1 / 132

...EnTriAmo A RoMa...

...EnTriAmo A RoMa. I DivErSi AspEttI DellA VitA all' EpoCa Dell' ImpERo RomAno . Per le strade di Roma…. La città di Roma, ha magnifici edifici, immensi palazzi, raffinate case, bagni, tempi, archi e teatro. I palazzi sono costruiti di sassi e mattoni tenuti insieme da cemento e ferri.

cricket
Download Presentation

...EnTriAmo A RoMa...

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. ...EnTriAmo A RoMa...

  2. I DivErSi AspEttI DellA VitA all' EpoCa Dell' ImpERo RomAno

  3. Per le strade di Roma… La città di Roma, ha magnifici edifici, immensi palazzi, raffinate case, bagni, tempi, archi e teatro. I palazzi sono costruiti di sassi e mattoni tenuti insieme da cemento e ferri. Gli edifici più importanti venivano costruiti sotto commissione degli Imperatori e dalla più ricca, nobili. Molti di questi edifici erano ricoperti di un sottile strato di marmo, che brillava alla luce del sole. Nel centro vi erano molte piazze e spazi aperti chiamati fori. Vennero costruiti in diverse epoche e dedicati agli Imperatori. La più antica e la più importante era il foro di Roma, ritenuto il centro dell’impero. Vi era anche il foro della pace costruito dall’Imperatore Vespasiano. Era una piazza silenziosa dove era stata costruita anche una biblioteca per chi voleva leggere in pace. I romani si recavano alla Basilica, sede economica e amministrativa. Ad esempio, alla Basilica Amelia si occupavano di affari tipo il cambio del denaro. Al Senato si riunivano gli uomini più importanti di Roma per discutere del governo dell’Impero. Gli ambasciatori stranieri potevano assistere alle sedute del Senato da una piattaforma posizionata giusto di fronte.

  4. Augusto, primo Imperatore di Roma e nipote di Giulio Cesare, fece costruire un arco. Come lui molti altri imperatori fecero costruire archi per celebrare le proprie vittorie. Nel tempio delle Vestali, a pianta rotonda, bruciava perennemente un fuoco, di cui si occupavano le sacerdotesse. I sacerdoti portavano animali per offrirli in sacrificio. Dopo averli scuoiati, un esperto esaminava le interiora. I Romani credevano di poter conoscere in questo modo se in battaglia avevano il favore degli Dei. L’ARCO DI AUGUSTO

  5. IL FORO DI ROMA

  6. Le domus romane All’interno delle “domus” romane vivevano gli uomini più ricchi e famosi di Roma assieme alle loro famiglie, ai lori schiavi e servi. Le case sono comode e immense nonostante sembrino piuttosto spoglie e fredde d’inverno per la loro pavimentazione in pietra e i patii aperti. Le case dei nobili avevano una struttura solida ed erano ben protette per tener lontani i ladri. Avevano alte mura con piccole finestre nella parte alta. Solo una porta si affaccia sulla strada. E’ molto solida ed ha una grande serratura e uno schiavo che la controlla. L’acqua arriva alla casa dall’acquedotto principale e viene pagata in base alla dimensione della condotta. Un’altra grossa condotta porta via le acque di scarico. I poveri invece vivono in piccole case o appartamenti soggetti spesso a incendi. Per questa ragione non potevano avere fornelli o cucine ai piani alti. Il padre della famiglia, “Pater Familias”, è il padrone della casa. Tutti dovevano obbedirgli specialmente i figli, sia legittimi che illegittimi, chiamati “potestas”. I Potestas devono durante tutto l’arco della vita obbedire ciecamente a ogni ordine o richiesta provenga dal Padre.

  7. Quando il Pater familias desidera una nuova schiava la compra al mercato. Gli schiavi sono stranieri catturati con la forza, il prezzo dipende dall’età, dalla salute e dalle capacità. I romani si svegliano presto al mattino, prima che albeggi, anche d’estate. Il Pater familias di solito non esce dalla domus, ma le persone lo vanno a trovare per discutere i propri problemi, per farsi prestare soldi o per chiedere favori. I nobili vengono invece per fare favori e chiedere consiglio. I visitatori meno abbienti dovevano aspettare per più tempo nell’atrio o aspettare in piedi fuori dalla porta. Mentre i più importanti venivano fatti accomodare immediatamente. Una volta finite le visite, il pater familias usciva per andare a trovare amici o per occuparsi di vari affari.

  8. Le scuole romane I bambini romani venivano mandati a scuola all’età di sei o sette anni. I padri pagavano i maestri scolastici, mentre i figli dei ricchi avevano l’istruttore privato in casa, che solitamente erano schiavi Greci. I maestri scolastici sono molto severi e frustavano i bambini se non studiano le lezioni o arrivano in ritardo. Le prime lezioni del mattino iniziano quando il cielo è ancora buio. Infatti, alcuni bambini arrivavano a scuola illuminando la strada con torce. La fine della scuola era nel primo pomeriggio, in modo che i ragazzi avessero tempo per fare dei giochi o per andare ai bagni. Inizialmente scrivevano su tavole di cera con degli appositi bastoncini appuntiti con cui incidevano parole o somme nella cera. Si poteva anche cancellare con l’estremità piatto del bastoncino. Furono poi introdotte le pergamene sui quali venivano scritti i libri romani o usate semplicemente come fogli di carta su cui veniva scritto a mano. Ogni estremità della pergamena era attaccata a un supporto in legno. Per leggere o scrivere su di essa, si doveva srotolare la pergamena. Si scriveva con canne o stecchetti di rame, l’inchiostro era contenuto in una ciotola e fatto da una mistura di fuliggine e inchiostro dei polpi. Molte scuole erano costruite nei portici degli edifici. Una tenda impedisce ai passanti di guardarci dentro. Ogni otto giorni è un giorno di festa e vi sono mercati pieni di gente e rumorosi, ed è quindi impossibile fare lezione.

  9. Alle scuole elementari i ragazzi imparavano a leggere e a scrivere e a risolvere semplici quesiti di aritmetica. Dopo cinque o sei anni di scuola elementare si passa alle scuole secondarie, dove si studia greco, la grammatica latina, l’aritmetica, la geometria e l’astronomia. I GIOCHI DEI BAMBINI ROMANI I Bambini romani giocano a molti giochi quando le lezioni sono finite. Ad esempio, ruote vengono utilizzate per saltare e correre, giochi con spade di legno, nuotare, giocare con il giavellotto e palle di pelle e infine giochi con bastoni e legni, simili all’hockey.

  10. Negozi e mercati I negozi a Roma sono piccoli e al buio, sono diretti principalmente da cittadini poveri o schiavi liberi. In alcune strade vi si trovano i negozi dei lavoratori, ad esempio gli artigiani, i produttori di scarpe o i panettieri. I cittadini nobili si recano ai negozi solo per comprare vestiti, gioielli e altri oggetti costosi. Mandano i loro schiavi e i loro servitori a comprare il loro cibo, il loro vino e a portare i loro vestiti a lavare. I romani più ricchi mandavano i loro vestiti a negozi speciali per farli lavare. Dove alcuni signori stendevano i panni sporchi prima di tutto in alcune cornici, successivamente li mettevano in alcune bacinelle d’acqua e poi ci aggiungevano della pasta speciale, fatto questo li avrebbero calpestati per bene per togliere tutte le macchie e lo sporco. I vestiti verranno ora asciutti e piegati e poi verranno ‘lisciati’, stirati in una grossa pressa. Verrà poi uno schiavo a ritirare i vestiti e prima di pagare controllerà che il lavoro sia stato fatto bene. Carne, frutta e verdura verranno trasportate ai mercati dai campi e gli allevamenti fuori città.

  11. Usavano carri in legno per trasportare tutto ai mercati molto presto nel mattino. Il mercato è costituito di bancarelle con sopra disposti teli per mantenere il più lontano possibile il sole, queste vengono organizzate nella piazza. Viene venduta la frutta, la verdura, la carne e il pesce. Si incontrano anche dei musicisti che guadagnano un paio di monete dalla gente. Ci sono anche altri negozi ad esempio dove si possono trovare stoffe o materiali, oppure vi sono farmacie dove i cittadini romani compravano diverse erbe o ‘pozioni magiche, oli che venivano comprati per gli ammalati e si credevano guaritivi. Vi erano anche altri negozi: il macellaio, solo i cittadini più ricchi potevano permettersi di mangiare carne tutti giorni; il panettiere; ed altri negozi dove si vendevano cibi caldi da mangiare per le strade o portare a casa, pochi cittadini avevano i fornelli a casa

  12. I bagni romani Ai bagni vi si possono accedere sia donne che uomini. Le donne vanno al mattino quando non possono gli uomini, anche perché sono a lavoro, oppure vanno ad altri bagni che sono esclusivamente femminili. I bagni non sono solo luoghi dove ci può lavare ma sono anche luoghi d’incontro fra amici, luoghi dove si possono discutere affari politici oppure chiacchierare o discutere l’ultimo accaduto. Alcuni uomini vi si recano per fare esercizi, camminare nei giardini o leggere in uno luogo tranquillo. C’erano moltissimi bagni a Roma, l’entrata in alcuni costava molto poco in altri invece non costava niente. All’interno dei bagni ci sono diverse stanze: la prima è uno spogliatoio, dove vengono lasciati i vestiti e i sandali; poi si passa ad un’altra stanza nella quale ci si scalda, è la più calda perché è scaldata dal vapore; c’è un’altra stanza alla quale possono accedere principalmente i cittadini più ricchi, dove vengono massaggiati con diversi oli; si passa poi ad un’altra stanza dove c’è il bagno caldo, accanto a questa stanza è situata la caldaia, e un’altra stanza ancora dove c’è un bagno tiepido e infine uno di acqua fredda, per raffreddarsi dopo un bagno caldo o dopo una nuotata. L’acqua giunge ai bagni attraverso acquedotti sotterranei provenienti dall’esterno della città. L’acqua sporca verrà portata in un tunnel sotto la città di Roma e verrà poi scaricata nel fiume.

  13. I gladiatori e le corse con i carri Le lotte dei gladiatori e le corse con i carri erano gli sport preferiti dai romani. Durante i periodi festivi o durante le vacanze le arena si riempivano di cittadini e spettatori. Nelle arene venivano portati alla loro morte prigionieri e criminali. Alcuni vengono attaccati da grossi e affamati animali feroci. Alcuni devono lottare l’uno contro l’altro oppure vengono uccisi dai gladiatori. Per assistere agli incontri venivano imperatori, uomini ricchi, donne nobili, cittadini poveri e bambini per incoraggiare ed incitare con eccitazione tutti carri che correvano per o stadio. Il Circo Massimo Nel circo massimo si tenevano le corse con i carri. Prima dell’inizio delle corse i sacerdoti camminavano attorno allo stadio, questo era un rito. I cavali dovevano fare sette volte la corsa dello stadio. Al vincitore veniva regalato un sacco di monetine d’oro e assumeva i valori e l’importanza dell’eroe. Ancor prima d’iniziare la corsa i carri devono attendere sulla linea di partenza. Ogni ‘guidatore’ deve bilanciare il proprio peso sul legno leggero e sul carro in pelle. Appena suona la tromba e viene abbassata la bandiera bianca i carri partono. Appoggiandosi indietro sulle proprie redini iniziano ad incitare i cavalli ad andare più veloci frustandoli.

  14. Queste corse sono molto pericolose, specialmente quando si deve affrontare la curva, infatti solo i guidatori più bravi riescono a restare in gara. Infatti i guidatori devono portare caschi di metallo, per proteggere la testa, e altre protezioni in pelle per proteggere le braccia e le gambe. I Gladiatori Igladiatori avevano diversi tipi di armi per fare le battaglie più interessanti. C’è ad esempio un arma simile ad una rete se i gladiatore riesce ad imprigionare il suo avversario nella rete allora cercherà di ucciderlo con il forcone. A questo punto sotto richiesta degli spettatori ucciderà o meno il prigioniero, se il pubblico è favorevole al prigioniero allora lui vivrà se invece il pubblico contro il prigioniero esso sarà ucciso. I gladiatori sono uomini che vengono allenati in alcune scuole speciali a combattere e morire molto coraggiosamente. Gli animali contro cui lottano i prigionieri o i criminali provengono da luoghi di tutto l’impero come il nord Africa.

  15. IL COLOSSEO è lo stadio ginnico più grande a Roma. Può contenere fino a 45 000 persone. Per accedere al Colosseo vi sono ben 76 entrate.

  16. IL CIRCO MASSIMO ALLORA IL CIRCO MASSIMO OGGI

  17. L' ArTE RomaNa

  18. Introduzione • Sotto l’aspetto artistico possiamo considerare i seguenti periodi: • primo periodo (753 a.C. – 146 a.C.): dalle origini sino alla conquista della Grecia. L’arte dell’epoca dei re e dei primi tempi della repubblica si identifica con quella etrusca; in seguito acquisisce elementi greci con lo svilupparsi di relazioni con la civiltà ellenica e con la conquista della Magna Grecia. • secondo periodo (146 a.C. – 217 d.C.): dall’occupazione della Grecia a Caracalla. Dopo un inizio d’influssi greci e di imitazione, l’arte romana matura per raggiungere, prima sotto Augusto, poi sotto Traiano e Adriano, l’epoca più gloriosa. • - terzo periodo (217 d.C. – 476 d.C.): da Caracalla alle invasioni barbariche. Segna il declino dell’arte romana, anche se l’architettura si mantiene ancora viva. Su questo mondo romano che tramonta sorge una nuova era, quella cristiana.

  19. Introduzione L’arte romana vera e propria, con caratteri originali, si definisce a partire dal II secolo a.C. Di essa sono giunte sino a noi vastissime testimonianze, relative all’architettura, alla scultura, alla pittura. Le più imponenti e complesse architetture si realizzano in età imperiale. Nel tardo periodo repubblicano anche il mondo romano riuscì a elaborare un linguaggio figurativo autonomo, in strettissimo legame con i fatti storici e con l’evoluzione di Roma. Per arte romana si intende l'arte della Roma antica, dalla fondazione alla caduta dell'Impero d'Occidente. Le forme artistiche autoctone, nella fase delle origini e della prima repubblica, sono piuttosto elementari e poco raffinate. Il cittadino romano è anzitutto un militare e un politico: ogni attività viene finalizzata alle esigenze di dominio, sia privato che statale. Di conseguenza ciò che prevale nelle testimonianze artistiche sono gli aspetti tecnici e pratici, oppure celebrativi. Il fine estetico, la ricerca del bello, non ha per i romani quell'importanza che ha per i greci e non è mai disgiunto da un fine pratico: di qui l'indiscussa superiorità, nell'espressione artistica dei romani, delle scienze architettoniche e urbanistiche, che offrono grande utilità pratica nell'organizzazione razionale degli enormi territori conquistati.

  20. Architettura Romana Attraverso i ponti, gli acquedotti, le numerose città che impiantano, i Romani ci dimostrano quanto fossero consapevoli di voler lasciare una profonda traccia di sé nella storia. Il grandissimo sviluppo dell’architettura nella civiltà romana serve ad infondere nei cittadini il senso della potenza dello Stato. L’architettura è l’espressione dell’arte più utile al governo ed in questo campo la civiltà romana elabora forme e tecniche del tutto originali. Il tufo ed il travertino, pietre porose e ricche di cavità interne, sono, insieme all’argilla, i materiali di cui dispongono i romani per le loro architetture: tali materiali suggeriscono l’impiego di piccoli blocchi, legati da malta cementizia. I costruttori romani ottengono, dall’impasto di calce, sabbia e pozzolana (sabbia vulcanica), una malta resistentissima che consente una presa eccezionale. Essi rielaborano così vari tipi di muratura, dal più semplice, ai più complessi.

  21. Nel periodo imperiale i mattoni di argilla seccata all’aria vengono sostituiti da quelli cotti nelle fornaci: ne derivano strutture murarie ben più solide, che favoriscono la costruzione di superfici curve e il sistema costruttivo che caratterizza l’architettura romana diviene l’arco. Strade ponti, teatri e anfiteatri, templi circhi colonne e archi commemorativi di vittorie militari, unitamente ai tracciati schematici delle nuove città, rappresentano il meglio della produzione artistica e architettonica romana. Le opere architettoniche ed urbanistiche, realizzate tra il I sec. a.C. e il IV sec. d.C., non rispondevano solo a esigenze politiche e militari, ma venivano anche incontro ai bisogni della popolazione, per cui dovevano rispondere a criteri di funzionalità e praticità e furono così ben edificate da essere utilizzate anche nei secoli successivi alla caduta dell'impero, fino ai nostri giorni.

  22. Una volta compiuta la conquista militare, i romani badavano soprattutto a tracciare e a pavimentare strade, a costruire ponti, a rifornire le città di abbondante acqua attraverso imponenti acquedotti, a costruire servizi igienici pubblici come terme, bagni e fognature. Tecnicamente gli architetti romani si servivano di due tipologie costruttive: la muratura e l'arco. La muratura, cioè l'utilizzo di materiali come il mattone cotto nelle fornaci, non conosciuto dai greci, che veniva abbinato al cemento, consentiva la costruzione di alte masse murarie in grado di sopportare enormi pesi. L'arco permetteva di coprire ampi spazi vuoti. Proprio l'arco a tutto sesto, che già gli etruschi usavano, è il principale segno caratteristico dell'architettura romana. Gli archi e colonne vengono usati dai romani anche come monumenti, per ornamento della città, con un certo valore simbolico: l'arco è simbolo di trionfo del condottiero e la colonna è un monumento commemorativo di grandi imprese imperiali. L’arco, con il suo andamento curvo, permette di scaricare meglio il peso della costruzione sui sostegni verticali, distanziandoli anche maggiormente. Gli ambienti risultano così più spaziosi e le colonne o pilastri che sorreggono la copertura diminuiscono di numero.

  23. Dall’arco si originano le coperture a volta: • più archi successivi determinano la volta a botte; • - due volte a botte incrociate ortogonalmente determinano la volta a crociera, compresa fra sei archi, quattro laterali e due trasversali. Gli Archi e le volte vengono costruiti con l’aiuto di centine, sostegni lignei sagomati ad arco su cui si dispongono i mattoni e si gettano gli impasti di malta: quando la muratura è secca la centina viene rimossa. L’architettura romana, riflette inizialmente gli influssi della civiltà etrusca. Nel II secolo a.C. Roma era già una città di rispettabili dimensioni, ed era cresciuta adattandosi come meglio poteva all’ambiente sfavorevole e aveva assunto un aspetto simile a quello delle città etrusche dell’Italia centrale.

  24. Le case d’abitazione romane in epoca repubblicana possono essere distinte in due tipi fondamentali: da un lato le dimore dei cittadini benestanti, le case unifamiliari ad atrio di derivazione italico-ellenistica, le domus; dall’altro i grandi condomini “popolari” a più piani divisi in appartamenti, le insulae. Con il pretesto di dare asilo alle masse, avevano strutture in conglomerato cementizio rivestito di laterizio, tetti generalmente inclinati coperti con tegole, balconi e ballatoi retti da mensole di legno o pietra. Gli appartamenti, in cui spesso coabitavano più nuclei familiari, erano distribuiti su quattro o cinque piani. Le stanza erano piccole, buie, fredde (l’uso di bracieri per cucinare e scaldarsi era causa di frequenti e disastrosi incendi), senza acqua corrente né scarichi fognari. Naturalmente differente l’esistenza che si conduceva nelle abitazioni patrizie, spaziose, areate, igieniche, fornite di bagni e gabinetti e riscaldate d’inverno dagli ipocausti, complessi dispositivi che facevano passare correnti d’aria calda sotto i pavimenti.

  25. Già nel IV- III secolo a.C. la casa “ad atrio” era già definita nei suoi elementi essenziali: una porta preceduta da un ingresso e seguita da uno stretto corridoio di accesso, affiancato da stanze di servizio; un’ampia sala centrale coperta dalle quattro falde del tetto spiovente verso l’interno per poter convogliare l’acqua piovana in una vasca al centro dell’atrio da dove si raccoglie in una cisterna sotterranea. Intorno all’atrio si dispongono alcune camere dal letto e due ambienti di disimpegno aperti alle sue estremità, mentre in fondo all’atrio si trova una sala di soggiorno affiancata da un corridoio di passaggio all’orto-giardino alle spalle della casa, che nel II secolo a.C. si trasformò in un leggiadro giardino con fontane e statue, che era circondato da quattro ali di portico a colonne sul quale, si affacciavano le principali stanze di soggiorno.

  26. Gli interni si arricchirono di marmi policromi, affreschi, statue, mosaici. Fu nell’ambiente privato, che i Romani poterono dare libero sfogo al nuovo gusto per l’arte, alimentato dai bottini di guerra ma ancora condannato dalla pubblica morale. Un altro complesso architettonico di grande importanza è costituito dalle terme. I primi edifici termali sorgono in età repubblicana. Le terme del periodo imperiale, frequentate soprattutto dai patrizi, divengono costruzioni grandiose. Un vasto edificio centrale contiene le aule termali con piscine di acqua fredda, tiepida e calda, le palestra per la lotta ed i giardini; esso appare isolato in un grande recinto lungo il quale sono disposte biblioteche e servizi e che accoglie anche una gradinata per il pubblico che assiste agli spettacoli ginnici.

  27. Anche molti teatri vennero costruiti, ma gli attori erano spesso degli schiavi o dei liberti. Il teatro romano si sviluppò nell’ultimo secolo della repubblica. Le strutture precedentemente adibite a questa funzione erano in legno e provvisorie per legge. Il teatro romano, riprende lo schema del teatro greco, ma lo modifica sia nella costruzione della scena, che nella cavea. Le poderose strutture ad arco che sostengono le gradinate diventano parte essenziale dell’edificio e lo caratterizzano esternamente. Il vero luogo di divertimento per i romani restava l'anfiteatro, dove si svolgevano i giochi, le gare atletiche, le sfide a morte tra i gladiatori, la lotta tra schiavi e bestie feroci, le esecuzioni dei cristiani o di altri dissidenti. L’anfiteatro, elaborazione ulteriore del teatro, è un edificio tipicamente romano ed il suo nome significa proprio doppio teatro. Ha una forma ellittica, con l’arena posta generalmente più in basso rispetto al piano stradale per limitare lo sviluppo in altezza dell’edificio e consentire, al tempo stesso, di ricavare tutta l’ampiezza necessaria alla grande cavea, divisa in settori destinati a differenti tipi di pubblico.

  28. In basso, in prossimità dell’arena, siedono l’imperatore ed i personaggi di maggior rilievo; via via, risalendo, si arriva alla zona riservata alla plebe, che assiste in piedi agli spettacoli. L’arena scavata nel terreno può essere inoltre allagata e consentire lo svolgersi di battaglie navali. L’anfiteatro Flavio, detto popolarmente Colosseo, eretto in epoca imperiale, costituisce l’esempio più grandioso di questo tipo di costruzione. Un altro luogo di divertimento per i romani era il circo: qui si svolgevano le corse dei carri trainati dai cavalli - bighe o quadrighe - o addirittura venivano inscenate battaglie terrestri o navali, dove naturalmente i vincitori erano sempre i romani. Anche questa forma era ellittica ma molto più allungata rispetto a quella dell'anfiteatro.

  29. Fuori delle città sorgono in epoca imperiale grandiose ville, dimore di campagna dei ricchi proprietari e degli imperatori. Sia che assumano una forma aperta e articolate nel territorio, oppure chiusa e di carattere militare, le ville imperiali, con la loro varietà di ambienti, costituiscono edifici di insuperabile monumentalità, che riassumono tutte le più raffinate tecniche costruttive del mondo romano.

  30. I Romani privilegiano l’architettura fra le arti e l’attività del progettista è considerata più nobile di quella dello scultore o del pittore, perché meno «manuale». Tutte le arti concorrono a tramandare la grandezza di Roma: pittura e scultura sono considerati efficaci strumenti di informazione e propaganda, perché raccontano gli eventi e li commentano con un linguaggio comprensibile a tutti. La città romana rispecchia nella pianta il tracciato dell'accampamento militare: una scacchiera di strade che si intersecano perpendicolarmente, impostate sulla croce di due vie principali, chiamate cardo e decumano. Il centro della città è costituito da una piazza (foro di Augusto, foro romano), sulla quale si affacciano i principali edifici pubblici, sedi di attività politiche, amministrative, commerciali e religiose. Lo spazio interno è sempre enorme, monumentale, come se volesse esprimere la stabilità dello Stato ed affermarne la potenza e l'immutabilità. Solo il tempio romano ha caratteristiche riprese dai templi greci o etruschi, ma con una fondamentale differenza: la tradizione greca modella plasticamente gli edifici, creando soprattutto degli "esterni", ed ha un carattere rettilineo (elementi verticali delle colonne e orizzontali delle trabeazioni); la tradizione romana definisce soprattutto degli "interni", modellandone le spazio con gli andamenti curveggianti degli archi e delle volte. Il tempio più importante è il Pantheon.

  31. La basilica, di pianta rettangolare circondata da fila di colonne, è la sede dell'amministrazione giudiziaria romana (il tribunale). Il foro di Augusto, foro romano doveva rappresentare per l'osservatore le qualità principali dell'arte romana: dominio dello spazio, solida compostezza, potenza scenografica. L'imperatore Augusto fu il primo tra i governanti di Roma a intravedere nella cultura e nell'arte una forma di propaganda celebrativa del primato politico-militare dell'impero: in suo onore furono eretti nelle province ben 17 archi di trionfo.

  32. Scultura Il patrimonio scultoreo romano rimastoci, a differenza di quello pittorico, è cospicuo. La matrice prevalente è quelle ellenistica, ma si avvertono anche influenze etrusche. Questi caratteri rimasero vivi anche dopo il II secolo a.C., quando Roma fu letteralmente presa dalla mania per l’arte greca: i Romani gareggiarono nell’adornare case e giardini con le statue importate dalla Grecia e dall’oriente, e poiché gli originali non bastavano a soddisfare le richieste, si cominciò a produrre copie. I Romani, lungi dall’apprezzare il valore estetico e formale dell’arte greca, si preoccupavano soprattutto che il contenuto delle loro opere fosse coerente con la loro ambientazione architettonica, con motivi maggiormente decorativi (ispirandosi al mondo animale e vegetale), oppure figurativi e narrativi (ispirandosi ai testi sacri).

  33. Questa propensione all’eclettismo produsse anche opere interessanti. La scultura romana troverà accenti originali solo alla vigilia dell’impero, quando dalla fusione del verismo ellenistico e del crudo realismo medio-italico si svilupperà uno stile con forti legami terreni, oggettivi, vicino alla mentalità civile e religiosa di Roma. Questo stile si manifesterà soprattutto nel rilievo storico e nel ritratto. Presso i Romani, fin dal periodo repubblicano, è diffusa l’usanza di onorare i cittadini importanti con ritratti, che fissano realisticamente le caratteristiche del loro volto per tramandarne ai posteri la memoria e la fisionomia. Il ritratto onorario si diffonde rapidamente fra le famiglie dei patrizi e non riproduce quindi solo le sembianze di personaggi storici, ma anche di capi di famiglia o parenti illustri. Molto in uso è anche la ritrattistica funeraria già assai diffusa presso gli Etruschi, ed entrata a far parte della tradizione romana; la figura del defunto, generalmente a mezzo busto, avvolta nella toga ed in posizione frontale, appare spesso accompagnata da uno o più parenti.

  34. Probabilmente eseguiti quando il personaggio è ancora in vita, questi ritratti funerari riflettono un forte senso della famiglia, tipico dell’espressione popolare romana. Dal I secolo a.C. vengono realizzate anche moltissime statue dell’imperatore. Con l’espandersi dell’impero ed il rafforzarsi della potenza romana, il ritratto dell’imperatore, venerato come un dio, perderà via via le sue caratteristiche umane, fino ad acquistare dimensioni ingigantite, frontalità e totale mancanza di espressione. L’autorità imperiale è raffigurata in immagini monumentali in cui il realismo della rappresentazione è ormai completamente perduto. Nei bassorilievi e altorilievi, in tutti i periodi della civiltà romana, prevalgono i soggetti storici. I soggetti storici vengono rappresentati anche sulle pareti dei sarcofagi, insieme ad episodi della mitologia che si riallacciano al tema della morte. Sempre nei sarcofagi sono anche frequenti le scene che si riferiscono alla vita quotidiana ed all’attività lavorativa del defunto.

  35. Pittura Discorso a parte va fatto per la pittura. Anzitutto bisogna dire che i dipinti che oggi possiamo ammirare sono sostanzialmente quelli delle pareti delle case domestiche. Nulla è rimasto della pittura su tavola. Questi affreschi venivano dipinti a encausto, ossia a caldo e non a fresco, come invece si farà dal Medioevo in poi, e si rifacevano spesso alla mitologia greca, inserendo i personaggi in contesti naturali e paesaggistici molto ampi ed ariosi. Nella pittura romana i soggetti che sono rappresentati ad affresco, sono generalmente tratti dalla mitologia che ispira immagini decorative e scene di grande vitalità; le figure sono ricche di movimento e rilievo ed i paesaggi e le architetture creano effetti illusori di profondità.

  36. Oltre all’affresco anche il mosaico viene utilizzato per la decorazione degli ambienti, sia delle pareti che, più spesso, dei pavimenti. I soggetti sono ancora di carattere mitologico; non mancano però quelli di tipo storico o di tipo naturalistico, ispirati alla fauna ed alla flora. • Il mosaico viene realizzato con tecniche diverse, chiamate: • opus tessellatum: che utilizza tessere bianche e nere per disegni geometrici, incorniciature; • opus vermiculatum: che utilizza piccolissime tessere disposte in linee secondo l’andamento delle forme delle immagini raffigurate; • -opus sectile: che utilizza strette lamelle di marmo colorato, ritagliate secondo i particolari delle forme delle figure e sistemate a intarsio.

  37. La consuetudine di pavimentare le stanze con mosaici si sviluppò in tutto l'impero. Spesso i mosaici colpiscono per la loro ricchezza di toni e di tinte, per la precisione del disegno e per lo spiccato naturalismo.

  38. Anche durante i cortei trionfali i cartelloni dipinti raccontavano le gesta dei soldati, nei processi illustravano i reati commessi dall’imputato e nelle vie cittadine caratterizzavano le insegne dei negozi. Anche la ritrattistica, influenzata dagli etruschi, è presente, soprattutto in occasione di rituali funerari in uso presso il patriziato, in cui si portava in processione una maschera di cera che raffigurava con notevole fedeltà la fisionomia e il colorito del defunto. Ma l'aspetto più significativo è che la pittura romana è dominata dagli effetti prospettici, cioè non è una pittura piatta e bidimensionale, ma tridimensionale, arricchita dall'illusione della profondità spaziale: nelle pareti delle stanze questo effetto viene ottenuto dipingendo i personaggi non frontalmente ma di scorcio, e badando a rispettare le proporzioni, le diverse dimensioni degli oggetti riprodotti. Nella pittura romana si possono distinguere tre stili: quello dell'illusionismo architettonico (basato sulla presenza di elementi che definiscono lo spazio), quello delle figure plastiche e geometrizzate ( che non è quella della continuità del tempo, come nella Colonna Traiana) e quello compendiarlo ( una rappresentazione schematica della realtà, con sommarie macchie di colore, a forti colpi di pennello). Noi non conosciamo per nome gli artisti romani.

  39. Il Colosseo: l’anfiteatro più famoso di Roma e l’opera architettonica romana forse più nota.

  40. Esempio di Tempio romano: Tempio di Vesta

  41. La ReLigiOnE RomAnA

  42. I Romani, furono fin dalle origini un popolo di agricoltori, e come tali usavano le potenze divine della terra, e glispiriti agresti. La religione romana, ha sempre avuto delle caratteristiche proprie, che rivelano la mentalità storica, giuridica, e politica della società del tempo. A differenza di quelli greci, gli dei romani, non litigavano fra loro, e tanto meno avevano storie d'amore. Quindi i Romani più che alle vicende degli dei erano interessati al rapporto tra la comunità umana e le forze divine. Di fatto l'adulazione degli dei per i romani, era il dovere del buon cittadino, e quindi tanto si dava agli dei, tanto si chiedeva in compenso ("do ut des" cioè "io ti do affinché tu mi dia"): buoni raccolti, assenza di malattie, terreni fertili ecc... La religione romana non si espresse attraverso il mito, si esprimeva piuttosto attraverso pratiche di culto collegate alla vita quotidiana, spesso pubblica, o al ciclo della vita agricola, militare e politica. Nella religione troviamo infatti dei numi tutelari per ogni aspetto, dal dio delle porte "Giano", al dio protettore dei viandanti, fino al protettore della famiglia e molti altri ancora.

  43. Quella romana fu comunque una religione aperta, che accanto agli dei ufficiali dello Stato (Giove, Giunone, Minerva. . . ) ammetteva l'inclusione di nuove divinità (talvolta di origine orientale, come Iside, Dionisio o l'africano Baal) e ciò diede luogo al sincretismo religioso: ossia la fusione tra la religione romana e quella orientale . Altre volte alcuni dei stranieri finivano con il trasfigurarsi con divinità romane, e quindi cambiavano nome. In tal modo lo Stato romano lasciando una certa libertà di culto, si assicurava una salda supremazia sull'Impero.

  44. Pratiche religiose Tra le pratiche religiose dei Romani forse la più importante era l'interpretazione dei segni e dei presagi, che indicavano il volere degli dei. Prima di intraprendere qualsiasi azione rilevante era infatti necessario conoscere la volontà delle divinità e assicurarsene la benevolenza con riti adeguati. Le pratiche più seguite riguardavano: -il volo degli uccelli: l'augure tracciava delle linee nell'aria con un bastone ricurvo (lituus), delimitando una porzione di cielo, che scrutava per interpretare l'eventuale passaggio di uccelli . -la lettura delle viscere degli animali: solitamente un fegato di un animale sacrificato veniva osservato dagli aruspici di provenienza etrusca per comprendere il volere del dio. -i prodigi: qualsiasi prodigio o evento straordinario, quali calamità naturali, epidemie, eclissi, etc, era considerato una manifestazione del favore o della collera divina ed era compito dei sacerdoti cercare di interpretare tali segni.

  45. Lo spazio sacro Lo spazio sacro per i Romani era il templum, un luogo consacrato, orientato secondo i punticardinali, secondo il rito dell'inaugurazione, che corrispondeva allo spazio sacro del cielo. Gli edifici di culto romani erano di vari tipi e funzioni. L‘altare o ara era la struttura sacra dedicata alle cerimonie religiose, alle offerte ed ai sacrifici.Eretti dapprima presso le fonti e nei boschi, progressivamente gli altari furono collocati all'interno delle città, nei luoghi pubblici, agli incroci delle strade e davanti ai templi. Numerose erano anche le aediculae e i sacella,che riproducevano in piccolo le facciate dei templi. Il principale edificio cultuale era rappresentato dall'aedes, la vera e propria dimora del dio, che sorgeva sul templum, l'area sacra inaugurata. Col tempo i due termini diventarono sinonimi per indicare l'edificio sacro. Il tempio romano risente inizialmente dei modelli etruschi, ma presto vengono introdotti elementi dall'architettura greca ellenistica. La più marcata differenza del tempio romano rispetto a quello greco è la sua sopraelevazione su un alto podio, accessibile da una scalinata spesso frontale. Inoltre si tende a dare maggiore importanza alla facciata, mentre il retro è spesso addossato a un muro di recinzione e privo dunque del colonnato.

  46. Evoluzione Lo sviluppo storico della religione romana passò per tre fasi: una prima fase che durò fino al VI secolo a.C., contrassegnata dall'influenza delle religioni autoctone; una seconda contraddistinta dall'assimilazione di idee e pratiche religiose etrusche e greche; una terza, durante la quale si affermò il culto dell'imperatore e si diffusero le religioni misteriche di provenienza orientale. Età arcaica La fase arcaica fu caratterizzata da una tradizione religiosa legata soprattutto all'ambito agreste, tipica dei culti indigeni mediterranei, sul quale si inserì il nucleo di origine indoeuropea. Questa fase primitiva della religione romana è riscontrabile in divinità quali Cerere, Fauno, Giano, Saturno e Silvano. Il periodo delle origini è caratterizzato anche dalla presenza di numina, divinità indeterminate, come i Lari ed i Penati. A queste divinità arcaiche si affiancarono presto quelle di origine italica, come Giove, Marte e Quirino.

  47. Età repubblicana La mancanza di un pantheon definito favorì l'assorbimento delle divinità etrusche, come Venere (Turan), e soprattutto greche. A causa della grande tolleranza e capacità di assimilazione, tipiche della religione romana, alcuni dei romani furono assimilati a quelli greci, acquisendone l'aspetto, la personalità ed i tratti distintivi, come nel caso di Giunone assimilata ad Era. Mentre altre divinità furono importate ex novo, come nel caso di Apollo o dei Dioscuri. Il controllo dello stato sulla religione, infatti, non proibiva l'introduzione di culti stranieri, a condizione che questi non costituissero un pericolo sociale e politico. Nel II secolo a.C. furono ad esempio proibiti i Baccanali ed il culto dionisiaco fu represso con la forza.

  48. Età imperiale Iniziata nella tarda età repubblicana la crisi della religione romana si intensificò in età imperiale. Le cause del lento degrado della religione pubblica furono molteplici. Già da qualche tempo vari culti misterici di provenienza medio-orientale, quali quelli di Cibele, Iside e Mitra, erano entrati a far parte del ricco patrimonio religioso romano. Col tempo le nuove religioni assunsero sempre più importanza per le loro caratteristiche escatologiche e soteriologiche in risposta alle insorgenti esigenze della religiosità dell'individuo, al quale la vecchia religione non offriva che riti vuoti di significato. La critica alla religione tradizionale veniva anche dalle correnti filosofiche dell'Ellenismo, che fornivano risposte intorno a temi propri della sfera religiosa, come la concezione dell'anima e la la natura degli dei. Un'altra caratteristica tipica del periodo fu quella del culto imperiale. Dalla divinizzazione post-mortem di Gaio Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto si arrivò alla assimilazione del culto dell'imperatore con quello del Sole ed alla teocrazia dioclezianea. Nella congerie sincretistica dell'impero durante il III secolo, permeata da dottrine neoplatoniche, gnostiche ed orfiche, fece la sua comparsa il cristianesimo. La nuova religione lentamente andò affermandosi quale religione di stato, decretando la fine del paganesimo romano, sancito dalla chiusura dei templi nel IV secolo.

  49. Organizzazione religiosa Secondo la tradizione, fu Numa Pompilio ad istituire i vari sacerdozi ed a stabilire i riti e le cerimonie annuali. Tipica espressione dell'assunzione del fenomeno religioso da parte della comunità è il calendario, risalente alla fine del VI secolo a.C. ed organizzato in maniera da dividere l'anno in giorni fasti e nefasti con l'indicazione delle varie feste e cerimonie sacre.

  50. Il calendario romano Il calendario romano primitivo, introdotto probabilmente nel VII secolo a.C., prevedeva che l'anno fosse composto da 304 giorni ripartiti in 10 mesi e che iniziasse con marzo; i mesi gennaio e febbraio furono forse aggiunti più tardi. Inoltre poiché i mesi erano di soli 29 o 30 giorni, era necessario introdurre un mese circa ogni due anni. I giorni del mese erano indicati rispetto a tre date: le calende o primo giorno del mese; le idi, o giorno di mezzo, che cadevano nel tredicesimo giorno di alcuni mesi e nel quindicesimo di altri, e le none, ovvero il nono giorno prima delle idi. Il calendario romano divenne irrimediabilmente confuso quando i funzionari addetti all'aggiunta dei giorni e dei mesi abusarono della propria autorità per allontanare la scadenza dei loro incarichi e per affrettare o ritardare le elezioni. Nel 46 a.C. Giulio Cesare, su consiglio dell'astronomo greco Sosigene, decise di promulgare una riforma e di adottare un calendario solare, noto come calendario giuliano, della durata di 365 giorni; egli introdusse un anno bisestile di 366 giorni, ogni quattro anni. L'anno bisestile deve il suo nome al fatto che il giorno che veniva aggiunto era inserito dopo il 23 febbraio (nella denominazione latina il "sesto" giorno prima delle calende di marzo), divenendo così il "bisesto". L'ordine dei mesi e dei giorni della settimana previsto dal calendario giuliano rimane sostanzialmente valido ancora oggi. Nel 44 a.C. Giulio Cesare diede il proprio nome al mese quintilis che divenne julius (luglio); il mese sextilis fu poi rinominato augustus (agosto) in onore del successore di Giulio Cesare, Augusto.

More Related