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Cap. 1 Costruire nuovi spazi di consumo: i gruppi di acquisto e il sogno della trasparenza

IL CONSUMO CRITICO (a cura di) L.LEONINI E R.SASSATELLI laterza bari 2008 sociologia del consumo e degli stili di vita angela pavin - 2009. Cap. 1 Costruire nuovi spazi di consumo: i gruppi di acquisto e il sogno della trasparenza. Gas ( Gruppo di Acquisto)

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Cap. 1 Costruire nuovi spazi di consumo: i gruppi di acquisto e il sogno della trasparenza

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  1. IL CONSUMO CRITICO(a cura di) L.LEONINI E R.SASSATELLI laterza bari 2008sociologia del consumo e degli stili di vita angela pavin - 2009

  2. Cap. 1 Costruire nuovi spazi di consumo: i gruppi di acquisto e il sogno della trasparenza • Gas ( Gruppo di Acquisto) • gruppo di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune direttamente dal produttore e di distribuirli al loro interno. • Si fonda su un rapporto fiduciario tra consumatore e produttore, generato dalla riduzione della filiera di acquisto, al fine di creare un legame diretto tra chi vende i suoi prodotti e chi li compra. • Questo rapporto garantisce: • Possibilità di visionare e verificare le modalità di produzione • Accesso diretto alle informazioni relative ai prodotti • Un rapporto economico fondato sul riconoscimento reciproco dei bisogni di autonomia del produttore e di qualità e convenienza del consumatore • I valori di riferimento sono : • Richiamo a valori etici, solidali ecologici di rispetto dell’ambiente e della produzione artigianale • Il risparmio • Breve storia: • Le prime esperienze risalgono agli anni ’70, ma formalmente il primo Gas nasce a Fidenza nel 1994. • A partire dal primo gas ci fu un forte sviluppo nell’area Emiliana, poi nel centro e nel nord d’Italia. • Nelle isole e nel sud i Gas rimangono delle esperienze minoritarie (ancor’oggi). • Nel 1997 nasce la RETE NAZIONALE DEI GAS: lo scopo è quello di fornire informazioni utili per la ricerca dei prodotti e dei produttori, monitorare la crescita del fenomeno al livello nazionale (in seguito all’istituzione di un censimento spontaneo)

  3. Obiettivi perseguiti dai Gas: • Dare vita a reti locali per costruire circuiti alternativi di distribuzione • Una nuova POLITICA DEI CONSUMI partendo dall’idea che la politica può essere fatta anche attraverso i consumi e in modo individualizzato, agendo nel quotidiano e attivando delle micro-resistenze. • La questione relazionale • Molta importanza all’interno dei Gas è data alle relazioni che in esso si formano. Questi gruppi hanno un basso grado di formalizzazione e relazioni dirette e amicali. • Tutti i partecipanti individuano in queste caratteristiche il punto di forza dei gas, che sono possibili grazie alla basso numero di componenti ( 10-15 famiglie). • Dilemma relativo alla gestione della struttura è un importante tema di discussione…. • vista l’enorme crescita e richiesta di adesione a tali gruppi si pone tale problema • Le riposte sono variegate: • ci sono attivisti che preferiscono un gruppo piccolo e informale , dove i compiti sono divisi tra amici e c’è un rapporto di fiducia e responsabilità • ci sono invece attivisti che preferirebbero una struttura più organizzata, con uno statuto e dalle dimensioni tali da fare acquisti più consistenti, in grado di incidere di più sul tessuto economico locale • Un’altra soluzione al problema è l’idea di dar vita a DISTRETTI REGIONALI DI ECONOMIA SOLODALE

  4. I quarto nodi tematici dei Gas: • BENESSERE DEL CONSUMATRE: occorre offrire la garanzia della qualità dei prodotti da intendersi come: prodotti coltivato nel rispetto della natura, rispettando i principi biologici e delle caratteristiche del territorio, scelta di prodotti stagionali. • ETICA E RESPONSABILITA’: il consumo deve essere informato e consapevole, rispettoso dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, ponendosi come alternativa alla grande distribuzione. • TERRITIRIALITA’ E SOLIDARIETA’ CON I PRODUTTOTI LOCALI: favorire i prodotti del territorio in cui si vive, sviluppando un’economia relazionale: fondata sul rapporto diretto tra consumatore e produttore , che deve essere stabile, continuo e trasparente, dotato di elasticità e disponibilità reciproca. • SOBRIETA’: cioè evitare lo spreco e il superfluo riducendo i costi e pianificando le necessità, in una società che induce al consumo impulsivo e crea falsi bisogni.

  5. I BILANACI DI GIUSTIZIA • Progetto parallelo e/o abbinato ai Gas • Cosa sono? • L’idea dei BdG nasce nel ’93 mossa inizialmente dall’associazione dei “Beati i costruttori di Pace” • Si fonda sull’idea di redigere, all’interno di ogni nucleo famigliare, un bilancio periodico dei prodotti consumato per riflettere assieme agli latri membri del gruppo sulle scelte fatte , sui possibili cambiamenti per evitai sprechi. Serve anche a vedere quanti consumi vengono spostai nella colonna dell’equità. Alla fine di ogni periodo si invia il bilancio alla rete nazionale che permette di effettuare un’analisi a livello nazionale. • UN GRUPPO DI BILANCI DI GIUSTIZIA è • Una piccola comunità che cerca di monitorare e ridurre gli acquisti secondo un’ottica che non è finalizzata al risparmio ma alla costruzione di uno stile di vita realmente sobrio e improntato a uno sorta di rettitudine morale. • Per aderire bisogna essere disposti ad aderire ad un sistema valoriale • È un esercizio di autocontrollo, disciplina fiducia e pazienza • Ogni gruppo ha delle proprie caratteristiche e sfumature: quelli più impegnativi, costituiti da gruppi di famiglie che condividono anche gli stipendi, a organizzazioni più lasche .

  6. SPECIFICITA’ DI QUESTE DUE REALTA’: • Significa avvicinarsi a un nuovo stile di vita, imparando ad affinare le proprie capacità di critica (mettere in discussione le proprie pratiche di consumo) e di gestione autonoma dei consumi • Contribuire a creare pratiche quotidiane non ideologizzate ma di orientamento pragmatico • Entrambe hanno un’organizzazione fondata su legami reticolari centrati sull’autonomia del singolo, ciò permette: • Che le persone si sentano protagoniste quando agiscono individualmente, purché inserite in reti che garantiscano il confronto, il sostegno e il riconoscimento reciproco. • Si associa al consumo un valore relazionale forte così che questo divenga meno spersonalizzato, si da senso e significato ai beni acquistati e alla pratica del consumo al di là della sua necessità e banalità. • L a convivenza di diverse opinioni all’interno della mobilitazione per il consumo critico: si è infatti notato che gli attivisti che prendono parte a queste iniziative hanno profili molto diversi (ex militanti politici degli anni ’70, attivisti provenienti dalla cultura cattolica, giovani con nessun tipo di esperienza politica o associativa, attivisti che fanno parte del mondo del volontariato, ecc.) • OBBIETTIVI di queste strutture a rete: • Crea un circuito di informazioni, beni e servizi in condizioni di reciprocità e cooperazione • Cerare sinergie e comunicazione tra diverse realtà territoriali che pratichino scelte di consumo critico • Favorire processi di auto-apprendimento collettivo.

  7. CAP. 2 SOLIDRIETA’ ED ETICA DEI CONUMI: L’ESPERIENZA DI MANI TESE • La storia di “MANI TESE” • 1964: NASCE A MILANO IL MOVIMENTO MANI TESE, dall’iniziativi di alcuni giovani che facevano parte del centro missionario PIME (organo pontificio per le missioni). I temi affrontati sono il problema della povertà e dello sviluppo dei paesi del Sud del mondo, e l’obbiettivo è la raccolta di offerte per aiutare le attività missionarie che il PIME svolge. • Clima Mondiale e Europeo: cresce la consapevolezza della disuguaglianza tra il Nord e il sud del mondo, molti iniziative vengono mosso da parte di Fao; Onu ecc. • Clima in Italia: sono gli anni del Boom Economico, si punta fiduciosi al futuro per incrementare il benessere economico. C’è uno scarso interesse per l’associazionismo, e per le questioni riguardanti il Sud del mondo. • riscuote una grande approvazione, e fa si che divenga una ASSOCIAZIONE dotata di uno STATUTO: • i valori cattolici divengono quelli di riferimento, l’associazione si investe dei doveri di solidarietà, giustizia , carità per il bene comune dell’umanità. • Lavora su diversi livelli operativi: • promuove micro-realizzazioni nel terzo mondo, • sensibilizza l’opinione pubblica • raccoglie offerte per le attività missionarie • organizza campi di lavoro, pubblicazioni, marce e manifestazioni, da vita a mercatini dell’usato • Vengono aperte le sedi regionali. • 1976: Mani Tese divieneun’ ASSOCIAZIONE LAICA. Il nuovo statuto condivide con il precedente mezzi e scopi dell’ass., lascia invariata la struttura organizzativa, i il riferimento a valori di matrice cristiana, ma allenta notevolmente i legami con la gerarchia ecclesiastica.

  8. ANNI ‘80: introdotte nuove modalità di intervento e azione • NUOVO MODO DI COOPERARE CON I PAESI DEL SUD, vengono realizzati progetti gestiti direttamente da organizzazioni preseti sul luogo, riducendo al minimo l’intervento di personale italiano: • Obbiettivi: • Evita le spinte assistenzialiste verso il terzo mondo • Favorisce una crescita messa in atto dagli stessi beneficiari • Evita impostazioni di modelli inadeguati di sviluppo, poco coerenti e rispettosi delle caratteristiche dei paesi del Sud del mondo • Strumenti utilizzati: • Micro-realizzazioni :progetti su piccola scala che consentano alla comunità locale percorsi autonomi • Progetti per far acquisire alle comunità locali competenze di gestione e pianificazione progettuale • Progetto di microcredito e microfinanaza • SENSIBILAZZIONE E AZIONE POLITICA attraverso: • Azioni di educazione allo sviluppo: con incontri nelle scuole, con pubblicazioni di collane • Campagne politiche: azione di lobbyng verso soggetti politici per la lotta contro la povertà, promozione dei diritti umani, per ottenere supporto e leggi utili per miglioramenti e cambiamenti economici e sociali in sia nel Nord che nel Sud del mondo. • Organizzazione di MERCATINI DELL’USATO, PROGETTI DI RICICLAGGIO, VENDITA DI PRODOTTI ARTIGIANALI PROVENIENTI DA PAESI POVERI.

  9. IMPEGNO POLITICO di MANI TESE poggia su due cardini: • Empowerment delle comunità del Sud del mondo, con l’attenzione però alle diversità culturali • Impegno politico basato su scelte di consumo e organizzative anche per chi sta in Italia • Uno dei valori dell’ass. è il PRICIPIO DI SOBRIETA’: • STILE DI VITA SOBRIO: a tutti coloro che fanno parte dell’associazione ( soprattutto ai soci ) viene richiesta attenzione per quanto riguarda la riduzione dei consumi, riutilizzo, riciclaggio, riparazione di oggetti per evitare lo spreco. La conformità a tale proncipio è la condizione di accesso all’associazione , disciplina le pratiche di consumo individuale, ed è lo strumento dei controllo dell’ass. su i suoi membri. • CONSUMO INDIVIDUALE COME STRUMENTO POLITICO, per colpire il sistema e ridurre il profitto delle imprese • MOLTA IMPORTANZA DATA ALLA COERENZA TRA PRATICHE INDIVIDUALI E PRATICHE ASSOCIATIVE

  10. CAP. 3 UN CONSUMO DIVERSO E’ POSSIBILE: LA VIA DEI CENRTRI SOCIALI • BREVE STORIA • META ANNI ’70Nascono in Italia i primi centro sociali nella periferia di Milano. C’è un forte sentimento di appartenenza collettiva e spesso le iniziative a cui danno vita sono caratterizzate da violenza. • Le funzioni principali per cui nasce cono: • La difesa della soggettività e delle singolarità individuali • creare un circuito alternativo di relazioni di socialità, produzione fruizione artistica e musicale • interveti politici su questioni che riguardano sia il territorio circostante sia questioni internazionale • FINE ANNI ’90 Vengono introdotti elementi innovativi: • Rimessa in discussione della tradizione radicale degli anni passati, centrata sulla presa del potere • Posizione più pragmatica per il coinvolgimento in processi di rappresentazione politica • Rifflesioni sul superamento dell’uso della violenza • TRA IL 1999-2000 Intervento dei centri sociali nell’ambito del consumo critico. • L’evento che sancisce questa’entrata è CRITICAL WINE: • Attivisti che provengono da c. s. presenti in tutta Italia danno avita a questa iniziativa • È una fiera itinerante alternativa alla rassegna ufficiale (Vinitaly) • Raggruppa piccoli produttori che hanno piccole produzioni • Il caposaldo è l’AUTOCERTIFICAZIONE: il produttore dichiarare come, dove, e in che modo è stato prodotta la singola bottiglia, apre la sua cantina agli acquirenti.

  11. COME VIENE ESERCITATO IL CONSUMO CRITICO? • non danno vita a gruppi di acquisto ma ORGANIZZANO E OFFRONO I LORO SPAZI PER CREARE OCCASIONI DI CONSUMO CRITICO ( rassegne Critical Wine, mercati di ortofrutta bio, progetto trattoria, piccole fiere di incontro) • La partecipazione è LIBERA e OCCASIUONALE , sia da parte dei produttori che dei consumatori • Queste iniziative vengono solitamente affiancate a pratiche come il boicottaggio o la circolazione di informazioni relative ai comportamenti scorretti delle aziende • Attenzione forte alla sostenibilità dell’ambiente, il rispetto dei lavoratori, esigenza di qualità dei prodotti e la ricerca del benessere personale, tutela dei piccoli produttori, ricerca della filiera corta di produzione • Collaborazione con altri centri per creare sinergie e far circolare informazioni e notizie • L’intervento parte dal locale per poi estenderlo alle tematiche dell’economia globale: muoversi in un reticolo di relazione su base di prossimità locale (critica al commercio equo e solidale). • Il giudizio sull’efficacia dell’azione prescinde dagli effetti prodotti su attori lontani (multinazionali, paesi del sud del mondo) • Si gioca sulla relazione di vicinato, frequentatori del centro, del quartiere. Si combatte la grande distribuzione, creando reti di relazioni tra i piccoli commerciati, tra i produttori locali e gi consumatori. • OBBIETTIVI • Non tanto favorire il piccolo e personale contributo per cambiare il mondo • Creazione di un modo diverso di concepire i propri bisogni, rispetto ai modelli dominanti, che metta in evidenza i diversi bisogni dell’individuo e le differenti possibilità di soddisfarli • Puntare sull’autonomia dell’individuo, che non viene indotto a comprare da spinte pre-costruite, ma da scelte autonome e autentiche compiute nel rispetto di sé • INFATTI: • Distacco verso la possibilità di incidere concretamente e fortemente sul’intero ciclo economico dominante • La sfida rimane simbolica: i comportamenti hanno una valenza soprattutto dimostrativa

  12. CAP.4 FAMIGLIE, GENERAZIONI E CONSUMI: SFERA DOMESTICA E COMUNICAZIONE INTERGENERAZIONALE • Inquadramento teorico della ricerca • Viene analizzato il ruolo dei modelli educativi nel determinare i comportamenti i consumo • I genitori trasmettono ai figli specifiche rappresentazioni dei beni di consumo che orientano l’agire dei futuri consumatori • I bambini sono in grado di i imporre preferenze verso determinati beni e spingere i genitori all’acquisto • Su tutto ciò influisce in oltre il modo di educare e lo stile comunicativo adottato dai genitori verso i figli: • COMUNICAZIONE ORIENTATA AL SOCIALE • diretta a promuovere obbedienza, • clima famigliare poco conflittuale • bimbi conformisti, • Valutano gli acquisti in base alle aspettative altrui • Orientati al materialismo • I bambini danno molta attenzione ai messaggi pubblicitari • I genitori non discutono con bambini le scelte di consumo • COMUNICAZIONE ORIENTATA AI CONCETTI • Il bimbo sviluppa capacita critica, valutano attentamente prima di decidere cosa acquistare, optando per soluzioni originali • I bimbi sono in grado di filtrare i messaggi televisivi • Spesso questo stile comunicativo è adottato da famiglie che appoggiano e praticano il consumo critico Tutto ciò influenza la socializzazione ai consumi • Obbiettivo della ricerca: chiarire se i valori trasmessi dalla famiglia possono essere determinati per acquisire maggiore consapevolezza sugli effetti sociali dei modi di produzione e consumo • Modalità di ricerca • ricerca condotta attraverso la raccolta di interviste in profondità • Il campione viene suddiviso in base alla collocazione generazionale di genitori e figli: • I gruppo: figli adolescenti non ancora indipendenti(15-25 anni), genitori tra i 43 e i 55 anni • II gruppo: figli indipendenti economicamente e abitativamente, genitori tra i 60 e i 70 anni

  13. Le abitudini di consumo tra i giovani: Analisi della socializzazione economica: la famiglia influenza le modalità di gestione del denaro, l’atteggiamento verso il consumo e il risparmio dei figli. ETA’ variabile significativa per definire gli stili di consumo: • GIOVANI ADULTI • Nell’acquistare sono più attento al rapporto qualità prezzo , convenienza, e non solo all’aspetto estetico (scarso interesse per marche, comprano nei mercati e nei grandi magazzini) • Sono orientati più consapevolmente a pratiche di consumo critico (conoscono ed acquistano prodotti equo e solidali, bio,ecc.) • Utilizzando se possono i mezzi pubblici • Interesse forte per la riduzione delle spese domestiche . Molto attenti al riciclaggio e alla raccolta differenziata • ADOLESCENTI • La spesa maggiore è quella verso i vestiti soprattutto per le ragazze, perché maggiormente influenzati da gruppo di coetanei e dalle mode • Sono poco informati rispetto alle forme di consumo critico, e dimostrano scarso interesse per le forme di consumo adottate • Delegano i genitori alle scelte di acquisto alimentare • Utilizzano molto i mezzi pubblici e la bicicletta

  14. ENTRAMBI: • TECNOLOGIA: • Tutti dichiarano di avere un cellulare • La spesa fissa mensile risulta essere la ricarica telefonica • Si dichiarano non interessati a marca o modelli particolari • VOLONTARIATO • Tutti i giovani intervista fanno attività di volontariato • L’età non risulta una variabile per determinare un diverso grado di impegno • Si è notato che la condizione di studente, un livello cultura medio alto, provenienza geografica dal centro nord, sono variabili che spiegano in parte la diffusione di attività sociali. • TIPOLOGIA FAMIGLIARE • Aperta a livello comunicativo (comunicazione orientata ai contenuti) • Non vivono particolari tensioni famigliari • C’è uno scambio sereno di opinioni tra genitori e figli • GENERE è un’altra variabile significativa: • RAGAZZE • Sono solitamente incentivate a risparmiare, ricevono da genitori meno denaro e su richiesta • Sembrano più coinvolte ed informate rispetto al consumo critico e ai risparmi domestici (soprattutto verso acqua e elettricità) • RAGAZZI • I ragazzi ricevono dai genitori denaro in modo più regolare(paghetta settimanale) e sostanzioso • Sono maggiormente incentivati a spendere e spronato a guadagnare

  15. CONCLUSIONI DELLA RICERCA • I PIU ANZIANI (genitori del I e del II gruppo): • Sono i figli del dopoguerra e del boom economico • Hanno recepito modelli di consumo basati sull’essenzialità e la sobrietà, • Hanno mantenuto abitudini famigliari dirette al contenimento delle spese, del risparmio e dell’evitare lo spreco • I contesti sociali di riferimento sono: orientamento cattolico (parrocchie) o politico (sindacati), che rappresentano un diverso modo di impegnarsi sul piano sociale. • Si sono adattai con difficoltà agli eccessi del consumismo, preferiscono farsi guidare dalla logica strumentale nell’acquisto: fanno prevale l’aspetto del valore d’uso dell’oggetto, piuttosto che quello simbolico • I FIGLI ADUTI (over trenta): • Hanno mantenuto abitudini famigliari basate sul contenimento degli sprechi, confrontandosi però con modelli di consumo differenti rispetto a quelli dei loro genitori • L’adesione a uno stile di vita sobrio non è solo il risultato della trasmissione generazionale, ma anche e soprattutto una conseguenza delle esperienze associative: prevedono l’acquisizione di competenze specifiche riguardo il consumo critico, accompagnandole a una maggiore riflessività e consapevolezza • LE GENERAZIONI PIU’ GIOVANI: • Il ruolo della famiglia recupera rilevanza perché il primo contato con pratiche di consumi responsabile avviene attraverso i genitori • I modelli comunicativi famigliari basati su dialogo e negoziazione sono fondamentali per determinare un atteggiamento positivo dei figli verso il consumo critico. I COMPORTAMENTI DI CONSUMO (in questo caso critico) SONO PERCIO’ UNA RIELABORAZIONI DI SIGNIFICATI INDIVIADUALI APPRESI NEL CORSO DELLE RELAZIONI (come impegno associativo) ED ANCHE NEL PROCESSO DI TRASMISSIONE INTREGENAZIONALE. Tutto ciò conferma la forza del processo di socializzazione al consumo che avviene tra le generazioni

  16. CAP.5 L’INVESTITURA POLITICA DEL CONSUMATORE: MODELLI DI SOGGETTIVITA’ E MUTAMENTO SOCIALE L’analisi del consumo critico evidenzia L’INVESTITURA POLITICA ED ETICA DEL SOGGETTO COME CONSUMATIRE • Attribuisce ai soggetti responsabilità e doveri in quanto consumatori • Attribuisce ai consumatori il potere di agire eticamente e politicamente, mediante le proprie pratiche di consumo quotidiani • NODI TEMATICI SUL DISCORSO DEL CONSUMO CRITICO: • L’ANTI ECONOMISMOsi rifiuta la mera massimizzazione dell’utile personale al costo minore, l’acquisto non è più un affare individuale, ma diviene un strumento per far emergere le relazioni che l’oggetto incorpora • LE RELAZIONI il consumo critico presuppone un intreccio di relazioni nuove che nascono con tale obbiettivo e danno il valore al tutto, dando felicità a chi lo svolge. Gli intrecci di relazioni funzionano come: • Riduttori di complessità:perché le nuove pratiche richiedono coordinazione tra molte persone, la cooperazione e l’aiuto di tutti. • Supporto: la rete di relazioni offre sostegno e aiuto, di carattere sia pratico che informativo. • POSSIBILITA’ DI SCELTA l’idea di fondo è che non è necessariamente buona la scelta vasta e smisurata che il mercato offre, perché crea falsi bisogni,riducendo di conseguenza la possibilità di scelta effettiva del consumatore che non è più in grado di scegliere e discriminare tra diverse opportunità. • Il consumo critico è una possibilità per acquisire capacità di riflessione rispetto al bombardamento del consumismo • SOBRIETA’ E BENESSEREI consumi non vengono più visti come motore della crescita eco ma strumento per migliorare la qualità della vita. La sobrietà non è da intendersi come riduzione dei consumi, rinuncia, ma come controllo degli sprechi e selezione di alternative giuste = miglioramento dei consumi • Rimane sempre presente l’elemento del piacere

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