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Shabbàth Kòdesh. La parola del Rabbino Capo. Lavoro fatto di sabato.

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Presentation Transcript


  1. Shabbàth Kòdesh La parola del Rabbino Capo Lavoro fatto di sabato. A. Se un non ebreo ha fatto di sabato un lavoro per sé, è permesso all’ebreo goderne nel sabato stesso. Per esmpio, se un non ebreo ha acceso un lume, l’ebreo può godere di quella luce (ma se lo acceso per l’ebreo gli è proibito goderne), e la cosa è permessa anche se il non ebreo è amico o conoscente dell’ebreo. Se un non ebreo ha raccolto erba per un suo animale, l’ebreo può lasciare che anche il suo animale ne mangi, ma ciò solo nel caso che il non ebreo non conosca l’ebreo, che altrimenti c’è da temere che il non ebreo abbia raccolto più erba a favore dell’ebreo; analogamente non si può godere del lavoro fatto da un non ebreo, se c’è il caso che ne faccia di più per favorire l’ebreo, se lo conosce. B. È molto controverso tra i ritualisti quale sia la norma da seguirsi nel caso che un non ebreo abbia cotto del pane per sé di sabato. In caso di strettezza o per necessità di Mitzvà, per esmpio se non si ha pane per Ha –Motzì o per un pasto in occasione di un Milà, ci si può appoggiare sui facilitanti. Però è proibito dare al non ebreo denari dal venerdì perché questi dia il pane di sabato, perché allora egli fa il pane pensando all’ebreo, e una tal cosa è proibita anche per necessità di un Mitzvà (Liberamente tratto dal “Compendio dello Shulchan ‘Arukh ‘Meqor Chajim’” di Rav Chajim David ha-Levì, 5752 – 1992) • Re’è A proposito del caso (secondo la tradizione dei Maestri, solo ipotetico) di una città ebraica interamente dedita all’idolatria, la Torà stabilisce che prima di decretarne lo sterminio e la distruzione, il Sinedrio debba “ricercare, investigare e domandare bene” se “la cosa è realmente certa”. Un’analoga espressione la troviamo relativamente al caso del singolo, uomo o donna, che pubblicamente abbia commesso idolatria. Si tratta di colpe gravissime e, per certi versi, comunque evidenti: chi pubblicamente commette idolatria lo fa, appunto, sotto gli occhi di tutti; ed analogamente, una città votata all’idolatria fa chiaramente notizia. Tuttavia, la Torà ci impegna a “ricercare, investigare e domandare bene”, ossia, a non affrettarci a condannare, a non affrettarci ad indicare alla pubblica riprovazione anche dove le cose sembrano di per sé evidenti e di estrema gravità. A tanto maggior ragione, a fronte di comportamenti certamente meno gravi dell’idolatria, che ci sembrino contrari a ciò che dovrebbe essere, dobbiamo fare estrema attenzione a non tranciare giudizi di condanna prima di aver valutato, investigato e verificato a dovere. Rav Elia Richetti

  2. בס"ד תורת היום settimanale no. 182 30Av 5768 29 Agosto 2008 I MAESTRI DELL'EBRAISMO ITALIANO • Rav Bonet Jacob Lattes • Nato in Provenza intorno alla metà del quindicesimo secolo, nel 1498 si trova a Roma dove serve come Rabbino e membro del Tribunale Rabbinico con approvazione papale. Astronomo ed astrologo, era riconosciuto fra i più eminenti scienziati del Rinascimento. Dal 1493 al 1498 pubblicò annualmente un “prognosticon” con previsioni sull’immediato futuro, basate sull’astrologia. In uno di questi predisse la venuta del Messia per l’anno 1505. Mentre viveva ancora in Francia, realizzò un “anello astrolabio”, da far funzionare con un solo dito. Fu anche medico personale del papa Alessandro VI e dei suoi successori. Nel 1513 l’umanista cristiano Johannes Reuchlin chiese per suo tramite al papa Leone X l’aiuto nella sua controversia contro i Domenicani. È ignota la data della sua morte. La Torà del Giorno A cura dell’Ufficio Rabbinico di Venezia La Parashà della settimana: Reè Acc. lumi ore: 19.36 Uscita ore: 20.38 Avvenimenti della settimana: Domenica: 30 Av 5768(31.8.2008) Rosh Chodesh Elùl Tefillàth Shachrìth alle 08.00 Lunedì:1° Elùl 5768 (1.9.2008) Rosh Chodesh Elùl Tefillàth Shachrìth alle 08.00 Con suono dello Shofàr

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