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Iptv, web tv e corporate communication definizioni, modelli di business, strategie

Iptv, web tv e corporate communication definizioni, modelli di business, strategie. Indice. I. Il perimetro delle offerte video su Internet Protocol II. Iptv: mercato e modelli di business III. Il mercato dei contenuti audiovisivi sul web IV. Business tv e corporate communication.

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Iptv, web tv e corporate communication definizioni, modelli di business, strategie

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  1. Iptv, web tv e corporate communication definizioni, modelli di business, strategie

  2. Indice I. Il perimetro delle offerte video su Internet Protocol II. Iptv: mercato e modelli di business III. Il mercato dei contenuti audiovisivi sul web IV. Business tv e corporate communication

  3. Parte IIl perimetro delle offerte video su Internet Protocol

  4. Nella prima sezione si è proceduto a delineare una tassonomia delle offerte televisive su protocollo internet. Trattandosi di un territorio in rapida evoluzione sia dal punto di vista tecnologico, sia per quanto riguarda i modelli di business e le modalità di fruizione da parte dell’utenza, una sistematizzazione, inevitabilmente semplificatrice, appare necessaria. Il tentativo di mettere dei confini e stabilire delle definizioni in questo contesto può apparire come una forzatura. Allo stesso tempo però, questa proposta viene giustificata dalla necessità di monitorare l'evoluzione dei mercati, le performance degli attori in gioco, le modalità di consumo degli utenti e conseguentemente di business degli operatori, tracciando perimetri su cui costruire un quadro definitorio stabile e condiviso.

  5. La tv su protocollo Ip: Iptv, Web TV e Over-the-top TV (o Open Iptv?) Social Tv (portali ugs) + Over-the-top TV (Open Iptv?) Portali ugc In-Store TV Web TV classica free Web videosfera Brand TV Apertura contenuti Portali Catch-up TV Iptv Pay Web TV Corporate TV - - + Apertura rete

  6. L’Iptv “una serie di servizi multimediali (audio, video, testo, grafica e trasmissione di dati) distribuita tramite reti che operano con protocollo Ip gestite per fornire dati livelli di qualità del servizio (QoS/QoE), sicurezza, interattività e affidabilità” ITU (International Telecommunication Union) Tra gli addetti ai lavori, l’Iptv viene generalmente identificata come quel particolare servizio di Tv, sia on demand che in live streaming, distribuita da un operatore di Tlc tramite procollo Ip attraverso una rete “recintata” ad utenti generalmente abbonati ai servizi dell’operatore ai quali viene garantito un adeguato livello del servizio (QoS) e che per fruirla necessitano di apparecchiature dedicate, fornite dal service provider.

  7. L’Iptv è stata la prima piattaforma a garantire effettivamente la fruizione on demand (ovvero nel momento desiderato dall’utente) dei contenuti televisivi sul televisore domestico. I fornitori di questo tipo di servizio in Italia sono, attualmente, Fastweb, Alice Home Tv e Infostrada Tv. Tutti questi operatori richiedono un extra sulla bolletta dei propri abbonati ai servizi telco e forniscono un set-top-box dotato di connessione ad internet broadband e di una particolare EPG che permette di fruire dei contenuti diffusi tramite rete Ip direttamente sul televisore A livello di QoS, gli operatori possono riservare ai propri utenti una certa porzione di banda tramite una specifica gestione degli DSLAM (apparecchio che raccoglie diversi canali di comunicazione provenienti dai singoli clienti raggruppandoli, con una tecnica di commutazione, in un canale di comunicazione di gerarchia maggiore nella struttura della rete di telecomunicazione) che, tramite la creazione di specifiche Vlan (reti virtuali), consentono di dare la priorità agli utenti di Iptv nei momenti di maggior traffico della rete

  8. La Web VideosferaCon il termine ombrello Web Videosfera si intende quella famiglia di siti o portali che offrono servizi audiovisivi, professionali e/o amatoriali, prodotti direttamente o aggregati, diffusi in live streaming e/o in modalità on demand, accessibili sul Web tramite un dispositivo digitale dotato di schermo, browser e software videoplayer.

  9. Possono, quindi, essere ricomprese all’interno del macro-concetto di web videosfera forme differenti di distribuzione di contenuti audiovisivi quali: siti o portali web che dispongono di un catalogo di contenuti on demand e/o consentono la visione di contenuti in live streaming (sia amatoriali che professionali, in modalità free e/o pay) portali che aggregano contenuti di editori indipendenti in modalità on demand (sia amatoriali che professionali, come YouTube), o in live streaming (le forme di social tv come Justin TV). Fanno capo al primo gruppo le classiche web tv editoriali professionali (es Repubblica TV) o amatoriali sia free che pay e le catch-up tv, sia free (le sezioni video dei portali Rai, Mediaset e La7) che pay (la web tv di Canal plus, in cui le limitazioni alla visione vengono gestite tramite un videoplayer proprietario) Gli aggregatori, invece, si limitano a gestire la piattaforma di distribuzione dei video dal punto di vista tecnico (gestione dei server e degli standard di trasmissione) e dell’interfaccia (modalità di ricerca e organizzazione dei contenuti) dando all’utente la possibilità di caricare (upload) contenuti, dei quali gli aggregatori non si assumono la responsabilità editoriale. I contenuti sono user generated (lo user può essere costituito da un singolo utente come da una normale azienda o un broadcaster televisivo), accezione che comprende da un lato la creazione vera e propria (user created) e dall’altro la distribuzione (user distributed, per cui l’utente distribuisce più o meno lecitamente contenuti creati da terzi)

  10. La Web Tv “Per web tv si intende il sito o la sezione di portale che offre all’utente l’accesso a richiesta, in modalità streaming o downloading, a intere programmazioni o singoli contenuti costituiti esclusivamente da opere cinematografiche e assimilate, opere audiovisive, video musicali o filmati di vario genere” [Siae] Più in generale per Web Tv (Website Television) intendiamo un sito web che fornisce all’utente contenuti prevalentemente audiovisivi, in live streaming oppure on demand, organizzati secondo un modello editoriale assimilabile a quello di un canale televisivo – e quindi con una pluralità di generi o dedicato ad un singolo tema o target. La differenza tra Web Tv e Iptv è dunque nella tipologia di rete (la web tv è disponibile per tutti coloro che hanno accesso al web tramite il protocollo http, mentre l’Iptv viaggia su una parte riservata della rete internet) e nella modalità di accesso (pc o altro terminale in grado di connettersi al Web nel primo caso, set-top-box proprietario nel secondo)

  11. La rete Internet (Tcp Ip) non è solo il web Internet e il Web non possono essere considerati sinonimi: il World WideWeb è solo uno dei servizi supportati da Internet Internet è una rete di computer network, costituito da una serie di reti interconnesse in senso fisico e in senso logico che trasportano i dati e li indirizzano su una pluralità di devices terminali facendo ricorso a un medesimo gruppo di protocolli, l’Internet protocol suite. Il Web è un sistema di documenti in formato ipertestuale, posti in relazione per mezzo di link e accessibili mediante Internet. Per mezzo di un applicativo che prende il nome di web browser, istallato su una macchina client, l’utente può scaricare dai web server e navigare interattivamente attraverso link i repertori ipertestuali organizzati in pagine web (documenti in formato HTML –Hypertextmarkuplanguage), che contengono testo, immagini, video e altri formati multimediali. Fonte: elaborazione Iem su A. Marinelli

  12. Amatoriale Web TV free • No business • advertising • Amatoriali autoprodotti • Talvolta aggregazione cataloghi, amatoriali e professionali • Qualità contenuti ,qualità ricezione, alfabetizzazione informatica; fruizione lean-forward

  13. Le catch-up TV • Le catch-up tv sono particolari forme di web tv che si distinguono dalle altre per la tipologia degli editori cui fanno capo (i broadcaster) e per le modalità proprie dei loro cataloghi on demand (generalmente fruibili per determinati periodi di tempo dopo la messa in onda dei contenuti sulla tv tradizionale lineare)

  14. Live Aggregatori • lineare • Adverstising • Freemium(privilegi di banda nel trasferimento dati) • aggregatore flussi UserGenerated (flussi usercreated o userdistributed, professionali o amatoriali)

  15. Over-the-top tv: ma qual è il top? Tutta la tv everytime and everywhere? Il web sul televisore di casa? Over-the-top tv o Open Iptv ? La prima accezione, apparentemente la meno diffusa fra gli addetti ai lavori ma anche la più onnicomprensiva, intende l’Ott come il risultato di una “super-tele-convergenza” che permetta a tutti i terminali dotati di schermo, accesso web e browser (interfaccia di navigazione) di visualizzare qualunque tipo di contenuto audiovisivo presente sulla rete internet (cioè diffuso tramite protocollo Ip)

  16. La seconda accezione, probabilmente la più diffusa al momento, implica la possibilità di fruire, sullo schermo televisivo domestico, di tutti i contenuti audiovisivi presenti sul web. Ma con quale catena del valore? 1) Allo stato attuale, microOtt sono realizzabili tramite speciali set-top-box, game console, lettori dvd e blue ray enhanced che connettono la tv (che a sua volta può inglobare il decoder browser) al web impaginando in una sorta di Epg avanzata parte delle web tv presenti su internet. In un contesto del genere l’accesso ai contenuti è controllato dai produttori di set top box, di game console e di tv con stb integrato – gli “overthetopper”, che gestiscono le interfacce utente e diventano gli intermediari tra i broadcaster e il pubblico di questa nuova forma di televisione

  17. 2) Ma questa seconda accezione di OTT Tv viene definita da alcuni provider Open Iptv laddove con questa definizione si intende un allargamento del “giardino recintato” della Iptv verso i contenuti audiovisivi (in particolare dei broadcaster tradizionali) presenti sul web (prevalentemente le catch up tv). Ma si tratta sempre e comunque di un giardino “controllato”!? La spinta di questo mercato proviene da broadcaster e content provider, interessati ad arricchire la classica fruizione televisiva portando i contenuti sulla televisione in modalità VOD. La differenza con la OTT tv consiste nel fatto che i broadcaster, non intendendo lasciare il campo libero ai nuovi aggregatori di contenuti e all’industria manifatturiera che tentano di affacciarsi sul mercato televisivo tradizionale, una volta scese nel terreno del web tramite le catch-up-tv, vogliono sfruttare le potenzialità proprie del web per arricchire la tv domestica con le stesse funzionalità, facendo leva sul fatto che sono loro a produrre i contenuti pregiati Broadcasters Contenuti on demand Tv di flusso broadcast Decoder ibrido Open Internet (soprattuttoCatch Up TV) Tv con interfaccia di navigazione sviluppata in accordo con i broadcaster “utente” “pubblico” Fruizione di flusso e on demand sulla tv

  18. Parte IIIptv: mercato e modelli di business

  19. Freemium: pacchetti basic e servizi extra (es videorecording) offerti gratis dagli operatori di tlc ai propri abbonati ai servizi di telefonia e internet a banda larga cataloghi on demand in ppv (o combinazioni di contenuti free e contenuti pregiati in ppv) third party reselling di pacchetti basic o premium Basic pay: pacchetti basic comprendenti canali e cataloghi on demand soprattutto di terze parti (possibilità di acquisto dei contenuti pregiati in ppv) e servizi extra offerti dagli operatori ai propri abbonati a costi aggiuntivi (rispetto alla bolletta broadband + telefonia) compresi tra circa 3 e 10 euro al mese third party reselling di pacchetti premium Offerta premium: pacchetti di contenuti pregiati in esclusiva (in particolare Calcio) pacchetti basic con accesso a cataloghi on demand (in cui i singoli contenuti pregiati sono in pay-per-view) e servizi extra (es 3D) I business model dell’Iptv

  20. Il modello freemium Questa tipologia di modello è applicata da operatori come Neuf, Free e Telia Sonera (e in passato anche da France Télécom e British Telecom), nel tentativo di creare una massa critica di utenti che renda successivamente profittevole l’acquisto e la vendita di contenuti premium o ppv Poiché il servizio di Iptv è offerto in modo complementare alla sottoscrizione dell’abbonamento ai servizi telefonici e al broadband, il numero di abbonati ai servizi televisivi degli operatori che praticano questa tipologia di business model è molto alto rispetto agli altri, mentre l’ARPU presenta valori decisamente inferiori Il mercato in cui il modello freemium è stato applicato in modo più intenso è quello francese, che infatti presenta la più alta diffusione di servizi di Iptv a fronte di un ARPU di circa 5 euro

  21. Il caso francese rispecchia uno dei casi classici della teoria dei giochi: poiché il maggiore operatore ha lanciato, nel 2003, il proprio servizio di Iptv gratuitamente, gli altri operatori sono stati “costretti” a seguirlo, generando un nuovo equilibrio in cui i potenziali effetti dell’offerta iniziale (attrazione di nuovi utenti all’abbonamento di France Telecom) sono stati azzerati e in cui tutti i giocatori, scegliendo la stessa strategia, hanno ridotto i propri margini di guadagno. Abbonati Iptv (000) in Europa, 1H09 Questo inseguimento si è tradotto in un servizio disponibile gratuitamente per tutti gli abbonati broadband, circa la metà dei quali sono divenuti anche abbonati Iptv. Il mercato francese costituisce così oltre i 2/3 degli abbonati Iptv europei complessivi Fonte: e-media.

  22. Inoltre, lo sviluppo di una massa critica di utenti in questa piattaforma ha permesso lo sviluppo del mercato dei contenuti digitali a pagamento: i cataloghi on demand degli operatori francesi (tutti disponibili esclusivamente in ppv) hanno triplicato i propri ricavi negli ultimi 2 anni, mostrando come la crescita dei contenuti on demand passi per l’associazione ad offerte televisive più che per i cataloghi online Ricavi VOD Francia, 2007-2009 (M€) Fonte: IEM su CNC

  23. …ma non in tutti mercati si è verificato l’effetto free francese Il meccanismo per cui all’offerta freemium del maggiore operatore seguono le offerte freemium dei suoi competitor nazionali si verifica solo in mercati con operatori di vaste dimensioni. Nel mercato svedese l’operatore Telia, che come Orange (France Télécom) ha lanciato la propria Iptv in modalità freemium, ha visto moltiplicare i propri abbonati anche grazie all’impossibilità per i suoi competitor, di dimensioni ridotte, di sostenere un’offerta di pacchetti basic pay in modalità free. Abbonati Iptv di Telia (06-09) Secondo l’operatore svedese, il 70% dei suoi abbonati fruisce anche di contenuti pay. Nel solo mese di luglio 2009 sono state registrate oltre 130.000 transazioni VoD, +30% sull’anno precedente. Lancio offerta free (e switch over/off)

  24. Gli operatori che praticano questa tipologia di business: offrono pacchetti di contenuti basic e i servizi extra a costi molto bassi non offrono gratuitamente l’apparato di ricezione (STB), che nella maggior parte dei casi necessita di un contributo di attivazione cercano di ritagliarsi il proprio spazio senza entrare in diretta concorrenza sui contenuti premium con gli operatori presenti sulle altre piattaforme (satellitare e tdt), con i quali al contrario stringono accordi per il reselling di contenuti pregiati In termini numerici, sebbene i servizi di Iptv free possano vantare un maggior numero di abbonati, la maggior parte degli operatori in Europa pratica un’offerta collocabile secondo il modello basic pay. Il modello basic pay

  25. Attualmente gli operatori italiani praticano tutti offerte basic pay, le quali: sono comprese tra i 2,95 e i 9,90 euro al mese includono pacchetti di canali basic, accesso a parte dei cataloghi Vod e servizi extra (video recording, video shifting ecc); prevedono la possibilità per l’utente di acquistare i pacchetti premium di terze parti (satellite e pay tdt) Il modello basic pay è riscontrabile nei maggiori paesi europei e soprattutto in Italia Principali offerte pay-tv in Italia (2004-2009), abbonati Il modello basic pay può essere definito una strategia difensiva, utilizzata in contesti dove sono più forti gli operatori pay su altre piattaforme Fonte: IEM. Il dato 2009 dell’Iptv è tratto dal panel Auditel. Per Mediaset Premium si tratta di “clienti attivi”.

  26. Principali offerte pay-tv in Italia (2008), ricavi e abbonati I ricavi da Iptv nel 2008, secondo Agcom, sono stati di soli 33 milioni, contro i circa 2,4 miliardi di Sky e i circa 200 milioni di abbonamenti e ppv a Mediaset Premium. ARPU mensile pay-tv (2008) Fonte: IEM su Agcom, Mediaset et alia. Per Mediaset Premium “clienti attivi” I ricavi per cliente dell’Iptv sono quindi paragonabili a quelli di un’offerta pay-light come Mediaset Premium (il cui Arpu però è in crescita nel 2009 e tenderà a posizionarsi in una fascia mediana tra l’attuale livello dell’Iptv e il satellite). Fonte: stime IEM.

  27. In Italia è complicato fare stime sulle prospettive di crescita del mercato Iptv (negli anni scorsi le prospettive sono state costantemente sovrastimate), perché questo dipende da innumerevoli fattori: • crescita del mercato broadband • alfabetizzazione informatica • digital divide • capacità della rete e qualitàeffettiva del servizio • difficoltà nel gestire la connettività in ambiente domestico (portare il cavo broadband fino alla tv in salotto) • mancanza di contenuti premium esclusivi (oltre la metà degli abbonati a servizi di tv a pagamento cita come motivazione le partite di calcio e gli altri eventi sportivi, e oltre il 40% i film in prima visione)

  28. Per sostenere il costo dei diritti dei contenuti premium in esclusiva è necessario il raggiungimento di una massa critica di utenti, che viene limitata dai fattori già citati Inoltre, il costo percepito dagli utenti abbonati a servizi di Iptv per i contenuti premium è superiore a quello delle altre piattaforme, perché il prezzo include inevitabilmente anche la spesa per l’abbonamento broadband. ARPU mensile pay-tv (2008) (la spesa consente navigazione e servizi, Web tv e filesharing) Arpu Iptv Spesa utente Iptv (esclusi premium) Spesa utente broad band Arpu Broadband

  29. Infine, occorre considerare che lo stesso abbonamento broadband, indispensabile per fruire di servizi Iptv, dà accesso anche ai servizi di web tv e al filesharing. Gli utenti di Internet sono scarsamente disposti a pagare per i contenuti che fruiscono: secondo l’Istat, circa l’1,9% degli utenti internet ha pagato per contenuti online, contro il 97,7% che non ha mai pagato, di cui il 63,4% dichiara di non essere in nessun caso disposto a pagare per i contenuti. Di conseguenza, l’Iptv deve trovare la propria utenza in una fascia particolare di pubblico, e il broadband risulta allo stesso tempo, paradossalmente, alleato dell’Iptv (dando agli utenti la possibilità di accedere al servizio) e suo concorrente (per la fornitura di servizi audiovisivi via web)

  30. L’ Offerta premium prevede, oltre ai servizi basic pay, VoD ed extra, la fornitura di pacchetti di contenuti pregiati (in particolare il calcio, gli eventi sportivi e i film in prima visione) di cui l’operatore detiene i diritti in esclusiva Questo tipo di strategia è più aggressiva rispetto alle precedenti e ha dimostrato di aumentare i margini di successo o di insuccesso delle offerte a seconda delle condizioni dei singoli mercati. Le precondizioni necessarie affinché l’offerta Iptv premium risulti vincente sono: un’alta percentuale di abbonati ai servizi broadband ad alta capacità (in grado di garantire una buona QoS) un mercato televisivo a pagamento meno competitivo (con una minore concorrenza di grandi operatori satellitari o via cavo) o in cui non vi sia la presenza di un incumbent tlc (come quelli Est Europei) la propensione della popolazione verso la tv a pagamento Il secondo fattore costituisce il motivo dell’affermazione degli operatori premium nei mercati dell’Est Europa: Telefonica in Repubblica Ceca, Comstar in Russia e soprattutto Elion DigiTv in Estonia sono riuscite rapidamente a conquistare discrete quote di mercato. L’ultima, in particolare, può vantare 10 % del mercato televisivo nazionale complessivo, il 30% di quello digitale e il 40% di quello a pagamento Il modello premium

  31. Il modello premium vincente di Belgacom Tra i Paesi occidentali, l’operatore Belgacom viene spesso citato come modello vincente tra gli operatori Iptv premium: nel 2005 ha acquistato i diritti per trasmettere il campionato di calcio belga (2005 – 2008) e ha lanciato la propria offerta Iptv, arrivando rapidamente a 300mila abbonati (6,73% delle abitazioni tv). Ha progressivamente arricchito il proprio bouquet con numerosi pacchetti di canali extra (compresi tra i 5 e i 15 euro/m) e servizi di replay tv (a pagamento 6 euro/m), con ulteriori titoli nel proprio catalogo on demand ppv (attualmente sono oltre 700 contenuti) e ha riacquisito i diritti per continuare a proporre il calcio in modalità premium (15 euro/m). Questa strategia gli ha permesso di rafforzare ulteriormente la propria posizione arrivando a dicembre 2009 a quota 750mila abbonati (oltre il 16% dell’intero mercato televisivo belga), con un Arpu mensile pari a 20,4 euro Belgacom, abbonati e ARPU (€) 20,4 17,2 16,1 12,3 10,8 Arpu

  32. Parte IIIIl mercato dei contenuti audiovisivi sul web

  33. Il mercato dei video on-line (della web video-sfera) Video on-line Contenuti nativi on-line (prime Web TV) Offerta Broadcaster Internet to tv (Over-the-top Tv o Open Iptv Catch- up TV free Catch- up TV pay YouTube Catch- up TV free + live streaming

  34. ... e rappresenta ormai circa un 6% rispetto alla fruizione televisiva Il tempo di fruizionedei video online negli Stati Uniti si è triplicato nel corso dell’ultimo anno, superando i 2 miliardi di ore/spettatore... Tempo di visione USA (miliardi ore/spettatore, dicembre 2009) Tempo di visione online video USA (miliardi ore/spettatore) Fonte: Nielsen (tv), comScore (video online) Fonte: Nielsen (tv), comScore (video online)

  35. Ricavi pubblicitari USA (miliardi US$, 2009) I ricavi pubblicitari dell’Online Video rappresentano però circa 700 milioni di dollari, poco più dell’1% della pubblicità televisiva. La capacità di monetizzazione dei video online è, quindi, di 1/6 di quella televisiva (ovviamente senza però considerare le altre forme di relazione tra brand e spettatore che l’online consente ma la cui misurabilità è diversa) Fonte: TBA, NCTA, eMarketer

  36. La produzione di contenuti esclusivi per il web La crescita della popolarità di internet e le evoluzioni tecnologiche del video hanno reso la produzione e soprattutto la distribuzione di video estremamente economica rispetto al passato, assicurando allo stesso tempo un’audience globale e un tempo di fruizione dilatato all’infinito Nati come produzioni indipendenti (‘95), i contenuti audiovisivi Web-only si diffondono con la nascita degli aggregatori di video (2001-2005) e raggiungono il successo nell’ultimo quadriennio: la serie Lonelygirl15 ha totalizzato 100 milioni di visualizzazioni (2006); le serie KateModern (30 milioni di visualizzazioni) e Roomates approdano su Bebo e MySpace; Quarterlife dopo il successo su MySpace, viene distribuito dalla NBC (2007) Nel 2008 Abc e Nbc hanno lanciato le proprie serie (es Gemini Division con Rosario Dawson) sul web, Warner Bros la propria web tv (con una serie originale prodotta per l’occasione e distribuita in esclusiva sul web), Endemol Uk ha prodotto il seguito di KateModern su Bebo e Krill su MSN La web tv nasce come emittente di contenuti audiovisivi prevalentemente on demand, diffusi esclusivamente sul web I contenuti sono generalmente serializzati e di breve durata (da 2 a 10 min), inizialmente spin-off di programmi esistenti e sit-com

  37. I file audiovisivi delle serie tv prodotte esclusivamente per il web vengono distribuiti: in streaming, da singoli o molteplici punti d’accesso In modalità download (video podcasts o singoli file) L’evoluzione tecnologica ha reso maggiormente profittevole sia per l’utente che per il produttore distribuire i video dai propri server anzichè in modalità p2p I contenuti prodotti dai networkUsa sono distribuiti principalmente tramite i propri portali e disponibili anche in modalità Vod via cavo Alcuni network (es Nbc con Gemini Divison) consentono agli utenti di inglobare il video player proprietario per visualizzare i contenuti sul proprio sito. La visione dei programmi dei network americani è limitata al territorio Usa, strategia che consente loro di commercializzare i prodotti in modo diverso a seconda dei Paesi di destinazione

  38. YouTube e gli aggregatori di video online Nato nel 2005, YouTube è il più famoso portale al mondo di videosharing Il suo core business è consentire lo scambio di contenuti audiovisivi (created e user distributed) tra gli user (amatoriali e professionali) Problema dei diritti: per gli user è vietato l’upload di contenuti di cui non detengono la licenza, ma la verifica avviene ex-post I video sono navigabili tramite un motore di ricerca e in parte organizzati tramite i canali degli utenti • La popolarità del sito ha spinto parte dei broadcaster ad aprire dei propri canali, che però vengono utilizzati più per finipromozionali indiretti anziché per generare introiti diretti

  39. Nell’ultimo triennio YouTube ha mostrato una crescita dirompente e rappresenta la quasi totalità dei video fruiti sulle property Google, trainando la fruizione dei video online. Il suo vantaggio sui concorrenti è enorme anche se… Milioni di online video visti negli USA (dicembre) Fonte: IEM su comScore

  40. … segnali che qualcosa sta mutando sembrano provenire dal mercato americano, dove la sua quota (comunque alta) di video visualizzati è scesa sotto il 40%. Il suo maggior concorrente Hulu non va oltre il 3,5%. In Europa la quota di YouTube è però generalmente superiore all’80% Quote di mercato per numero di online video visti negli USA (dicembre) Fonte: IEM su comScore

  41. L’offerta dei broadcaster sul web: catch-up Tv Le catch-up Tv presentano 3 principali modelli di business, che generalmente (ma non sempre) rispecchiano le modalità di finanziamento prevalenti dei broadcaster che organizzano l’offerta: finanziamento pubblico (canone o misto ads + canone): Bbc iPlayer, portale video Rai pay o freemium: Canal+, France Tvod e Tf1 Vision (e precedentemente 4oD di Channel4) advertising: Hulu, portale Video Mediaset, portale La7.tv La tendenza appare quella di integrare i modelli free e pay verso l’ibrido freemium • Il successo dei video web-only-distributed è stato seguito dal lancio di veri e propri portali Web da parte dei broadcaster, le catch-up TV, che permettono di vedere in modalità on demand (e talvolta in streaming) tutti i programmi da loro prodotti o di cui detengono i diritti (talvolta i programmi sono disponibili per limitati lassi di tempo)

  42. Il modello a finanziamento pubblico BBC iPlayer è cronologicamente il primo grande esempio di catch-up Tv a livello mondiale Previsto a partire dal 2005, è stato lanciato nel 2007 per problematiche relative alla compatibilità con i diversi device e sistemi operativi Permette servizi di catch-up streaming (fruibili solo da indirizzi Ip locati nel territorio britannico) catch-up downloading (Ip britannico e software proprietario) e simulcast (quest’ultima tipologia richiede dati relativi al pagamento del canone)  servizi pubblici (BBC e Rai) sono gli unici portali che offrono il simulcast dei programmi broadcast il caso BBC iPlayer • Inizialmente l’iPlayer dava la possibilità agli utenti di vedere i programmi dell’ultima settimana, ma i cataloghi sono stati via via ampliati con programmi di nicchia, mentre il nuovo servizio Series Stacking dilata la disponibilità del contenuto per tutta la durata della messa in onda • Il BBC Trust ha permesso alla BBC di distribuire solo il 15% dei contenuti con lo stacking service

  43. Attualmente sono disponibili 20 versioni dell’iPlayer: per Iptv, cavo, game console, mobile phone, portable players, home media hub (set-top-box) Le console coprono il 12% degli accessi (8% Playstation, 4% Wii)! Il 97% degli utenti fruisce dei contenuti in streaming, solo il 3 % in downloading Il 92% fruisce dei contenuti on demand, l’8 % in simulcast L’analisi dell’utilizzo del Player suddiviso per gli orari di fruizione mostra dati di ascolto più simili alla fruizione televisiva che a quella di video da internet, con gli accessi (gli stream) che crescono nella fascia serale – pomeridiana mostrando il picco tra le 20 e le 23 (circa 200mila stream) Fonte BBC

  44. BBC iPlayer e banda larga La domanda per l’iPlayer ha generato alcune critiche da parte degli ISP britannici per l’esponenziale incremento nel consumo di banda generato dal BBC iPlayer. Molti provider (in particolare Tiscali) hanno richiesto alla BBC un contributo economico per finanziare l’upgrade delle reti di trasporto dati Secondo la BBC, al contrario, il proprio video player favorisce gli abbonamenti ai provider a banda larga Contenuti visualizzati su BBC iPlayer (milioni) • Per via del consumo di banda, alcuni provider richiedono un extra sull’abbonamento per fruire dell’iPlayer in modalità ibrida sulla tv domestica (es BT Vision richiede 2,93 £/mese) • Il cable provider Virgin Media, ha inserito a maggio 2008 l’iPlayer nella propria EPG gratuitamente per i propri abbonati. Dopo circa 1 anno e mezzo, il 20% dei contenuti dell’iPlayer sono visualizzati da utenti abbonati Virgin Fonte: elaborazione IEM su dati BBC

  45. Le catch-up TV pay Le più famose catch-up Tv a pagamento al momento sono Canal Play (Canal Plus) e i portali Tf1 Vision (Tf1) e France TVoD (France Télévision) Canal Play: ampio catalogo di titoli sia nuovi che d’archivio, visibili sul proprio pc scaricando un software proprietario che consente la fruizione pay (i film di catalogo a partire da 1,99 €, i film nuovi da 3,99 €) per 48 ore. Il donwload definitivo parte da 7.99 € dispone tra l’altro di un’offerta VoD dedicata alla PlayStation Portable tramite sincronizzazione dei contenuti audiovisivi da pc (opportunamente munito del software di Canal Play) offre anche contenuti free (documentari e estratti di 6 minuti dai contenuti audiovisivi pregiati) Tf1 Vision ampio catalogo di titoli che fanno capo a diversi generi (cinema, tv, bambini ecc) e tre canali VoD tematici i titoli sono venduti secondo un triplice modello di business che va dalla visione in streaming alla vendita (download definitivo, ad un costo compreso tra 5,99 e12,99ϵ) al noleggio (download temporaneo provvisto di DRM che consente la fruizione entro 30 gg e streaming entro 24-48 ore dall’inizio della prima fruizione – film a partire da 4,99ϵ e programmi tv a partire da 1,99ϵ) offerta catch-up tv attraverso la sezione video del portale tf1.fr

  46. France TVoD Offre in modalità free catch-up tutti i programmi di informazione Le serie, i film e gli altri programmi sono a pagamento con prezzi differenti per lo streaming (più economico) e il download L’evoluzione di 4oD (Channel 4): catch up tv da pay a free Nasce come servizio Iptv nel 2006; viene lanciata la versione pay web tv nel 2008 Catch up Tv con programmi trasmessi nei 30 giorni precedenti in tv, per la maggior parte pay (99p per programmi standard e £1,99 per film) e visibili nei 30 gg successivi al download Il servizio è stato riconvertito al free ad aprile 2009 (con pubblicità sia prima che durante i programmi in streaming) Non tutti i contenuti televisivi sono disponibili nel servizio catch up (l’esclusione riguarda soprattutto le serie americane) Da quando è stato rilanciato con la nuova formula, ha registrato una crescita mensile nel numero di visioni del 111% Il servizio tenta ricavi aggiuntivi con la formula click-to-buy (sul sito si offre l’acquisto dei contenuti da iTunes) Il passaggio di 4oD da pay a free significa che il modello free è l’unico vincente per la catch up tv o che il mercato del video via internet non è ancora maturo per vendere contenuti pay? Oppure che l’internet video può sviluppare un modello pay solo se integra video-to-pc con video-to-tv?

  47. Le catch-up TV finanziate con la pubblicità E’ il modello che si sta affermando in tutto il mondo (Usa, Italia, Spagna, in parte Gran Bretagna e Francia, Cina ecc) prevede la creazione di un portale web che mostri i programmi andati in onda sulla tv tradizionale in modalità on demand per determinati periodi di tempo in genere il portale contiene anche un archivio di programmi di library tutti i contenuti sono fruibili gratuitamente e immediatamente in modalità streaming, previa la visione di alcuni spot pubblicitari (talvolta gli spot sono inseriti anche durante la visione) generalmente sono diffusi dai singoli broadcaster sul sito proprietario, ma l’esempio di maggior successo è stato realizzato da più broadcaster insieme: Hulu

  48. Ads Catch-up TV multi-broadcaster: Hulu, il primo grande successo lanciato a marzo 2008 da Nbc, Fox e in seguito Abc (Disney) visione in streaming contiene circa 1200 programmi televisivi e oltre 100 film di catalogo oltre ai contenuti provenienti dai propri azionisti, distribuisce contenuti di terze parti • la visione dei programmi è limitata al territorio Usa, preservando la commercializzazione tradizionale dei contenuti nei Paesi terzi • Hulu è visibile anche direttamente sulla tv domestica grazie ad un software (PlayOn) che rende compatibili le game console con il sito e ne trasforma l’interfaccia • Hulu Desktop è un programma che consente la visione sul proprio pc senza bisogno di internet browser  compatibilità con 10 telecomandi da computer

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