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Suggerimenti bibliografici per l’approfondimento delle questioni metriche:

Suggerimenti bibliografici per l’approfondimento delle questioni metriche: W. Th. Elwert, Versificazione italiana dalle origini ai nostri giorni , Firenze, Le Monnier, 1973 (fuori commercio) P. Beltrami, Gli strumenti della poesia , Bologna, il Mulino, 1996.

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Presentation Transcript


  1. Suggerimenti bibliografici per l’approfondimento delle questioni metriche: W. Th. Elwert, Versificazione italiana dalle origini ai nostri giorni, Firenze, Le Monnier, 1973 (fuori commercio) P. Beltrami, Gli strumenti della poesia, Bologna, il Mulino, 1996.

  2. SINALEFE, DIALEFE, SINERESI, DIERESI

  3. SINALEFE (un’unica sillaba metrica) • Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono Petrarca RVF1, 1 • Molto egli oprò co ’l senno e con la mano Tasso GL I i, 3 • Tre dolci e cari nomi hai in te raccolti Petrarca RVF366, 46 • D’Ippolito e di Tèseo e d’Adrïanna Petrarca Tr. Am. I, 116 • Fermossi; e lui, di päuroso, audace Tasso GL III 27 DIALEFE (due sillabe metriche) • Ché la diritta via era smarrita DanteInf. I, 3 • Guardai in alto, e vidi le sue spalle DanteInf. I, 16 • O anima cortese mantovana DanteInf. II, 7 • Dissi, Maestro, che è quel ch’i’ odo? DanteInf. III, 32

  4. SINERESI • pien di filosofia la lingua e il petto Petrarca Tr. Am. I, 101 • ma pur Faustina il fa qui stare a segno ibid. , 102 • ma quel di suo temer ha degno effetto ibid. , 105 • ch’Amor e lui seguìo per tante ville ibid. , 129 • e da’ suoi prieghi per fuggir si sciolse ibid. , 111 DIERESI • così vid’ïo già temer li fanti Dante Inf. XXI, 94 • e Roma guarda come süo speglio DanteInf. XIV, 115 • l’aura söave che dal chiaro viso Petrarca RVFCIX, 9 • riparo fansi a l’Ocëàn vorace Tasso GL I 43 • ma per trattar del ben ch'io vi trovaiDanteInf. I, 8

  5. LA RIMA

  6. Inferno, I • Nel mezzo del cammin di nostra vita Ami ritrovai per una selva oscura Bché la diritta via era smarrita. A • Ahi quanto a dir qual era è cosa dura Besta selva selvaggia e aspra e forte Cche nel pensier rinova la paura! B • Tant'è amara che poco è piú morte; Cma per trattar del ben ch'io vi trovai, Ddirò dell'altre cose ch'i' v'ho scorte. C DED, EFE, ecc. YZY Z

  7. RIMA : due parole sono in rima quando hanno identità di suono a partire dalla vocale tonica. • ràna : làna : sàna giovèvole : arrendèvole : malèvole sta : va : pascià • ingl. white : right • ASSONANZA : identità di suono degli elementi vocalici a partire dalla vocale tonica • pini : irti (d’Annunzio) • CONSONANZA : identità di suono degli elementi consonantici a partire dalla vocale tonica • tra gli scogli parlotta la maretta (Montale)

  8. MONTALE, Ossi di seppia (1925) • Meriggiare (1916) • Meriggiare pallido e assorto • Presso un rovente muro d’orto • Ascoltare tra i pruni e gli sterpi • Schiocchi di merli, frusci di serpi • Nelle crepe del suolo o su la veccia • Spiar le file di rosse formiche • Ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano • A sommo di minuscole biche. • Osservare tra frondi il palpitare • Lontano di scaglie di mare • Mentre si levano tremuli scricchi • Di cicale dai calvi picchi. • E andando nel sole che abbaglia • Sentire con triste meraviglia • Com’è tutta la vita e il suo travaglio • In questo seguitare una muraglia • Che ha in cima cocci aguzzi di bottiglie.

  9. ALCUNE RIME PARTICOLARI • RIMA RICCA : si ha identità di suono già prima della vocale tonica • Per piú fïate li occhi ci sospinsequella lettura, e scolorocci il viso;ma solo un punto fu quel che ci vinse. • Quando leggemmo il disïato risoesser baciato da cotanto amante,questi, che mai da me non fia diviso, • la bocca mi baciò tutto tremante. (Dante, Inf. V 130-36) • RIMA GRAMMATICALE : la rima è un suffisso o una desinenza • Non impedir lo suo fatale andare:vuolsi cosí colà dove si puoteciò che si vuole, e piú non dimandare». (Dante, Inf. V 22-24)

  10. RIMA EQUIVOCA : rima fra due parole identiche formalmente, ma di diverso significato (omofone) • Ben si convenne lei lasciar per palmain alcun cielo dell'alta vittoriache s'acquistò con l'una e l'altra palma, • perch'ella favorò la prima gloriadi Iosuè in su la Terra Santa,che poco tocca al papa la memoria. • La tua città, che di colui è piantache pria volse le spalle al suo fattoree di cui è la 'nvidia tanto pianta, • produce e spande il maladetto fiorec'ha disvïate le pecore e li agni,però che fatto ha lupo del pastore. • (Dante, Par. IX 121-32) • RIMA IDENTICA : stessa parola che ritorna in rima (è un difetto dello stile, ma può essere anche una raffinatezza) • Qui vince la memoria mia lo 'ngegno;ché 'n quella croce lampeggiava Cristo,sí ch'io non so trovare essemplo degno; • ma chi prende sua croce e segue Cristo,ancor mi scuserà di quel ch'io lasso,vedendo in quell'albòr balenar Cristo. • (Dante, Par. XIV 103-108)

  11. RIMA SPEZZATA O FRANTA : rima distribuita su più parole • Qui vidi gente piú ch'altrove troppa,e d'una parte e d'altra, con grand'urli,voltando pesi per forza di poppa. • Percoteansi incontro; e poscia pur lísi rivolgea ciascun, voltando a retro,gridando: «Perché tieni?» e «Perché burli?» • (Dante, Inf. VII 25-30) • S'io fossi pur di tanto ancor leggeroch'i' potessi in cent'anni andare un'oncia,io sarei messo già per lo sentero, • cercando lui tra questa gente sconcia,con tutto ch'ella volge undici miglia,e men d'un mezzo di traverso non ci ha. • (Dante, Inf. XXX 82-87)

  12. RIME DIFFICILI, ASPRE S'io avessi le rime aspre e chiocce, come si converrebbe al tristo buco sovra 'l qual pontan tutte l' altre rocce, io premerei di mio concetto il suco piú pienamente; ma perch'io non l'abbo, non sanza tema a dicer mi conduco; ché non è impresa da pigliare a gabbo discriver fondo a tutto l'universo, né da lingua che chiami mamma e babbo: (Dante, Inf. XXXII 1-9) Così nel mio parlar vogli’ esser asprocom’è negli atti questa bella pietra,la quale ognora impietramaggior durezza e più natura cruda,e veste sua persona d’un diasprotal che per lui, o perch’ella s’arretra,non esce di faretrasaetta che già mai la colga ignuda. • RIME FACILI, DOLCI Tanto gentile e tanto onesta pare • la donna mia quand'ella altrui saluta, • ch'ogne lingua deven tremando muta, • e gli occhi no l'ardiscon di guardare. • Ella si va, sentendosi laudare, • benignamente d'umiltà vestuta; • e par che sia una cosa venuta • da cielo in terra a miracol mostrare. • Mostrasi sì piacente a chi la mira, • che dà per gli occhi una dolcezza al core, • che 'ntender no·lla può chi no·lla prova: • e par che della sua labbia si mova • un spirito soave pien d'amore, • che va dicendo all'anima: Sospira.

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