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Bilancio pubblico e distribuzione personale del reddito Massimo Baldini

Bilancio pubblico e distribuzione personale del reddito Massimo Baldini Università di Modena e Reggio Emilia Ciclo di conferenze su “Diseguaglianza, povertà e politiche pubbliche” Fondazione istituto Gramsci Emilia Romagna Bologna, 30 marzo 2010.

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Bilancio pubblico e distribuzione personale del reddito Massimo Baldini

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Presentation Transcript


  1. Bilancio pubblico e distribuzione personale del reddito Massimo Baldini Università di Modena e Reggio Emilia Ciclo di conferenze su “Diseguaglianza, povertà e politiche pubbliche” Fondazione istituto Gramsci Emilia Romagna Bologna, 30 marzo 2010

  2. Analisi normativa: Il ruolo dello Stato in un’economia di mercato • Perché lo Stato interviene? • Eguaglianza ed efficienza • Analisi positiva: l’attività redistributiva dell’intervento pubblico: strumenti ed effetti • Tassazione • Spesa pubblica in denaro e in natura • In Italia e altrove

  3. Cosa fa lo Stato:Richard Musgrave,The Theory of Public FinanceMc Graw Hill, New York 1959Ha schematizzato le 3 funzioni fondamentali dello Stato: Allocazione (efficienza) Redistribuzione (equità) Stabilizzazione

  4. ALLOCAZIONE • Produzione pubblica • Regolamentazione di attività private • Tassazione Lo Stato dovrebbe garantire l’efficienza del sistema economico, superando i fallimenti del mercato, attraverso:

  5. REDISTRIBUZIONE Obiettivo: realizzare una equa distribuzione delle risorse  Lo Stato corregge la distribuzione delle risorse realizzata dal mercato attraverso: Trasferimenti monetari Imposte Offerta di servizi (trasferimenti in kind) : asili, scuole, sanità, …

  6. STABILIZZAZIONE Lo Stato regola il livello dell’attività economica, con gli obiettivi del pieno impiego e di una inflazione sotto controllo attraverso: La manovra delle spese e delle imposte Misure che incentivano l’attività produttiva Musgrave scrive negli anni ’50, quando domina la lezione di Keynes: grande fiducia nella capacità di G e T di influenzare il livello di attività economica

  7. L’approccio normativo: L’economia del benesserePrimo teorema dell’economia del benessere: Un equilibrio di concorrenza perfetta è efficiente (Pareto-ottimale)

  8. La “mano invisibile” di A. Smith. • Teoria dei sentimenti morali, 1759 • Ricchezza delle nazioni, 1776: • Every individual...generally, indeed, neither intends to promote the public interest, nor knows how much he is promoting it. … and by directing that industry in such a manner as its produce may be of the greatest value, he intends only his own gain, and he is in this, as in many other cases, led by an invisible hand to promote an end which was no part of his intention. • It is not from the benevolence of the butcher, the brewer, or the baker, that we expect our dinner, but from their regard to their own interest. We address ourselves, not to their humanity but to their self-love, and never talk to them of our necessities but of their advantages.

  9. A destra del punto di equilibrio, il beneficio marginale di una unità di bene è inferiore al suo costo marginale  È socialmente efficiente diminuire Q A sinistra del punto di equilibrio, il beneficio marginale di una unità di bene è superiore al suo costo marginale  È socialmente efficiente aumentare Q P Offerta aggregata In equilibrio, la curva di domanda (beneficio marginale) interseca la curva di offerta (costo marg.)  B’=C’ Domanda aggregata Q

  10. La frontiera delle utilità è l’insieme delle allocazioni efficienti U2 A e C sono ottimi Paretiani B non è un ottimo Paretiano A Area dei possibili miglioramenti paretiani a partire da B C B 0 U1

  11. Il primo teorema vale solo se non sono presenti fallimenti del mercato: • Monopolio e altre forme di mercato non concorrenziali • Beni pubblici • Esternalità • Asimmetrie informative

  12. 2 motivazioni per l’intervento pubblico:

  13. 1) Giustificazione di efficienza Se sono presenti forme di fallimento del mercato, l’intervento dello stato è giustificato per correggere l’esito del mercato : * Fornitura di beni pubblici * Antitrust e regolazione dei mercati * Riduzione degli effetti negativi delle esternalità * Fornitura di b/s che non sarebbero forniti in quantità ottimale a causa delle asimmetrie informative: tra questi, anche la redistribuzione (come forma di assicurazione (velo di ignoranza))

  14. 2) Giustificazione di equità L’equilibrio concorrenziale può essere efficiente, ma non è detto che sia anche equo, cioè che corrisponda ai giudizi di valore distributivi che la società esprime. Quanto siamo disposti a redistribuire le risorse rispetto all’allocazione prodotta dal mercato? Per trovare l’ ottimo sociale, cioè una allocazione che è non solo efficiente, ma anche equa, è necessario disporre di un criterio di scelta tra i punti della frontiera dell’utilità

  15. Se l’allocazione di equilibrio concorrenziale non corrisponde all’ottimo sociale, come possiamo arrivarci?Secondo teorema dell’economia del benessere: Ogni allocazione Pareto-ottimale può essere raggiunta con un equilibrio concorrenziale mediante l’uso di imposte o trasferimenti in somma fissa (lump sum taxes)

  16. Il I teorema ci dice solo che il processo di scambio concorrenziale ci porta su un punto che si trova sulla frontiera delle utilità, ma può darsi che esso non corrisponda all’ottimo sociale. Con imposte/trasferimenti lump sum, lo Stato può cambiare le dotazioni iniziali, dopodichè il processo di scambio porterà l’economia al punto desiderato sulla FU. E’ una giustificazione di equità dell’intervento pubblico

  17. Lump sum tax: E’ un’imposta (o trasferimento) sul cui ammontare il contribuente (o beneficiario) non può influire modificando i propri comportamenti E’ una imposta non distorsiva, che non fa perdere efficienza Non altera i comportamenti individuali, perché è commisurata a fattori esogeni, al di fuori dei comportamenti individuali Non modifica i prezzi relativi

  18. Esempi di Lump sum tax • Imposta fissa: X euro all’anno per ogni cittadino • Imposta commisurata al colore degli occhi • Imposta commisurata al QI • Imposta legata all’abilità individuale

  19. Se valgono entrambi i teoremi dell’Economia del Benessere, esiste separazione logica tra efficienza ed equità: • La concorrenza genera una situazione di First Best (ottimo paretiano) • Utilizzando lump-sum taxes si realizza la distribuzione desiderata del benessere tra gli individui (ottimo sociale)

  20. In realtà non esiste un sistema di imposte in somma fissa in grado di svolgere i compiti redistributivi richiesti dal Secondo teorema perché richiede informazioni troppo elevate: Un’imposta fissa uguale per tutti sarebbe troppo iniqua  Bisogna commisurare le imposte al reddito o ad altri comportamenti osservabili (consumo, ecc.), ma allora lo stato introduce distorsioni sui comportamenti individuali, provocando perdite di benessere

  21. Tentativi di correggere la distribuzione prodotta dal mercato determinano inefficienze, cioè Soluzioni di Second best • C’è TRADE – OFF tra efficienza ed eguaglianza

  22. A= equilibrio concorrenziale B= ottimo sociale C= miglioramento max possibile U2 A C B Gli effetti distorsivi delle imposte e dei trasferimenti impediscono di arrivare in B. 0 U1 Tutti i punti sulla frontiera sono di first best

  23. Dato il trade-off, il grado di redistribuzione dipende dalla valutazione sociale sulla “giusta” distribuzione del reddito Mercato U2 A B Bentham Non possiamo passare da A a B a causa del trade-off Rawls 0 U1

  24. Esempi del trade-off tra eguaglianza ed efficienza: • Se per aumentare il benessere dei poveri introduciamo un’imposta molto progressiva sul reddito, i ricchi possono reagire lavorando meno, riducendo così il reddito nazionale, o evadendo di più; • c’è una riduzione dell’efficienza del sistema, anche se il benessere sociale aumenta perché diamo molto peso all’equità. • Una forte imposta indiretta sui beni di lusso: se la gente smette di comprarli, chiudono le industrie che li producono, e lo stato non incassa gettito  perdita secca • Sussidi contro la povertà possono ridurre l’offerta di lavoro dei poveri (trappola della povertà) • Alte aliquote sui redditi da capitale possono scoraggiare il risparmio e quindi l’investimento

  25. Nel tentativo di modificare le quote distributive….. …rischiamo di ridimensionare il pil

  26. A. M. Okun: Equality and efficiency, The Big Tradeoff, 1975 • Le società riescono a redistribuire reddito dal ricco al povero in un “secchio bucato”: durante il passaggio, una parte del denaro va perduto, cosicchè i poveri non ottengono tutte le risorse sottratte ai ricchi. • Per trasferire 1 euro da un ricco ad un povero, quanti centesimi siamo disposti a sprecare nel passaggio? • Friedman: pochi centesimi, perché l’efficienza è prioritaria • Rawls: anche 99 centesimi, perché l’equità è prioritaria • Okun: fino a 60 centesimi • Non c’è una risposta giusta o sbagliata, dipende dalle preferenze distributive della società.

  27. Se la redistribuzione avviene non tra molto ricchi e molto poveri, ma tra redditi medio-alti e redditi medio-bassi, è ragionevole che la tolleranza per le perdite sia inferiore • (Okun: indicativamente, <=15%).

  28. Però: non è scontato che tra eguaglianza ed efficienza vi sia sempre un tradeoff. • Vi sono molti canali attraverso cui l’eguaglianza (diseguaglianza) può influenzare positivamente (negativamente) la crescita. • 1) Approccio della political economy: in democrazia, vince l’elettore mediano; se c’è poca diseguaglianza, l’elettore mediano non è molto favorevole a politiche fortemente redistributive (alte aliquote fiscali, ecc.), e questo può favorire l’offerta di fattori produttivi e la crescita. • Viceversa, elevati livelli di diseguaglianza creano una domanda politica per la redistribuzione che può ridurre gli incentivi • 2) Esternalità negative associate alla diffusione della povertà (riduzione pace sociale, peggioramento generale qualità della vita…) • 3) Sostegno alla propensione al rischio: redistribuzione come assicurazione.

  29. 4) Differenze tra classi sociali nella propensione al risparmio. • 5) Diseguaglianza e mercato dei capitali: per prendere denaro a prestito occorre avere un certo patrimonio da offrire in garanzia alle banche •  in società molto povere e diseguali, ai poveri può essere negato l’accesso al credito perché mancano di garanzie •  se il credito serve per: intraprendere una piccola attività commerciale; mandare i figli a scuola; seguire un corso di formazione; comprare input per mandare avanti la piccola attività; ecc; allora, la mancanza di credito rallenta la crescita economica. • 6) Diseguaglianza e investimento in capitale umano: una distribuzione più equa della ricchezza e del reddito (anche con borse di studio) permette ad un numero elevato di famiglie di investire maggiormente nella qualità dei propri figli, e di mandarli a scuola più a lungo •  aumento del capitale umano nazionale  maggiore crescita economica

  30. In un contesto di second best (c’è il tradeoff), quali sono gli obiettivi dell’attività redistributiva pubblica? • Fornire un’assicurazione contro i rischi sociali (disoccupazione, malattia, invalidità…) • Ridurre la diseguaglianza nella distribuzione del reddito • Ridurre la diseguaglianza nella distribuzione delle opportunità • Redistribuire tra fasi diverse del ciclo di vita

  31. Quanta redistribuzione: dal reddito originario al reddito finale + Redditi da lavoro + Redditi da capitale + Redditi da pensioni private – Ammortamenti (per lavoratori autonomi e imprenditori) = Reddito originario (dei fattori di produzione) + Pensioni + Altri trasferimenti monetari (anf, a3f, maternità, altre forme di ass., p. sociale, invalidità, borse, assegni alimentari, regali, liquidazioni, arretrati, disoccupazione, social card) = Reddito lordo – Contributi sociali obbligatori – Imposte dirette (Irpef, Ici, sost. sui redditi di capitale, imposte separate) = Reddito disponibile – Imposte indirette (Iva, accise) = Reddito netto + Trasferimenti in kind (istruzione, sanità, edilizia residenziale pubblica) + Reddito imputato sull'abitazione in proprietà = Reddito finale

  32. Il peso delle imposte dirette sul reddito familiare: Rapporto tra imposte dirette (Irpef e contributi a carico dei lavoratori) e reddito familiare Fonte: Oecd, Growing Unequal? 2008

  33. La progressività delle imposte sul reddito: Quota delle imposte sul reddito (Irpef e cs a carico dei lavoratori) pagate dal 10% più ricco delle famiglie

  34. Quota del reddito di mercato percepito dal 10% più ricco delle famiglie

  35. Progressività del sistema delle imposte dirette (Irpef + cs sui lavoratori) = quota dell’imposta pagata dal 10% + ricco / quota del reddito percepito dal 10% più ricco Lindert 2004

  36. L’impatto redistributivo complessivo delle imposte dirette (Irpef e cs lavoratori): Riduzione percentuale della diseguaglianza nel passaggio dal reddito di mercato al reddito disponibile

  37. Quota dei trasferimenti cash pubblici che va al 20% più povero delle famiglie

  38. In genere, i trasferimenti monetari pubblici hanno un effetto redistributivo in media doppio rispetto alle imposte dirette (Irpef + cs lavoratori) • In Italia l’impatto dei trasferimenti monetari è inferiore alla media (per il peso molto elevato delle pensioni, poco redistributive), mentre è superiore alla media quello delle imposte dirette • Gli Usa sono l’unico caso in cui le imposte sul reddito hanno un effetto maggiore di quello dei trasferimenti in moneta

  39. Trasferimenti monetari vs trasferimenti in natura • Lo Stato esercita un’attività redistributiva anche con i trasferimenti in natura, cioè servizi • Meglio redistribuire trasferendo denaro o direttamente beni o servizi? • Ai poveri: dare denaro oppure un buono che permetta di acquistare cibo (food stamps)? • Ai non autosufficienti: denaro oppure case protette? • Ai bambini appena nati: denaro oppure un posto al nido?

  40. Teoria neoclassica: il trasferimento in denaro realizza un aumento di utilità per il beneficiario che è almeno pari a quello conseguente al trasferimento in natura, e di solito è maggiore.

  41. Allora perché si redistribuisce spesso in natura? • 1) Garanzia per i contribuenti che il beneficiario consumi proprio determinati b/s e non sprechi il denaro ricevuto (sigarette / pannolini). • 2) Servizi consentono di soddisfare bisogni più articolati e complessi, di garantire/verificare la qualità della prestazione • 3) Asimmetrie informative: è più probabile che solo i soggetti davvero bisognosi facciano domanda (es. case popolari): • Trasferimento in denaro: i soggetti produttivi potrebbero fingere di essere poco produttivi per ricevere il trasferimento • Trasferimento in natura: solo i soggetti che davvero hanno bisogno di un certo servizio fanno domanda

  42. Molti servizi pubblici tendono ad essere offerti in modo uniforme ed universale (sanità, scuola dell’obbligo). • Se vengono valutati al costo di produzione, il loro effetto redistributivo è molto forte, perché una stessa somma rappresenta una % alta del reddito dei poveri, bassa di quello dei ricchi

  43. L’impatto redistributivo dei trasferimenti in natura: sanità, istruzione, case popolari Rapporto tra il reddito medio del 20% + ricco delle famiglie ed il 20% + povero, prima e dopo i trasferimenti in natura

  44. Qualche dato in più sull’Italia Quote dei vari tipi di reddito equivalente possedute da ciascun quintile delle famiglie

  45. Come l’intervento pubblico modifica la diseguaglianza nella distribuzione del reddito Indice di diseguaglianza di Gini

  46. Incidenza delle imposte sul reddito lordo, per quintili di reddito disponibile equivalente

  47. In UK ai poveri va ancora peggio: Glennerster 2009

  48. Italia: Incidenza dei trasferimenti in natura per sanità e istruzione sul reddito lordo delle famiglie, ordinate per quintili di reddito disponibile

  49. In sintesi: Incidenza di imposte e trasferimenti sul reddito lordo delle famiglie, ordinate per quintili di reddito disponibile

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