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M. Morcellini 22 aprile 2012 Monte Porzio Catone, Hotel Villa Vecchia

Speculazioni sulla paura. La cosiddetta invasione degli immigrati. M. Morcellini 22 aprile 2012 Monte Porzio Catone, Hotel Villa Vecchia. Perché le narrazioni sull ’ immigrazione e le diversità sono così centrali per comprendere la comunicazione contemporanea?.

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M. Morcellini 22 aprile 2012 Monte Porzio Catone, Hotel Villa Vecchia

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Presentation Transcript


  1. Speculazioni sulla paura. La cosiddetta invasione degli immigrati M. Morcellini 22 aprile 2012 Monte Porzio Catone, Hotel Villa Vecchia

  2. Perché le narrazioni sull’immigrazione e le diversità sono così centrali per comprendere la comunicazione contemporanea? Umberto Rigotti, Studio d’Arte Andromeda, Trento

  3. Perché le narrazioni sull’immigrazione e le diversità sono così centrali per comprendere la comunicazione contemporanea? Comunicazione e costruzione sociale della realtà: il nesso mediazione – rappresentazioni sociali I media e le rappresentazioni nel discorso pubblico dei migranti -> delle minoranze -> della società Un’informazione corretta e responsabile sulle componenti più “deboli” significa una informazione corretta e responsabile sulla societàin quanto tale, attraverso il riconoscimento della sua natura plurale.

  4. Perché le narrazioni sull’immigrazione e le diversità sono così centrali per comprendere la comunicazione contemporanea? • L’immigrazione nei media italiani è schiacciata sulla dimensione della cronaca nera. Dal punto di vista delle modalità narrative, quindi, gli stilemi della cronaca risultano particolarmente influenti nel definire l’immagine mediale degli immigrati. • Questo dato va letto anche alla luce della specificità italiana nel panorama dei media europei, caratterizzata proprio da un’attenzione ossessiva ai temi della cronaca e della criminalità.

  5. Media e immigrazione: una traccia di lavoro QUALCHE SPUNTO TEORICO-INTERPRETATIVO • Dalla mediazione a Mediapolis: l’Altro e la dimensione etica dei media • I media e la costruzione dei social problems • Il giornalismo e la sua dimensione etico-deontologica: questioni di responsabilità sociale ELEMENTI PER UNA FENOMENOLOGIA DELL’IMMIGRAZIONE NEI MEDIA • La “Carta di Roma” e le ricerche • Fotogrammi immobili e gigantografie • Il peso della cronaca 22/04/2012

  6. Media e immigrazione: una traccia di lavoro QUALCHE SPUNTO TEORICO-INTERPRETATIVO • Dalla mediazione a Mediapolis: l’Altro e la dimensione etica dei media • I media e la costruzione dei social problems • Il giornalismo e la sua dimensione etico-deontologica: questioni di responsabilità sociale ELEMENTI PER UNA FENOMENOLOGIA DELL’IMMIGRAZIONE NEI MEDIA • La “Carta di Roma” e le ricerche • Fotogrammi immobili e gigantografie • Il peso della cronaca

  7. Dalla mediazione a Mediapolis I media visti nella loro dimensione etico-morale: centrali i concetti di prossimità e distanza. Nella società globalizzata i media operano contemporaneamente in termini di sconnessione concreta e riconnessione simbolica. Una questione fondamentale che sta al centro di qualsiasi progetto di ricerca di una sfera pubblica più etica e virtuosa è quella relativa a come i mezzi di comunicazione di massa scelgano di rappresentare, o si trovino a rappresentare, per convenzione, l’altro, quell’alterità che altrimenti non sarebbe accessibile (R. Silverstone, Mediapolis. La responsabilità dei media nella civiltà globale, 2007, p. 17)

  8. Dalla mediazione a Mediapolis Quindi, la dimensione “etica”del mondo globalizzato si può misurare su come una società pienamente mediatizzata tratta il tema dell’Altro. L’Altro non è più un semplice “straniero” (portatore di innovazione come inteso da Simmel), ma è sempre più spesso “simbolo” di marginalizzazione anche comunicativa e di esclusione sociale: spesso è proprio sullo straniero che si scaricano le contraddizioni della modernità radicale (es. i surrogati di comunità evocati da Bauman, l’ossessione delle identità, etc.). L’Altro come cifra per comprendere come l’uomo si rapporta a questo paesaggio mediale globalizzato, fatto di immagini e flussi simbolici, rappresentazioni e “sceneggiature di vite possibili” (per dirla con Appadurai): si tratta di rapportarsi anche “moralmente” con levite degli altri.

  9. Media e immigrazione: una traccia di lavoro QUALCHE SPUNTO TEORICO-INTERPRETATIVO • Dalla mediazione a Mediapolis: l’Altro e la dimensione etica dei media • I media e la costruzione dei social problems • Il giornalismo e la sua dimensione etico-deontologica: questioni di responsabilità sociale ELEMENTI PER UNA FENOMENOLOGIA DELL’IMMIGRAZIONE NEI MEDIA • La “Carta di Roma” e le ricerche • Fotogrammi immobili e gigantografie • Il peso della cronaca

  10. I media e la costruzione dei social problems L’immigrazione: dal singolo evento (spesso di cronaca) alla costruzione del “problema sociale”. Attraverso dinamiche più dirette (tipiche della costruzione dei news frames): • Inserimento dell’evento in una “catena” di eventi (ad esempio: “ennesimo episodio…”) • Attribuzioni di responsabilità e soprattutto di colpe. La ricerca di possibili cause, connessioni e spiegazioni si esaurisce spesso nell’enfatizzazione dei rischi e dunque nel blaming (ricerca di un colpevole, Douglas 1996) • Individuazione di soluzioni possibili (la politicizzazione delle issues, la richiesta di politiche di esclusione: è il discorso securitario

  11. I media e la costruzione dei social problems E attraverso dinamiche rappresentative più indirette: • Metafore • Scelte lessicali, titolazioni, dimensione visiva (immagini e foto) • Ipertipizzazione dei protagonisti • Uso delle etichette nazionali (estensione dello stigma dal soggetto al gruppo; stereotipi “etnici”); in particolare l’uso denotativo, quindi come sostantivo (l’albanese, i moldavi, etc.) • L’etichetta di clandestino ha completamente assorbito quella di irregolare e, in parte, ha sostituito quella di immigrato: lo status giuridico diventa l’unica informazione.

  12. I media e la costruzione dei social problemsImmigrazione e discorso securitario “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza.” (Benjamin Franklin) • Il securitarismo è una particolare forma del discorso politico che si è affermata negli Stati Uniti e in Europa soprattutto nell’ultimo decennio • Nella sua sostanza, il securitarismo pone al centro della scena politica il diritto alla sicurezza assoluta del cittadino come obiettivo di primaria importanza, che giustifica e legittima la limitazione delle libertà individuali e collettive da parte dello Stato: è la negazione perfetta del celebre aforisma di Franklin. • L’“altro - immigrato” è identificato come una minaccia alla “nostra” sicurezza, perché aumenta la competizione economica e insidia la coesione sociale (Buonfino, 2004) • In tutta Europa il discorso securitario ha trovato un perfetto antagonista proprio nell’immigrazione, identificata come minaccia simbolica e materiale per eccellenza capace di giustificare qualsiasi tipo di misura: videosorveglianza, ronde, gated communities, vigilanza privata. • Il discorso securitario si autoalimenta con soluzioni semplificate e slogan “come “tolleranza zero”, spesso veicolati con la “complicità “dei media

  13. I media e la costruzione dei social problems In realtà, per quel che riguarda l’immigrazione sembra essere spesso in atto una dinamica che procede in senso inverso. Dal “problema” sociale ai singoli fatti: l’eterno presente dei media I media, in questo modo moltiplicano i migranti, ne aumentano a dismisura l’impatto sulla retina della percezione sociale. Sovrastima della presenza degli immigrati Fonte: Transatlantic Trends - Immigration, 2011

  14. Contro un effettivo 7,5 % Gli italiani in media affermano che gli immigrati rappresentano il 23,4% della popolazione. Il dato scende a 19,1% quando invece ci si riferisce al proprio Comune. I media e la costruzione dei social problems Il 64% degli italiani ritiene che gli immigrati irregolari siano la maggioranza Solo il 24% degli italiani sa che la maggior parte degli immigrati risiede in Italia legalmente Fonte: Transatlantic Trends - Immigration, 2011

  15. I media e la costruzione dei social problemsGli effetti sull’opinione pubblica • L’opinione pubblica assume implicitamente che il racconto giornalistico di un fenomeno sia un resoconto “fedele” della realtà: questo vale per l’immigrazione come per molti altri temi (la salute, i rischi tecnologici e naturali, la criminalità etc.) • Se i media insistono sull’invasione degli immigrati, una parte dell’opinione pubblica assumerà che effettivamente questa pretesa invasione stia davvero avvenendo • Se i media parlano di immigrazione come problema per la sicurezza, una parte dell’opinione pubblica assumerà che effettivamente gli immigrati costituiscano una minaccia • E’ la prova che i media sono una fonte di conoscenza sul mondo determinante nella costruzione delle rappresentazioni sociali di un dato fenomeno: la prova che in diversa misura tutti noi dipendiamo dai media per costruire le nostre immagini del mondo sociale Pagina 15

  16. I media e la costruzione dei social problemsLa colpa, il rischio, l’altro • “Gli immigrati tolgono il lavoro agli italiani”; “da quando gli immigrati sono arrivati nel quartiere è aumentata la criminalità”; “molti nordafricani sono coinvolti nello spaccio di droga”; “i musulmani trattano male le donne”; “i rom rapiscono i bambini” • Queste affermazioni si sono cristallizzate nel senso comune: sono semplificazioni stereotipate della realtà molto approssimative, ma moltissime persone le considerano come “dati di realtà” fuori discussione • I media spesso si prestano ad amplificare gli effetti stigmatizzanti rinforzando gli stereotipi: la selezione giornalistica privilegia più o meno consapevolmente le notizie che confermano gli stereotipi, a maggior ragione se hanno per oggetto l’altro come rischio o come minaccia, rafforzandoli ulteriormente • Ma le statistiche sul lavoro, sulla criminalità o sulle discriminazioni di genere confermano davvero il dato di senso comune? • Benché il pubblico sembri pensare politicamente in termini di rischi comparativi, il calcolo numerico non ha importanza; l’idea di rischio viene registrata semplicemente come pericolo inaccettabile. Così il «rischio» non indica una valutazione sulle probabili conseguenze, ma diviene uno strumento contro l’autorità, spesso uno strumento per alimentare la xenofobia (Douglas 1996, corsivo nostro).

  17. I media e la costruzione dei social problems Colpevoli perché immigrati • Il delitto di Novi Ligure: la prima versione, fornita dalla stessa Erika, è che l’omicidio della madre e del fratellino fosse opera di una banda di immigrati • Omicidio di Perugia: Patrick Lumumba, indicato da Amanda Knox come presente sul luogo del delitto, per settimane accusato di essere coinvolto • Rapimento e uccisione di Yara Gambirasio: l’operaio marocchino Mohamed Fikri, completamente estraneo ai fatti è stato accusato del delitto e ancor oggi diverse testate insistono sul suo coinvolgimento • Rivolta di Ponticelli: una ragazza Rom viene accusata di aver tentato di rapire una bambina, parte della popolazione reagisce picchiando indiscriminatamente i rom e incendiando il vicino campo nomadi, costringendoli a lasciare la cittadina. Pagina 17

  18. I media e la costruzione dei social problems Sicurezza e immigrazione Dalla ricerca sulla Percezione della Sicurezza tra i Cittadini della Regione Lazio (2009) emergono alcuni dati di particolare importanza: • la paura del crimine è strettamente legata ad un atteggiamento di chiusura nei confronti degli immigrati, come se fossero inestricabilmente connesse nei processi di percezione di insicurezza; • la percezione di insicurezza è più influenzata dall’esperienza mediata che dall’esperienza diretta: si guarda con più ottimismo e realismo a ciò che avviene sotto casa piuttosto a ciò che avviene in generale in Italia, • l’esperienza di aver subito un reato ha una influenza molto limitata sugli atteggiamenti, dimostrando il ruolo dei media nella percezione di insicurezza; • sia la paura del crimine che l’atteggiamento di chiusura nei confronti degli immigrati crescono linearmente con l’età e con le ore passate a guardare la televisione; • l’effetto è ancora più chiaro se si considera anche il Tg preferito: quelli che seguono i notiziari che dedicano più spazio alla cronaca nera tendono ad avere una paura del crimine più forte e a un’ostilità maggiore nei confronti degli immigrati. Pagina 18

  19. Media e immigrazione: una traccia di lavoro QUALCHE SPUNTO TEORICO-INTERPRETATIVO • Dalla mediazione a Mediapolis: l’Altro e la dimensione etica dei media • I media e la costruzione dei social problems • Il giornalismo e la sua dimensione etico-deontologica: questioni di responsabilità sociale ELEMENTI PER UNA FENOMENOLOGIA DELL’IMMIGRAZIONE NEI MEDIA • La “Carta di Roma” e le ricerche • Fotogrammi immobili e gigantografie • Il peso della cronaca

  20. Il giornalismo e la sua dimensione etico-deontologica: questioni di responsabilità sociale • Per una responsabilità sociale del giornalista: costruzione del reale, non solo rappresentazione del reale. • Responsabilità (oltre l’accuratezza e l’obiettività) vuol dire anche coscienza delle conseguenze. • I doveri fiduciari dei media nei confronti della società: gli interessi del fiduciante costituiscono pretese legittime nei confronti del fiduciario e generano doveri sui quali essi sono tenuti a “rispondere” • Il fenomeno della “controinformazione” on line: crisi della legittimità dei media?

  21. La “Carta di Roma” Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti Sottoscritto nel giugno 2008 dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa,in collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha tra gli obiettivi “l’istituzione di un Osservatorio autonomo e indipendente che, insieme con istituti universitari e di ricerca e con altri possibili soggetti titolari di responsabilità pubbliche e private in materia, monitorizzi periodicamente l’evoluzione del modo di fare informazione su richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta e migranti” L’Associazione Carta di Roma La formazione e gli incontri sul territorio Pagina 21

  22. L’Osservatorio Carta di Roma Obiettivi: fornire analisi qualitative e quantitative dell’immagine dei “migranti” nei mezzi di informazione italiani ; offrire materiale di riflessione e di confronto ai Consigli Regionali dell’Ordine dei Giornalisti, ai responsabili ed agli operatori della comunicazione e dell’informazione sullo stato delle cose e sulle tendenze in atto. Compito principale: monitorare la rappresentazione del fenomeno dell’immigrazione sui mezzi di informazione italiani con il fine di verificare lo stato della copertura informativa e il suo mutare nel tempo. Pagina 22

  23. La rete della Carta di Roma • promotori della Carta di Roma • FNSI- Federazione della Stampa Italiana, • UNHCR- Alto Commissariato Nazioni Unite per i Rifugiati • CNOG- Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, • diverse organizzazioni non profit • varie Università italiane • roma sapienza, bergamo, lumsa, torino, verona, firenze, roma tre, pisa, bologna, palermo Pagina 23

  24. La rete della Carta di Roma La rete delle Università e le ricerche condotte (2008-2012) • Ricerca Nazionale su Immigrazione e Asilo nei media italiani (Sapienza Università di Roma) • Analisi della comunicazione cartografica dell’immigrazione nei media italiani (Università di Bergamo) • Antenna. L’informazione interculturale in Piemonte (Università di Torino e Istituto Paralleli) • Analisi 2010. Agenda 2010, analisi di case studies (Il “caso Rosarno”; il “caso Brescia”), le “buone notizie”(Sapienza Università di Roma e LUMSA) • Immigrazione nei media locali, il caso della Toscana (Università di Firenze e Cospe) • L’immigrazione nelle agenzie di stampa (Università di Verona) • I media e le emergenze sbarchi (nord Africa – Lampedusa) 2011 (Sapienza Università di Roma, Università di Verona e LUMSA) Pagina 24

  25. Media e immigrazione: una traccia di lavoro QUALCHE SPUNTO TEORICO-INTERPRETATIVO • Dalla mediazione a Mediapolis: l’Altro e la dimensione etica dei media • I media e la costruzione dei social problems • Il giornalismo e la sua dimensione etico-deontologica: questioni di responsabilità sociale ELEMENTI PER UNA FENOMENOLOGIA DELL’IMMIGRAZIONE NEI MEDIA • La “Carta di Roma” e le ricerche • Fotogrammi immobili e gigantografie • Il peso della cronaca

  26. Elementi per una fenomenologia dell’immigrazione nei media: fotogrammi immobili e gigantografie L’immigrazione nel giornalismo italiano è un fotogramma immobile relativo ad un fenomeno che è invece in continuo movimento: da oltre vent’anni le ricerche rilevano un assoluto schiacciamento dell’immigrato come criminale, deviante o più raramente vittima. La presenza straniera in Italia appare appiattita su una dimensione naturalmente problematica del fenomeno e descritta con i termini dell’emergenza e all’interno della questione sicurezza.

  27. Elementi per una fenomenologia dell’immigrazione nei media: fotogrammi immobili e gigantografie Questo fotogramma immobile, che abbiamo definito in realtà una “gigantografia in nero” per la sua capacità di ampliare e moltiplicare il “problema” immigrazione, non riesce né a rappresentare né a interpretare adeguatamente i cambiamenti che la società italiana ha vissuto e sta vivendo. . EMBLEMATICO L’ESEMPIO DELLE DONNE IMMIGRATE. La loro visibilità è scarsissima sui media giornalistici, a fronte di una presenza reale nella società pari (e in alcuni casi superiore) a quella maschile

  28. Media e immigrazione: una traccia di lavoro QUALCHE SPUNTO TEORICO-INTERPRETATIVO • Dalla mediazione a Mediapolis: l’Altro e la dimensione etica dei media • I media e la costruzione dei social problems • Il giornalismo e la sua dimensione etico-deontologica: questioni di responsabilità sociale ELEMENTI PER UNA FENOMENOLOGIA DELL’IMMIGRAZIONE NEI MEDIA • La “Carta di Roma” e le ricerche • Fotogrammi immobili e gigantografie • Il peso della cronaca

  29. Il peso della cronaca Permanendo questo schiacciamento sulla dimensione della cronaca nera e della criminalità, lo stile delle notizie sull’immigrazione coincide con lo stile della cronaca nera. Con delle differenze in termini di enfatizzazione delle caratteristiche dei personaggi e dei particolari che rimandano alla brutalità, e soprattutto con differenze in termini di contenuto. Tipizzazione dei reati che non coincide con le statistiche criminali Più risalto all’atto criminale e all’arresto piuttosto che al processo

  30. Il contenuto delle notizie di cronaca nei TgRispetto agli italiani, per gli immigrati più risalto ai crimini e meno al processo Fonte: Coris, 2009, Ricerca Nazionale su Immigrazione e Asilo nei media italiani

  31. I reati riportati nei TgPer gli immigrati sovrarappresentata la violenza sessuale e i rapimenti Nel 60,9% dei casi gli autori di stupro sono di nazionalità italiana. Solo il 7,8% dei violentatori, invece, è romeno, mentre il 6,3% è marocchino. (Fonte: Ministero dell’Interno, 2009) Fonte: Coris, 2009, Ricerca Nazionale su Immigrazione e Asilo nei media italiani

  32. I reati riportati nei TgPer gli immigrati sovrarappresentata la violenza sessuale e i rapimenti Questa titolazione riassume tutti gli elementi fin qui descritti della definizione informativa della situazione. Il fatto è racchiuso nell’etichetta giornalistica di “Emergenza sicurezza”, è ricollegato al delitto che ha visto vittima, mesi prima, la signora Reggiani e viene connotato immediatamente nell’ambito delle politiche pubbliche in tema di contrasto della criminalità e della presenza di clandestini all’interno dei confini italiani. Non sempre il titolo di prima pagina evidenzia però la connotazione politica del fatto. Ad esempio, Il Quotidiano Nazionale sottolinea nella titolazione, unendo nello stesso sommario i due fatti di cronaca del giorno, solo gli aspetti comuni con il «caso Reggiani». Un’etichetta che come si vedrà è stata per lungo tempo utilizzata dal quotidiano. Fonte: Coris, 2009, Ricerca Nazionale su Immigrazione e Asilo nei media italiani

  33. Sembra ritornare l’infiammazione della cronaca nera verificatasi nella stagione 2007-2008, anche se le percezioni di insicurezza legata alla criminalità non raggiungono più quei livelli (conta anche la crisi economica, che “monopolizza” il senso di insicurezza). Fonte: Osservatorio di Pavia, 2012, V Rapporto sulla sicurezza in Italia e in Europa

  34. Le notizie sulla criminalità in Europa: il “caso Italia” nel 2011 Fonte: Osservatorio di Pavia, 2012, V Rapporto sulla sicurezza in Italia e in Europa

  35. Le notizie sulla criminalità in Europa: il “caso Italia”. Un “raffreddamento” solo parziale della cronaca rispetto al picco del 2008 Fonte: Osservatorio di Pavia, 2012, V Rapporto sulla sicurezza in Italia e in Europa

  36. L’Italia eccezione in Europa. Si noti anche il peso dell’immigrazione (7,3%) nell’agenda mediale dell’insicurezza Fonte: Osservatorio di Pavia, 2012, V Rapporto sulla sicurezza in Italia e in Europa

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