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Tre livelli di criminalit

Criminalit

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Presentation Transcript


    1. Tre livelli di criminalità Criminalità ufficiale: insieme delle condotte criminali registrate dalle forze dell’ordine, dalla magistratura e dal sistema penitenziario. Criminalità nascosta: insieme dei reati commessi in un certo contesto e periodo, ma non registrati e quindi non conosciuti dalle forze dell’ordine. Criminalità reale: insieme di tutti i reati commessi in un determinato periodo e in un certo luogo, indipendentemente dal fatto che siano o meno oggetto di denuncia, di indagine da parte forze dell’ordine, di condanna. Insieme di criminalità ufficiale + nascosta escluso gli eventi riportati come crimini, ma che non risultano tali. Numero oscuro: per ogni singolo reato la percentuale di eventi criminali non riportati nelle statistiche ufficiali rispetto al totale eventi stessi

    2. Criminalità ufficiale Ci sono cinque tipi principali di statistiche criminali ufficiali: Statistiche della delittuosità Statistiche della criminalità Statistiche processuali penali Statistiche degli imputati condannati Statistiche penitenziarie.

    3. Statistiche della delittuosità e della criminalità Statistiche della delittuosità: prodotte dalla Polizia, Carabinieri e dalla Guardia di finanza che mensilmente trasmettono all’ISTAT l’elenco dei reati di cui sono venuti a conoscenza in particolare l’elenco delle fattispecie criminali che hanno comunicato alla Autorità giudiziaria. Le statistiche sono disaggregate per dimensioni di centri urbani. Statistiche della criminalità: gestite dall’autorità giudiziaria che trasmette ogni trimestre i dati all’ISTAT. I dati vengono raccolti mensilmente su appositi registri. L’inizio della rilevazione è l’inizio del procedimento penale e la disaggregazione è per livello istituzionale (Regione, Provincia, Comune capoluogo e non).

    4. Differenze tra i due tipi di statistiche Le statistiche sulla delittuosità e sulla criminalità non coincidono perché le prime non contengono quei delitti che vengono a conoscenza delle forze dell’ordine su iniziativa di privati o di altri enti. Le statistiche sulla delittuosità hanno poche fattispecie (reati contro patrimonio e persona come furti e omicidi molto dettagliate). Es: nelle statistiche sulla delittuosità ci sono 10 tipi di rapine diverse (uffici postali, banca, gioiellerie…) mentre in quelle sulla criminalità fino al 1990 la rapina non era distinta dal sequestro di persona e dall’estorsione (tutte in un’unica categoria) Il ventaglio di delitti preso in esame dalle statistiche sulla criminalità è invece molto più ampio rispetto a quello delle statistiche della delittuosità. Usi diversi: st. delittuosità se si vuole studiare a fondo un reato, le altre se si vuole studiare anche e soprattutto l’azione della autorità giudiziaria o compiere studi longitudinali.

    5. Limiti dei due tipi di statistica Sono poco utili nel rivelare il profilo degli autori dei reati in quanto un gran numero di denunce (nel 2000 il 77%) viene solitamente effettuato contro autore ignoto. Nel caso del furto la percentuale arriva fino al 96%, mentre per gli omicidi volontari si abbassa al 43%. Allo stesso modo l’86% dei reati per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale nel 2000 era di autore ignoto Il problema della categoria “altri delitti”, che contiene tutti i reati non previsti dal codice penale, ma istituiti attraverso leggi speciali. Es. il contrabbando e la detenzione di armi. La categoria “altri delitti” raccoglie, in base ai dati del 2000, il 30% dei delitti denunciati e il 3% dei reati per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale Difficili da comparare a livello internazionale Difficili considerazioni di lungo periodo o longitudinali

    6. Altri tipi di statistica Statistiche processuali penali: insieme dei procedimenti che costituiscono l’attività degli uffici dei tribunali penali Statistiche imputati condannati: l’insieme degli individui condannati in qualsiasi fase o tipo di giudizio, con riferimento al momento in cui, divenuto irrevocabile il procedimento di condanna, viene iscritto al Casellario giudiziario centrale Statistiche penitenziarie: dati raccolti dall’amministrazione penitenziaria sulla popolazione detenuta in carcere, sulla sua variazione nel tempo, sul movimento dei prigionieri in entrata e in uscita dagli istituti di pena, sullo status giuridico (quanti sono i detenuti condannati in via definitiva e quelli in attesa di giudizio) e altre caratteristiche socio-demografiche di chi sconta la pena detentiva (sesso, età, titolo di studio, professione, cittadinanza)

    7. Come si interpretano le statistiche ufficiali Due approcci: Approccio realista Approccio costruttivista Regola di Sellin: la validità delle statistiche criminali come base per la misurazione della criminalità all’interno di determinate aree geografiche diminuisce man mano che le procedure ci portano lontano dal reato stesso Si può sostenere in linea generale che le statistiche giudiziarie forniscono indicazioni dirette circa l’attività del sistema di controllo formale della delinquenza, mentre le indicazioni circa la criminalità reale da esse fornite devono essere attentamente vagliate e ponderate, e ciò specie nei campi in cui il numero oscuro è più elevato

    8. Dal reato alla denuncia 1 Attori che denunciano: vittime/cittadini o forze dell’ordine a seconda del reato. Vittime/cittadini decidono di denunciare quando: speranza di ritrovare i beni sottratti di ottenere il risarcimento dell’assicurazione o il rilascio di un nuovo documento di favorire la cattura del reo. Espressione di un calcolo razionale maggiore è la percezione della gravità del torto subito, più sarà probabile la denuncia. spirito civico dei cittadini, vittime o meno loro atteggiamento di fiducia nei riguardi della polizia e delle autorità in genere dalle relazioni sociali che legano le vittime alle persone potenziali oggetto di denuncia

    9. Dal reato alla denuncia 2 Azione forze dell’ordine è selettiva ovvero si concentra su alcune fattispecie di reato, su alcuni ambiti territoriali e alcune categorie di soggetti. Motivi: Mantenimento di criteri di efficienza interni all’organizzazione Motivi simbolici e di immagini Cultura e prassi professionale operatori di polizia

    10. Dalla denuncia alla registrazione La polizia decide di registrare in base ai seguenti motivi: Fattori che dipendono dalla situazione Fattori organizzativi Fattori di ordine politico ed economico

    11. Crimini invisibili 1 Crimini invisibili: reati che raramente vengono registrati o sono sistematicamente sotto-registrati e che anche le ricerche di vittimizzazione, in quanto concentrate prevalentemente sulla criminalità predatoria, tendono ad escludere Sono caratterizzati da: la vittima è spesso, anche se non sempre, indefinita vengono meno talvolta le classiche coordinate spazio-temporali Vittima non consapevole di aver commesso un reato la vittima non ha il potere di denunciare (gli abusi sull’infanzia), o ha timore che la denuncia Timore per la propria incolumità o consapevolezza della scarsa attenzione della polizia vi sono dei legami affettivi o professionali tra vittima e reo Controllo sociale forte

    12. Crimini invisibili 2 La polizia ha difficoltà a condurre indagini su questi crimini anche per altri motivi: Diffusione della responsabilità Difficoltà di individuare i nessi causa-effetto presenza di immunità istituzionali e di sistemi alternativi di regolazione governi generalmente investono risorse economiche sulla criminalità predatoria e sulle politiche di prevenzione e sicurezza Inoltre sono crimini che anche quando vengono indagati raramente vengono puniti Scarsa ricerca sociale su questi temi.

    13. Studi di autoconfessione - Definizione Indagini campionarie che utilizzano solitamente questionari strutturati e autosomministrati attraverso cui determinati gruppi sociali “vengono invitati a rilevare la loro eventuale partecipazione ad attività delinquenziali e, in caso affermativo, a fornire informazioni circa la frequenza e le caratteristiche di tali attività, nonché eventualmente, le reazioni sociali e giudiziarie ad esse conseguenti

    14. Studi di autoconfessione - Finalità mostrare come la criminalità sia un fenomeno sociale ben più vasto e diffuso di quello raffigurato nelle statistiche ufficiali ricostruire la distribuzione della delinquenza nei diversi gruppi sociali in base al genere, alla classe sociale, all’età e all’appartenenza etnica, confrontandola con quella che emerge dalle statistiche ufficiali verificare la plausibilità empirica di determinate teorie sul comportamento deviante ed in particolare sulla devianza primaria, ovvero quella che non è stata seguita da una reazione sociale stigmatizzante analisi comparate sulla distribuzione sociale della criminalità in vari paesi e possono avere anche scopi valutativi dell’efficacia di politiche di prevenzione in quanto consentono di integrare il semplice indicatore della recidiva e forniscono utili indicazioni sui tassi di prevalenza (quanti degli intervistati hanno ammesso di aver commesso un certo reato) e di incidenza (il numero di volte che il reato è stato reiterato in una certa frazione di tempo)

    15. Limiti studi di autoconfessione Sotto/sovravalutazione degli eventi confessati metodo di campionamento e la numerosità del campione che spesso ha prodotto gruppi poco rappresentativi Gli illeciti individuati nel questionario sono essenzialmente triviali, di scarsa gravità, mentre uno spazio minore viene dato a reati importanti e questo può portare ad una distorsione nella rappresentazione finale. Altre volte non viene esplicitato chiaramente il criterio per cui si selezionano determinati reati rispetto ad altri. Poche riguardano crimini di impresa o familiari

    16. Indagini di vittimizzazione - Definizione Indagini condotte intervistando un campione rappresentativo di persone di una determinata popolazione (...) per individuare quali di queste siano state vittime, in un determinato periodo di tempo (ad esempio, un anno o tre anni), di alcuni reati, per sapere se hanno sporto denuncia, per raccogliere informazioni sulla dinamica del fatto (su quando, dove e come è avvenuto) e sulle conseguenze che esso ha avuto

    17. Indagini di vittimizzazione – Finalità indagare il numero oscuro per alcuni reati, l’estensione della vittimizzazione e la propensione alla denuncia delle vittime chi sono le vittime di alcuni reati rispetto a sesso, età, classe sociale e appartenenza etnica perché alcuni soggetti vengono vittimizzati più frequentemente rispetto ad altri e perché altre persone sono vittime ripetute di reati. raccolta di informazioni sulla paura personale del crimine, sulla preoccupazione sociale rispetto alla criminalità, sulle esperienze di vittimizzazione ovvero sui danni, economici, psicologici, materiali prodotti dal crimine, sulle reazioni delle vittime e sul loro trattamento nell’ambito del processo di criminalizzazione, sul significato che le vittime assegnano alla loro esperienza. In alcuni casi forniscono indicazioni anche sull’autore del reato, se vi è stato contatto tra autore e vittima, e sulle sue capacità professionali (ad esempio attraverso il rapporto tra delitti tentati e consumati). Sono infine utili perché consentono, se ripetute nel tempo, uno studio diacronico dei tassi di vittimizzazione

    18. Indagini di vittimizzazione – Limiti possono essere condotte solo riguardo a reati chiaramente definiti dei quali la vittima ha conoscenza diretta, come ad esempio lo scippo, la rapina, il borseggio o il furto di una bicicletta. Queste rilevazioni non sono invece possibili per i reati senza vittima o a vittima anonima, quelli dai colletti bianchi (l’appropriazione indebita o la corruzione) o i reati di controllo (i furti nei grandi magazzini e nelle aziende) spesso la numerosità del campione non è sufficientemente elevata per fornire indicazioni rispetto ad alcuni reati non particolarmente frequenti e talvolta è alto il numero di persone che si rifiuta di rispondere al questionario Dubbi sulla loro capacità di cogliere le diverse dimensioni del concetto di sicurezza

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