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17.00. Santa Caterina da Siena. A Jacomo . C ardinale degli Orsini. Lettera 223. Con desiderio di vedervi colonna ferma e stabile, posto a nutrire nel giardino della santa Chiesa. Al nome . d i Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

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Presentation Transcript


  1. 17.00

  2. Santa Caterina da Siena

  3. A Jacomo Cardinale degli Orsini Lettera 223

  4. Con desiderio di vedervi colonna ferma e stabile, posto a nutrire nel giardino della santa Chiesa

  5. Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce

  6. A voi dilettissimo e carissimo Padre in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi colonna ferma e stabile, posto a nutrire nel giardino della santa Chiesa, per i molti venti contrari che vengono.

  7. Se non fosse di pietra ben fondata, verrebbe meno. Conviene che il fondamento sia cavato ben giù: che se fosse poco, anco sarebbe debole. O Padre in Cristo Gesù, voi siete colonna posta per umiltà la quale umiltà s'acquista nel vero conoscimento di sé medesimo.

  8. E però cade l'uomo in superbia, perché non conosce sé. Che se conoscesse, se medesimo non essere; mai non cadrebbe in superbia. Ma l'essere che egli ha, ha ricevuto solo da Dio. Ché noi non pregammo mai Dio che ci creasse. Mosso dunque dal fuoco della sua Divina Carità, per l'amore che egli ebbe alla sua creatura, guardandola dentro di sé, si innamorò della bellezza sua e della fattura delle mani sue.

  9. A mano a mano che l'anima ha guardato in sé, viene che trova la bontà di Dio; cresce l'anima in tanto fuoco d'amore, che altro non può amare né desiderare se non solo Dio, in cui ha trovato tanta smisurata bontà. Perché vede in sé essere quella pietra, che tiene dritto il gonfalone della santissima Croce; ché né pietra l'avrebbe tenuto, né chiodo confitto, se non fosse la forza per l'amore che Dio ebbe all'uomo.

  10. Questo mi ricordo che fu detto una volta a una serva sua, dicendo ella per smisurato desiderio che aveva: «O Signor mio, se io fossi stata della pietra e terra dove fu fitta la Croce tua, quanto mi sarebbe di grazia! che io avrei ricevuto del sangue tuo, che versava giù per la Croce».

  11. Rispondeva la dolce prima Verità, e diceva: «Figliuola mia carissima, tu e l'altre creature che hanno in sé ragione, fosti quella pietra che mi tenesti, cioè l'amore che io ebbi a voi. Ché veruna altra cosa era sufficiente a tenermi, Dio-e-Uomo».

  12. Adunque si vergognino i cuori miseri miserabili, superbi, dati solo alle grossezze e miserie di questa tenebrosa vita, alle grandezze, stati, e delizie del mondo. Questo tale fa il fondamento tanto in su, con amore proprio di sé medesimo, perché non vuole durare fatica, né tenere per la via degli obbrobri, della viltà e povertà volontaria, la quale vi tiene il dolce e buono Gesù.

  13. Dico, carissimo fratello, che questo tale non dura, ma ogni piccolo vento lo dà a terra; perché il fondamento suo, cioè l'amore e l'affetto, è posto in cosa vana, leggiera e transitoria, che passa e va via come il vento. Ben vedete che in sé nessuna cosa ha fermezza, se non solo Dio. Se ella è vita, ella viene meno.

  14. Da vita andiamo alla morte, da sanità a infermità, da onore a vituperio, da ricchezza a povertà. Ogni cosa passa e corre via. O come è semplice colui che pone l'affetto in loro, tutto! Ve lo pone, perché egli ama sé medesimo d'amore sensitivo; ama quello che si conforma con quella parte sensitiva piccola: non s'ama sé di ragione d'amore fondato in virtù.

  15. Che se s'amasse ragionevolmente; che ciò che ama, amasse con ragione e con virtù, e non per diletto sensitivo d'amore proprio, diletto e piacimento del mondo, piacere più a sé e alle creature, che a Dio; se venissero meno, non perderebbe nulla, né alcuna pena ne sosterebbe, perché non vi sarebbe l'amore.

  16. Ché solo la pena cade in coloro che amano fuori di Dio: ma chi ha ordinato in lui, che sé e ogni cosa ama con la ragione del conoscimento vero fondato nel suo Creatore, non cade pena in lui. Vede bene, che veruna cosa Dio gli dà o toglie spiritualmente o temporalmente, e gli vuole fare altro, che per nostro bene e per nostra santificazione.

  17. Allora con questo lume e conoscimento, che egli ha acquistato di sé e della bontà di Dio e della sua inestimabile carità, egli s'umilia, cavando odio e dispiacimento di sé. Nasce in lui una pazienza nelle pene, ingiurie, scherni, villanie, che egli sostenesse: perché egli è contento di sostenere pene, considerato che egli è stato ribelle al suo Creatore.

  18. Poich'egli è fatto il fondamento; ed egli diventa pietra ferma e stabile, posto e confermato in sulla pietra Cristo Gesù, seguendo le vestigia sue: e in altro non si può dilettare, né amare né volere, se non quello che Dio ama; odia quello che egli odia. Allora riceve tanto diletto, fortezza e consolazione, che nessuna cosa che sia, né dimonio né creatura, lo può indebolire, né dare amaritudine nessuna: perché colà ove è Dio, è ogni bene. Non si tragga più il cuore nostro di tanta dilezione.

  19. Non più negligenza né ignoranza. Seguitemi l'Agnello svenato, aperto in sul legno della santissima Croce. Altrimenti, carissimo Padre, voi colonna, posto ad aiutare e sovvenire in ciò che potete la dolce Sposa di questo Agnello,... aveva posto, non per vostra bontà, ma per sua, perché rendiate l'onore a lui, e la fatica al prossimo vostro. Siate, siate gustatore e mangiatore dell'anime: ché questo fu il cibo suo.

  20. Ben vedete, che, poiché noi perdemmo la Grazia per il peccato del nostro primo padre, non s'adempiva in noi la volontà del Padre eterno, che non ci aveva creati per altro fine se non perché gustassimo e godessimo la bellezza sua, vita durabile senza morte. Non s'adempiva questa volontà.

  21. Mosso dal fuoco dell'amore col quale n'aveva creati, vuole mostrare che non ci ha fatti per altro fine; trova il modo d'adempire questa volontà: ci dà per amore il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo, sopra di lui punisce la nostra infermità e iniquità.

  22. O fuoco dolce d'amore, tu getti un colpo; che insieme tu punisti il peccatore sopra di te, sostenendo morte e passione, satollandoti di obbrobri e di vergogna e vituperio, per renderci l'onore il quale perdemmo per il peccato commesso; e con questo hai placato l'ira del Padre tuo.

  23. Facendo in te giustizia, per me soddisfacesti la ingiuria fatta al Padre eterno tuo. Così hai fatta la pace della gran guerra. Bene dice il vero quel dolce innamorato di Paolo: che Cristo è nostra pace e tramezzatore. Che è stato a fare pace fra Dio e l'uomo.

  24. Or questo è il modo dolce e soave che Dio ha tenuto per darci il fine verso il quale ci creò. Mostrato l'ha per effetto e per operazione, non ostante a quello ch'egli ha fatto, ma continuamente fa, mostrandoci grandissimi segni d'amore. E tutto questo troverà l'anima, se guarderà in sé medesima, che ogni cosa è fatta per lei.

  25. Si arrenda, si arrenda la città dell'anima nostra almeno per fuoco, se non s'arrende per altro. Oimè, oimè, non dormite più, voi, e gli altri campioni della santa Chiesa. Non attendete più a queste cose transitorie; ma attendete alla salute dell'anime. Ché vedete, che il dimonio non resta mai di divorare le pecorelle ricomperate di sì dolce prezzo: e tutto è per la mala cura dei pastori, che sono fatti divoratori dell'anime.

  26. Attendeteci, per l'amore di Dio! Adoperate ciò che potete col vostro dolce Cristo in terra, che procuri di fare buoni pastori e rettori. Oimè, Dio amore! Non fate più scoppiare e morire noi e gli altri servi di Dio; ma siate sollecito a fare ciò che potete, di mostrare che voi amate la fame dell'onore di Dio e della salute dell'anime.

  27. E non tanto sopra il popolo cristiano, ma anche sopra il popolo infedele; pregando Cristo in terra, che tosto rizzi il gonfalone della santissima Croce sopra di loro. E non temete per veruna guerra o scandalo che venisse, ma fate virilmente; che quello sarà il modo di venire a pace.

  28. Vi prego per l'amore di Cristo crocifisso, che della guerra, che avete con questi membri putridi che sono ribelli al capo loro, voi preghiate il Padre santo, che si vogli riconciliare e fare pace con essi. Ché, potendo avere la pace con quei modi debiti, che richiedono al ben della santa Chiesa, è meglio che a fare con guerra.

  29. Poniamoché ingiuria abbia ricevuta da loro, nondimeno dobbiamo discernere quello che è maggiore bene. Di questo vi prego quanto so e posso, sicché poi possiamo andare virilmente a dare la vita per Cristo. Non dico più. Siate colonna ferma; fermato, e stabilito in su la pietra ferma, Cristo.

  30. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia presunzione, che presumo di scrivere a voi.

  31. Mi scusi l'amore che io ho della dolce Sposa di Gesù Cristo, e salute nostra.

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