontali • Nel breve periodo il costo medio totale e variabile di breve periodo e il costo marginale hanno sempre forma ad U • La forma delle curve di breve periodo deriva dalle caratteristiche della funzione di produzione nel breve periodo

  50. La funzione di produzione di breve periodo • Nel breve periodo la funzione di produzione diventa Q = F (K0,L) • per accrescere la quantità prodotta si può incrementare solo il fattore variabile, il lavoro • essendo la quantità del fattore capitale non modificabile nel breve periodo, per ogni unità aggiuntiva di lavoro l’incremento di produzione è via via inferiore, fino a diventare addirittura negativo • questa caratteristica viene chiamata legge dei rendimenti decrescenti

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