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Urbanesimo, Economia e Sviluppo

Urbanesimo, Economia e Sviluppo. Prof.ssa Francesca Zajczyk Dr.ssa Nunzia Borrelli.

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Urbanesimo, Economia e Sviluppo

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Presentation Transcript


  1. Urbanesimo, Economia e Sviluppo Prof.ssa Francesca Zajczyk Dr.ssa Nunzia Borrelli

  2. La città è un sistema sociale di grande complessità che presenta al proprio interno, in forma concentrata, la quasi totalità dei fenomeni tipici di sistemi sociali di più ampie dimensioni. Essa non può essere interpretata per mezzo di una chiave di lettura, né si può dire vi sia una dimensione prioritaria rispetto ad un’altra. Essa è ad un tempo fenomeno economico, politico, culturale etc. etc.

  3. Città e sviluppo economico

  4. La rilevanza dei processi di industrializzazione non deve indurre nella errata convinzione che tuttele città siano uguali: le città nei 5 continenti si distinguono almeno per due ordini di motivi. • profondità storica dell’urbanesimo; • la divisione internazionale del lavoro

  5. Profondità storica dell’Urbanesimo La città è il prodotto di una lunga sedimentazione di caratteri morfologici e culturali, accumulati nel corso dei secoli. Faro d’Alessandria

  6. Divisione internazionale del lavoro Le aree urbane nel mondo hanno assunto ruoli molto diversi, nell’epoca industriale e per effetto della divisione internazionale del lavoro. • Aree forti del centro dell’economia internazionale • Aree deboli del centro • Nuove aree industriali • Aree dell’Europa Orientale • Aree semiperiferiche del Sud • Aree periferiche del Sud

  7. Divisione internazionale del lavoro e fenomeni urbani Aree forti del centro dell’economia internazionale Aree deboli del centro (Sud Italia, Spagna, Portogallo) (Stati Uniti, Giappone, Europa Centro settentrionale )

  8. Divisione internazionale del lavoro e fenomeni urbani (per es., Estremo Oriente Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong) Aree dell’Europa Orientale Nuove aree industriali

  9. Divisione internazionale del lavoro e fenomeni urbani Aree semiperiferiche del Sud (Paesi arabi, America Latina e paesi asiatici)

  10. Divisione internazionale del lavoro e fenomeni urbani Per l'imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità.(Thomas Sankara) http://patriadelribelle.blogspot.it/2012/05/il-debito-degli-assassini-tecnici.html Aree periferiche del Sud (per es., Africa sub sahariana)

  11. Come è stata interpretata questa relazione?

  12. Urbanesimo e Sud del Mondo: due Tradizione Teoriche Teoria della modernizzazione: visione liberale dello sviluppo, città come luogo della modernità. L’idea guida è che i diversi paesi, pur trovandosi in origine a differenti livelli di sviluppo, traggono un vantaggio reciproco dall’interscambio economico. Il libero scambio serve a diffondere schemi culturali, atteggiamenti, aspirazioni di carattere “moderno” anche nei contesti rimasti fermi allo stadio della società tradizionale.

  13. Teoria della Modernizzazione La teoria della modernizzazione è una teoria socio-economica, che evidenzia il ruolo positivo svolto dal mondo sviluppato nel modernizzare e nel facilitare lo sviluppo nelle nazioni sottosviluppate. È inoltre una parte del tema più largo delle teorie note in sociologia come teorie dell’evoluzione socio-culturale. Nella teoria della modernizzazione lo sviluppo è visto come modernizzazione e la modernizzazione è sinonimo positivo e auspicabile di sviluppo, il progresso è sempre positivo e lineare, la "freccia della storia" è inesorabilmente diretta in avanti, linearmente.

  14. L’urbanesimo nel Sud del mondo: Le teorie Teoria dello sviluppo ineguale e dialettica centro-periferia (Emmanuel – Amin; Wallerstein). Lo sviluppo delle società occidentali ha messo in atto un processo che comporta l’attribuzione ai vari paesi e regioni del mondo di una specializzazione produttiva che li colloca in posizioni ineguali, nell’ambito di una gerarchia internazionale.

  15. Teoria della Dipendenza (Prebish) La teoria della dipendenzarappresenta un insieme di contributi teorici delle scienze sociali (concepita da studiosi di vari paesi sviluppati e in via di sviluppo), accomunati da una visione del mondo che suggerisce che i paesi poveri e sottosviluppati della periferia sono sfruttati dai ricchi paesi sviluppati del centro, al fine di sostenere il loro sviluppo economico e mantenersi ricchi. La teoria della dipendenza afferma che la povertà dei paesi nella periferia è il risultato del modo distorto e ingiusto di come essi siano stati “integrati” nel sistema mondiale, laddove gli economisti del mercato libero (liberisti) sostengono invece che questi paesi si stanno pienamente “integrando” e la loro arretratezza non è che uno dei (necessari ma temporanei) risultati di questo processo di integrazione.

  16. Approccio Normativo – Prescrittivo Un’altra concezione: critica dell’idea convenzionale di sviluppo, proposta di uno sviluppo endogeno ed ecocompatibile, ricerca di nuovi indicatori (sviluppo umano).

  17. Indicatori di sviluppo umano ISU e BIL • Il concetto di sviluppo umano viene elaborato alla fine degli anni ‘80, dal programma delle nazioni unite per lo sviluppo UNDP, al fine di superare ed ampliare l’accezione tradizionale di sviluppo incentrata solo sulla crescita economica (PIL). • Lo sviluppo umano coinvolge e riguarda alcuni ambiti fondamentali dello sviluppo economico e sociale: • la promozione dei diritti umani e l’appoggio alle istituzioni locali con particolare riguardo al diritto alla convivenza pacifica, • la difesa dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile delle risorse territoriali, • lo sviluppo dei servizi sanitari e sociali con attenzione prioritaria ai problemi più diffusi ed ai gruppi più vulnerabili.

  18. ISU:Collocare le persone al centro dello sviluppo • L’Indice di sviluppo umano (in inglese: HDI-Humandevelopmentindex) è un indicatore di sviluppo macroeconomico realizzato dall’economista pakistano MahbubulHaq nel 1990. È stato utilizzato, accanto al PIL (Prodotto Interno Lordo), dalle Nazioni Unite a partire dal 1993 per valutare la qualità della vita nei paesi membri. • Tiene conto di differenti fattori, oltre al PIL pro-capite, considera anche l’alfabetizzazione e la speranza di vita.  La scala dell’indice è in millesimi decrescente da 1 a 0 e si suddivide in nazioni ad alto sviluppo umano (indice compreso tra 1 e 0,800), nazioni a medio sviluppo (indice compreso tra 0,799 e 0,500), nazionia basso sviluppo (indice compreso tra 0,499 e 0).

  19. Indice di Sviluppo Umano

  20. Misurare l’indice di Sviluppo Umano http://hdr.undp.org/en/data/trends/

  21. Benessere Interno Lordo (Rapporto Stiglitz) • Il nuovo indicatore si basa sulle raccomandazioni che Stiglitz (2009) e gli altri componenti della commissione e sono riassunte nell'idea che il benessere di una comunità dipenda da: • condizioni di vita materiali (reddito, consumi, ricchezza) • salute • Istruzione • attività personale • partecipazione alla vita politica • rapporti sociali • Ambiente • insicurezza economica e fisica • “Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”. Kennedy, fratello di John Fitzgerald, sarebbe stato assassinato neanche tre mesi dopo. http://www.buonenotizie.it/cronaca-e-societa/2011/05/23/dal-prodotto-interno-lordo-al-benessere-interno-lordo/

  22. Benessere Interno Lordo (Rapporto Stiglitz) • http://www.buonenotizie.it/cronaca-e-societa/2011/05/23/dal-prodotto-interno-lordo-al-benessere-interno-lordo/

  23. Crescita e caratteristiche delle città del Sud del Mondo

  24. Città e sottosviluppo.Due cause della crescita urbana nei paesi del Sud • Destrutturazione delle aree rurali (fattori espulsivi): • crescita demografica per effetto della miglioramento della qualità della vita, • modernizzazione agricola (non si produce più per la famiglia, per il villaggio ma sulla base del modello capitalistico si procede alla produzione intensiva di un solo prodotto) Agricoltura non più mezzo di sostentamento e quindi è necessario andare altrove – in città- per assicurarsi la sopravvivenza ; L'agricoltura di mercato é l'agricoltura che, oltre a soddisfare il fabbisogno interno,si dirige verso i mercati esteri: la sua produzione é interamente destinata alla vendita. A differenza del contadino che cerca di produrre tutto ciò che serve all'alimentazione della propria famiglia, l'azienda commerciale di volta in volta sceglie, fra le coltivazioni che meglio si adattano al suolo e al clima, quelle che sono maggiormente richieste dal mercato e che permettono così di realizzare guadagni sempre più elevati. 

  25. Cause della crescita urbana nei paesi del Sud • Attrattività dei centri urbani (fattori di richiamo): • attività economiche, • servizi sanitari ed educativi, • stili di vita (diminuzione del controllo sociale).

  26. Favela nella città di San Paolo http://www.youtube.com/watch?v=kGXjNCGiEVw&feature=related

  27. Doppio circuito dell’economia urbana Carattere frammentario delle attività economiche delle città del Sud del mondo Doppio circuito urbano: attività moderne e collegate ai paesi del Nord e attività informali a carattere locale Comparti dell’economia informale: a) attività fuori mercato, mutuo aiuto (economia morale); b) produzione di beni e servizi non codificati Attività illegali (mercato di stupefacenti

  28. Città e Fordismo

  29. Cicli economici e innovazione tecnologica Nell’andamento dei processi di sviluppo economico è possibile individuare dei cicli di lungo periodo di espansione e di declino, accompagnati da analoghi cicli di crescita e di contrazione dei prezzi di beni prodotti. Il ciclo di innovazione tecnologica e le sue conseguenze sul ciclo economico potrebbero essere descritti disaggregando ogni onda lunga in quattro fasi: • La fase innovativa: corrisponde con un ristagno economico, compare l’innovazione per la prima volta. • La fase espansiva: crescente adozione dell’innovazione da parte delle imprese. • La fase della maturità: è il culmine del ciclo. • La fase della stagnazione: inversione di tendenza, la tecnologia è ormai obsoleta

  30. La storia riconosce almeno 4 cicli di sviluppo economico legato ad innovazioni tecnologiche già conclusi • Ciclo della prima meccanizzazione (1770-1840); • Ciclo basato sul vapore e sulle ferrovie (1840-90); • Ciclo basato sull’energia elettrica e l’industria pesante (1890-1940); • Ciclo basato sulla produzione di massa “fordista” (1940-1990) (Freeman)

  31. Lo sviluppo industriale e città • I cicli incidono sulle capacità attrattive delle città. Contribuendo al suo allargamento ed incidendo sui caratteri qualitativi del fenomeno urbano (struttura occupazionale, stratificazione sociale, modi di vita, etc.). • Ogni ciclo economico di lungo periodo riplasma in modo radicale il volto della città e ne trasforma i connotati sociali: accresce il peso sociale di alcuni strati sociali e diminuisce quello di altri. • L’innovazione per incidere in modo profondo sulla struttura urbana, deve integrarsi in essa, interagendo con gli elementi che non mutano. Secondo logiche adattive.

  32. Modello produttivo “fordista” e ruolo della città Nel periodo Fordista la città viene ad assumere una funzione molto importante, ma al tempo stesso subisce delle trasformazioni che ne mutano la struttura e la sottopongono a tensioni rischiose per la sua identità. La grande città è il fuoco principale di irradiazione del modello fordista (grandi fabbriche con produzione di massa)

  33. Modello produttivo “fordista” e ruolo della città • L’industria si presenta come un complesso di attività spazialmente non divisibili, ed ha la necessità di appoggiarsi ad una grande città (come bacino di manodopera, mercato di sbocco dei propri beni, rete di infrastrutture, etc). • Per questi motivi lo sviluppo fordista ha un carattere inevitabilmente polarizzato; esso cioè si attua per mezzo della crescita di grandi complessi economici che rappresentano le imprese motrici del polo e che stabiliscono con le altre imprese dei rapporti di dominazione, non determinati dal principio del mercato concorrenziale. • Questo comporta dei grandi costi sociali (forti flussi migratori, problemi di integrazione, crescita impetuosa delle città, etc..).

  34. Modello produttivo “fordista”: principali caratteristiche L’elemento innovativo del modello proposto da Ford ha come primo fondamento una trasformazione tecnologica e una riorganizzazione dell’impresa in chiave Taylorista (scomposizione e ricomposizione del processo produttivo). • netta diminuzione dei tempi di produzione, • composizione della forza lavoro (cresce il peso degli operai generici). • C’è un grande ricambio di manodopera (dovuto alla ripetitività del lavoro e allo scarso controllo sui modi e sui ritmi di produzione), che rende necessario un nuovo sistema di relazioni tra impresa e operai (nuove forme di sostegno).

  35. Per sintetizzare: il circolo virtuoso • L’impresa è considerata il “centro” dell’organizzazione sociale. • Il fordismo è efficiente solo se i beni sono prodotti in ampia serie e sonofortemente standardizzati. • Ampia produzione permette un abbassamento dei costi e del costo della vita ed un allargamento dei mercati • Il reddito diventa più alto e consente ai lavoratori di risparmiare per poi acquistare beni di consumo durevole (ulteriore allargamento dei mercati). • Consequenziale a questi è la crescita dei salari e l’aumento dell’occupazione • (produco di più, pago meno, compro di più, guadagno di più, ho bisogno di più manodopera) .

  36. Crisi del modello Fordista

  37. Crisi del modello Fordista • Impennata del prezzo del petrolio • Aumento dei conflitti sociali che incidono negativamente sul rendimento economico delle imprese e spinge i grandi gruppi industriali ad attuare strategie di ristrutturazione produttiva, allo scopo di diminuire il costo complessivo del lavoro e di accrescere la produttività. • Innovazione di processo (su quella di prodotto). • Nelle industrie automobilistiche hanno sostituito gli operai con i robot mantenendo gli standard quantitativi. In queste condizioni, nei paesi economicamente avanzati la crescita della produzione non significa più aumento dell’occupazione: i nuovi mercati che si aprono non sono più sufficienti a controbilanciare la perdita di posti dovuti all’automazione.

  38. L’economia della città contemporanea Definizioni “per differenza”: postfordista, postindustriale, postmoderna…. • Centralità delle tecnologie microelettroniche e della comunicazione a distanza • Enfasi in positivo sulla “società dell’informazione”: l’elemento decisivo è immateriale • Superamento delle rigidità del modello fordista, ricerca di flessibilità organizzativa

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