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Le origini della Filosofia

Le origini della Filosofia. Elaborato da: Stefano Danese Claudio Deiana. Introduzione. La Filosofia Greca: L'insieme delle riflessioni filosofiche fiorite nella Grecia antica. Tradizionalmente, la filosofia greca è ritenuta la fonte di tutta la successiva speculazione occidentale.

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Presentation Transcript


  1. Le origini della Filosofia Elaborato da: Stefano Danese Claudio Deiana

  2. Introduzione La FilosofiaGreca: L'insieme delle riflessioni filosofiche fiorite nella Grecia antica. Tradizionalmente, la filosofia greca è ritenuta la fonte di tutta la successiva speculazione occidentale.

  3. I Primi Filosofi • Talete • Anassimandro • Protagora • Parmenide • Gorgia • Eraclito

  4. Talete Talete (Mileto 626 ca. - 548 ca. a.C.)era un filosofo greco: secondo la tradizione, inaugurò la filosofia greca. Dopo numerosi viaggi in Egitto e in Babilonia, dove acquisì numerose cognizioni matematiche, divenne famoso per la sua conoscenza dell'astronomia predicendo un'eclissi solare nel 585 a.C. Si dice inoltre che abbia introdotto la geometria in Grecia. Secondo Talete, il principio originario (arché) di tutte le cose è l'acqua, da cui ogni ente deriva e in cui ogni fenomeno naturale si risolve. In precedenza, per spiegare la natura dell'universo si ricorreva al mito: riconducendo l'origine del cosmo a una sostanza fisica permanente, che è immutabile, pur nel modificarsi dei suoi attributi, Talete segnò la nascita del pensiero scientifico. Talete non ha lasciato scritti e il suo pensiero ci è noto grazie alla tradizione indiretta, in particolare attraverso un passo della Metafisica di Aristotele. Citazione:Ci deve essere una qualche sostanza da cui tutte le altre vengono all’esistenza, mentre essa permane. Talete afferma che è l’acqua: egli ha tratto tale supposizione vedendo che essa è il nutrimento di tutte le cose, che il fuoco stesso deriva da questa e da essa vive (le cose da cui derivano sono il loro principio) e dal fatto che i semi di tutte le cose hanno natura umida.

  5. Anassimandro Anassimandro nacque intorno al 610 a.C. e fu un uomo politico. Egli chiamò per primo la sostanza unica col nome di principio (arché) e riconobbe tale principio non in un qualsiasi elemento materiale ma in uno infinito (àpeiron) che del resto è immortale e indistruttibile, quindi divino. Secondo Anassimandro le cose sarebbero derivate dall’àpeiron per via di separazione: prima il caldo dal freddo, poi la terra, l’aria, il fuoco; dall’acqua i pesci e così via. Affermò, in seguito, che il cielo sarebbe una sfera di fuoco racchiusa da una crosta bucherellata: da questi buchi uscirebbero delle fiamme che, in realtà, sarebbero gli astri. I suoi contributi scientifici furono la scoperta di un orologio solare e la prima carta geografica. Citazione: 1.Il principio degli esseri è l'infinito [...] In ciò da cui gli esseri traggono la loroorigine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo . 2.SecondoAnassimandro i primi animali - uomo compreso - nacqueronell'elemento acquatico, ricoperti di una scorza spinosa; cresciuti in età lasciarono l'acqua e vennero all'asciutto, ed essendosi lacerata la scorza che li copriva, dopo poco cambiarono il loro modo di vivere.

  6. Protagora Protagora nacque ad Abdera intorno al 490 a.C. e fu il primo esponente della sofistica. Tenne scuola in molte città e si fermò anche ad Atene dove conobbe Pericle. Le sue idee religiose gli crearono dei problemi all’interno di Atene, costringendolo così ad abbandonare tale città. A Protagora sono state attribuite opere come: “Ragionamenti demolitori”, “Le antilogie” e altri scritti religiosi e politici, dei quali oggi si posseggono solo pochissimi frammenti. L’UOMO E’ LA MISURA DI TUTTE LE COSE. La tesi che “L’uomo è la misura di tutte le cose, delle cose che sono in quanto sono, delle cose che non sono in quanto non sono”, fa di ogni uomo soggetto di giudizio sulla realtà e la non realtà delle cose. Con tale tesi Protagora  afferma che le cose appaiono diversamente a seconda degli uomini, concludendo, così, che le cose non hanno una loro fermezza nell’essere, ma sono relative. RELATIVISMO E UMANISMO. La  dottrina che l’uomo sia misura di tutte le cose, si può dire rispecchi una forma di umanismo, perché  fa dell’uomo il soggetto di qualunque discorso reale, e una forma di relativismo, perché non esiste una sola verità, ma tante verità a seconda degli uomini.

  7. Parmenide Parmenide (520 - 440 a.C. circa) fu il capostipite della scuola di Elea. La tesi fondamentale di Parmenide, “l'essere è, il non essere non è”, spiega che vi sono due sentieri : l’“alethèia”(verità) e la “dòxa” (opinione). Il primo ci porta a conoscere l’”essere” vero, il secondo quello apparente. Con questo quindi egli afferma che ogni cosa che esiste era prima qualcos’altro. Parmenide attribuisce a questo “essere” delle caratteristiche: ingenerato, perché la nascita implica un passaggio dal “non essere” all’ “essere” ; imperituro, in quanto la morte è il passaggio dall’“essere” al “non essere” ;immutabile, perché implica il “non essere”; unico, perché se consideriamo un essere “a” e uno “b”, il primo non può essere il secondo, implicando con ciò il “non essere”; immobile, poiché il movimento indica un passaggio da un luogo all’altro, per esempio se ci troviamo a Roma,  non possiamo essere in un’altra città, quindi il movimento sottintende il “non essere”.

  8. Gorgia Gorgia (Lentini 485 ca. - Tessaglia 380 ca. a.C.)era filosofo e retore greco, uno dei maggiori esponenti della sofistica. Originario della Sicilia, nel 427 a.C. Gorgia fu inviato come ambasciatore ad Atene, dove si stabilì in seguito per studiare e insegnare l'arte della retorica. La filosofia di Gorgia, secondo cui il linguaggio è soltanto uno strumento di persuasione, essendo l'uomo incapace di conoscere la realtà, si riduce in tre affermazioni: nulla è; se qualcosa è, è inconoscibile; se è conoscibile, è incomunicabile. Le opere pervenuteci sono l'Encomio di Elena e l'Apologia di Palamede. La leggenda narra che morì in Tessaglia quasi centenario.

  9. Eraclito Eraclito(nato aEfeso 540 ca. - 480 ca. a.C.) era un filosofo greco. Il suo aristocratico isolamento e l'enigmaticità del suo pensiero filosofico gli valsero nell’antichità il soprannome di "Oscuro". A lui la tradizione attribuisce l’opera “Sulla natura”, quasi interamente composta da aforismi, della quale ci restano circa centotrenta frammenti. Secondo Diogene Laerzio, Eraclito nacque da famiglia aristocratica, discendente in linea diretta dai re di Efeso. Ostile al regime democratico instaurato dai suoi concittadini, contro i quali scagliò sdegnate invettive, si sarebbe ritirato nel tempio di Artemide per offrire alla dea il suo libro. Gravemente malato, morì divorato dai cani sulla piazza di Efeso, dopo aver rifiutato ogni cura. Tema fondamentale della filosofia di Eraclito è il divenire, il mutamento generato dal conflitto degli opposti, cui viene ricondotta l’essenza della realtà.

  10. Il mondo è caratterizzato dal perenne trasformarsi di tutte le cose, poichè in ogni ambito del reale domina il conflitto: domina gli uomini, costantemente in guerra tra loro, domina il mondo naturale, il cui ciclo vitale è scandito dalle trasformazioni degli elementi. Ogni mutamento, tuttavia, non è generato dal caso, ma viene regolato da una legge immutabile, il Lògos. Con questo termine, Eraclito designa sia la legge eterna che governa il divenire, sia la ragione, patrimonio del filosofo che per ispirazione divina può cogliere tale armonia ed esprimerla con la parola. Nel mondo fenomenico, manifestazione sensibile del Lògos è il fuoco, che pur apparendo stabile si trasforma incessantemente, generando gli altri elementi naturali per condensazione e rarefazione. “Tutte le cose” dice Eraclito “si scambiano con il fuoco e il fuoco si scambia con tutte le cose, come le mercanzie si scambiano con l’oro e l’oro si scambia con tutte le cose”.

  11. Grazie per l'attenzione!

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