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CAMBIAMO L’EUROPA RICOSTRUIAMO L’ITALIA

CAMBIAMO L’EUROPA RICOSTRUIAMO L’ITALIA. Aprile 2014. 2003-2013: alcuni numeri, in rosso, dell’ economia italiana (variazioni percentuali). Fonte: ns elaborazione su Banca d’Italia, dati Istat “L’economia italiana in breve”. Apocalypse Euro.

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CAMBIAMO L’EUROPA RICOSTRUIAMO L’ITALIA

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Presentation Transcript


  1. CAMBIAMO L’EUROPARICOSTRUIAMO L’ITALIA Aprile 2014

  2. 2003-2013: alcuni numeri, in rosso, dell’ economia italiana (variazioni percentuali) Fonte: ns elaborazione su Banca d’Italia, dati Istat “L’economia italiana in breve”

  3. Apocalypse Euro • Dal 2007 al 2012 il Pil è in costante declino, crollato del 10% al sud e del 5,8% al centro nord. (Svimez). Il Pilprocapite nel centro nord è pari a circa 30 mila euro, al sud a circa 17 mila . • il debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche è pari 400% del Pil, circa 6mila miliardi; • il debito pubblico a giugno 2013 arriva a 2.075,71 miliardi di euro, oltre il 130% del Pil. • la disoccupazione giovanile, nel segmento 15-24 anni, a giugno 2013 e' salita al 39,1%

  4. Apocalypse Euro • Nel 2007 le imprese manufatturiere erano 390.486: Dal 2009 al 2012 hanno cessato di esistere 54.474 impresemanufatturiere (Dati unioncamere ) • un calo dell’attività manifatturiera del 24,5% e di una riduzione del grado di utilizzo degli impianti di circa 8 punti (dal 76,1%al 68,0%) nel quinquennio considerato.

  5. Apocalypse Euro • Le aziende agricole presenti nel 2000 in Italia erano 2.396.274; nel 2010 , 1.620.884, ben il 32,4% in meno, con punte di meno 40% in toscana, meno 45% in Liguria, meno 48% nel Lazio • Dal 2008 al 2013 nel settore dell’edilizia si sono persi 690 mila posti di lavoro e sono fallite oltre 11 mila imprese (fonte Ance). L’acquisto di nuove abitazioni ha subito un crollo di 74 miliardi di euro rispetto a 6 anni fa.

  6. Apocalypse Euro • per pagare le tasse un imprenditore italiano deve lavorare 269 giorni, un austriaco 170 ed uno svizzero solo 63. • L’acconto d’imposta supera il 100%. • Il gettito Iva è diminuito nei primi cinque mesi del 2013 del 6,8%. • La burocrazia italiana è inadeguata ai tempi moderni: per avviare un’impresa in Italia servono 78 adempimenti e 40 giorni.

  7. Apocalypse Euro • Il totale dei crediti deteriorati è passato dai 138.353 milioni di euro del 31 dicembre 2009 ai 198.252 milioni del 31 dicembre 2012 • Dal 2008 i prestiti alle imprese sono diminuiti di 100 miliardi, ed in particolare sembra tagliata fuori l’impresa artigiana, alla quale arrivano solo 50 miliardi dei 900 erogati al sistema produttivo

  8. Apocalypse Euro • Nel 2012, il 29,9% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell'ambito della strategia Europa 2020. L'indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2011), della severa deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro • L'aumento della severa deprivazione, rispetto al 2011, è determinato dalla più elevata quota di individui in famiglie che non possono permettersi durante l'anno una settimana di ferie lontano da casa (dal 46,7% al 50,8%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (dal 18,0% al 21,2%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 38,6% al 42,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 12,4% al 16,8%) . • Quasi la metà (il 48%) dei residenti nel Mezzogiorno è a rischio di povertà ed esclusione ed è in tale ripartizione che l'aumento della severa deprivazione risulta più marcato: +5,5 punti (dal 19,7% al 25,2%), contro +2 punti del Nord (dal 6,3% all'8,3%) e +2,6 punti del Centro (dal 7,4% al 10,1%).

  9. Apocalypse Euro • Il nostro paese è al 49 posto nel mondo secondo il Global Competitivenessindex” del WorlEconomic Forum, dietro la Lituania, il Portogallo, La Slovenia; • è solo al 73 nel “Doing Business Index” , all’ 84 nello “Starting Business Index” • E’ poi al 25 posto nello “Human Development Index “

  10. Apocalypse Euro • I tanti vincoli derivanti dai trattati europei e dalle varie Basilea insieme ai mancati pagamenti delle pubbliche amministrazioni, stanno spazzando via l’offerta delle piccole e medie imprese italiane ed interi distretti industriali dallo scenario competitivo internazionale

  11. Apocalypse Euro • Solo alla fine degli anni 80 si contavano nel centro nord ben 60 distretti industriali principali, dell’ingegneria o dell’elettronica, dell’abbigliamento e delle calzature, delle piastrelle e delle macchine utensili; • Questi davano vita ad un modello denominato del terzo capitalismo, erano elogiati come punto più alto dell’esperienza industriale italiana e portati ad esempio da Clinton nel vertice del G7 di Detroit.

  12. Apocalypse Euro • Le categorie produttive italiane, e quindi le piccole e le medie imprese, sono a rischio per una sfrenata concorrenzainternazionale, senza alcuna protezione istituzionale, ma al contrario vessati di tasse che incentivano le dismissioni più che gli investimenti. • E’ in moto un cambiamento radicale del nostro sistema sociale, cambiamento che in modo subdolo e permanente ha depresso lo spirito del fare, generando un sistema di paura diffusa, di passività e di rassegnazionee quindi limitando fortemente la libertà di azione, spezzata alla radice dal senso d’impotenza

  13. Apocalypse Euro • Si è creato nel nostro paese un clima ostile per chi studia, per chi produce e per chi consuma: ed è proprio questo clima il primo fattore di decadenza e di limitazione della libertà. • La borghesia operosa è costretta a seguire il simulacro della stabilità europea a scapito del lavoro e del risparmio, terrorizzata dallo spettro del debito e dalla sciagura dell’Europa Incompiuta, nel cui nome crescono tasse che ne limitano potere d’investimento e d’acquisto.

  14. Apocalypse Euro • Un attacco competitivo che inizia nei primi anni 90 e che è certamente riuscito a smantellare le partecipazioni statali - l’IRI e la Stet sono un lontano ricordo – ed è da diversi anni impegnato ad acquisire gran parte del nostro made in Italy, ora in mani estere, dalla moda all’alimentare, e sta infine attaccando la classe artigiana, sommergendola di tasse, di debiti e negandogli i crediti. • Solo dal 2008 al 2012 sono stati registrati 437 passaggi di proprietà dall'Italia all'estero: i gruppi stranieri hanno speso circa 55 miliardi di euro per ottenere i marchi italiani

  15. Apocalypse Euro • Occorre reagire urgentemente: riponendo al centro di una nuova politica, l’Italia Artigiana delle piccole e medie imprese, del prodotto su misura, delle vigne curate ad arte o dei tessuti raffinati, della meccanica di precisione .

  16. No Euro o No Basilea • Quale che sia l’opinione sull’Euro (e soprattutto sulla proprietà della valuta), dobbiamo tener conto di due grandi limiti allo sviluppo: • L’assenza di una classe dirigente politica ed economica disposta a far rispettare i nostri interessi • Gli accordi di Basilea che vertono alla paralisi degli investimenti produttivi. • La crisi strutturale del sistema produttivo soprattutto causato dai processi di automazione e globalizzazione, entrambi di difficile gestione per imprese di piccole dimensioni, e per la rigidità del cambio, che ha resom molto problematico l’accesso ai mercati esteri.

  17. Cambiamo l’Europa • Rispetto allo stato di profonda recessione dell’economia italiana e di grave depressione della nostra società, occorre reagire, andare in Europa e cambiare le regole. • Per mettere al centro della politica europea il popolo europeo contrastando a tutta forza le oligarchie industriali, finanziarie, amministrative

  18. Cambiamo l’Europa • - per la sicurezza sociale e la tutela della famiglia, assicurando pari opportunità a tutti consentendo l’accesso ai servizi fondamentali: istruzione, lavoro e cure sanitarie; • - per riportare etica e morale nella politica e nella collettività, attuando un programma politico aperto ai Cittadini e alle loro Associazioni, ispirato ai principi di libertà, giustizia sociale, solidarietà e servizio alla collettività; • - per ridurre il carico fiscale su imprese e famiglie con lo scopo di sostenere i consumi e rilanciare gli investimenti: defiscalizzazione degli oneri sociali, abolizione della riscossione centralizzata dei tributi fiscali diretti ed indiretti, tagli alla spesa pubblica e riduzione del debito (riduzione degli enti pubblici e ridefinizione delle loro funzioni); • .

  19. Cambiamo l’Europa • - per realizzare una Europa che assicuri la libertà e i diritti dei Popoli sovrani tramite: la protezione dei distretti industriali nazionali e delle attività economiche, il rispetto e la valorizzazione di identità e territori • - per garantire maggiore equità riequilibrando compensi, pensioni e indennizzi di autorità e manager pubblici; • - per restituire all’Italia il ruolo che le compete nel panorama internazionale, provvedendo a rivedere in modo radicale la partecipazione alla Comunità Europea

  20. Cambiamo l’Europa RISCRIVERE LE REGOLE DEI TRATTATI EUROPEI PER: - proteggere le identità dei Popoli e delle Nazioni;
- valorizzare il “made in Italy” difendendo i prodotti italiani in Italia e all’estero e proteggendo le imprese che subiscono la concorrenza extra-UE;
- attribuire meno poteri all’Unione Europea, in difesa delle sovranità nazionali;
- avere Referendum nazionali sulle iniziative comunitarie che riguardano i diritti di Popoli e Stati;
-

  21. Cambiamo l’Europa NUOVI POTERI PER LA BANCA CENTRALE EUROPEA. • Alla Banca Centrale Europea deve essere consentito prestare soldi agli stati dell’Unione ed intervenire sul cambio dell’Euro. Un euro non competitivo, perché non svalutabile, pregiudicherà per sempre la crescita dell’Europa. È necessario adeguare il valore della moneta agli equilibri economici. Disoccupazione, calo delle esportazioni e dei consumi e perdita di Pil sono conseguenze della perdita di competitività delle nostre aziende sui mercati internazionali anche per il valore della moneta unica.

  22. Cambiamo l’Europa ABOLIRE IL FISCAL COMPACT Il rapporto deficit/PIL dovrà essere pari al 60%. Obiettivo da raggiungere in venti anni. Dovremo ridurre del 5% all’anno il nostro indebitamento. Per l’Italia, con il 127% del debito sul Pil, sarà un disastro: 40-50 miliardi di euro all’anno di tasse in più per i prossimi venti anni a partire dal 2015. Risultato: morte dello stato sociale e una pressione fiscale che ammazzerà il Paese. qualora uno stato volesse abbandonare la moneta unica deve avere a disposizione regole precise per prevenire rischi sistemici. Questa fase non è stata prevista nei Trattati per impedire agli stati aderenti di liberarsi. Bisogna evitare che i rapporti di cambio, le conversioni dei crediti e dei debiti possano essere decisi autonomamente da ogni singolo stato.

  23. Cambiamo l’Europa DIRITTO ALLA SALUTE E ALLE CURE MEDICHE Si devono prevedere regole che assicurino a tutti i cittadini l’accesso alle cure mediche – anche se in fase sperimentale – che possano garantire il diritto alla salute. Bisogna garantire ai malati e ai portatori di handicap il rapido accesso a pratiche, strutture, attrezzature che possano migliorare la qualità della vita..

  24. Cambiamo l’Europa TUTELA DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO • In un momento in cui aumenta il numero di connazionali che si spostano all’estero, servono maggiori attenzioni ai servizi a loro dedicati, ed è necessario che tali servizi siano fruibili anche in quelle zone dove sono state eliminate Ambasciate e Consolati. L’emigrante che conserva un’unica casa in Italia non dovrà essere tenuto al pagamento di imposte su di essa.
Si dovrà sviluppare un’attività di promozione della cultura italiana nel mondo

  25. Cambiamo l’Europa: alcuni spunti • Artigianato: tutela del made in Italia e dei distretti industriali • Agricoltura: filiera corta, prodotti tipici, alimentazione sostenibile • Arte e cultura: tutela del patrimonio artistico e culturale • Ambiente: paesaggio, fonti rinnovabili, risparmio energetico • Assistenza sanitaria: libertà di cura, nuovo welfare • Accoglienza: sviluppo industria turistica

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