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L.S. in Scienze e tecnologie alimentari Anno Accademico 2008/2009 Corso integrato:

L.S. in Scienze e tecnologie alimentari Anno Accademico 2008/2009 Corso integrato: Controllo delle modificazioni chimiche negli alimenti (7 CFU) Modulo di: Chimica analitica strumentale (4 CFU) Giorgio Bonaga. CROMAROGRAFIA SU STRATO SOTTILE (TLC) (CAS-5). Giorgio Bonaga.

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L.S. in Scienze e tecnologie alimentari Anno Accademico 2008/2009 Corso integrato:

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  1. L.S. in Scienze e tecnologie alimentari Anno Accademico 2008/2009 Corso integrato: Controllo delle modificazioni chimiche negli alimenti (7 CFU) Modulo di: Chimica analitica strumentale (4 CFU) Giorgio Bonaga CROMAROGRAFIA SU STRATO SOTTILE (TLC) (CAS-5) Giorgio Bonaga

  2. COMATOGRAFIA LIQUIDA PLANARE • La fase stazionaria non è contenuta in una colonna, ma è distesa su una superficie piana. Le tecniche cromatografiche planari sono fondamentalmente due: • cromatografia su strato sottile (TLC = ThinLayerChromatography) • cromatografia su carta (PC = PaperChromatography) • Sono tecniche rapide, semplici ed economiche. Specialmente la TLC è di grande aiuto nella fase di screening, cioè nella fase che precede l’analisi quali-quantitativa più rigorosa di una miscela di sostanze. Nel settore della chimica delle sostanze naturali, ed in particolare in quello dell’analisi degli alimenti, la TLC è ancora oggi uno strumento prezioso. • Anche la TLC è governata dalla teoria generale della cromatografia, ma vanno discusse alcune varianti che sono caratteristiche dei metodi planari. Giorgio Bonaga

  3. TLC La trattazione della TLC può essere organizzata in 4 punti: a. Flusso della fase mobile b. Fase stazionaria c. Fase mobile d. Esecuzione della TLC a. FLUSSO DELLA FASE MOBILE La migrazione della fase mobile avviene per capillarità ascensionale (la capillarità è l’insieme dei fenomeni dovuti alle interazioni tra le molecole di un liquido ed un solido, in corrispondenza della superficie che li separa). Il flusso ascensionale per capillarità dipende dalla natura della fase mobile (dalla sua tensione superficiale g e viscosità h), dalla natura della fase stazionaria (dimensione delle particelle) e dalla temperatura. In conclusione, dalle stesse variabili che, nella teoria generale della cromatografia, venivano indicate come i parametri che influenzano l’equilibrio di distribuzione termodinamico. Giorgio Bonaga

  4. TENSIONE SUPERFICIALE (g) La tensione superficiale(N/m) èla forza che agisce sulle molecole della superficie libera di un liquido, conferendo alla superficie proprietà simili a quelle di una pellicola elastica. La natura della tensione superficiale è la stessa delle forze attrattive che agiscono tra le molecole interne del liquido: sono forze di coesione, di natura elettrostatica (legami a idrogeno, forze di London), antagoniste alle forze di adesione (legami a idrogeno),che si stabiliscono tra un fluido ed una superficie solida. Tuttavia, mentre ogni molecola interna, completamente circondata dal liquido, è attratta in ugual misura in tutte le direzioni dalle molecole vicine, ogni singola molecola superficiale risente solo dell’attrazione esercitata dalle molecole vicine; il risultato è una forza di richiamo, che tende ad attirare le particelle superficiali verso l’interno del liquido, conferendo alla superficie caratteristiche elastiche. Giorgio Bonaga tensione superficiale

  5. Un effetto noto della competitività tra le forze di coesione e le forze di adesione è il profilo del menisco del liquido (ad es.: acqua o mercurio) che riempie un tubo di vetro. Nell’acquale forze di adesione > forze di coesione e il menisco è concavo (l’acqua bagna il vetro perché forma legami a idrogeno). Nel mercurio le forze di adesione < forze di coesione e il menisco è convesso (il mercurio non bagna il vetro perché non forma legami a idrogeno). TENSIONE SUPERFICIALE E TEMPERATURA La tensione superficiale (g) diminuisce all’aumentare della temperatura (T), dal momento che aumentando il moto delle molecole si indeboliscono le forze di coesione intramolecolari. g Giorgio Bonaga

  6. TENSIONE SUPERFICIALE (g) DI LIQUIDI Giorgio Bonaga

  7. DUE ESEMPI DI TENSIONE SUPERFICIALE Giorgio Bonaga

  8. VISCOSITA’ (h) La viscosità (Pa . s) è la resistenza allo scorrimento dei fluidi reali (liquidi e gas). Prendiamo un fluido confinato tra due lastre di vetro di superficie A e distanti tra loro l. Tenendo ferma la lastra di vetro inferiore, per fare scorrere quella superiore a velocità costante v occorre applicare una forza F. Tale forza F è necessaria perché lo strato monomolecolare di fluido vicino alla lastra superiore esercita una resistenza viscosa che si oppone allo scorrimento; ogni strato monomolecolare di fluido esercita su quelli adiacenti una resistenza, tanto che la velocità v del fluido ha un andamento a gradiente (diminuisce, fino ad azzerarsi, procedendo dagli strati superiori verso quelli inferiori) Il modulo della forza F risulta direttamente proporzionale a v e ad A, inversamente proporzionale alla distanza l e dipende anche da un coefficiente di proporzionalità detto coefficiente di viscosità (h). v v v l F v v = 0 Giorgio Bonaga

  9. L’espressione che definisce il modulo F è: F = h Da cui si ricava il coefficiente di viscositàh: h = = Pa . s = COEFFICIENTE DI VISCOSITA’ E TEMPERATURA Il coefficiente di viscosità h diminuisce all’aumentare della temperatura, dal momento che aumentando il moto delle molecole diminuiscono le forze di coesione intramolecolari. NOTA: nei gas, contrariamente ai liquidi, l’aumento di temperatura produce un aumento del valore del coefficiente di viscosità. A .v l kg F . l A .v m . s Giorgio Bonaga

  10. COEFFICIENTI DI VISCOSITA’ (h) DI LIQUIDI Giorgio Bonaga

  11. DUE ESEMPI DI VISCOSITA’ Giorgio Bonaga

  12. CONFRONTO DELLE g e h DI ALCUNI LIQUIDI 14,0 . 10-1 50 42,7 . 10-2 1,7 . 10-3 ≈ 12 10 10 1,0 . 10-3 9 8 8 h (Pa . s) g (N . m-1) 7 6,5 . 10-4 7,2 . 10-2 6 6 6,3 . 10-2 5,4 . 10-4 5 4 4 3 2,3 . 10-4 2,8 . 10-2 2 2 2,2 . 10-2 1 1,7 . 10-2 0 0 metanolo benzene glicerina acqua mercurio etiletere Giorgio Bonaga

  13. la tensione superficiale gfavorisce l’ascesa del liquido • la densità d(e la gravità g) rallentano l’ascesa del liquido CAPILLARITA’ (h) Giorgio Bonaga tubo capillare H2O Hg La domanda è: quanto sale un liquido per capillarità ?

  14. 2g r dg • La forza diretta verso l’alto è il prodotto della tensione superficiale (g) per la lunghezza del contatto tra la superficie liquida e la parete di vetro, cioè la circonferenza (2pr) del tubo. • La forza diretta verso il basso è la gravità, pari all’accelerazione di gravità (g) per la massa (m) del liquido, cioè il prodotto del suo volume (pr2h)per la sua densità (d). • Quando il liquido raggiunge l’altezza massima consentita, le due forze si eguagliano: • 2prg = pr2hdg • da cui : • h = 2prg h m = pr2hd mg Giorgio Bonaga

  15. 7,43 cm (acqua) 2,78 cm (esano) ESEMPI Di quanti cm si innalza l’acqua, in un tubo di diametro interno di 0,4 mm, a 20°C ? g (20°C) = 7,2 . 10-2 N . m-1 r = 0,2 mm d(20°C) = 0,998 g . cm-3 g = 9,81 m . s-2 h = 7,43 cm Di quanti cm si innalza l’esano, in un tubo di diametro interno di 0,4 mm, a 20°C ? g (20°C) = 1,8 . 10-2 N . m-1 r = 0,2 mm d(20°C) = 0,659 g . cm-3 g = 9,81 m . s-2 h = 2,78 cm Giorgio Bonaga

  16. CAPILLARITA’ E TEMPERATURA 0°C 20°C 50°C 7,76 cm 7,43 cm 6,95 cm 3,40 cm 2,78 cm 2,20 cm acqua esano Giorgio Bonaga

  17. DUE ESEMPI DI CAPILLARITA’ Giorgio Bonaga

  18. ASCIUGHIAMO …. IL TAVOLO (un esempio di una pseudo-cromatografia su carta) carta assorbente superficie solida Giorgio Bonaga

  19. CAPILLARITA’ NELLA TLC supporto inerte (vetro, alluminio, PET) fase stazionaria (silica gel, allumina) Sf Af Bf fase mobile (miscela di solventi) Giorgio Bonaga

  20. Sf = √ t . k 1 2dp La capillarità ascensionale, dunque, trascina la fase mobile lungo lo strato di fase stazionaria per effetto della tensione superficiale, in una migrazione frenata dalla forza di gravità. La distanza percorsa dal fronte del solvente (Sf) è data dall’espressione: con: t = tempo di migrazione k = costante di proporzionalità = . con: dp = diametro delle particelle della fase stazionaria (in mm) g = tensione superficiale del liquido (in N . m-1) h = viscosità del liquido (Pa . s) Il flusso di fase mobile, pertanto, è direttamente proporzionale a g e inversamente proporzionale a h. Esso non è costante, ma a gradiente, da un valore massimo (estremità inferiore della lastra) a zero (estremità superiore della lastra). Il fronte del solvente, pertanto, può essere definito la distanza dall’origine nella quale il flusso della fase mobile è zero. È bene sottolineare che nella TLC il flusso non è facilmente regolabile e che la sua tendenza ad azzerarsi determina anche la dimensione massima della lastra (20 x 20 cm). Giorgio Bonaga g h

  21. Sf = √ k . t 74 . 10-4 m2 Sf = 1 1,8 . 10-2 N .m-1 Sf = 1200 s 2,9 .10-4 Pa . s 2 x 5 . 10-6 m • ESEMPI • Qual’è il Sf in una TLC ottenuta sviluppando con esano per 20 minuti a 20°C una lastra di gel di silice con particelle del diametro di 5 mm ? • dp = 5 mm = 5 . 10-6 m • (esano) = 1,8 . 10-2 N . m-1 • (esano) = 2,9 .10-4 Pa . s • t = 20’ = 1200 s • Sf =  8,5 . 10-2 m =  8,5 cm • Nelle stesse condizioni, con: • dp = 20 mm • Sf =  4,5 . 10-2 m =  4,5 cm Giorgio Bonaga

  22. Sf = √ k . t 49 . 10-4 m2 Sf = 1 2,2 . 10-2 N .m-1 Sf = 1200 s 5,4 .10-4 Pa . s 2 x 5 . 10-6 m • ESEMPI • Qual è il Sf in una TLC ottenuta sviluppando con metanolo per 30 minuti a 20°C una lastra di gel di silice con particelle del diametro di 5 mm ? • dp = 5 mm = 5 . 10-6 m • (metanolo) = 2,2 . 10-2 N . m-1 • (metanolo) = 5,4 .10-4 Pa . s • t = 30’ = 1200 s • Sf =  7,0 . 10-2 m =  7,0 cm • Nelle stesse condizioni, con: • dp = 20 mm • Sf =  3,5 . 10-2 m =  3,5 cm Giorgio Bonaga

  23. Sf = √ k . t 29 . 10-4 m2 Sf = 1 3,4 . 10-2 N .m-1 Sf = 1200 s 1,4 .10-4 Pa . s 2 x 5 . 10-6 m • ESEMPI • Qual è il Sf in una TLC ottenuta sviluppando con diossano per 20 minuti a 20°C una lastra di gel di silice con particelle del diametro di 5 mm ? • dp = 5 mm = 5 . 10-6 m • (diossano) = 3,4 . 10-2 N . m-1 • (diossano) = 1,4 .10-3 Pa . s • t = 20’ = 1200 s • Sf =  5,4 . 10-2 m =  5,4 cm • Nelle stesse condizioni, con: • dp = 20 mm • Sf =  2,8 . 10-2 m =  2,8 cm Giorgio Bonaga

  24. Quando sulla lastra TLC si depone una soluzione di campione e si sviluppa immergendola in una vaschetta contenente la fase mobile, nell’ascesa ciascun soluto presente nel campione si ripartisce tra la fase mobile e la fase stazionaria e migra con una certa velocità. Alla fine dell’eluizione (cioè quando la fase mobile ha percorso la distanza Sf) ciascun soluto avrà percorso una certa distanza (Xf) dal punto di caricamento del campione, distanza che definisce il suo fattore di ritardo (Rf = Retardfactor) ofattore di ritenzione (Retentionfactor). L’ Rf è espresso dal rapporto tra il valore in centimetri della migrazione del soluto, misurata a partire dalla linea di caricamento (cioè a circa 2,5 cm dall’estremità inferiore della lastra) e la misura in centimetri (normalmente 10-12 cm, con fasi mobili a bassa viscosità) del Sf. Xf = 3 cm Sf = 12 cm Rf (X)= 3/12 = 0,25 Sf Xf Giorgio Bonaga

  25. 1 - 1 Rf 1 - 1 0,5 I valori diRf possono essere convertiti nei valori del fattore di capacità k’, attraverso la relazione: k’ = Le condizioni TLC ottimali si realizzano quando il valore di Rf è compreso tra 0,20 e 0,25 perché ad essi corrisponde un valore di k’ compreso tra 4e 3 (i valori ideali del k’). ESERCIZIO Un soluto è migrato per 6 cm, in una TLC con Sf = 12 cm. Calcolare Rf e k’ del soluto. Rf = 6/12  0,5 k’ = = 1,0 Più è elevata la viscosità della fase mobile minore è la capillarità ascensionale (h) dei soluti. Inoltre le bande (o le macchie) “scodano” (trascinamento). È un effetto analogo alla diminuzione di flusso di gas di trasporto nella GC o alla diminuzione di pressione della fase mobile nella HPLC. Giorgio Bonaga

  26. LASTRA PER TLC (20 x 20 cm) Sf supporto di vetro (20 x 20 cm) strato di silica gel Rf = 0,25 start • PROPRIETA’ • material  silica gel 60 • layer thickness   250  mm • particle size  5-20 mm • pore size  60 Å Giorgio Bonaga

  27. b. FASE STAZIONARIA Nella TLC la fase stazionaria è generalmente costituita da silice (più raramente allumina), la cui gelificazione viene ottenuta con sostanze diverse (acidi carbossilici, alcoli grassi, ecc.), successivamente addizionata di leganti (gesso, alcol polivinilico, polimeri diversi) ed infine stratificata (con spessori dipendenti dal tipo di TLC) sulla lastra di vetro. Giorgio Bonaga

  28. Anche per la TLC è disponibile sul mercato silice per cromatografia a fase diretta, silice funzionalizzata (C18) per cromatografia a fase inversa (con fasi mobili contenenti al massimo il 25% di acqua, a causa della limitata bagnabilità della silice funzionalizzata), silice per cromatografia a coppia ionica, silice per cromatografia chirale. La TLC che utilizza particelle di silice della dimensione di 5 mm è una tecnica che raggiunge alte prestazioni ed è definita con l’acronimo HPTLC (High Performance ThinLayerChomatography). TLC PREPARATIVA TLC ANALITICA HPTLC 40 mm 10 mm 5 mm 2000 mm 250 mm 150 mm Giorgio Bonaga

  29. c. FASE MOBILE • Nella TLC la fase mobile è una miscela di liquidi scelti in base al tipo di tecnica cromatografica prescelta (fase diretta, fase inversa, ecc.). • Analogamente alla LC, per: • FASE DIRETTA: la fase mobile si prepara miscelando un primo solvente non polare (es. esano) con un secondo solvente più polare (es. etere etilico) e con piccole quantità di un terzo solvente molto polare (es. acido acetico) in modo da disattivare, in parte, lo strato di gel di silice ed evitare loscodamento delle macchie o delle bande; • FASE INVERSA: la fase mobile si prepara miscelando un primo solvente polare (es. acetonitrile) con un secondo solvente non polare (es. toluene). Giorgio Bonaga

  30. d) ESECUZIONE DELLA TLC 1. Stoccaggio delle lastre Le lastre per TLC vengono conservate in essicatore o attivate in stufa a circa 100°C per un’ora prima dell’uso. Giorgio Bonaga

  31. Giorgio Bonaga 2. Caricamento del campione Mediante una microsiringa o un capillare, la soluzione di campione viene depositata a circa 2,5 cm dall’estremità inferiore della lastra, “a macchia” (“spot”) nella TLC analitica o bidimensionale, a “banda” nella TLC preparativa. 3. Sviluppo della lastra La camera di sviluppo, a tenuta, è dotata di una vaschetta contenente circa 100 ml di fase mobile. La camera viene presaturata di fase mobile in frigorifero, prima dello sviluppo. La lastra viene posta nella vaschetta e al termine dello sviluppo viene estratta e asciugata. Nel caso della TLC bidimensionale la lastra viene ruotata di 90° e sviluppata una seconda volta in una seconda camera presaturata con la fase mobile scelta per la seconda eluizione cromatografica.

  32. CARICAMENTO E SVILUPPO TLC MONODIMENSIONALE ascensione (capillarità) Sf (12 cm) 2,5 cm caricamento del campione “a banda” caricamento del campione “a macchia” Giorgio Bonaga

  33. CARICAMENTO E SVILUPPO TLC BIDIMENSIONALE caricamento del campione Giorgio Bonaga

  34. CARICAMENTO E SVILUPPO TLC BIDIMENSIONALE caricamento del campione Giorgio Bonaga

  35. CAMERA DI SVILUPPO PER TLC Giorgio Bonaga

  36. Giorgio Bonaga • 4. Rivelatori e visualizzazione • Nella TLC sono numerosi, ma i più comuni si basano su due principi. • Rivelatori di fluorescenza Con un nebulizzatore si spruzza la lastra con una soluzione alcolica di sale sodico di 2’,7’-diclorofluoresceina. La lastra viene visualizzata con una lampada di Wood (radiazioni UV). • Rivelatori per carbonizzazione Con un nebulizzatore si spruzza la lastra con una soluzione satura di bicromato di potassio in acido solforico. La lastra viene visualizzata dopo riscaldamento in stufa a 110°C per alcuni minuti.

  37. RIVELATORI E VISUALIZZAZIONE lampada di Wood soluzione alcolica del sale sodico della 2',7'- diclorofluoresceina Giorgio Bonaga

  38. RIVELATORI E VISUALIZZAZIONE (in stufa a 110°C per alcuni minuti) soluzione satura di K2Cr2O7 in H2SO4 Giorgio Bonaga

  39. Giorgio Bonaga ALTRI RIVELATORI anisaldeide subnitrato iodoplatinato acido fosfobolibdico rodammina B di bismuto di potassio

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