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Meteorologia E Montagna a cura di Roberto Rovelli

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Meteorologia E Montagna a cura di Roberto Rovelli

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Presentation Transcript


    1. L'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) (in inglese World Meteorological Organization - WMO) è un'organizzazione intergovernativa che racchiude 187 Stati membri e Territori. E' originaria dall'International Meteorological Organization (IMO), fondata nel 1873. Stabilita nel 1950, l'OMM diventò un'agenzia degli Stati Uniti nel campo della meteorologia (sia come tempo atmosferico che come climatico), idrologia e le relative scienze geofisiche. L'organizzazione ha base a Ginevra (Svizzera). Obbiettivi Gli obiettivi che l'organizzazione si è imposta sono: Facilitare la cooperazione internazionale per stabilire una rete di stazioni, per effettuare rilevamenti meteorologici, idrogeologici e geofisici, oltre a promuovere l'instaurazione ed il mantenimento dei centri di previsione meteorologica; Promuovere lo scambio d'informazioni meteorologiche e relative; Promuovere una standardizzazione dei rilevamenti meteorologici, per rendere uniformi le pubblicazioni statistiche e delle osservazioni; All'applicazione della meteorologia all'aeronautica, al trasporto, ai problemi dell'acqua, all'agricoltura e ad altre attività umane; Promuovere le attività idrolociche operative e ad un'ulteriore collaborazione fra i servizi meteorologici ed idrologici; Promuovere la ricerca nel campo meteorologico. L'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) (in inglese World Meteorological Organization - WMO) è un'organizzazione intergovernativa che racchiude 187 Stati membri e Territori. E' originaria dall'International Meteorological Organization (IMO), fondata nel 1873. Stabilita nel 1950, l'OMM diventò un'agenzia degli Stati Uniti nel campo della meteorologia (sia come tempo atmosferico che come climatico), idrologia e le relative scienze geofisiche. L'organizzazione ha base a Ginevra (Svizzera). Obbiettivi Gli obiettivi che l'organizzazione si è imposta sono: Facilitare la cooperazione internazionale per stabilire una rete di stazioni, per effettuare rilevamenti meteorologici, idrogeologici e geofisici, oltre a promuovere l'instaurazione ed il mantenimento dei centri di previsione meteorologica; Promuovere lo scambio d'informazioni meteorologiche e relative; Promuovere una standardizzazione dei rilevamenti meteorologici, per rendere uniformi le pubblicazioni statistiche e delle osservazioni; All'applicazione della meteorologia all'aeronautica, al trasporto, ai problemi dell'acqua, all'agricoltura e ad altre attività umane; Promuovere le attività idrolociche operative e ad un'ulteriore collaborazione fra i servizi meteorologici ed idrologici; Promuovere la ricerca nel campo meteorologico.

    2. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia PRESENTAZIONE

    3. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Meteorologia - Introduzione Troposfera È la fascia a diretto contatto con la superficie terrestre ed ha uno spessore variabile a seconda della latitudine: ai poli è spessa solamente 10 chilometri, mentre raggiunge i 16 chilometri all'equatore. In essa sono concentrati i 3/4 dell'intera massa gassosa e quasi tutto il vapore acqueo dell'atmosfera. Per questo motivo è lo strato dove avvengono la maggior parte dei fenomeni meteorologici, causati dalla circolazione delle masse d'aria e che danno vita ai venti, alle nuvole ed alle precipitazioni atmosferiche. La troposfera è scaldata principalmente dal suolo. Ne deriva che la temperatura diminuisce con l'altitudine di circa 0,65° ogni 100 metri, e varia da una media terrestre di 15°C al livello del mare fino a -70°C ai livelli superiori. Ad un certo punto la temperatura si stabilizza a -60ºC circa: è la tropopausa, la zona di confine fra troposfera e stratosfera. La maggior parte degli inquinanti atmosferici emessi rimane confinata nella troposfera, alcuni concentrati vicino alla superficie terrestre, altri come O3, CO2, CH4, sono distribuiti in modo più uniforme. La troposfera è il luogo della vita: tutte le piante e tutti gli esseri umani vivono in essa, utilizzando alcuni dei gas che la costituiscono. Troposfera È lo strato in cui si verificano quasi tutti i fenomeni meteorologici e contiene l'80% della massa gassosa totale e il 99% del vapore acqueo: la superficie terrestre, riscaldata dal sole, scalda l'aria degli strati più bassi che tende a salire, generando delle grandi correnti convettive che generano venti equatoriali costanti (gli alisei) e perturbazioni atmosferiche. Ha uno spessore variabile a seconda della latitudine: ai poli la troposfera è spessa solamente 8 Km mentre raggiunge i 18 Km all'equatore. La pressione atmosferica decresce con l'altitudine secondo una legge esponenziale; oltre i 7-8 Km di quota la pressione è tanto bassa che non è più possibile respirare senza l'uso di maschere collegate a bombole di ossigeno. Salendo in quota, oltre alla pressione, decrescono anche la temperatura e il contenuto di vapore acqueo dell'aria. Ad un certo punto la temperatura si stabilizza a -60ºC circa: è la tropopausa, la zona di transizione fra troposfera e stratosfera.Troposfera È la fascia a diretto contatto con la superficie terrestre ed ha uno spessore variabile a seconda della latitudine: ai poli è spessa solamente 10 chilometri, mentre raggiunge i 16 chilometri all'equatore. In essa sono concentrati i 3/4 dell'intera massa gassosa e quasi tutto il vapore acqueo dell'atmosfera. Per questo motivo è lo strato dove avvengono la maggior parte dei fenomeni meteorologici, causati dalla circolazione delle masse d'aria e che danno vita ai venti, alle nuvole ed alle precipitazioni atmosferiche. La troposfera è scaldata principalmente dal suolo. Ne deriva che la temperatura diminuisce con l'altitudine di circa 0,65° ogni 100 metri, e varia da una media terrestre di 15°C al livello del mare fino a -70°C ai livelli superiori. Ad un certo punto la temperatura si stabilizza a -60ºC circa: è la tropopausa, la zona di confine fra troposfera e stratosfera. La maggior parte degli inquinanti atmosferici emessi rimane confinata nella troposfera, alcuni concentrati vicino alla superficie terrestre, altri come O3, CO2, CH4, sono distribuiti in modo più uniforme. La troposfera è il luogo della vita: tutte le piante e tutti gli esseri umani vivono in essa, utilizzando alcuni dei gas che la costituiscono. Troposfera È lo strato in cui si verificano quasi tutti i fenomeni meteorologici e contiene l'80% della massa gassosa totale e il 99% del vapore acqueo: la superficie terrestre, riscaldata dal sole, scalda l'aria degli strati più bassi che tende a salire, generando delle grandi correnti convettive che generano venti equatoriali costanti (gli alisei) e perturbazioni atmosferiche. Ha uno spessore variabile a seconda della latitudine: ai poli la troposfera è spessa solamente 8 Km mentre raggiunge i 18 Km all'equatore. La pressione atmosferica decresce con l'altitudine secondo una legge esponenziale; oltre i 7-8 Km di quota la pressione è tanto bassa che non è più possibile respirare senza l'uso di maschere collegate a bombole di ossigeno. Salendo in quota, oltre alla pressione, decrescono anche la temperatura e il contenuto di vapore acqueo dell'aria. Ad un certo punto la temperatura si stabilizza a -60ºC circa: è la tropopausa, la zona di transizione fra troposfera e stratosfera.

    4. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Meteorologia - Introduzione

    5. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Meteorologia - Introduzione

    6. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Meteorologia - Introduzione

    7. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Struttura della lezione di meteorologia Dal momento che la meteorologia è strettamente legata alla fisica bisogna conoscere i principi elementari della stessa. Nella prima parte vengono infatti presentati i tre concetti base di temperatura, umidità e pressione con alcune estensione dei concetti che verranno utilizzati in seguito (isotermia, scambio termico, isobara e circolazione dell'aria ciclonica e anticiclonica). La meteorologia è una branca della Scienza dell'Atmosfera che studia i fenomeni fisici responsabili del tempo atmosferico. Essa si basa sull'osservazione, sulla misurazione e sulla previsione dei fenomeni atmosferici - quali il vento, i fronti, le nubi - e delle variabili misurabili ad essi legati come ad esempio la temperatura dell'aria, l'umidità atmosferica, la pressione atmosferica, la radiazione solare e la velocità e direzione del vento. La meteorologia è una branca della Scienza dell'Atmosfera che studia i fenomeni fisici responsabili del tempo atmosferico. Essa si basa sull'osservazione, sulla misurazione e sulla previsione dei fenomeni atmosferici - quali il vento, i fronti, le nubi - e delle variabili misurabili ad essi legati come ad esempio la temperatura dell'aria, l'umidità atmosferica, la pressione atmosferica, la radiazione solare e la velocità e direzione del vento.

    8. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Parte Prima => Concetti base <=

    9. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Circolazione generale dell’atmosfera La parola atmosfera (dal greco atµ?? "vapore" e sfa??a "sfera") designa l'involucro gassoso che avvolge un pianeta o in generale un corpo celeste, le cui molecole sono trattenute dalla forza di gravità del pianeta stesso. In senso lato, sta ad indicare anche una unità di misura di pressione, oppure il tipo di ambiente sociale percepito in un dato luogo. La Scienza dell'Atmosfera studia l'atmosfera, quello strato che avvolge la superficie solida del pianeta. Trattandosi di una scienza molto recente, ed occupandosi di una gamma di fenomeni sconcertantemente disparati l'interdisciplinarietà è d'obbligo, e gli ambiti di ciascuna sottodisciplina non sono netti, e forse, dato il forte accoppiamento dei diversi processi, non lo saranno mai. È importante riconoscere che i fenomeni più 'popolari' avvengono nello strato più basso dell'atmosfera chiamato troposfera e cadono nell'ambito di studio della meteorologia. Nell'elenco sottostante sono evidenziate le sottodiscipline che trattano fenomeni troposferici. Ad essi si devono aggiungere fenomeni tipici dell'Alta atmosfera (mesosfera, esosfera). La parola atmosfera (dal greco atµ?? "vapore" e sfa??a "sfera") designa l'involucro gassoso che avvolge un pianeta o in generale un corpo celeste, le cui molecole sono trattenute dalla forza di gravità del pianeta stesso. In senso lato, sta ad indicare anche una unità di misura di pressione, oppure il tipo di ambiente sociale percepito in un dato luogo. La Scienza dell'Atmosfera studia l'atmosfera, quello strato che avvolge la superficie solida del pianeta. Trattandosi di una scienza molto recente, ed occupandosi di una gamma di fenomeni sconcertantemente disparati l'interdisciplinarietà è d'obbligo, e gli ambiti di ciascuna sottodisciplina non sono netti, e forse, dato il forte accoppiamento dei diversi processi, non lo saranno mai. È importante riconoscere che i fenomeni più 'popolari' avvengono nello strato più basso dell'atmosfera chiamato troposfera e cadono nell'ambito di studio della meteorologia. Nell'elenco sottostante sono evidenziate le sottodiscipline che trattano fenomeni troposferici. Ad essi si devono aggiungere fenomeni tipici dell'Alta atmosfera (mesosfera, esosfera).

    10. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Circolazione generale dell’atmosfera

    11. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia La temperatura

    12. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia La temperatura e l’inversione termica Normalmente, all'aumentare della quota altimetrica la temperatura dell'aria diminuisce poichè la temperatura del suolo e quella dell'aria sono strettamente legate. Infatti, al contatto col suolo l'aria si riscalda e tende a diminuire il suo peso specifico. Questo ha come risultato che una volta riscaldata essa tende a salire di quota dove, essendoci una pressione inferiore, si espande e si raffredda nuovamente. Durante un'inversione termica accade il fenomeno opposto: salendo, l'aria si riscalda, invece di raffreddarsi. Ciò può accadere sia in quota che al suolo. Le inversioni termiche al suolo sono più frequenti durante la stagione invernale. Quando i raggi solari non riescono a riscaldare il suolo per esempio a causa della neve che riflette la luce (fenomeno detto "effetto albedo"), l'aria a contatto con il terreno si raffredda molto rapidamente, raggiungendo temperature inferiori rispetto agli strati sovrastanti. Un altro caso d'inversione termica si verifica sempre d'inverno durante le notti serene e con assenza di vento, quando a causa della rapida perdita di calore degli strati prossimi al suolo, la temperatura è più bassa in pianura che in montagna. In entrambi i casi si possono formare nebbie fitte e persistenti.Normalmente, all'aumentare della quota altimetrica la temperatura dell'aria diminuisce poichè la temperatura del suolo e quella dell'aria sono strettamente legate. Infatti, al contatto col suolo l'aria si riscalda e tende a diminuire il suo peso specifico. Questo ha come risultato che una volta riscaldata essa tende a salire di quota dove, essendoci una pressione inferiore, si espande e si raffredda nuovamente. Durante un'inversione termica accade il fenomeno opposto: salendo, l'aria si riscalda, invece di raffreddarsi. Ciò può accadere sia in quota che al suolo. Le inversioni termiche al suolo sono più frequenti durante la stagione invernale. Quando i raggi solari non riescono a riscaldare il suolo per esempio a causa della neve che riflette la luce (fenomeno detto "effetto albedo"), l'aria a contatto con il terreno si raffredda molto rapidamente, raggiungendo temperature inferiori rispetto agli strati sovrastanti. Un altro caso d'inversione termica si verifica sempre d'inverno durante le notti serene e con assenza di vento, quando a causa della rapida perdita di calore degli strati prossimi al suolo, la temperatura è più bassa in pianura che in montagna. In entrambi i casi si possono formare nebbie fitte e persistenti.

    13. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia La temperatura e lo Zero Termico Lo zero termico è il dato meteorologico che indica l'altitudine alla quale la temperatura nella libera atmosfera è (o sarà, nel caso di una previsione) di zero gradi Celsius alle ore dodici. Al di sopra di tale altitudine la temperatura è generalmente inferiore allo zero (tranne nei casi di inversione termica). Il dato dello zero termico è spesso indicato nei bollettini meteorologici, ed assume particolare importanza in quelli specifici delle regioni montuose, consentendo ad escursionisti ed alpinisti di prendere coscienza delle condizioni della montagna. Ad esempio, l'escursionista che si appresta a salire una montagna di 3.000 m di altitudine ed è al corrente che lo zero termico a mezzogiorno sarà alla quota di 2.600 m, deciderà di portare nello zaino indumenti idonei ad affrontare una temperatura inferiore allo zero. O ancora: un alpinista che si appresta a scalare una difficile parete di "misto" (ghiaccio e roccia) con attacco alla quota di 2.900 m ed uscita in cresta alla quota di 3.500 m, potrebbe decidere di rimandare la scalata nel caso lo zero termico fosse previsto a 4.000 m, perché aumenterebbero i pericoli oggettivi (come le scariche di sassi, le slavine e il distacco delle cornici) a seguito di un probabile scioglimento del ghiaccio e della neve nelle ore più calde. Il dato dello zero termico è di fondamentale importanza nei bollettini nivometeorologici per poter determinare il pericolo di valanghe ed il "limite delle nevicate" nel caso di precipitazioni (tale limite è collocato a 300 / 600 metri al di sotto della quota dello zero termico).Il dato dello zero termico è spesso indicato nei bollettini meteorologici, ed assume particolare importanza in quelli specifici delle regioni montuose, consentendo ad escursionisti ed alpinisti di prendere coscienza delle condizioni della montagna. Ad esempio, l'escursionista che si appresta a salire una montagna di 3.000 m di altitudine ed è al corrente che lo zero termico a mezzogiorno sarà alla quota di 2.600 m, deciderà di portare nello zaino indumenti idonei ad affrontare una temperatura inferiore allo zero. O ancora: un alpinista che si appresta a scalare una difficile parete di "misto" (ghiaccio e roccia) con attacco alla quota di 2.900 m ed uscita in cresta alla quota di 3.500 m, potrebbe decidere di rimandare la scalata nel caso lo zero termico fosse previsto a 4.000 m, perché aumenterebbero i pericoli oggettivi (come le scariche di sassi, le slavine e il distacco delle cornici) a seguito di un probabile scioglimento del ghiaccio e della neve nelle ore più calde. Il dato dello zero termico è di fondamentale importanza nei bollettini nivometeorologici per poter determinare il pericolo di valanghe ed il "limite delle nevicate" nel caso di precipitazioni (tale limite è collocato a 300 / 600 metri al di sotto della quota dello zero termico).

    14. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Isoterma In meteorologia si indica con il termine isoterma una delle linee sulle carte del tempo (dette anche carte sinottiche) che uniscono i punti della terra e del mare che hanno la stessa temperatura. Sono anche note con il termine linee isotermiche Analogamente a come le isobare (che invece uniscono i punti con uguale pressione atmosferica e sono più comuni sulle carte del tempo) forniscono una rappresentazione grafica della distribuzione della pressione atmosferica, così le isoterme costituiscono una rappresentazione grafica della distribuzione delle temperature.In meteorologia si indica con il termine isoterma una delle linee sulle carte del tempo (dette anche carte sinottiche) che uniscono i punti della terra e del mare che hanno la stessa temperatura. Sono anche note con il termine linee isotermiche Analogamente a come le isobare (che invece uniscono i punti con uguale pressione atmosferica e sono più comuni sulle carte del tempo) forniscono una rappresentazione grafica della distribuzione della pressione atmosferica, così le isoterme costituiscono una rappresentazione grafica della distribuzione delle temperature.

    15. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Scambio di calore diurno con cielo sereno

    16. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Scambio di calore notturno con cielo sereno Forte raffreddamento del suolo. Formazione di rugiada o di brina. I corpi cedono il calore accumulato durante il giorno.

    17. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia La temperatura e lo Scambio di calore con cielo coperto La radiazione solare è riflessa dalle nubi. Lo scambio termico tra nubi e suolo è in stato di quasi – equilibrio. La situazione è indipendente da giorno a notte.

    18. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia L’umidità Valore dell'umidità relativa dell'aria in funzione del contenuto di umidità specifica (asse delle ordinate) e della temperatura (asse delle ascisse). Alla temperatura di 0°C sono sufficienti poco più di 5 g di vapore per metro cubo di aria per avere saturazione (cioè umidità relativa uguale a 100), mentre alla temperatura di 10°C sono necessari più di 10 g. Si definisce umidità assoluta la quantità di acqua effettivamente contenuta in un metro cubo di aria atmosferica. Si definisce umidità relativa il rapporto fra la quantità di acqua effettivamente presente a in un metro cubo e quella massima che potrebbe essere contenuta (es. a 20 °C la quantità max possibile è di 17 g; se la quantità effettiva è di 10 g, l’umidità relativa vale 10:17 X 100 = 58%) Conoscere il valore dell’umidità relativa dell’aria è molto importante perché questo fattore ha una parte rilevante nella formazione del tempo atmosferico, cioè aria umida equivale a possibilità di condensazione e quindi di precipitazione con il variare della temperatura. Gli strumenti che misurano l’umidità si chiamano igrometri. Valore dell'umidità relativa dell'aria in funzione del contenuto di umidità specifica (asse delle ordinate) e della temperatura (asse delle ascisse). Alla temperatura di 0°C sono sufficienti poco più di 5 g di vapore per metro cubo di aria per avere saturazione (cioè umidità relativa uguale a 100), mentre alla temperatura di 10°C sono necessari più di 10 g. Si definisce umidità assoluta la quantità di acqua effettivamente contenuta in un metro cubo di aria atmosferica. Si definisce umidità relativa il rapporto fra la quantità di acqua effettivamente presente a in un metro cubo e quella massima che potrebbe essere contenuta (es. a 20 °C la quantità max possibile è di 17 g; se la quantità effettiva è di 10 g, l’umidità relativa vale 10:17 X 100 = 58%) Conoscere il valore dell’umidità relativa dell’aria è molto importante perché questo fattore ha una parte rilevante nella formazione del tempo atmosferico, cioè aria umida equivale a possibilità di condensazione e quindi di precipitazione con il variare della temperatura. Gli strumenti che misurano l’umidità si chiamano igrometri.

    19. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia La Pressione Valore dell'umidità relativa dell'aria in funzione del contenuto di umidità specifica (asse delle ordinate) e della temperatura (asse delle ascisse). Alla temperatura di 0°C sono sufficienti poco più di 5 g di vapore per metro cubo di aria per avere saturazione (cioè umidità relativa uguale a 100), mentre alla temperatura di 10°C sono necessari più di 10 g Valore dell'umidità relativa dell'aria in funzione del contenuto di umidità specifica (asse delle ordinate) e della temperatura (asse delle ascisse). Alla temperatura di 0°C sono sufficienti poco più di 5 g di vapore per metro cubo di aria per avere saturazione (cioè umidità relativa uguale a 100), mentre alla temperatura di 10°C sono necessari più di 10 g

    20. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Isobare Le isobare sono linee ideali che sulle carte meteorologiche uniscono i punti con uguale pressione atmosferica al livello del mare. Le isobare sono importanti per stabilire le zone di alte o di basse pressioni sul globo terrestre, dette rispettivamente anticicloni e cicloni o depressioni, la direzione dei venti, quasi parallela ad esse, ma con una leggera inclinazione tendente dalle zone anticicloniche a quelle cicloniche, e la loro intensità, tanto maggiore quanto più le isobare sono ravvicinate fra loro.Le isobare sono linee ideali che sulle carte meteorologiche uniscono i punti con uguale pressione atmosferica al livello del mare. Le isobare sono importanti per stabilire le zone di alte o di basse pressioni sul globo terrestre, dette rispettivamente anticicloni e cicloni o depressioni, la direzione dei venti, quasi parallela ad esse, ma con una leggera inclinazione tendente dalle zone anticicloniche a quelle cicloniche, e la loro intensità, tanto maggiore quanto più le isobare sono ravvicinate fra loro.

    21. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Trasformazione dell’acqua Valore dell'umidità relativa dell'aria in funzione del contenuto di umidità specifica (asse delle ordinate) e della temperatura (asse delle ascisse). Alla temperatura di 0°C sono sufficienti poco più di 5 g di vapore per metro cubo di aria per avere saturazione (cioè umidità relativa uguale a 100), mentre alla temperatura di 10°C sono necessari più di 10 g. Si definisce umidità assoluta la quantità di acqua effettivamente contenuta in un metro cubo di aria atmosferica. Si definisce umidità relativa il rapporto fra la quantità di acqua effettivamente presente a in un metro cubo e quella massima che potrebbe essere contenuta (es. a 20 °C la quantità max possibile è di 17 g; se la quantità effettiva è di 10 g, l’umidità relativa vale 10:17 X 100 = 58%) Conoscere il valore dell’umidità relativa dell’aria è molto importante perché questo fattore ha una parte rilevante nella formazione del tempo atmosferico, cioè aria umida equivale a possibilità di condensazione e quindi di precipitazione con il variare della temperatura. Gli strumenti che misurano l’umidità si chiamano igrometri. Valore dell'umidità relativa dell'aria in funzione del contenuto di umidità specifica (asse delle ordinate) e della temperatura (asse delle ascisse). Alla temperatura di 0°C sono sufficienti poco più di 5 g di vapore per metro cubo di aria per avere saturazione (cioè umidità relativa uguale a 100), mentre alla temperatura di 10°C sono necessari più di 10 g. Si definisce umidità assoluta la quantità di acqua effettivamente contenuta in un metro cubo di aria atmosferica. Si definisce umidità relativa il rapporto fra la quantità di acqua effettivamente presente a in un metro cubo e quella massima che potrebbe essere contenuta (es. a 20 °C la quantità max possibile è di 17 g; se la quantità effettiva è di 10 g, l’umidità relativa vale 10:17 X 100 = 58%) Conoscere il valore dell’umidità relativa dell’aria è molto importante perché questo fattore ha una parte rilevante nella formazione del tempo atmosferico, cioè aria umida equivale a possibilità di condensazione e quindi di precipitazione con il variare della temperatura. Gli strumenti che misurano l’umidità si chiamano igrometri.

    22. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia I Venti La rosa dei venti è una figura che rappresenta i punti cardinali: Nord, Sud, Est e Ovest e le direzioni da questi determinate. La rosa dei venti più semplice è quella a 4 punte formata dai soli quattro punti cardinali: Nord anche detto settentrione, mezzanotte, borea o tramontana Sud anche detto meridione, mezzogiorno oppure ostro Est anche detto oriente o levante Ovest anche detto occidente o ponente Tra i quattro punti cardinali principali si possono fissare 4 punti intermedi: Nord-Est anche detto greco o grecale Sud-Est anche detto scirocco Sud-Ovest anche detto libeccio Nord-Ovest anche detto maestro Questi quattro uniti ai quattro punti cardinali formano la rosa dei venti a 8 punte. Tra gli otto punti sopra individuati è possibile indicarne altri otto ottenendo così una rosa dei venti a 16 punte. I nuovi otto punti sono in senso orario: Nord-Nord-Est, Est-Nord-Est, Est-Sud-Est, Sud-Sud-Est, Sud-Sud-Ovest, Ovest-Sud-Ovest, Ovest-Nord-Ovest e Nord-Nord-Ovest. Volendo è possibile continuare le suddivisioni raddoppiando di volta in volta i punti intermedi. Ai vari punti cardinali ed ai punti intermedi a questi sono associati anche altri nomi che identificano i venti provenienti da quelle direzioni. Infatti sono anche nomi di venti: tramontana, bora (vento gelido che soffia da nord-est), ostro (vento caldo che soffia da sud), levante e ponente. È questa doppia corrispondenza tra punti cardinali e nomi di venti che genera il nome rosa dei venti. Lo rosa dei venti è presente come immagine di sfondo in ogni bussola.La rosa dei venti è una figura che rappresenta i punti cardinali: Nord, Sud, Est e Ovest e le direzioni da questi determinate. La rosa dei venti più semplice è quella a 4 punte formata dai soli quattro punti cardinali: Nord anche detto settentrione, mezzanotte, borea o tramontana Sud anche detto meridione, mezzogiorno oppure ostro Est anche detto oriente o levante Ovest anche detto occidente o ponente Tra i quattro punti cardinali principali si possono fissare 4 punti intermedi: Nord-Est anche detto greco o grecale Sud-Est anche detto scirocco Sud-Ovest anche detto libeccio Nord-Ovest anche detto maestro Questi quattro uniti ai quattro punti cardinali formano la rosa dei venti a 8 punte. Tra gli otto punti sopra individuati è possibile indicarne altri otto ottenendo così una rosa dei venti a 16 punte. I nuovi otto punti sono in senso orario: Nord-Nord-Est, Est-Nord-Est, Est-Sud-Est, Sud-Sud-Est, Sud-Sud-Ovest, Ovest-Sud-Ovest, Ovest-Nord-Ovest e Nord-Nord-Ovest. Volendo è possibile continuare le suddivisioni raddoppiando di volta in volta i punti intermedi. Ai vari punti cardinali ed ai punti intermedi a questi sono associati anche altri nomi che identificano i venti provenienti da quelle direzioni. Infatti sono anche nomi di venti: tramontana, bora (vento gelido che soffia da nord-est), ostro (vento caldo che soffia da sud), levante e ponente. È questa doppia corrispondenza tra punti cardinali e nomi di venti che genera il nome rosa dei venti. Lo rosa dei venti è presente come immagine di sfondo in ogni bussola.

    23. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia I Venti Per il calcolo di questo indice viene impiegata una equazione empirica che tiene conto della temperatura dell’aria e della velocità del vento, l'equazione è la seguente: WC= (33+(Ta-33) X (0.474+0.454+V- (0.0454 x V)) Dove abbiamo: Ta: Temperatura dell'aria espressa in °C. V: Velocità del vento espressa in m/s.Per il calcolo di questo indice viene impiegata una equazione empirica che tiene conto della temperatura dell’aria e della velocità del vento, l'equazione è la seguente: WC= (33+(Ta-33) X (0.474+0.454+V- (0.0454 x V)) Dove abbiamo: Ta: Temperatura dell'aria espressa in °C. V: Velocità del vento espressa in m/s.

    24. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Stau e Fohn Come già detto in merito all'inversione termica, l'aria riscaldata dal suolo tende a salire di quota in quanto più leggera. Ma accade anche che forti venti spingano l'aria ai piedi di una catena montuosa: trovando l'ostacolo l'aria sale di quota, sempre con la spinta del vento. Ora, se l'aria interessata è molto secca, non si avranno formazioni di nubi; per contro si registrerà un forte abbassamento della temperatura in quota. Viceversa, in presenza di aria umida, si ha la formazione di nubi e di piogge consistenti. Ma vediamo nel dettaglio cosa succede. Abbiamo detto che l'aria sale di quota sotto la spinta del vento: è un moto forzato e veloce che causa una rapida condensazione dell'umidità per effetto della repentina diminuzione della temperatura. Quindi, nel versante esposto al vento, si avranno delle precipitazioni di carattere intenso anche se non violente (effetto stau). A questo punto, l'aria che supera la sommità del monte, è praticamente priva del suo originario contenuto di umidità; ma si tratta di aria fredda che tende a precipitare verso valle. Perdendo quota tende a riscaldarsi: in pratica si comprime a causa della pressione atmosferica, aumenta la sua temperatura ma non è soggetta a scambi di energia termica con l'ambiente circostante. Il fenomeno si chiama "riscaldamento adiabatico": come se ci fosse una bolla di sapone nella quale aumenta la temperatura al suo interno ma non all'esterno della stessa. A valle arriva quindi una massa di aria calda che genera l'effetto foehn. Questo fenomeno è riconoscibile quando si notano delle masse nuvolose addossate ai rilievi montuosi ma che non superano il versante Come già detto in merito all'inversione termica, l'aria riscaldata dal suolo tende a salire di quota in quanto più leggera. Ma accade anche che forti venti spingano l'aria ai piedi di una catena montuosa: trovando l'ostacolo l'aria sale di quota, sempre con la spinta del vento.Ora, se l'aria interessata è molto secca, non si avranno formazioni di nubi; per contro si registrerà un forte abbassamento della temperatura in quota. Viceversa, in presenza di aria umida, si ha la formazione di nubi e di piogge consistenti. Ma vediamo nel dettaglio cosa succede.Abbiamo detto che l'aria sale di quota sotto la spinta del vento: è un moto forzato e veloce che causa una rapida condensazione dell'umidità per effetto della repentina diminuzione della temperatura. Quindi, nel versante esposto al vento, si avranno delle precipitazioni di carattere intenso anche se non violente (effetto stau). A questo punto, l'aria che supera la sommità del monte, è praticamente priva del suo originario contenuto di umidità; ma si tratta di aria fredda che tende a precipitare verso valle. Perdendo quota tende a riscaldarsi: in pratica si comprime a causa della pressione atmosferica, aumenta la sua temperatura ma non è soggetta a scambi di energia termica con l'ambiente circostante. Il fenomeno si chiama "riscaldamento adiabatico": come se ci fosse una bolla di sapone nella quale aumenta la temperatura al suo interno ma non all'esterno della stessa. A valle arriva quindi una massa di aria calda che genera l'effetto foehn. Questo fenomeno è riconoscibile quando si notano delle masse nuvolose addossate ai rilievi montuosi ma che non superano il versante

    25. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Cicloni (B) e Anticicloni (A)

    26. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Cicloni (B) e Anticicloni (A)

    27. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Fronte caldo Si ha un fronte caldo quando una massa d'aria più calda (quindi anche più umida) si avvicina ad una più fredda (e meno umida). In questo caso l'aria calda, più leggera, sale sopra quella fredda, raffreddandosi e causando anche piogge leggere o nevicate al passaggio del fronte. L'aria fredda sottostante, perché più pesante (ovvero densa), fa più attrito sul terreno e quindi si sposta lentamente. Per questo motivo i fronti caldi e le perturbazioni che li accompagnano possono durare anche alcuni giorni. Passato il fronte, si ha aria calda ma meno umida. Si ha un fronte caldo quando una massa d'aria più calda (quindi anche più umida) si avvicina ad una più fredda (e meno umida). In questo caso l'aria calda, più leggera, sale sopra quella fredda, raffreddandosi e causando anche piogge leggere o nevicate al passaggio del fronte. L'aria fredda sottostante, perché più pesante (ovvero densa), fa più attrito sul terreno e quindi si sposta lentamente. Per questo motivo i fronti caldi e le perturbazioni che li accompagnano possono durare anche alcuni giorni. Passato il fronte, si ha aria calda ma meno umida.

    28. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Fronte caldo

    29. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Fronte freddo Si ha un fonte freddo quando una massa d'aria fredda (quindi meno umida ma più densa) si avvicina ad una massa più calda e pertanto più leggera e più umida. In questo caso l'aria fredda si incunea sotto quella calda, facendola salire. Lungo il fronte di possono generare fenomeni meteorologici anche violenti, come temporali, tempeste e bufere (anche di neve), ma i fronti freddi passano velocemente, anche in poche ore, lasciando dopo il loro passaggio aria fredda e asciutta. Si ha un fonte freddo quando una massa d'aria fredda (quindi meno umida ma più densa) si avvicina ad una massa più calda e pertanto più leggera e più umida. In questo caso l'aria fredda si incunea sotto quella calda, facendola salire. Lungo il fronte di possono generare fenomeni meteorologici anche violenti, come temporali, tempeste e bufere (anche di neve), ma i fronti freddi passano velocemente, anche in poche ore, lasciando dopo il loro passaggio aria fredda e asciutta.

    30. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Fronte freddo

    31. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Fronte occluso Si ha un fronte occluso quando un fronte caldo si oppone ad uno freddo, di solito generando nel mezzo precipitazioni diffuse e persistenti, anche se non violente. In genere il fronte freddo, in quanto più veloce, ha la meglio su quello caldo, scalzandolo. Si ha un fronte stazionario quando di due masse d'aria a contatto nessuna delle due riesce a sostituire l'altra. Si ha pertanto una situazione di stallo con eventuali fenomeni precipitativi che possono durare anche molti giorni, finché o il fronte si dissolve oppure si tramuta in un fronte caldo o un fronte freddo. Si ha un fronte occluso quando un fronte caldo si oppone ad uno freddo, di solito generando nel mezzo precipitazioni diffuse e persistenti, anche se non violente. In genere il fronte freddo, in quanto più veloce, ha la meglio su quello caldo, scalzandolo. Si ha un fronte stazionario quando di due masse d'aria a contatto nessuna delle due riesce a sostituire l'altra. Si ha pertanto una situazione di stallo con eventuali fenomeni precipitativi che possono durare anche molti giorni, finché o il fronte si dissolve oppure si tramuta in un fronte caldo o un fronte freddo.

    32. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Fronti

    33. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Cunei e Saccature

    34. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Parte Seconda => Nubi e situazioni <=

    35. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Nuvole Che cos'è una nube? La nube e' una massa d'aria satura di vapore in cui sono sospese numerose goccioline d'acqua e, spesso, anche cristalli di ghiaccio. La nube prende corpo quando l'umidità relativa in una massa d'aria raggiunge il 100%, così che l'eccesso di vapore acqueo condensa in minuscole gocce d'acqua di dimensioni comprese tra i 20 e i 50 millesimi di millimetro. Affinché una goccia di pioggia possa precipitare al suolo e' necessario che i nuclei di condensazione (i minuscoli cristalli di sale, gli elementi inquinanti o il pulviscolo intorno ai quali le gocce di vapore acqueo condensano) raggiungano dimensioni di circa un milione di volte rispetto a quando si formano le prime gocce di condensazione.. Modalità di formazione delle nubi: ascesa dell’aria per riscaldamento locale (termiche) ascesa dell’aria causata da cicloni o fronti ascesa dell’aria per motivi orografici (sbarramento) raffreddamento dell’aria a contatto con una superficie fredda (nebbia)

    36. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Nuvole

    37. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Classificazione delle nuvole

    38. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Cirri (alta quota) 6 – 13 km CIRRI (Ci - Cirrus) Sono nubi isolate costituite di cristalli di ghiaccio, bianche, delicate, trasparenti e a struttura filamentosa. Il loro nome significa "ricciolo di piuma". Possono presentarsi con le estremità a uncino, a ciuffi isolati o in banchi che si stagliano nell'azzurro del cielo. Spesso sono disposti a bande e, per effetto di prospettiva, convergono verso uno o due punti dell'orizzonte. Attraverso queste nubi è possibile intravedere il sole. La caratteristica forma ad uncino indica che il cirro è nell'alta troposfera, dove i venti soffiano violentemente. Se queste nubi invadono progressivamente il cielo, preannunciano l'arrivo di una perturbazione, ma non prima di una quindicina di ore. In questo caso la provenienza è da ovest-sud-ovest. Se appaiono densi, a fiocchi, con bordi sfilacciati, possono essere il residuo della parte superiore (incudine) di un cumulonembo. CIRRI (Ci - Cirrus) Sono nubi isolate costituite di cristalli di ghiaccio, bianche, delicate, trasparenti e a struttura filamentosa. Il loro nome significa "ricciolo di piuma". Possono presentarsi con le estremità a uncino, a ciuffi isolati o in banchi che si stagliano nell'azzurro del cielo. Spesso sono disposti a bande e, per effetto di prospettiva, convergono verso uno o due punti dell'orizzonte. Attraverso queste nubi è possibile intravedere il sole. La caratteristica forma ad uncino indica che il cirro è nell'alta troposfera, dove i venti soffiano violentemente.Se queste nubi invadono progressivamente il cielo, preannunciano l'arrivo di una perturbazione, ma non prima di una quindicina di ore. In questo caso la provenienza è da ovest-sud-ovest.Se appaiono densi, a fiocchi, con bordi sfilacciati, possono essere il residuo della parte superiore (incudine) di un cumulonembo.

    39. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Cirrostrati (alta quota) 6 – 13 km CIRROSTRATI (Cs - Cirrostratus) Questa nube, costituita essenzialmente da cristalli di ghiaccio, ha una densità ed un'estensione nettamente superiore a quella dei cirri. I cirrostrati, lasciano intravvedere il Sole e la Luna e formano, attorno ad essi, un alone colorato. I cirrostrati hanno un aspetto lattiginoso, fibroso, e possono coprire interamente il cielo. Se il Sole è in prossimità dell'orizzonte, tali nubi possono essere scambiate con cirri per effetto di prospettiva. Anche un velo lattiginoso di nebbia può condurre in inganno, ma la distinzione apparirà chiara sapendo che il velo di nebbia è piuttosto opalescente. I cirrostrati, all'arrivo di una perturbazione, seguono sempre i cirri e indicano una diminuzione della pressione, un aumento dell'umidità e la rotazione dei venti dai quadranti meridionali. Queste nubi si possono formare per l'assottigliamento degli altostrati e per la fusione di alcuni cirri.CIRROSTRATI (Cs - Cirrostratus) Questa nube, costituita essenzialmente da cristalli di ghiaccio, ha una densità ed un'estensione nettamente superiore a quella dei cirri. I cirrostrati, lasciano intravvedere il Sole e la Luna e formano, attorno ad essi, un alone colorato. I cirrostrati hanno un aspetto lattiginoso, fibroso, e possono coprire interamente il cielo. Se il Sole è in prossimità dell'orizzonte, tali nubi possono essere scambiate con cirri per effetto di prospettiva. Anche un velo lattiginoso di nebbia può condurre in inganno, ma la distinzione apparirà chiara sapendo che il velo di nebbia è piuttosto opalescente. I cirrostrati, all'arrivo di una perturbazione, seguono sempre i cirri e indicano una diminuzione della pressione, un aumento dell'umidità e la rotazione dei venti dai quadranti meridionali. Queste nubi si possono formare per l'assottigliamento degli altostrati e per la fusione di alcuni cirri.

    40. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Cirrocumoli (alta quota) 6 – 13 km CIRROCUMULI (Cc - Cirrocumulus) I cirrocumuli sono formati da cristalli di ghiaccio disposti in piccoli ammassi globulari di colore bianco. Attraverso di essi è possibile scorgere nettamente la posizione del sole o della luna. Possono essere disposti in distese più o meno vaste, o in banchi formati da piccoli "cuscinetti" di grandezza variabile. I cirrocumuli possono provenire dalla trasformazione di cirri e cirrostrati, dalla diminuzione delle dimensioni di un banco di altostrati oppure dal sollevamento orografico di uno strato di aria umida. Queste nubi sono l'ultimo stadio che annuncia l'arrivo di un fronte caldo e, a differenza dei cirri e dei cirrostrati, indicano che il peggioramento è imminente.CIRROCUMULI (Cc - Cirrocumulus) I cirrocumuli sono formati da cristalli di ghiaccio disposti in piccoli ammassi globulari di colore bianco. Attraverso di essi è possibile scorgere nettamente la posizione del sole o della luna. Possono essere disposti in distese più o meno vaste, o in banchi formati da piccoli "cuscinetti" di grandezza variabile. I cirrocumuli possono provenire dalla trasformazione di cirri e cirrostrati, dalla diminuzione delle dimensioni di un banco di altostrati oppure dal sollevamento orografico di uno strato di aria umida.Queste nubi sono l'ultimo stadio che annuncia l'arrivo di un fronte caldo e, a differenza dei cirri e dei cirrostrati, indicano che il peggioramento è imminente.

    41. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Altocumoli (quota media) 2 – 6 km ALTOCUMULI (Ac - Altocumulus) Queste nubi si presentano in banchi di colore bianco o grigio. Di solito sono composte di lamelle o di masse tondeggianti collegate o no tra loro. Si possono confondere con i cirrocumuli se sono formati da piccoli elementi, ma possono essere riconosciuti perché hanno una larghezza apparente maggiore. Quando il bordo o una parte sottile di un banco di altocumuli si trova a passare davanti al sole, si manifesta il fenomeno della corona che consiste in uno stretto anello colorato. Queste nubi sono costituite da goccioline d'acqua che, se la temperatura è molto bassa, si trasformano in cristalli di ghiaccio. In questo caso, i cristalli che cadono, possono dare luogo a colonne luminose. Se gli altocumuli si presentano con protuberanze a forma di torrette o di merli (altocumulo castellano), significa che nella regione media dell'atmosfera l'aria è instabile e che un temporale è in atto in una vasta zona. Se, invece, gli altocumuli sono semitrasparenti o a fiocchi, non hanno carattere di instabilità o tendenza ad ingrossarsi e il tempo continuerà a essere bello. Queste nubi possono anche essere presenti in un cielo caotico: in tal caso sono associate a perturbazioni temporalesche. Sono l'avanguardia di un fronte freddo, il quale si manifesterà dopo quattro o cinque ore, con temporali sparsi. Molto spesso queste nubi appaiono in zone anticicloniche e sulle creste delle montagne. L'aspetto più comune degli altocumuli è quello di una distesa di elementi staccati e disposti con una certa regolarità. ALTOCUMULI (Ac - Altocumulus) Queste nubi si presentano in banchi di colore bianco o grigio. Di solito sono composte di lamelle o di masse tondeggianti collegate o no tra loro. Si possono confondere con i cirrocumuli se sono formati da piccoli elementi, ma possono essere riconosciuti perché hanno una larghezza apparente maggiore. Quando il bordo o una parte sottile di un banco di altocumuli si trova a passare davanti al sole, si manifesta il fenomeno della corona che consiste in uno stretto anello colorato. Queste nubi sono costituite da goccioline d'acqua che, se la temperatura è molto bassa, si trasformano in cristalli di ghiaccio. In questo caso, i cristalli che cadono, possono dare luogo a colonne luminose. Se gli altocumuli si presentano con protuberanze a forma di torrette o di merli (altocumulo castellano), significa che nella regione media dell'atmosfera l'aria è instabile e che un temporale è in atto in una vasta zona. Se, invece, gli altocumuli sono semitrasparenti o a fiocchi, non hanno carattere di instabilità o tendenza ad ingrossarsi e il tempo continuerà a essere bello. Queste nubi possono anche essere presenti in un cielo caotico: in tal caso sono associate a perturbazioni temporalesche. Sono l'avanguardia di un fronte freddo, il quale si manifesterà dopo quattro o cinque ore, con temporali sparsi.Molto spesso queste nubi appaiono in zone anticicloniche e sulle creste delle montagne. L'aspetto più comune degli altocumuli è quello di una distesa di elementi staccati e disposti con una certa regolarità.

    42. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Altostrati (quota media) 2 – 6 km ALTOSTRATI (AS - Altostratus) L'altostrato copre totalmente o parzialmente il cielo, ma sempre in maniera uniforme, con un velo più o meno denso, fibroso, striato di colore grigio tendente all'azzurrognolo, con ombre proprie più o meno marcate, secondo lo spessore. L'altostrato è costituito da gocce d'acqua e fiocchi di neve. Se la temperatura, a quella quota, è molto bassa, la nube può essere formata da cristalli di ghiaccio. Può assumere spessori di molte centinaia di metri ed estensioni di centinaia di chilometri ed essere formata di più strati sovrapposti in bande parallele e con nette ondulazioni. Se lo spessore della nube non è considerevole, trae facilmente in inganno l'osservatore che può confonderla con un cirrostrato più denso. Un cielo ad altostrati indica sicuramente che le precipitazioni a carattere di pioggia o di neve sono prossime. Si tratterà di pioggia se il velo nuvoloso è denso e basso; si tratterà, invece, di neve se è poco denso e alto. La presenza di altostrati indica che la parte centrale della perturbazione ha investito la località. Infatti le precipitazioni cui da luogo questa nube sono spesso continue e persistenti. Sotto l'altostrato si possono formare nubi sfrangiate.ALTOSTRATI (AS - Altostratus) L'altostrato copre totalmente o parzialmente il cielo, ma sempre in maniera uniforme, con un velo più o meno denso, fibroso, striato di colore grigio tendente all'azzurrognolo, con ombre proprie più o meno marcate, secondo lo spessore.L'altostrato è costituito da gocce d'acqua e fiocchi di neve. Se la temperatura, a quella quota, è molto bassa, la nube può essere formata da cristalli di ghiaccio. Può assumere spessori di molte centinaia di metri ed estensioni di centinaia di chilometri ed essere formata di più strati sovrapposti in bande parallele e con nette ondulazioni. Se lo spessore della nube non è considerevole, trae facilmente in inganno l'osservatore che può confonderla con un cirrostrato più denso. Un cielo ad altostrati indica sicuramente che le precipitazioni a carattere di pioggia o di neve sono prossime. Si tratterà di pioggia se il velo nuvoloso è denso e basso; si tratterà, invece, di neve se è poco denso e alto. La presenza di altostrati indica che la parte centrale della perturbazione ha investito la località. Infatti le precipitazioni cui da luogo questa nube sono spesso continue e persistenti. Sotto l'altostrato si possono formare nubi sfrangiate.

    43. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Nembostrati (quota bassa) fino a 2 km NEMBOSTRATI (Ns - Nimbostratus) Con la presenza di questa nube, il vero cattivo tempo si è già stabilito. E' di colore grigio scuro,molto spesso, senza forme definite e margini frastagliati. Di solito si presenta come uno strato basso di grande estensione la cui parte inferiore è spesso nascosta da nubi che corrono veloci con il vento. Sono sempre opachi, tanto da nascondere il Sole o la Luna, danno luogo a precipitazioni continue sotto forma di neve o di pioggia. Il nembostrato nasce per la lenta, continua ascesa di aria umida e si forma attorno ad un centro depressionario. E'quasi sempre preceduto da cirrostrati e da altostrati, del quale ultimo è uno stadio avanzato.NEMBOSTRATI (Ns - Nimbostratus) Con la presenza di questa nube, il vero cattivo tempo si è già stabilito.E' di colore grigio scuro,molto spesso, senza forme definite e margini frastagliati.Di solito si presenta come uno strato basso di grande estensione la cui parte inferiore è spesso nascosta da nubi che corrono veloci con il vento. Sono sempre opachi, tanto da nascondere il Sole o la Luna, danno luogo a precipitazioni continue sotto forma di neve o di pioggia. Il nembostrato nasce per la lenta, continua ascesa di aria umida e si forma attorno ad un centro depressionario. E'quasi sempre preceduto da cirrostrati e da altostrati, del quale ultimo è uno stadio avanzato.

    44. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Strati (quota bassa) fino a 2 km STRATI (St - Stratus) E' simile a nebbia sospesa in quota e, a volte, è tanto basso da occultare la sommità di collinette. Da al cielo un aspetto offuscato e uniforme. Può dare luogo a precipitazioni costituite di pioggia minuta e fitta o di prismi di ghiaccio o di nevischio; quando la nube, molto opaca, si forma sotto altre nubi quali altostrati e nembostrati. Se lo strato comincia ad evaporare e a frantumarsi in brandelli sfrangiati, e ciò ha luogo, di solito, dietro un'occlusione, il fenomeno è sintomo dell'approssimarsi del bel tempo. Generalmente lo strato si forma per l'abbassamento della temperatura degli strati più bassi dell'atmosfera o, al contrario, per il sollevamento di nebbia a causa del riscaldamento del suolo.STRATI (St - Stratus) E' simile a nebbia sospesa in quota e, a volte, è tanto basso da occultare la sommità di collinette. Da al cielo un aspetto offuscato e uniforme.Può dare luogo a precipitazioni costituite di pioggia minuta e fitta o di prismi di ghiaccio o di nevischio; quando la nube, molto opaca, si forma sotto altre nubi quali altostrati e nembostrati. Se lo strato comincia ad evaporare e a frantumarsi in brandelli sfrangiati, e ciò ha luogo, di solito, dietro un'occlusione, il fenomeno è sintomo dell'approssimarsi del bel tempo. Generalmente lo strato si forma per l'abbassamento della temperatura degli strati più bassi dell'atmosfera o, al contrario, per il sollevamento di nebbia a causa del riscaldamento del suolo.

    45. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Stratocumoli (quota bassa) fino a 2 km STRATOCUMULI (Sc - Stratocumulus) Gli stratocumuli si presentano in grossi ammassi scuri, tondeggianti, che ricoprono, specialmente d'inverno, quasi interamente il cielo e che mostrano sempre la presenza di elementi più o meno collegati fra loro. Gli elementi che li costituiscono sono analoghi a quelli degli altocumuli ma, dato che si trovano a livello più basso, appaiono di dimensioni maggiori. Non è possibile confondere gli stratocumuli con gli altocumuli poiché i primi hanno una larghezza apparente superiore a 5 gradi. Gli elementi di queste nubi sono talvolta raggruppati in bande parallele, con ondulazioni orientate nella stessa direzione. Possono essere più o meno trasparenti e lasciar vedere spazi di cielo o presentarsi in strati tanto sottili da lasciar apparire la posizione del sole o della luna. Talvolta le nubi sono così opache da nascondere il sole. Non sempre gli stratocumuli danno luogo a precipitazioni, ma, se queste ci sono, sono di debole intensità.STRATOCUMULI (Sc - Stratocumulus) Gli stratocumuli si presentano in grossi ammassi scuri, tondeggianti, che ricoprono, specialmente d'inverno, quasi interamente il cielo e che mostrano sempre la presenza di elementi più o meno collegati fra loro. Gli elementi che li costituiscono sono analoghi a quelli degli altocumuli ma, dato che si trovano a livello più basso, appaiono di dimensioni maggiori.Non è possibile confondere gli stratocumuli con gli altocumuli poiché i primi hanno una larghezza apparente superiore a 5 gradi. Gli elementi di queste nubi sono talvolta raggruppati in bande parallele, con ondulazioni orientate nella stessa direzione. Possono essere più o meno trasparenti e lasciar vedere spazi di cielo o presentarsi in strati tanto sottili da lasciar apparire la posizione del sole o della luna. Talvolta le nubi sono così opache da nascondere il sole. Non sempre gli stratocumuli danno luogo a precipitazioni, ma, se queste ci sono, sono di debole intensità.

    46. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Cumoli dal suolo fino alla regione superiore - nubi a sviluppo verticale. CUMULI (Cu - Cumulus) Chiamati signori del cielo, sono le nubi più appariscenti. Gli aspetti dei cumuli sono mutevoli; si tratta sempre di nubi isolate, generalmente dense, con contorni ben definiti, a piccolo o a grande sviluppo verticale, ma sempre a forma di cupole o di torri, con la parte superiore simile a un cavolfiore. La loro base è quasi sempre orizzontale e le parti superiori un bianco splendente. I cumuli si formano a causa di correnti convettive che si generano per effetto del riscaldamento del suolo in determinate località. Si tratta di nubi ad evoluzione diurna. Le correnti convettive hanno luogo quando la diminuzione della temperatura con l'altitudine è abbastanza forte e ciò può avvenire sia per il riscaldamento del suolo dovuto all'azione della radiazione solare, sia per il riscaldamento continuo, negli strati bassi, di una massa d'aria fredda che passa su una superficie calda. Lo sviluppo in altezza dei cumuli dipende, quindi, dalla maggiore o minore instabilità dell'aria. Possiamo classificare le nubi a sviluppo verticale in: CUMULI UMILI: sono a debole sviluppo verticale e il loro aspetto è generalmente appiattito. Si notano sul mare e su zone pianeggianti, anche spesso sulle cime dei colli. CUMULI MEDIOCRI: hanno moderata estensione verticale e protuberanze e prominenze poco sviluppate. CUMULI CONGESTI: sempre a grande sviluppo verticale, hanno la parte superiore con protuberanze pullulanti, simile ad un cavolfiore. Queste nubi molto spesso si trasformano in cumulonembi. I cumuli a contorni ben netti non possono dare che precipitazioni molto deboli, anche quando sono fortemente sviluppati; la loro formazione è preceduta da una apparizione di una zona di foschia. CUMULI FRATTI: sono quelli che si presentano con contorni sfrangiati. Se si formano sotto l'altostrato portano cattivo tempo e precipitazioni intense. CUMULI (Cu - Cumulus) Chiamati signori del cielo, sono le nubi più appariscenti. Gli aspetti dei cumuli sono mutevoli; si tratta sempre di nubi isolate, generalmente dense, con contorni ben definiti, a piccolo o a grande sviluppo verticale, ma sempre a forma di cupole o di torri, con la parte superiore simile a un cavolfiore. La loro base è quasi sempre orizzontale e le parti superiori un bianco splendente. I cumuli si formano a causa di correnti convettive che si generano per effetto del riscaldamento del suolo in determinate località.Si tratta di nubi ad evoluzione diurna. Le correnti convettive hanno luogo quando la diminuzione della temperatura con l'altitudine è abbastanza forte e ciò può avvenire sia per il riscaldamento del suolo dovuto all'azione della radiazione solare, sia per il riscaldamento continuo, negli strati bassi, di una massa d'aria fredda che passa su una superficie calda. Lo sviluppo in altezza dei cumuli dipende, quindi, dalla maggiore o minore instabilità dell'aria. Possiamo classificare le nubi a sviluppo verticale in: CUMULI UMILI: sono a debole sviluppo verticale e il loro aspetto è generalmente appiattito. Si notano sul mare e su zone pianeggianti, anche spesso sulle cime dei colli. CUMULI MEDIOCRI: hanno moderata estensione verticale e protuberanze e prominenze poco sviluppate. CUMULI CONGESTI: sempre a grande sviluppo verticale, hanno la parte superiore con protuberanze pullulanti, simile ad un cavolfiore. Queste nubi molto spesso si trasformano in cumulonembi. I cumuli a contorni ben netti non possono dare che precipitazioni molto deboli, anche quando sono fortemente sviluppati; la loro formazione è preceduta da una apparizione di una zona di foschia. CUMULI FRATTI: sono quelli che si presentano con contorni sfrangiati. Se si formano sotto l'altostrato portano cattivo tempo e precipitazioni intense.

    47. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Nembocumoli dal suolo fino alla regione superiore - nubi a sviluppo verticale. CUMULONEMBI: Sono le nubi che producono scariche elettriche. Si presentano in masse imponenti, di aspetto minaccioso, simili a montagne o torrioni a grande sviluppo verticale, talvolta fino a raggiungere il livello dei cirri. Dai cumulonembi cadono sempre piogge e grandinate accompagnate da fulmini persistenti, mentre, al suolo, il vento molto forte può dar luogo a groppi violenti. Essendo le loro dimensioni orizzontali e verticali sempre notevoli, queste nubi sono visibili soltanto a grande distanza. Generalmente traggono origine dai cumuli congesti formatisi a causa di forti correnti convettive. Queste nubi si distinguono dai cumuli perché la parte inferiore è, di solito, sfrangiata, mentre la parte superiore non ha forma di cavolfiore. Queste nubi inoltre possono presentarsi con la parte superiore liscia, striata, fibrosa, cirriforme, a forma di incudine, oppure con protuberanze tendenti a formare una massa biancastra con bande più o meno verticali. In genere, perché un cumulonembo si formi è necessario un forte surriscaldamento del suolo per alimentare le correnti ascendenti. CUMULONEMBI: Sono le nubi che producono scariche elettriche. Si presentano in masse imponenti, di aspetto minaccioso, simili a montagne o torrioni a grande sviluppo verticale, talvolta fino a raggiungere il livello dei cirri. Dai cumulonembi cadono sempre piogge e grandinate accompagnate da fulmini persistenti, mentre, al suolo, il vento molto forte può dar luogo a groppi violenti. Essendo le loro dimensioni orizzontali e verticali sempre notevoli, queste nubi sono visibili soltanto a grande distanza. Generalmente traggono origine dai cumuli congesti formatisi a causa di forti correnti convettive. Queste nubi si distinguono dai cumuli perché la parte inferiore è, di solito, sfrangiata, mentre la parte superiore non ha forma di cavolfiore.Queste nubi inoltre possono presentarsi con la parte superiore liscia, striata, fibrosa, cirriforme, a forma di incudine, oppure con protuberanze tendenti a formare una massa biancastra con bande più o meno verticali.In genere, perché un cumulonembo si formi è necessario un forte surriscaldamento del suolo per alimentare le correnti ascendenti.

    48. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Nebbia

    49. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Precipitazioni Si formano quando le nubi cumuliformi e stratiformi raggiungono quote sufficientemente elevate da dar luogo alla formazione di piccoli cristalli di ghiaccio. I cristalli di ghiaccio si accrescono : urtando gli uni contro gli altri durante il moto di caduta per effetto del brinamento di goccioline d’acqua sospese nell’aria Quando le correnti interne alle nubi non sono più in grado di sostenere i cristalli più grossi, questi cominciano a precipitare verso il basso. Se durante il moto di caduta i cristalli attraversano strati più caldi, fondono e danno luogo a pioggia

    50. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia TEMPORALI – TORMENTE - FULMINI Temporali frontali, prodotti dal sollevamento di masse d’aria lungo i fronti oppure associati all’attività di una superficie di discontinuità fra due masse d’aria di caratteristiche distinte. Temporali di masse d’aria, che si producono in masse d’aria omogenee e sono dovuti principalmente alle condizioni di instabilità regnanti nelle masse d’aria stesse, sono temporali a carattere locale. Foto1 - Nubi cumuliformi con protuberanza a forma di torrette indicano l'accrescimento verticale delle nubi stesse e la formazione di temporali Foto 2 - Nubi cumuliformi estive organizzate forzate dal passaggio di un fronte freddo. Nubi ad elevato sviluppo verticale in fase di ulteriore accrescimento (a forma di torri nella parte superiore, cariche di acqua: si noti la base delle nubi alla stessa altezza, che corrisponde al livello di condensazione) Foto1 - Nubi cumuliformi con protuberanza a forma di torrette indicano l'accrescimento verticale delle nubi stesse e la formazione di temporali Foto 2 - Nubi cumuliformi estive organizzate forzate dal passaggio di un fronte freddo. Nubi ad elevato sviluppo verticale in fase di ulteriore accrescimento (a forma di torri nella parte superiore, cariche di acqua: si noti la base delle nubi alla stessa altezza, che corrisponde al livello di condensazione)

    51. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia TEMPORALI – TORMENTE - FULMINI Le scariche tra nube e cime avvengono lungo percorsi tortuosi che sono scelti come canali preferenziali.

    52. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia TEMPORALI – TORMENTE - FULMINI Comportamento dell'alpinista in caso di temporale: evitare le cime e le creste delle montagne, tenendosi almeno 10 m al di sotto, per evitare la scarica diretta

    53. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia TEMPORALI – TORMENTE - FULMINI Evitare le ferrate, nonché l'entrata delle grotte scavate nella roccia che sono attraversate dalle correnti di terra. Se ci si ripara in un anfratto o in una caverna nella roccia, stare verso l'interno, ad una debita distanza dalle pareti e dal soffitto superiore.

    54. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia TEMPORALI – TORMENTE - FULMINI Tenersi lontano da alberi isolati

    55. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Pressione media in gennaio

    56. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Evoluzione sull’Europa 06/12/2002

    57. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Evoluzione sull’Europa 07/02/2006

    58. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Depressione sul golfo di Genova

    59. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Nevicata a Milano del 1985

    60. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia La situazione del 27-01-2006 alle ore 10:10

    61. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia La situazione del 27-01-2006 alle ore 10:10

    62. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Tabella per le previsioni del tempo secondo le regole tradizionali

    63. Roberto Rovelli – 16 gennaio 2005 corso SA1 - Meteorologia Informazioni meteo

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