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12.00. Santa Caterina da Siena. A monna Giovanna di Capo e a Francesca . in Siena. Lettera 108. Con desiderio di vedervi tutte accese e consumate nel fuoco della divina carità. Al nome . d i Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce. Dilettissime e carissime figliuole mie.

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Presentation Transcript


  1. 12.00

  2. Santa Caterina da Siena

  3. A monna Giovanna di Capo e a Francesca in Siena Lettera 108

  4. Con desiderio di vedervi tutte accese e consumate nel fuoco della divina carità

  5. Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce

  6. Dilettissime e carissime figliuole mie. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi tutte accese e consumate nel fuoco della divina carità, sì e per sì fatto modo, che ogni amore proprio e freddezza di cuore, e tenebre di mente abbia a cacciare fuori.

  7. Questa è la condizione della divina carità; che sempre adopera, e mai non si stanca, siccome l'usuraio sempre guadagna il tempo per lui: se dorme guadagna; se mangia, guadagna, e ciò che fa, guadagna, e non perde mai tempo. Questo non fa l'usuraio, ma il tesoro del tempo.

  8. Così fa la sposa innamorata di Cristo, arsa nella divina carità: sempre guadagna, e mai non sta oziosa. Egli dorme; e la carità lavora, mangiando, dormendo, e vegliando. Ciò che fa, d'ogni cosa trae il frutto. O carità piena di letizia, tu sei quella madre che nutri i figliuoli delle virtù al petto tuo.

  9. Tu sei ricca sopra ogni ricchezza, in tanto che l'anima, che si veste di te, non può essere povera. Tu gli doni la bellezza tua, perché la fai una cosa con te; perché, come dice san Giovanni Dio è carità; e chi sta in carità, sta in Dio, e Dio in lui.

  10. O figliuole carissime, gaudio e letizia dell'anima mia guardate l'eccellenza e la dignità vostra, la quale riceveste da Dio per mezzo di questa madre della carità. Ché sì forte fu l'amore che Dio ebbe alla creatura, che lo mosse a trarre noi di sé, e donarci a noi medesimi la immagine e similitudine sua, solo perché noi godessimo e gustassimo lui, e partecipassimo l'eterna sua bellezza.

  11. Non ci fece animali senza intelletto e memoria; ma egli ci diede la memoria a ricevere i benefici suoi, e lo intendimento ad intendere la somma sua eterna volontà, la quale non cerca né vuole altro che la nostra santificazione e la volontà ad amarla.

  12. Subitoché l'occhio del conoscimento intende la volontà del Verbo, che vuole che lo seguiamo per la via della santissima Croce, portando ogni pena, strazi, scherni e rimproveri per Cristo crocifisso, che è in noi, che ci conforta;

  13. la volontà si leva subito, riscaldata dal fuoco di questa madre della carità, e corre ad amare quello che Dio ama, e odia quello ch'egli odia, in tanto che non vuole cercare né desiderare, né vestirsi d'altro che della somma eterna volontà di Dio.

  14. Poich'egli ha inteso e veduto ch'egli non vuole altro che il nostro bene, vede che gli piace, e vuole essere seguito per la via della Croce; è contento e gode di ciò che Dio permette, o per infermità, o per povertà, o ingiuria, o villania, o obbedienza incomportabile e indiscreta.

  15. D'ogni cosa gode ed esulta; e vede che Dio lo permette per sua utilità o perfezione. Non mi meraviglio se ella è privata della pena, perché ella ha tolto da sé quella cosa che dà pena, cioè la propria volontà, fondata nell'amor proprio, e vestito della volontà di Dio, fondata in carità.

  16. E se voi mi diceste: «Madre mia, come ci vestiremo?» Vi rispondo: «con l'odio, e con l'amore». Ché l'amore fa vestire dell'amore; siccome colui che si veste, che per odio ch'egli ha al vestimento vecchio, se lo spoglia, e con l’ amore si mette il nuovo in dosso.

  17. O il vestimento, figliuole mie, è quello che veste? no: anco, è l'amore, perché il vestimento per sé medesimo non si muterebbe se la creatura non l'avesse preso per amore. Onde potremo ricevere questo odio? solo dal conoscimento di voi medesime, vedendo, voi non essere: il quale toglie ogni superbia, e infonde vera umiltà.

  18. Il quale conoscimento fa trovare il lume e la larghezza della bontà di Dio, e la salute, e inestimabile carità. Il quale non è nascosto a noi: era bene nascosto alla grossità nostra, prima che il Verbo Unigenito Figliuolo di Dio s'incarnasse; ma poiché volle essere nostro fratello, vestendosi della grossità della nostra umanità, ci fu manifesto; essendo poi levato in alto acciocché il fuoco dell'amore fosse manifesto a ogni creatura, e tratto fosse il cuore per forza d'amore.

  19. Dunque bene è vero che l'amore trasforma, e fa una cosa l'amato con lui che ama. Or sollecite dunque, figliuole mie, a distendere il braccio dell'amore a prendere e riporre nella memoria quello che l'intendimento ha inteso. A questo modo sarà adempito il desiderio di Dio e mio in voi, cioè, ch'io vi vedrò arse e consumate, e vestite del fuoco della divina carità. Fate, fate, che vi nutriate di sangue. Che tosto ne vengono i tempi nostri.

  20. Non vi meravigliate se non siamo venute; ma tosto ne verremo, se piacerà alla divina bontà. Per alcuna utilità della Chiesa e volontà del Padre santo ho sostentato per un poco il mio venire. Vi prego e vi comando, a voi, figliuole e figliuoli, che tutti preghiate e offriate orazioni, santi e dolci desideri dinanzi a Dio per la santa Chiesa, perché molto è perseguitata. Non dico più.

  21. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

  22. Gesù dolce • Gesù amore

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