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Le cittadelle della fede e della cultura

Le cittadelle della fede e della cultura. I monasteri benedettini. La funzione.

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Le cittadelle della fede e della cultura

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Presentation Transcript


  1. Le cittadelle della fede e della cultura I monasteri benedettini

  2. La funzione • Secondo la regola di San Benedetto era il luogo in cui praticare l’ascesi come ricerca della perfetta vita cristiana. L’abate era il “padre” che costituiva il modello di riferimento e la massima autorità della comunità. I sovrani carolingi imposero a tutti i monasteri l’adesione alla regola di S.Benedetto (volontà di una cultura unitaria); • Ogni monastero è un’istituzione autonoma dove i monaci provvedono al proprio sostentamento attraverso il lavoro manuale ed intellettuale; • Tra le attività più importanti vi era la conservazione e la produzione di opere librarie; • Nonostante la clausura e l’isolamento che vi si praticavano, il monastero aveva anche una funzione civile ed economica: 1. i ricchi feudatari ricorrevano ai monaci per questioni amministrative e contabili (il monastero era spesso l’unica sede della cultura nei territori dell’Europa medioevale); 2. I monasteri accoglievano i forestieri che per svariate ragioni si trovavano a viaggiare nel continente europeo: la rete stradale si strutturò in base alla posizione dei monasteri; • Al lavoro dei monasteri si devono vaste operazioni di bonifica territoriale per favorire l’agricoltura: ciò dimostra che le comunità monastiche possedevano notevoli conoscenze tecnico – scientifiche..

  3. L’architettura dei monasteri • Erano luoghi complessi costituiti da numerosi edifici entro un recinto murario (“muro” come strumento di difesa e come simbolo della separazione dal mondo civile); • Erano collocati in luoghi lontani dalle città, vicino a corsi d’acqua e spesso in posizione elevata. I monasteri costituivano, insieme, un sistema territoriale: ciascuno di essi era in rapporto con il territorio circostante e l’uno rispetto all’altro. I monasteri erano collegati tra loro da una efficiente rete viaria; • L’impianto architettonico era strutturato in maniera funzionale, in base alle attività quotidiane che svolgevano i monaci. Ogni monaco svolgeva una determinata funzione e ognuno era responsabile del luogo in cui si svolgeva tale attività (Cuciniere/cucina, medico/infermieria, refettoirista/refettorio, bibliotecario/biblioteca, ecc.) • L’impianto dei monasteri altomedievali rimane pressoché invariato per mille anni secondo un modello considerato “ideale” e ripetibile in luoghi diversi;

  4. Montecassino Il monastero di Montecassino (Lazio), fondato da S. Benedetto verso l'anno 529 dell'era cristiana, sorse sulla base di una preesistente fortificazione romana del municipio di Casinum; su questo monte si esercitava ancora il culto pagano in un tempio dedicato ad Apollo e vi era un boschetto sacro con annessa area per i sacrifici. Reso illustre dalla prodigiosa vita e dal sepolcro del suo fondatore, Montecassino ha vissuto lungo i secoli una feconda storia di santità, di cultura e di arte, che lo ha reso celebre nel mondo intero. Distrutto verso l'anno 577 dai Longobardi, il monastero rinasce agli inizi del sec. VIII su mandato di papa Gregorio II.Inizia per l'abbazia cassinese un periodo di grande splendore Nell'883 i Saraceni invadono il monastero, lo saccheggiano e lo danno alle fiamme; venne di nuovo restaurato. Nel 1349 avviene la terza distruzione a causa di un terremoto. Fu nuovamente ricostruito. Nel 1944 gli alleati americani lo bombardarono per sconfiggere i tedeschi che vi si erano rifugiati. Dopo la guerra si decise di ricostruirlo “dov’era e com’era” per non perdere la memoria della sua grande storia, sulla base dei documenti e delle fotografie posseduti.

  5. Si evitò la distruzione del patrimonio archivistico - librario dell’antica biblioteca di Montecassino grazie al provvidenziale spostamento dei libri e dei documenti a Roma durante la guerra. A Montecassino fu ritrovato dagli umanisti del XV secolo il prezioso manoscritto del trattato di Vitruvio “De Architettura” (I sec. d.C).

  6. San Gallo - Svizzera Sopra: Vista del complesso del monastero di san Gallo. A sin.: Pianta del Monastero ideale di San Gallo , Biblioteca di San Gallo – IX secolo. Il documento della pianta ideale,, fu commissionato dall'abate Gozberto di San Gallo ed esso include edifici e modelli base (solo alcuni dei quali furono effettivamente realizzati a San Gallo) per un complesso, idealizzato, di una comunità benedettina. Il centro geometrico è identificabile nell’area occupata dalla chiesa e dal chiostro.

  7. Nel 612 il monaco pellegrino Gallus istituì una cella eremitica nell'alta valle di Steinach, nella Svizzera orientale, dove un secolo più tardi l'abate Otmar fondò un convento che divenne un importante centro culturale dell'occidente. Accanto allo scriptorium sorsero una scuola e una bibliotecache fecero di San Gallo uno dei centri di studi e di sapere più importanti d’Europa. Il monastero lasciò significative tracce anche nell’architettura: la pianta realizzata nel IX secolo per l’ampliamento del complesso abbaziale servì da modello all’architettura monastica in tutto il continente. La complessità dell’impianto planimetrico riflette la rigida e organizzata vita monastica. L’abbazia, che si raggruppa attorno alla collegiata e ad un grande chiostro, conserva le testimonianze dei diversi linguaggi architettonici sovrapposti l’uno all’altro nel corso dei secoli. Il complesso attuale risale prevalentemente al XVIII secolo e vanta una delle più splendide realizzazioni dell’architettura barocca: la sala della biblioteca.

  8. L’architettura cistercense • Si sviluppa in Borgogna (Citeaux) a seguito della riforma voluta dall’abate Roberto di Molesme (1098) in direzione di una maggiore rigore nell’osservanza della regola di San Benedetto. San Bernardo di Chiaravalle diede un decisivo impulso ad una nuova impostazione architettonica delle abbazie. • Architettura essenziale, razionale, rigorosa, basata sull’uso della linea retta e del modulo “ad quadratum”; • Chiesa: Pianta a croce latina con abside e cappelle rettangolari; • Chiostro quadrato chiuso sul lato nord dal fianco della chiesa, presbiterio rialzato senza cripta sottostante; • Gli ambienti dell’abbazia si distribuiscono intorno, a sud della chiesa, secondo una logica funzionale e geometrica; • Presenza di numerosi riferimenti simbolici al numero inteso come espressione della sapienza divina; • Il linguaggio dell’architettura cistercense francese si diffonde in tutta Europa. In Italia alcuni esempi: Chiaravalle alla Colomba (Alseno PC), Morimondo (MI), Cerreto (Lodi), Fiastra (MC), Cabuabbas a Sindia in Sardegna.

  9. Abbazia di Cerreto Chiesa dell’Abbazia di Morimondo

  10. Abbazia di Fiastra (MC) Secc. XII - XIII

  11. La chiesa.

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