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CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY E STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE E DI COMUNICAZIONE

1. CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY E STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE E DI COMUNICAZIONE . ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI Circoscrizione dei Tribunali di Pesaro e Urbino FORMAZIONE PROFESSIONALE CONTINUA. Mara Del Baldo Urbino, 10 dicembre 2009. AGENDA.

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CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY E STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE E DI COMUNICAZIONE

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  1. 1 CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY E STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE E DI COMUNICAZIONE ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI Circoscrizione dei Tribunali di Pesaro e Urbino FORMAZIONE PROFESSIONALE CONTINUA Mara Del Baldo Urbino, 10 dicembre 2009

  2. AGENDA • 1. Concetto di CSR ( o RSI) e sua evoluzione • 2. Dimensioni e contenuti della CSR • 3. Strumenti di comunicazione della CSR • 4. Bilancio Sociale • 5. Standard di rendicontazione • 6. Riferimenti bibliografici Urbino, 10 dicembre 2009

  3. 1. Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) Corporate Social Responsibility (CSR) Fattori genetici della RSI Disastri ecologici Diffusione di cultura e movimenti ambientalisti Globalizzazione e crescente divario tra Paesi ricchi e poveri Necessità di governare il fenomeno Diritti umani e diritti dei lavoratori Maggiori attenzioni a: pari opportunità, sicurezza, lavoro minorile, soggetti svantaggiati Scandali e fallimenti aziendali Esigenza di correttezza e trasparenza Riforma della corporate governance Evoluzione dei mercati finanziari Trasparenza Pressione degli investitori istituzionali Urbino, 10 dicembre 2009

  4. Evoluzione del concetto di CSR Urbino, 10 dicembre 2009

  5. quattro gruppi di teorie ed altrettanti approcci 1. Il primo (instrumental theories) ha il suo più noto esponente in Friedman (1962) e assume come fondamento il principio della strumentalità delle imprese rispetto alla creazione di ricchezza, obiettivo che ne sintetizza la sola responsabilità (massimizzazione dello shareholder value; raggiungimento di vantaggi competivi). 2. Il secondo (political theories), che si declina in tre principali filoni teorici (corporate constitutionalism; integrative social contract, corporatecitizenship), si focalizza sul ruolo delle imprese e dei diritti/doveri a queste connessi e sull’uso responsabile del potere nel contesto dell’arena politica e sociale (Davis, 1960, 1973; Donaldson, Dunfee, 1994, 1999). 3. Il terzo corpo di studi (integrative theories), in cui convivono gli approcci dell’issues management, della public responsibility, dello stakeholder management e della corporate social performance sostiene che: “corporate management should take into account social demands, and integrate them in such a way that the business operates in accordance with social values” (Garriga, Melé, p. 57). 4. L’ultimo è costituito dalle ethical theories che, focalizzandosi “on the right thing to achieve a good society” (Garriga, Melé, 2004, p. 64), comprendono l’approccio della stakeholder normative theory, (Freeman, 1984; Donaldson, Preston, 1995) quello basato sui diritti universali (universal rights, UN Global Compact, 1999), del sustainable development (World Commission on Environment and Development, Brundtland Report, 1987) e l’approccio del common good of society in cui trovano spazio la teoria del bene comune (Maritain, 1966; Melé, 2002; Sacconi, 2003, 2004) e dell’Economia Civile (Zamagni, 2003; Bruni, Zamagni, 2004; Bruni, 2007). Urbino, 10 dicembre 2009

  6. Il concetto di RSI negli studi economici ed economico-aziendali (Matacena, 2008) Impostazione classica (FRIEDMAN, 1962, 1970) L’unico legittimo scopo dell’impresa è la generazione di profitto. L’unico soggetto a cui è necessario ed opportuno rispondere sono gli azionisti (Shareholders theory) L’impegno sociale è discrezionale e non connesso alla missione. Ciò che distoglie l’impresa dall’obiettivo della realizzazione del maggiore profitto Possibile porta alla considerazione dell’impresa come socialmente irresponsabile, In quanto non adotta comportamenti volti alla massima soddisfazione degli azionisti. Anni ’80 “Good ethic is good business” Il comportamento etico si riflette positivamente sulle performance. Uso strumentale della CSR e della business ethics Urbino, 10 dicembre 2009

  7. La stakeholder theory(FREEMAN, 1984,1994) (Onida, 1954; Zappa, 1957; Masini, 1960; Amaduzzi, 1963; Ferrero, 1968; Saraceno, 1970,…) Occorre prestare una specifica attenzione ad altri soggetti portatori di interessi e di attese nei confronti dell’impresa. Occorre ricercare la compatibilità fra massimizzazione del ritorno economico dell’investimento degli azionisti e soddisfacimento delle aspirazioni, economiche e non, di tutti i partecipanti alla vita aziendale. “Chi governa l’impresa deve prendere in considerazione i diritti, gli interessi e le aspettative di tutti coloro che possono essere influenzati dalle decisioni manageriali e che, per converso, possono esercitare la loro influenza sui risultati di tali decisioni” (Freeman, 1984). STAKEHOLDER (primari, secondari; forti, deboli; contrattuali esterni (cli, fornitori) e interni (dipendenti, azionisti, management), di opininione (media, gruppi di opinione) regolatori (PA) = i soggetti che hanno un interesse rilevante in gioco nella conduzione dell’impresa a causa dei loro investimenti specifici oppure dei possibili effetti esterni positivi o negativi STAKEHOLDER ANALYSIS STAKEHOLDER MANAGEMENTSTAKEHOLDER SYNTESHIS Urbino, 10 dicembre 2009

  8. ETICA DELLA RESPONSABILITA’(Zamagni, 2003) “Compito del management è quello di realizzare un bilanciamento degli interessi di tutti gli stakeholder e la responsabilita’ sociale può e deve essere ricondotta all’emersione di preferenze morali e alle loro connessioni con particolari tipi di impresa (imprese civili e sociali) o, nelle aziende lucrative, con particolari meccanismi di governance, in cui prevale la prospettiva relazionale.” La CSR facilita il rispetto di un possibile incontro (contratto sociale) tra attori dell’impresa. L’etica, quale dottrina e praticac he orienta nella scelta fra giusto/ingiusto completa la stakeholder analysis. Urbino, 10 dicembre 2009

  9. BENE COMUNE La ricerca del profitto deve essere realizzata in vista dell’obiettivo bene comune. Bene comune: non il mio sacrificio per il vostro bene. non contro il mio bene né a prescindere dal tuo bene. non il bene totale, collettivo, della filosofia marxista. “E’ il mio bene assieme al vostro”. Cosa deve fare l’imprenditore? 1) Liberarsi dalla mappa cognitiva basata sull’idea dello scientific management (Taylor, 1911) basata sul concetto di risorse umane che va sostituito con quello di persona. E’ questo lo humanistic management dell’attuale Harvard Business School. L’impresa di successo è quella che mobilita la conoscenza tacita, non codificata e non trasferibile se non con il consenso di chi la possiede. 2) Lo sviluppo locale. Un imprenditore che vuole essere virtuoso si preoccupa delle esternalità (gli effetti negativi del suo agire) che produce. Capisce che deve contribuire a fare funzionare le cose nel territorio in cui opera. Nell’epoca delle globalizzazioni non sono più le imprese ma i territori che competono fra loro. Si devono creare reti funzionali tra imprese, Camere di Commercio, banche. Gli imprenditori devono fare sentire la propria voce non solo per chiedere ma per sviluppare strategie agendo come nodi di una cooperazione finalizzata a sviluppare il territorio. Questa è la sussidiarietà circolare. 3) Perseguire e costruire il welfare civile, che non è quello sinora portato avanti dallo stato, ma l’economia civile. Urbino, 10 dicembre 2009

  10. Da una governance centrata sulle finalità imprenditoriali ad un modello multipolare (Sciarelli, 2007) che dà fondamento ad una responsabilità composta da esigenze economiche e sociali. Le motivazioni e l’agire aziendale possono avere a che fare con l’altruismo, le gratificazioni morali, la “logica della felicità”, la soddisfazione, la gratuità e il dono, l’onorabilità dei propri comportamenti (Baldarelli, 2205, 2007, 2008; Brennan, 1994). CSR-RESPONSIVENESS-ISSUES MANAGEMENT (Goodpaster, 1991): conciliazione dei principi di sussidiarietà e fiduciarietà per cui si innescano diversi livelli di impegno (social engagement) in funzione dei diversi tipi di stakeholder. STEWARDSHIP THEORY (DAVIS et alii, 1997): lo steward o trustee persegue gli obiettivi dell’organizzazione. La governance è eticamente connotata. Urbino, 10 dicembre 2009

  11. Attenzione agli aspetti motivazionali, relazionali, situazionali La visione dei problemi di governo aziendale è legata alla natura dell’uomo, a come chi governa legge e vive i valori delle persone impegnate nell’impresa. Variabili soggettive alla base dell’imprenditorialità che rimandano a motivazioni e caratteri personali, di natura psicologica e sociologica. “Values nourish the organisation, and enhance the spirit of entrepreneurialism” Lamont, 2002) I valori ispirano l’orientamento strategico di responsabilità (Cerana, 2004) la CSR nelle piccole e medie imprese … Urbino, 10 dicembre 2009

  12. Motivazioni e finalità imprenditoriali si pongono alla base della TEORIA DEL SUCCESSO SOCIALE DELL’IMPRENDITORE (Sciarelli, 2007) Successo rappresentato più che dai risultati dell’impresa dalla conquista del rispetto nella comunità di appartenenza. Leadership sociale: punto di arrivo dell’attività imprenditoriale Potere sociale: trova il suo contrappeso nella responsabilità sociale attribuita all’imprenditore e vissuta dall’imprenditore. Rispetto al manager l’imprenditore raramente è spinto da motivazioni solo economiche. Più spesso vive stimoli più ampi sotto il profilo sociale, si caratterizza per una forte identificazione nell’organizzazione (organizational commitment) ed è dotato di potere personale legato all’autorevolezza. Per l’imprenditore la pervasività delle valutazioni etiche nelle scelte aziendali è massima. Rispetto ai principi etici il manager può non avere nessuna discrezionalità o incontrare dei limiti, per la presenza della delega, per il diverso grado di immedesimazione con l’impresa, per la diffusione di un’ottica basata sul short-termism anziché sulla costruzione di valori di lungo periodo, per la minore visibilità di esempi di top management socialmente orientato. Urbino, 10 dicembre 2009

  13. “In SMEs the owner manager is both the driver and implementer of values. Managers exibits their personal values through the exercise of manager discretion and SMES owner-managers have the autonomy to exercise such discretion.” (Hamingway, Maclagan, 2004) 1 - Influenza della sfera soggettiva, che nelle PMI è massima; 2 - Importanza della relazionalità verso l’interno e verso l’esterno, facilitata dalla dimensione limitata; 3 - Radicamento territoriale del piccolo imprenditore e della PMI. Indipendenza, polivalenza, prevalenza di relazioni personali e informali, … * Trasmissione di valori facilitata dalla snellezza della struttura organizzativa; * Diffusione di principi etici attraverso le scelte di persone spesso connotate da forti valori morali (fiducia, lealtà, equità) e con un’innata attitudine ad individuare i dilemmi etici nelle decisioni e a valutare la sostenibilità delle scelte etiche rispetto all’equilibrio aziendale. Urbino, 10 dicembre 2009

  14. Scenario italiano/europeo L’assunzione da parte delle imprese di comportamenti socialmente responsabili è in costante aumento Non esiste ancora uno standard riconosciuto e condiviso a livello internazionale che definisce in modo soddisfacente se un’impresa è etica e in che misura Oggi l’impegno dell’impresa in campo sociale è il frutto di una libera iniziativa, senza un efficace coordinamento che ne ottimizzi gli interventi E’ difficile per il cittadino verificare che l’impegno sociale pubblicizzato dall’impresa sia realmente attuato e mantenuto nel tempo Urbino, 10 dicembre 2009

  15. RSI - CSR “Tensione dell’impresa, a partire dai vertici aziendali, di soddisfare in misurasempre crescente, andando al di là degli obblighi di legge, le legittime attese sociali e ambientali, oltre che economiche, dei vari portatori di interesse (stakeholder) interni ed esterni, mediante lo svolgimento delle proprie attività” (Mario Molteni, 2004) Urbino, 10 dicembre 2009

  16. LA CONSIDERAZIONE DELLE ATTESE ECONOMICHE LA NATURA VOLONTARIA E INELUTTABILE DELLA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA AL DI LA’ DEGLI OBBLIGHI DI LEGGE NELLO SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITA’ AZIENDALI Urbino, 10 dicembre 2009

  17. 2.Le dimensioni della responsabilità sociale d’impresa (RSI) • SVILUPPO SOSTENIBILE (sustainable development) • CITTADINANZA D’IMPRESA(corporate citizenship) • MULTIDIMENSIONALITA’ (triple bottom line) Tre Concetti di sintesi: Urbino, 10 dicembre 2009

  18. E’ lo sviluppo che soddisfa i bisogni del mondo presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare, a loro volta, i propri bisogni. World Commission on Environment and Development, 1987 SOSTENIBILITA’ Implica l’oltrepassare i propri doveri (oltre la legge) per contribuire a creare benessere nella comunità in cui l’azienda opera. Si fonda sul principio che non esiste antitesi fra risultati economici di lungo termine e RSI CITTADINANZA D’IMPRESA Si propone di incorporare il concetto di sviluppo sostenibile nella misurazione delle performance aziendali, identificando gli indicatori dei risultati economici, sociali, ambientali TRIPLE BOTTOM LINE Urbino, 10 dicembre 2009

  19. Triple Bottom Line Urbino, 10 dicembre 2009

  20. COSA CHIEDONO GLI STAKEHOLDER ad una impresa CLIENTI SICUREZZA E SALUTE SUL LUGO DI LAVORO PARI OPPORTUNITA’ EQUITA’ DEI SALARI QUALITA’ E SICUREZZA DEI PRODOTTI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI PUBBLICITA’ VERITIERA RISORSE UMANE IMPRESA RISORSE UMANE DIRITTI UMANI CORRUZIONE INVESTITORI/AZIONISTI CREAZIONE DI LAVORO IMPATTO AMBIENTALE CONTRIBUTO ALLO SVILUPPO LOCALE ONG INFORMAZIONI TEMPESTIVE E ACCURATE SULLA GESTIONE CONFORMITA’ A LEGGI E REGOLAMENTI RICHIESTA INVESTIMENTI IN AZIENDE SOCIALMENTE RESP. (SOCIALLY RESPONSIBLE INVESTING DOW JONES SUSTAINABILITY INDEXES, DOMINI 400 SOCIAL INDEX, ETHICAL INDEX EURO) Urbino, 10 dicembre 2009

  21. LE RELAZIONI TRA INTERESSI PRIVATI E SOCIALITA’ Benessere sociale Equità distributiva Altruismo Interesse individuale Efficienza Massimizzazione del profitto SOCIALITA’ INTERESSI PRIVATI A. SINERGIE SOCIALITA’ B. TRADE-OFF INTERESSI PRIVATI Urbino, 10 dicembre 2009

  22. L’orientamento “comunitario” alla CSR Marzo 2000, European Council Summit di Lisbona, obiettivo strategico per il decennio 2000-2010 “Fare dell’Europa la knowledge-based economy più competitiva e dinamica al mondo, in grado di realizzare uno sviluppo sostenibile, con posti di lavoro di quantità e qualità maggiore e una più grande coesione sociale” • “Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. (Libro Verde della Commissione delle Comunità Europee, 2001) “A concept whereby companies integrate social and environmental concerns in their business operations and in their interaction with their stakeholder on a voluntary basis” (Commissione CE, Green Paper, 18 luglio 2001) “A concept whereby companies decide voluntarly to contribute to a better society and a cleaner environment” (Commissione CE, 2 luglio 2002) Urbino, 10 dicembre 2009

  23. Comunicazioni della Commissione 1) COM(2001) 366 def, Bruxelles, 18.7.2001 “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese” 2) COM(2002) 347 def, Bruxelles, 2.7.2002 “RSI delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile” Urbino, 10 dicembre 2009

  24. Organizzazioni internazionali di riferimento Global Compact (Triple Bottom Line)delle Nazioni Unite (2000) (Principi promossi dal Segretario generale ONU) Global Reporting Initiative (ONU) Dichiarazione tripartita dell’OIL sulle imprese multinazionali e la politica Sociale (1997/2000) (libertà di associazione, abolizione lavoro forzato, non-discriminazione ed eliminazione del lavoro infantile) Principi direttivi/linee guida dell’OCSE destinati alle imprese multinazionali (OECD Guidlines for Multinational Enterprises) Progetto Ministero Welfare Italiano CSR-SC Urbino, 10 dicembre 2009

  25. 1) COM(2001) 366 def, Bruxelles, 18.7.2001 “ Anche se la responsabilità principale delle imprese è quella di generare profitti, le imprese possono al tempo stesso contribuire ad obiettivi sociali e alla tutela dell’ambiente, integrando la responsabilità sociale come investimento strategico nel quadro della propria strategia commerciale, nei loro strumenti di gestione e nelle loro operazioni” “La RSI deve costituire un processo di gestione dei rapporti rapporti dell’impresa con tutta una serie di parti interessate che possono realmente influire sul suo libero funzionamento” Il ruolo dell’UE: -elaborare un quadro europeo globale in partnership con i principali attori -favorire un consenso sulle buone prassi e promuoverle -indagare e ragioni che spingono le imprese ad assumere la responsabilità sociale -definire i ruoli delle parti interessate -promuovere, attraverso le sue politiche, una più ampia applicazione dei principi della RSI Azioni a sostegno della RSI delle imprese: -sostegno alla formazione del personale direttivo -diffusione e scambio di informazioni, sensibilizzazione e stimolo alla discussione -analisi e ricerche Urbino, 10 dicembre 2009

  26. 2) COM(2002) 347 def, Bruxelles, 2.7.2002 Principi alla base della strategia comunitaria di promozione della RSI: -riconoscimento della natura volontaria della RSI -necessità di rendere le pratiche socialmente responsabili credibili e trasparenti -approccio equilibrato e globale (olistico) della RSI -attenzione rivolta a esigenze e caratteristiche delle PMI -appoggio agli accordi e strumenti internazionali esistenti Aspetti su cui si incentra la strategia comunitaria: -fornire maggiori informazioni riguardo agli effetti positivi della RSI -rafforzare lo scambio di esperienze e di buone pratiche di RSI tra le imprese -promuovere le capacità di gestione dellla RSi -incoraggiare la RSI tra le PMI -facilitare la convergenza e la trasparenza delle pratiche e degli strumenti della RSI -organizzare un “EU Multi-Stakeholder Forum on CSR” -integrare la RSI nelle politiche comunitarie Urbino, 10 dicembre 2009

  27. Gli ambiti della RSI (Libro Verde Commissione Europea) • DIMENSIONE INTERNA all’azienda Urbino, 10 dicembre 2009

  28. DIMENSIONE ESTERNA all’azienda Urbino, 10 dicembre 2009

  29. Necessità di un cambiamento di cultura: • Cultura di responsabilità • No windows dressing (operazione di facciata) • No corporate philantrophy (capitalismo filantropico) Sono necessarie una nuova corporate culture ed una nuova imprenditorialità • Investire sul capitale umano • Contribuire alla tutela dell’ambiente e perseguire uno sviluppo sostenibile • Sviluppare il territorio rafforzando il rapporto tra territorio e imprese e investendo • nella comunità • -Curare il rapporto con partner commerciali e fornitori • -Investire nel rapporto con il clienti Un nuovo approccio strategico Un modello di sviluppo orientato ad un approccio sistemico Urbino, 10 dicembre 2009

  30. ELEMENTI CHIAVE DELLA CSR • SOSTENIBILITA’ • -Valore economico, consenso sociale e protezione ambientale • INTANGIBLE ASSETS • Risorse di conoscenza (capitale umano) • Risorse di fiducia (capitale sociale, capitale reputazionale, legami con il territorio, ecc.) • STAKEHOLDER VALUE • -passaggio da una prospettiva mono-stakeholder ad un approccio strategico • multi-stakeholder Le accezioni del sociale I COLLABORATORI LA SOCIETA’ CIVILE (Corporate Philantrophy) ALTRI PORTATORI DI INTERESSI (soggetti posti a monte e a valle) (problemi ambientali connessi ai prodotti e ai processi) Urbino, 10 dicembre 2009

  31. L’IMPRESA SOCIALMENTE RESPONSABILE … INVESTE IN CAPITALE UMANO Dedica risorse alla formazione del capitale umano Adotta soluzioni che cercano equilibrio tra lavoro, famiglia, tempo libero Adotta politiche retributive e di carriera improntate all’ugualianza Adotta politiche di assunzione che favoriscono l’inserimento di minoranze etniche, Tutela la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro … CONTRIBUISCE ALLA TUTELA DELL’AMBIENTE Riduce il consumo di emissioni inquinanti Investe per la messa a punta di processi produttivi ecosostenibili … CURA IL RAPPORTO CON I PARTNER COMMERCIALI E I FORNITORI Quando esternalizza parte della produzione in paesi in via di sviluppo sceglie fornitori che rispettino i diritti umani e adottino standard di eccellenza in materia di rispetto e tutela ambientale … INVESTE NEL RAPPORTO CON IL CLIENTE Offre beni/servizi capaci di soddisfare bisogni e attese del cliente Fornisce loro qualità, sicurezza, affidabilità … INVESTE NELLA COMUNITA’ Sostiene l’attività di organizzazioni no profit Collabora con scuole, università, centri di formazione allo sviluppo di percorsi Formativi coerenti rispetto ai profili professionali richiesti dal mercato Incoraggia i dipendenti a fare volontariato nel territorio Urbino, 10 dicembre 2009

  32. TEMI/AMBITI, STRUMENTI E PRATICHE DELLA RSI • RAPPORTI CON IL PERSONALE • CORPORATE GOVERNANCE • ACCOUNTABILITY • FINANZA • MARKETING • RAPPORTI CON I FORNITORI • RAPPORTI CON LA COMUNITA’ • AMBIENTE Urbino, 10 dicembre 2009

  33. I DUE “LIVELLI” DELLA RESPONSABILITA’ SOCIALE • LA TUTELA DEI DIRITTI • Garantire un livello di tutela più elevato di quello obbligatorio relativo a: • Controllo etico della supply chain • Livello salariale • Attenzione al lavoro femminile • Non ricorso al lavoro minorile • Contenuto valoriale dei messaggi pubblicitari • Politiche volontarie di pari opportunità • Adozione di un sistema di controllo interno evoluto • Rispetto delle persone sul luogo di lavoro • IL LIVELLO DELLA CREATIVITA’ SOCIO-COMPETITIVA • Servizi aggiuntivi ai dipendenti • Soluzioni innovative per coniugare vita lavorativa e familiare • Intensa attività di formazione • Campagne di cause related marketing • Sviluppo di prodotti destinati a categorie svantaggiate • Contributo alla crescita tecnica e imprenditoriale dei fornitori • Sviluppo di prodotti connotati da valenze ecologiche • Comunicazione del disegno strategico e dei risultati ec.ci, sociali, ambientali Urbino, 10 dicembre 2009

  34. STRUMENTI E LIVELLI DELLA RSI RSI COME TUTELA DEI DIRITTI/CORRETTEZZA ETICA RSI COME CREATIVITA’ SOCIO-COMPETITIVA/CREATIVITA’ SOCIALE Sicurezza del lavoro Sviluppo del sistema di controllo interno Trasparenza comunicazione finanziaria Certificazione etica (SA8000) Codice etico Politiche di pari opportunità Normativa ambientale Rating etico Bilancio sociale/di sostenibilità Servizi aggiuntivi ai dipendenti Gestione innovativa delle risorse umane Nuovi business ecologici Linea prodotti a valenza sociale Cause related marketing Urbino, 10 dicembre 2009

  35. I benefici per le imprese • miglioramento della reputazione e valorizzazione di immagine; • maggiore visibilità; • acquisizione di competitività (fidelizzazione / acquisizione clienti); • miglioramento dei rapporti con la comunità locale e con le Istituzioni; • innalzamento del grado di motivazione e delle competenze del personale; • Innalzamento dei livelli di salute e sicurezza sul lavoro; • aumento dell’attrattività per la forza lavoro; • miglioramento del clima interno con riflessi sulla produttività; • miglioramento dei processi aziendali; • miglioramento dei sistemi di controllo interno; • Ripensamento della strategia e comunicazione più adeguata; • sviluppo della capacità di anticipazione; • qualificazione delle relazioni con le istituzioni finanziarie; • ….. Urbino, 10 dicembre 2009

  36. AUMENTO DEL PATRIMONIO DI RISORSE INTANGIBILI A DISPOSIZIONE DELL’IMPRESA CAPITALE ORGANIZZATIVO CAPITALE UMANO CAPITALE RELAZIONALE Corporate Governance Processi Profilo strategico Clienti Relazioni di rete Urbino, 10 dicembre 2009

  37. I costi della RSI • Investimenti effettuati per soddisfare le attese di ordine sociale e ambientale (ammortamenti annuali) • Incremento dei costi di funzionamento (servizi aggiuntivi, acquisto materie prime,…) • Impiego di risorse aziendali non monetarie (risorse umane, impianti e attrezzature, marchio,…) • Impegno di una quota del tempo e dell’attenzione del top management/imprenditore • Limitazione delle alternative strategiche • … Urbino, 10 dicembre 2009

  38. 3. Gli strumenti di comunicazione della RSI • RSI: da valore potenziale a valore effettivo Creazione di valore potenziale per l’impresa Conseguimento di benefici Comportamento Socialmente responsabile Corretta comunicazione • I principali strumenti di comunicazione del comportamento socialmente responsabile Creazione di valore effettivo per l’impresa Bilancio sociale Bilancio di sostenibilità Bilancio ambientale Bilancio degli intangibili Cause Related Marketing Codice etico/Codice di condotta Certificazioni sociali di terza parte (SA 8000, Norme ISO, ecc…) Urbino, 10 dicembre 2009 Carta dei valori

  39. Stakeholder e documenti di accountability delle imprese (Rusconi, 2006) Accountability= dovere di informare tutti gli interessati su come si è adempiuta la responsabilità nei loro riguardi DOCUMENTI DI ACCOUNTABILITY DIRETTI Bilancio di esercizio Bilancio sociale,… ALTRE FORME DI COMUNICAZIONE Documenti con finalità di semplice domunicazione (comunicati stampa, Brochure pubblicitarie, DOCUMENTI DI ACCOUNTABILITY INDIRETTI Codici etici, carta dei valori,… Urbino, 10 dicembre 2009

  40. MODELLI DI ACCOUNTABILITY: IL RUOLO DEI “NUOVI” STRUMENTI INFORMATIVI Urbino, 10 dicembre 2009

  41. Gli strumenti più diffusi di comunicazione della RSI • I principali vantaggi Bilancio sociale Codice etico Certificazioni sociali Possono essere validi per diverse tipologie di imprese e per diversi settori produttivi Flessibilità Possono essere funzionalmente integrati con altri sistemi normativi Interfacciabilità Miglioramento immagine Se utilizzati correttamente contribuiscono alla reputazione dell’impresa creando fiducia verso l’esterno Se utilizzati correttamente contribuiscono a migliorare il clima aziendale e a rendere l’azienda maggiormente appetibile per la forza lavoro Miglioramento clima interno Urbino, 10 dicembre 2009

  42. 6. Alcuni riferimenti bibliografici • Ansoff. H. I et alii (1984), Strategia sociale dell’impresa, Etas, Milano • Baldarelli M.G., Le aziende eticamente orientate, Clueb, Bologna • Commissione delle Comunità Europee (2002) COM 366 def. Libro Verde, 19.07.2001 • Commissione delle Comunità Europee (2002) COM 347 def. RSI delle imprese, 07.02.2002 • Garriga E., Melé D. (2004), “Corporate Social Responsibility Theories: Mapping the Territory”, Journal of Business Ethics, vol. 53, pp. 51-71. • GBS (2001), Principi di redazione del bilancio sociale, Milano • GBS, Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale (2005), Il Bilancio Sociale standard di base e documenti di ricerca, Milano. • GBS (2007), Linee guida per la revisione del bilancio sociale, Giuffrè, Milano. • Hinna L. (2002), Il bilancio sociale, Il Sole 24 Ore, Milano • Matacena A. (1984) Impresa e ambiente. Il bilancio sociale, Clueb, Bologna. • Matacena A. (2008), Responsabilità sociale delle imprese e accountability: alcune glosse, Diapason, Rimini, Note e Ricerche, n. 7. • GRI, Global Reporting Initiative (2002), Sustainability Reporting Guidelines on Economics, Environmental and Social Performance, Boston • Molteni M., (2004), Responsabilità sociale e performance d’impresa, Vita e pensiero, Milano • Molteni M. (2004), I modelli di responsabilità sociale nelle imprese italiane, F.Angeli, Milano • Pedrini M. (2007), “I bilanci di sostenibilità e delle risorse intangibili: il processo di integrazione nelle aziende italiane”, Economia Aziendale 2000web Online Review, n. 1, 2007, pp. 117-145. Urbino, 10 dicembre 2009

  43. Rusconi G. (1988), Il bilancio sociale d’impresa, Giuffrè, Milano Rusconi G. (2000), “Bilancio sociale d’impresa: gli scopi e il contesto”, Rivista della Cooperazione, n 1/2. Rusconi G., Dorigatti M. (1997) (a cura di), Introduzione alla responsabilità sociale dell’impresa, Laterza, Roma-Bari. Rusconi G. (2006), Stakeholder and Documents of the Direct Accountability of Companies”, in Arena P., (a cura di), The Corporate Social Responsibility, Scientific Development and Implementation, Aracne, Roma. Rusconi G., Dorigatti M. (a cura di) (2004), Teoria generale del bilancio sociale e applicazioni pratiche, Collana Persona, Imprese e Società, n. 2, FrancoAngeli, Milano. Rusconi G.F., Dorigatti M. (a cura di) (2005), Modelli di rendicontazione etico-sociale e applicazioni pratiche, Collana Persona, Impresa e Società, n. 3, FrancoAngeli, Milano. Veltri S., Nardo M.T., “Bilancio sociale e bilancio del capitale intellettuale: quali relazioni”, Economia Aziendale Online, n. 4, 2008, pp. 239-258 Viviani M. (1999), Lo specchio magico.Il bilancio sociale e l’evoluzione delle imprese, Il Mulino, Bologna Zamagni S. (2003), “Impresa, mercato, economia civile”, La Società, n. 4 Zamagni S. (2007), L’economia del bene comune, Città Nuova, Roma. Siti internet www.bilanciosociale.it www.gruppobilanciosociale.org www.oecd.org www.sodalitas.it www.greatplacetowork.it www.welfare.gov.it Urbino, 10 dicembre 2009

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