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Aspetti psicoterapeutici del MS: bambino, famiglia e scuola in un approccio multimodale

Aspetti psicoterapeutici del MS: bambino, famiglia e scuola in un approccio multimodale Dott.ssa Carla Amorosi- Psicologa-Psicoterapeuta. Il Mutismo Selettivo è un disturbo ansioso infantile caratterizzato dall' "incapacità" del bambino di parlare in determinate situazioni sociali.

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Aspetti psicoterapeutici del MS: bambino, famiglia e scuola in un approccio multimodale

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Presentation Transcript


  1. Aspetti psicoterapeutici del MS: bambino, famiglia e scuola in un approccio multimodale Dott.ssa Carla Amorosi- Psicologa-Psicoterapeuta

  2. Il Mutismo Selettivo è un disturbo ansioso infantile caratterizzato dall' "incapacità" del bambino di parlare in determinate situazioni sociali.

  3. Il Mutismo Selettivo non è causato da ritardo mentale, handicap uditivo o altri disturbi organici. • E' caratterizzato dall'uso appropriato della lingua parlata in alcune situazioni, con una totale e persistente assenza dell'uso del linguaggio altrove. • Molto spesso il bambino parla liberamente a casa mentre è muto a scuola e in altre situazioni. • La maggior parte dei bambini parla più con altri bambini che con adulti.

  4. Il Mutismo Selettivo compare nei bambini piccoli. Di solito i primi sintomi compaiono tra 1 e 3 anni di età. Essi sono: • la timidezza, il rifiuto di parlare in alcune situazioni, un comportamento riservato, etc.

  5. Sebbene il disturbo si instauri prima dei 5 anni di età, esso è riconosciuto in modo chiaro solo dopo questa età, quando il bambino inizia la scuola materna o la scuola elementare, situazioni in cui ci si aspetta che i bambini usino il linguaggio verbale. • Prima della scuola, i genitori del bambino e le figure che lo circondano non notano di solito alcun problema significativo nel comportamento relativo al linguaggio, poiché il bambino parla normalmente in casa. • Se il bambino rimane silenzioso oppure ha un atteggiamento riservato in presenza di adulti esterni alla famiglia, raramente questo comportamento viene considerato anormale o allarmante. Il bambino è considerato "timido".

  6. CRITERI DIAGNOSTICI DSM-IV • Costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche (per es., a scuola, coi compagni di gioco) quando ci si aspetta che si parli, mentre in altre situazioni parlare risulta possibile; • L’anomalia interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale; • L’anomalia deve durare per almeno 1 mese e non è limitata al primo mese di scuola (durante il quale molti bambini possono essere timidi e riluttanti a parlare); • Il Mutismo Selettivo non dovrebbe essere diagnosticato se l’incapacità di parlare del soggetto è dovuta soltanto al fatto che non conosce o non è a proprio agio col modo di parlare richiesto nella situazione sociale; • L’anomalia non è meglio attribuibile a un Dist. Della Comunicazione (es. Balbuzie) e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di un DGS, di Schizofrenia o di un altro disturbo Psicotico.

  7. Diagnosi differenziale • Disturbi d’ansia • Disturbi dell’umore • Disturbo Oppositivo-provocatorio • DGS, Schizofrenia etc • Ritardo mentale • Disturbi del linguaggio e della Comunicazione • Condizioni mediche che spiegano i sintomi

  8. Psicoterapia • CBT (Terapia Cognitiva Comportamentale) efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia e nel MS (Kendall, 1994; Bergman, Piacentini, McCracken, 2002) • Intervento calibrato sulle specificità del bambino e sul livello evolutivo raggiunto

  9. Intervento multimodale

  10. Assessment in ambito familiare • Colloqui di valutazione • Anamnesi • Osservazione coppia genitoriale e bambino • Creare collaborazione

  11. Assessment nel contesto scolastico • Osservazione occasionale e sistematica • Analisi funzionale • Tentativi di soluzione messi in atto • Creare collaborazione

  12. Assessment con il bambino • Valutazione : • Disegno libero • Disegno della figura umana • Disegno della famiglia • CPM (ColouredProgressive Matrices di Raven) • Wisc-R(prove di performance) • Test del linguaggio Ricettivo (Mainardi)

  13. Intervento cognitivo comportamentale • Rinforzo • Modeling • Estinzione • rilassamento • Generalizzazione • Ristrutturazione cognitiva • Problemsolving • Training sulle abilità sociali

  14. TECNICHE DI RINFORZO: Il rinforzo è un evento o uno stimolo che ha la capacità di far aumentare il comportamento a cui segue; può essere usato per elogiare l’emissione di un comportamento positivo o l’assenza di un comportamento negativo. • consumatori (cibi e bevande che le persone identificano come preferiti); • tangibili (cose che si toccano, come un giocattolo); • dinamici, sociali (tutti quegli atti come sorrisi e sguardi che esprimono attenzione); • informativi (o feedback); • simbolici.

  15. L’estinzione • Il principio dell’estinzione è opposto a quello su cui si fonda il rinforzo. Se di fronte all’emissione di un comportamento provocatorio si sottrae il rinforzo, il comportamento gradualmente scomparirà. In questi casi si dice che il comportamento si è estinto e la procedura viene chiamata estinzione (Foxx, 1986). • Un comportamento rinforzato, aumenta di frequenza, allo stesso modo un comportamento ignorato diminuisce la frequenza della sua emissione.

  16. Shaping • Lo shaping o modellaggio, consiste nel rinforzare ogni approssimazione sempre più simile al comportamento che si vuole raggiungere, finché il bambino non emette un comportamento meta che prima non apparteneva al suo repertorio (Foxx, 1986).

  17. Intervento cognitivo • Alfabetizzazione emotiva (riconoscere e denominare le proprie emozioni, definirne le caratteristiche, coglierne il rapporto con i comportamenti e la loro modificabilità in relazione agli eventi, imparare a gestirle) • Ristrutturazione cognitiva: identificazione dei pensieri disfunzionali e ristrutturazione degli stessi con altri pensieri più adeguati

  18. Intervento in ambito familiare • Atteggiamento neutrale rispetto al non parlare • Rassicurazione del bambino rispetto al problema • Estinzione del sintomo e rinforzo differenziale (non sostituirsi al bambino nelle richieste con estranei incoraggiandolo ad utilizzare anche modalità non verbali; uso del rinforzo positivo quando comunica o tenta di farlo con estranei) • Individuare ed interrompere aspetti relazionali disfunzionali incrementando quelli funzionali; • Favorire incontri ludici e relazionali • Spiegare ai genitori le strategie utilizzate in studio per favorire la generalizzazione nel contesto domestico

  19. Intervento in ambiente scolastico • Atteggiamento neutrale rispetto al non parlare; • Estinzione degli atteggiamenti disfunzionali del bambino • Rinforzare il contenuto delle comunicazioni non verbali: uso di materiale alternativo (scrittura, disegno, pongo, fotografie); • Facilitare la relazione tra pari in piccoli gruppi

  20. Intervento con il bambino • Creare un ambiente accogliente, costruire una buona alleanza terapeutica • Non forzare il bambino all’uso del verbale • Incrementare la comunicazione non verbale • Estinzione del sintomo e rinforzo differenziale (diminuire l’attenzione sulla perfomance verbale, rinforzare positivamente quando vengono usati comportamenti comunicativi e di interazione funzionali) • Shaping (rinforzare positivamente modalità adeguate di interazione e comunicazione seguendo un principio di difficoltà crescente con criteri sempre più selettivi)

  21. Intervento con il bambino • Alfabetizzazione emotiva • Ristrutturazione cognitiva Uso del gioco, • Rilassamento del disegno, • Esposizione immaginativa delle storie • Training sulle abilità sociali

  22. Generalizzazione dei processi di apprendimento dal setting terapeutico all’ambiente esterno (scuola, casa, ambiente sociale) Comunicare con persone esterne

  23. “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”(proverbio africano)

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