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ECOSOSTENIBILITA’

Dannosità dei pesticidi e degli insetticidi nelle aree urbane e loro alternative naturali Pietro Massimiliano Bianco, Carlo Jacomini, Valter Bellucci Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Dipartimento Difesa della Natura. ECOSOSTENIBILITA’

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ECOSOSTENIBILITA’

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  1. Dannosità dei pesticidi e degli insetticidi nelle aree urbane e loro alternative naturali Pietro Massimiliano Bianco, Carlo Jacomini, Valter BellucciIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Dipartimento Difesa della Natura

  2. ECOSOSTENIBILITA’ R. HichsSOSTENIBILITA' massimo ammontare che una comunità può consumare in un certo periodo e rimanere, tuttavia, lontana dall'esaurimento delle risorse come all'inizio Bruntland,1987 SVILUPPO SOSTENIBILE sviluppo che risponde alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze ONU (WCU,UNEP,WWFN) 1992 SVILUPPO SOSTENIBILE per sviluppo sostenibile s'intende un miglioramento di qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi alla base ICLEI, 1994 SVILUPPO SOSTENIBILE sviluppo che offre servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l'operabilità dei sistemi naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi Ministero dell’ambiente: Lo Sviluppo Sostenibile garantisce i bisogni del presente senza compromettere le possibilità delle generazioni future di fare altrettanto

  3. Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Nizza, 2000): • Articolo 2, la Comunità ha il compito di promuovere uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche ed un elevato livello di protezione dell’ambiente ed il miglioramento della qualità di quest’ultimo. • Articolo 6 le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente debbano essere integrate nella definizione e nell’attuazione delle politiche e azioni comunitarie, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile. • Articolo37 un livello elevato di tutela dell’ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell’Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile.

  4. LA SOSTENIBILITA’ NEL • TESTO UNICO AMBIENTALE • Art. 3-quater. D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, Norme in materia ambientale • Principio dello sviluppo sostenibile • Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future. • 2. Anche l´attività della pubblica amministrazione deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell´ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità gli interessi alla tutela dell´ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione.

  5. PIANO D’AZIONE NAZIONALE (PAN) PER L’USO SOSTENIBILE DEI PRODOTTI FITOSANITARI Il PAN entrato in vigore a febbraio 2014 impone delle misure specifiche da adottare nelle aree frequentate dalla popolazione e da gruppi vulnerabili, tra cui parchi e giardini pubblici, campi sportivi, aree ricreative, cortili ed aree verdi delle scuole o con esse confinanti. Viene espressamente vietato in queste aree l’utilizzo di una serie di pesticidi, già ampiamente noti come pericolosi per la salute urbana. Il Piano per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari rappresenta un passo importante verso la prevenzione dei rischi. E’ molto importante vigilare affinché le norme in esso contenute siano applicate integralmente da ogni amministrazione pubblica come anche rispettate dai cittadini. Ricordiamo che ogni stato europeo si è dotato di un suo piano strategico ma tutti devono rispettare le indicazioni contenute nella direttiva : “2009/128/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi".

  6. INQUINAMENTO GLOBALE DA PESTICIDI • Nella biosfera vengono liberate ogni anno oltre 250.000.000 t di prodotti organici di sintesi, tra cui 2.000.000 t di pesticidi In Italia 175.000 t - circa 3 kg di pesticidi a testa ogni anno! Solo una piccola parte di queste sostanze (circa lo 0,1%) raggiunge il bersaglio, il resto può danneggiare l'ambiente e le persone: • alterazione delle catene trofiche di terra, acqua e aria • contaminazione delle acque • presenza di residui tossici nei prodotti alimentari • conseguenze sulla salute dei consumatori e intossicazione uomini • aumento delle resistenze degli organismi bersaglio • scomparsa dei loro predatori naturali per contaminazione e decesso di uccelli, pipistrelli e insetti predatori

  7. PESTICIDI IN AREE NON AGRICOLE L'uso dei pesticidi sulle zone urbane rappresenta circa il 0,2-2,7% dell'uso totale annuo di pesticidi (Tabella 3). Tuttavia, anche se la frazione non agricola è bassa, è relativamente più preoccupante l'uso non agricolo sui terreni, e superfici dure perché la frazione di ruscellamento delle acque superficiali è stimata essere almeno 10 volte maggiore per l’uso urbano rispetto all’uso agricolo (Kempenaar et al., 2006). Solo Danimarca e Paesi Bassi raccolgono dati sulla quantità di pesticidi utilizzati dalle autorità pubbliche nelle aree urbane, sarebbe invece auspicabile quantomeno controllare i quantitativi che sia i soggetti privati che pubblici usano all’interno delle aree urbane e non solo. Nei Paesi Bassi dove il 40% dell'acqua potabile deriva da acque superficiali la rilevazione di pesticidi nei fiumi causa preoccupazione nell'opinione pubblica e politica. In Danimarca, la rilevazione di pesticidi nelle acque sotterranee ha causato un problema simile, in quanto rappresenta la principale fonte di acqua potabile In Germania il monitoraggio della qualità dell'acqua ha rivelato contaminazione delle acque superficiali da pesticidi utilizzati in ambiti non agricoli

  8. PERICOLOSITÀ DEI PESTICIDI UTILIZZATI NELLE AREE URBANE Nelle zone urbane sono utilizzati indoor e outdoor principalmente insetticidi per la lotta agli insetti molesti, diserbanti nella gestione dei bordi stradali e infrastrutturali e rodenticidi per la lotta contro i roditori (topi e ratti). Queste sostanze distruggono e impoveriscono gravemente gli ecosistemi residui alterandone le catene trofiche e sono tra i responsabili dell’inquinamento chimico delle acque. Alcuni di essi hanno inoltre effetti sinergici negativi sulla salute umana particolarmente in presenza di ipersensibilità individuale Molti insetticidi, erbicidi e rodenticidi possono indurre stress metabolici influenzare significativamente le cellule degli organismi viventi. Questi effetti sono stati dimostrati anche per concentrazioni simili a quelle ritrovate nel cibo.

  9. IL PERICOLO DELLA RESIDUALITÀ AMBIENTALE Gli insetticidi depositati su piante muri pavimentazioni arredi esterni ecc. a elevata residualità ambientale seminano una catena di morte decimando anche gli stessi predatori delle zanzare che, senza antagonisti naturali, aumenteranno sempre di più, oltre ad avere, insieme agli altri inquinanti urbani, azione sinergica sugli esseri umani (anello terminale della catena alimentare) Vi è, poi, da tenere in considerazione l’aumento dello scorrimento superficiale urbano e l’assorbimento da parte del terreno che possono causare gravi inquinamenti delle acque di falda e superficiali. L’uso di insetticidi nebulizzati nell’ambiente aereo è un’opzione a cui ricorrere in via straordinaria solo nel caso di una comprovata elevata densità di adulti in siti sensibili quali scuole, ospedali, strutture residenziali protette, ecc. o in presenza di rischio epidemico e primariamente per mezzo di prodotti ecosostenibili e naturali.

  10. PRESENZA DI PESTICIDI NELLE API E NEI LORO PRODOTTI Le analisi delle matrici apistiche nell’ambito del progetto SPIA (Rete Rurale Nazionale) evidenziano in maniera chiara come i pesticidi utilizzati per le disinfestazioni urbane contro la zanzara tigre risultino anche mortali per gli apoidei e non solo. Lodesani M. et al.,2014 ,Poster nell’ambito del Congresso Nazionale Entomologia

  11. VIRUS DALLE ALI DEFORMI

  12. INFEZIONE DA FUNGHI (Nosema ceranae)

  13. Sostanze particolarmente tossiche trovate nelle api morte in corrispondenza di morie di massa Nell’ambito del progetto BeeNet (2013) è stata trovata nelle api in apiari del Piemonte Cipermetrina insieme a Deltametrina, Pyperonil Butossido, Tiophanate Methyl ed Imidacloprid) in corrispondenza di fenomeni di comportamenti anomali, disorientamento, mortalità eccessiva. In Sicilia è stata rinvenuta sempre in api morte e in corrispondenza di fenomeni di mortalità anomala in associazione con Deltametrina e Piperonil Butossido (sinergizzante, che aumenta in modo notevole la tossicità di piretroidi e organofosforici). N. Campioni positivi 14

  14. DALL’APE ALL’UOMO Si stanno moltiplicando negli esseri umani che vivono in condizioni fortemente artificializzate condizioni patologiche che condividono la caratteristica comune di risposte aberranti alle esposizioni a basse dosi di sostanze inquinanti, quali prodotti chimici, farmaci, metalli pesanti, radiazioni elettromagnetiche, o nucleari, in concentrazioni molto al di sotto dei livelli medi di riferimento ammessi a tossici ambientali Stanno aumentando esponenzialmente le persone affette Sensibilità Chimica Multipla o MCS, (Multiple Chemical Sensitivity, Miller 1992), una perdita della tolleranza immunologica indotta da sostanze tossiche, tra cui i pesticidi che, a seconda dei gradi di gravità, causa una ridotta qualità di vita con disturbi invalidanti, o, nelle forme più gravi, l’impossibilita di uscire dalla loro abitazione, completamente bonificata dalla presenza di sostanze chimiche. La MCS o TILT, si stima colpisca ormai tra 1,5 e il 3% della popolazione

  15. METODI DI DISINFESTAZIONE La disinfestazione anti-zanzare viene condotta attraverso due tipi di azioni autorizzate dal Ministero alla Salute e ovviamente registrati come presidi medico-chirurgici (PMC). E’ necessario sottoporre l'intervento adulticida in area pubblica a parere preliminare del Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Ausl competente del territorio.

  16. Lista dei principi attivi utilizzati nelle formulazioni commerciali più comuni per i trattamenti adulticidi abbattenti e trattamenti su vegetazione (Romi et al., 2011).

  17. TOSSICITÀ DEGLI ADULTICIDI Vi sono evidenze di eventi tossici legate all’uso degli insetticidi di sintesi come allergie, asma, malattie neurovegetative, sterilità, malformazioni neonatali, ecc. Malattie ben più gravi, fino al tumore, si presentano dopo anni di incubazione quando non si pena più che siano la conseguenza delle irrorazioni o dell’uso ripetuto negli ambienti domestici. Alcune sostanze sono interferenti endocrini, interferiscono cioè con le attività ghiandolari comprese le funzioni respiratorie e riproduttive. Altre si accumulano nei lipidi e sono neurotossici. Non va, infine trascurata la tossicità dei catabolititi. I soggetti con iperattività bronchiale, come gli asmatici, e gli allergici possono reagire in modo sproporzionato all'esposizione. Molti insetticidi negli esseri umani, come negli insetti, possono interferire con il sistema nervoso centrale a livello della trasmissione assonale dell'impulso nervoso.

  18. PIRETROIDI Bifenthrin Alfametrina I piretroidi agiscono a livello dei canali del sodio della membrana della cellula nervosa determinando un maggior afflusso di sodio nella cellula, con conseguente depolarizzazione e ipereccitabilità di tutto il sistema nervoso. Pralletrina, transflutrina ed esbiotrina sono classificate come pericolose per l'ambiente e tossiche per gli organismi acquatici, mentre la pralletrina dal punto di vista tossicologico è la più rilevante, dunque la più tossica se inalata direttamente o ingerita.

  19. TOSSICITA’ DEI PIRETROIDI PER GLI ORGANISMI VIVENTI Apoidei e i Lepidotteri sono sensibili e danneggiate dalla maggior parte di queste sostanze. L’azione su questi insetti pronubi può influenzare negativamente la biodiversità anche riducendo la fertilità delle specie vegetali impollinate. La dispersione nell’ambiente marino o fluviale di queste sostanze, è tossica per numerose specie di pesci Possono causare deformità e ritardo nella crescita nei girini di anfibi. Girini e larve di salamandra hanno mostrato anche anomalie nel nuoto. I piretroidi sintetici hanno una tossicità acuta relativamente bassa per gli uccelli, ma possono distruggere il loro approvvigionamento alimentare. Quando i mammiferi entrano ripetutamente in contatto con questi insetticidi essi si possono accumulare nei tessuti adiposi. Vari mammiferi (ad. es. il gatto) mostrano una sensibilità maggiore rispetto ad altri. Vari studi hanno evidenziato una riduzione della fertilità sugli animali. Alcuni piretroidi sono in grado di impedire che gli ormoni androgeni raggiungano i loro recettori nelle cellule bersaglio.

  20. LA TOSSICITA’ DEI PIRETROIDI NELL’UOMO L'inalazione di repellenti a base di piretroidi durante i primi anni di vita può portare ad effetti negativi sui bambini causando notevoli alterazioni che interessano il sistema nervoso centrale ed in particolare la barriera emato-encefalica (BBB). I danni sono stati identificati in particolare e livello micromolecolare e suggeriscono effetti di lunga durata al cervello (Sinha et al., 2004). i piretroidi abbiano anche altri effetti sulla salute umana, come ad esempio neurotossicità, induzione di morte dei neuroni e vari problemi con i metaboliti dei piretroidi, cioè il prodotto finale della loro metabolizzazione da parte dell'organismo (Ray & Fry, 2006) Ray D.E., Fry J.R., 2006: A reassessment of the neurotoxicity of pyrethroid insecticides. Pharmacology & Therapeutics, 111(1): 174-93. Sinha C., Agrawal A.K., Islam F., Seth K., Chaturvedi R.K., Shukla S., Seth P.K., 2003: Mosquito repellent (pyrethroid-based) induced dysfunction of blood–brain barrier permeability in developing brain. International Journal of Developmental Neuroscience, 22: 31–37.

  21. ORGANOFOSFORICI Si originarono dalle ricerche di Schäder, in Germania, che cercava sostanze tossiche per l'impiego bellico e furono sintetizzati per la prima volta nel 1937 dalla Bayer (Germania). I fosforganici, o organofosforici, inibiscono l'attività della colinesterasi (AChE) forsforilandola e l'acetilcolina (ACh), non più scissa nei suoi componenti si accumula nella sinapsi provocando avvelenamento delle cellule nervose. Le ricerche hanno ampiamente dimostrato che sono nocivi al corretto funzionamento degli organismi animali e vegetali ed in grado di danneggiare il sistema immunitario, con danni alla salute. Non sono selettivi, uccidono anche insetti utili come le api, sono tossici per uccelli, pesci e mammiferi e sono ritenuti responsabili di un numero di morti fra gli agricoltori, superiore ad altri pesticidi, comprendendo il loro uso per molti suicidi nelle zone agricole. Studi sperimentali suggeriscono che l'esposizione agli organofosforici altera i livelli di neurotrasmettitori cerebrali e che l'asse ipotalamo-pituitaria è un bersaglio diretto della tossicità di queste sostanze La presenza di metaboliti degli organofosforici nei mammiferi è stata associata a ridotti livelli di testosterone e altri ormoni sessuali.

  22. UN ESEMPIO DI ORGANOFOSFORICO: IL MALATHION Utilizzato come insetticida agricolo per infestazioni da mosca da frutto mediterranea, insetticida domestico e nella preparazione di lozioni contro i pidocchi. Si degrada in malaossone, che è 60 volte più tossico. Tossico per i crostacei. Altamente tossico per le api sia per ingestione che per contatto. Nei pesci la tossicità è molto variabile, su 50 specie testate la tossicità è risultata Alta o Molto alta per 16 di esse. Per quanto riguarda gli anfibi si registra ugualmente una certa variabilità nei valori della tossicità acuta con 6 specie su 19 testate per le quali la tossicità risulta alta o molto alta. Sui mammiferi ha attività di interferente endocrino. Nei ratti provoca una significativa diminuzione di ormone tiroideo nel siero, con un probabile effetto diretto sulla ghiandola tiroidea Per l'Unione Europea l'uso di questo principio attivo è vietato dal rapporto 2006/0136(COD) a seguito dell'esame relativo all'iscrizione all'allegato I della direttiva 91/414/CEE. Nel 2011 era ancora presente nel Capitolato Speciale di Appalto per l’affidamento del servizio di derattizzazione, disinfestazione e disinfezione del comune di Caccamo. È presente nelle “Linee Guida per l’organizzazione e la gestione delle attività di disinfezione e disinfestazione da ratti e zanzare della Regione Veneto” per la lotta adulticida mediante atomizzatori o nebulizzatori

  23. RISCHIO DENGUE E STRATEGIA DELLA TENSIONE La Dengue è una malattia provocata dalla puntura della zanzara Aedes aegypti. Una sola zanzara Aedes può contagiare nel corso della sua vita (45 giorni circa) fino a 300 persone. L'aumento dei casi di Dengue nell'Europa Occidentale non è dovuto ai cambiamenti climatici quanto all'incremento di viaggi e spostamenti: grazie alla globalizzazione persone e merci ormai circolano molto rapidamente facilitando il contagio. Aedes aegypti, il vettore, è assente in Italia. Il programma “Eliminate Dengue Research Programme” è una collaborazione non-profit internazionale che opera in Australia, Vietnam, Indonesia, Cina, Singapore, Colombia e Brasile. Gli scienziati hanno trasferito i batteri Wolbachia dalla mosca della frutta nelle zanzare e hanno scoperto che, quando è presente, riduce la capacità di trasmettere il virus della dengue. In poche parole, gli scienziati hanno creato un vaccino contro la dengue per le zanzare, il risultato ottenuto è una drastica riduzione delle capacità di trasmettere il virus agli esseri umani.

  24. CHIKUNGUNYA VIRUS In Africa il suo principale vettore, Aedes aegypti (che trasmette anche febbre gialla e dengue), è presente soprattutto in zone rurali ed è rara o addirittura assente in vicinanza dei centri abitati. Al contrario in Europa il suo vettore principale è Aedes albopictus, la Zanzara tigre che, invece, frequente abitualmente proprio le zone fortemente antropizzate. Si manifesta con sintomi simili a quelli dell’influenza: febbre alta, cefalea, stanchezza e, soprattutto, infiammazione delle articolazioni con dolori che talora costringono il paziente ad assumere una posizione piegata nel tentativo di alleviare la sofferenza (in swahili, “chikungunya” significa "ciò che curva" o "contorce"). Il quadro è accompagnato spesso da manifestazioni cutanee maculopapulari pruriginose, che possono assumere caratteristiche emorragiche (petecchie, ecchimosi, epistassi, gengivorragie). Per quanto riguarda l’esito, in termini di sopravvivenza/vita, è una malattia molto fastidiosa ma generalmente ad esito benigno. La mortalità è bassa (0,4 %) e interssa prevalentemente anziani già debilitati e rientra nel range delle influenze stagionali (0,2-0,6 %, dati del Ministero della Sanità)..

  25. LA DIFFUSIONE DI CHIKUNGUNYA: MITO E REALTA’ Agli inizi del 2000 è diventata un infezione estremamente frequente nel Sud dell’India, nelle isole indiane e in alcune zone dell’area tropicale. Nell'estate 2007 si verifica un episodio epidemico di febbre da Chikungunya, in alcune zone della Regione Emilia-Romagna che colpisce 5 persone, Un’indagine epidemiologica e virologica condotta dal Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell'Istituto Superiore di Sanità ha i scoperto che un individuo arrivati da Kerala (India), dove il Chikungunya e endemico, si è recato in visita da parenti e li ha infettati tramite Aedes albopictus questi a loro volta hanno infettato altre persone. Si reputa che i casi di Chikungunya registrati siano una trasmissione locale. Dal 2008 al 2011 sono stati identificati solo altri 5 casi di Chikungunya, tutti importati dal subcontinente indiano o del sud-est asiatico. L’ultimo caso di Chikungunya è stato riscontrato nel luglio 2014 in una bambina residente a Cavriago, recentemente rientrata dalla Repubblica Dominicana, area in cui è in corso un’epidemia

  26. SONO PIÙ PERICOLOSI I PESTICIDI DELLE ZANZARE Le zanzare, anche quella tigre di recente importazione, non rappresentano in Italia un pericolo mortale, mentre l’inquinamento generalizzato da insetticidi nebulizzati o sparsi nell’ambiente, non ancora tenuto nella giusta considerazione, porta conseguenze sia sugli ambienti naturali che sull’uomo a breve, medio e lungo termine e dovrebbe essere evitato a favore di misure preventive e localizzate. L’uso di insetticidi nebulizzati nell’ambiente dovrebbe essere un’opzione a cui ricorrere in via straordinaria e solo nel caso di una comprovata elevata densità di adulti in siti sensibili quali scuole, ospedali, strutture residenziali protette, ecc. o in presenza di rischio epidemico. Le irrorazioni di insetticidi si verificano spesso in situazioni di forte antropizzazione dove sarebbero da valutare le reazioni di tali sostanze con altri inquinanti, dato che l’effetto di moltissime sostanze mutagene presenti nell’ambiente, non si somma, ma si moltiplica. Tutto ciò dovrebbe essere sufficiente per non incentivare l’uso e per arrestare l’abuso degli insetticidi chimici

  27. Utilità delle zanzare negli ecosistemi Ci sono almeno 3500 specie di zanzare, di cui solo circa 200 pungono l’uomo Le zanzare sono allo stato larvale fonte di cibo per moltissimi pesci, anfibi, mammiferi,uccelli e rettili. In Camargue l’eliminazione degli insetti ha portato alla diminuzione del 33% del numero di uova deposte da una specie di uccelli che se ne nutre. Nella zona Artica i caribu scelgono i loro percorsi proprio per evitarme gli sciami e questi erbivori sono fondamentali per il trasporto delle sostanze nutrienti nella regione. Il numero di uccelli migratori che nidificano nella tundra artica, zona di proliferazione delle zanzare, potrebbero diminuire in misura maggiore del 50% se non avessero la possibilità di nutrirsi di zanzare. Far sparire i fastidiosi insetti dagli ecosistemi potrebbe causare la scomparsa del cacao perché le zanzare sono tra le principali impollinatrici delle piante da cioccolato.

  28. ECOLOGIA DELLA ZANZARA TIGRE ED ECOSISTEMI ANTROPICI In Italia la prima registrazione di Aedes albopictus è riconducibile all'inizio degli anni '90, quando la specie fu introdotta attraverso il commercio di pneumatici usati importati da un'azienda genovese in rapporti commerciali con paesi extraeuropei, tra i quali gli USA e il Giappone. Gli spostamenti dell’insetto sono dovuti, oltre che al trasporto dei pneumatici, anche al trasferimento passivo con comuni mezzi di trasporto. Gli adulti non sono in grado di spostarsi attivamente per più di 2-2,5 km/anno con vento favorevole. http://www.arpa.emr.it

  29. In Emilia-Romagna sono infestati quasi l’80% dei comuni, in Friuli il 65% circa, in Veneto oltre la metà, soprattutto nell’area a sud delle Prealpi e delle Alpi. Quasi tutte le aree in zone montane sopra i 500- 600 metri sul livello del mare sono libere da Ae. albopictus. Nelle Prealpi e nell’Appennino, può essere ritrovata in piccole popolazioni in paesi sopra i 500 metri, dove ci sono strade che da aree molto infestate a quote più basse portano a quote più elevate. European centre disease prevention and control Scholte & Schaffner 2008

  30. La zanzara Tigre è favorita dal degrado ambientale e dall’urbanizzazione.

  31. VA PREDILETTA LA LOTTA LARVICIDA • al contrario della lotta adulticida il controllo della popolazione di zanzare è mirato e non selettivo verso altri insetti non nocivi • nella lotta adulticida si può colpire tra il 25 e il 30% della popolazione infestante, con l’intervento larvicida si può superare anche l’85% • molti adulticidi impattano sugli organismi non bersaglio (api e altri insetti utili) • la lotta adulticida coinvolge grandi volumi di territorio con pericoli di deriva aerea dei pesticidi adulticidi • sono presenti effetti sulla salute umana: tossicità acuta e cronica, esposizione multipla a xenobiotici di diversa origine, fenomeni allergici • insorgenza di fenomeni di resistenza agli insetticidi • fitotossicità. ISPRA, 2008 Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale provincia di Siena e Federparchi: “La sfida delle invasioni biologiche: come rispondere?”

  32. CICLO LARVALE E PREVENZIONE • La zanzara tigre è in grado di completare rapidamente il suo ciclo larvale ed usufruisce nelle aree urbane, ove sono assenti i suoi predatori, in habitat artificiali quali: • vasi e sottovasi ripieni d'acqua per almeno una settimana; • contenitori per raccolta temporanea dell'acqua nei giardini; contenitori abbandonati (lattine, vasi, secchi, bidoni); • pneumatici abbandonati o stoccati all'aperto con acqua al loro interno; • vasche e fontane; • raccolte d'acqua nelle grondaie • Per ridurre l’infestazione bisogna intervenire in questi ambienti e ricordare, per identificare i siti di infestazione larvale, che le zanzare si spostano solamente di 100, 200 metri dal luogo di nascita.

  33. Pyriproxifen Effetti sul target: Regolatore di crescita sintetico agisce arrestando la metamorfosi e disturbando embriogenesi, riproduzione e sviluppo larvale. Effetti sull’ambiente: Lunga persistenza. Azione prevalente su Ditteri e Omotteri. Basso impatto su coleotteri ed imenotteri. Nessuna influenza sulla normale evoluzione del ciclo biologico di insetti e acari utili. Ma influenza il ciclo riproduttivo della Daphnia o "pulce d'acqua", importante nella catena alimentare, essendo cibo per pesci ed altri organismi. il Pyriproxyfen imita l'ormone Methyl-farnesoate (Mf), che ha un ruolo nella produzione di prole maschile. Con l’esposizione al Pyriproxyfen la Daphnia produce più maschi e globalmente meno prole. Ad alte concentrazioni solo maschi.

  34. DIFLUBENZURON Effetti sul target Inibitore di crescita di molti insetti, soprattutto dell'ordine dei Ditteri. E’ larvicida per ingestione ed ovicida per penetrazione attraverso il corion delle uova. Le forme adulte che riescono a sfarfallare, sono sterili e non in grado di fecondare o deporre le uova. Le larve colpite dal Diflubenzuron sono sprovviste di chitina, mostrando un tegumento anomalo e malformato, non riescono a cambiar stadio, il loro corpo si rigonfia di liquidi e muoiono rapidamente. Il Diflubenzuron, ormone giovanile sintetico, inibisce l'enzima chitina-sintetasi, impedendo la deposizione della chitina durante la muta: la larva si ingrossa, ma non metamorfosa Effetti sull’ambiente: Gli uccelli, alimentati con larve trattate, non hanno mostrato segni di intossicazione. Non stati osservati effetti sulle api. I pesci non hanno dimostrato alcun danno fino a 75mg per litro (1000 volte la dose normalmente impiegata). Ma uccide le larve di Toxorhynchites, che si nutrono di larve di Culicidi e sono utili come organismi antagonisti nel controllo biologico delle zanzare ematofaghe, favorendo ulteriormente il proliferare delle specie aggressive per l’uomo. Analoghi al DIflubenzuron sono il Penfluron e il Trifluron, nelle cui molecole variano gli atomi di fluoro e di cloro.

  35. Bacillus thurigiensis var. israelensis Effetti sul target: attivo per endotossine che Ingerite dalle larve in breve tempo le uccidono. E’ il larvicida più selettivo. L'attività insetticida antilarvale da una alfa-endotossina o fosfolipasi C con azione necrotizzante nei confronti delle membrane cellulari; una beta-esotossina avente la capacità di bloccare lo sviluppo della larva, che non riesce a trasformarsi in pupa; ed infine una delta-tossina particolarmente efficace con una serie di effetti dimetabolici estremamente rapidi. La morte della larva avviene per tossiemia emolinfatica e per paralisi dell'apparato intestinale. L'azione del B.t.i. si esplica nelle prime 24 ore dall'impiego e persiste per circa 5 giorni. Effetti sull’ambiente: Non provoca alcun effetto tossico sul sistema nervoso centrale o periferico dei mammiferi. Ma uccide anche Ditteri utili nella lotta biologica, e Lepidotteri (farfalle) importanti nella fecondazione delle piante da fiore. Non ha alcun effetto tossico o riduttivo sulla presenza dei Collemboli nel terreno.

  36. ZANZARIERE MOBILI PER TOMBINI Esistono in commercio speciali protezioni per tombini e caditoie. Si tratta di sistemi meccanici per impedire alle zanzare di accedere alle acque stagnanti che si formano in questi contesti.Si tratta di misure totalmente meccaniche quindi assolutamente naturali senza l'immissione nell'ambiente di sostanze nocive. Si applicano delle saracinesche all'interno del tombino le quali, azionate da un contrappeso, permettono il passaggio di acqua e detriti richiudendosi al termine del deflusso. Una volta chiuse impediscono alle zanzare di raggiungere l'acqua stagnante per la deposizione delle uova.

  37. OVITRAPPOLE Un sistema semplicissimo e a costo zero, è l'intercettare la deposizione delle uova per poi distruggerle. Soprattutto se non ci sono altri ristagni, questa strategia intercetta gran parte delle deposizioni. E' specifica per la zanzara tigre e si pratica con le ovitrappole. Recipiente a terra riempito per 3/4 di acqua semplice con supporto in legno o bachelite. Si svuota in terra 2 volte a settimana. L’efficacia aumenta mettendo nell’acqua tagliata o foglie stropicciate (decomponendosi producono batteri che sono il cibo per le larve, e la zanzara istintivamente preferisce un acqua che contenga cibo per le larve). Altra soluzione, efficace, inserire riso cotto o l'acqua di bollitura di riso, pasta, o altri cereali, anche preparata all'uopo.

  38. LOTTA BIOLOGICA Per ridurre l’impatto ambientale legato alla diffusione delle sostanze chimiche, negli ultimi decenni, si è cercato di mettere a punto tecniche di lotta basate sul controllo biologico e genetico. La lotta biologica migliore è quella che prevede la protezione delle specie predatrici quali anfibi, rondini, pipistrelli, tute specie rarefatte dagli insetticidi, dall’agricoltura non ecocompatibile e dalla mancanza di habitat Utricularia vulgaris: pianta carnivora, predatrice delle larve. Vive in acque naturali eutrofe e distrofiche, ma non inquinate. Azolla caroliniana: felce acquatica tappezzante, che impedisce alle zanzare di depositare le uova. Vive in acque mesotrofe. Pipistrello: Un unico pipistrello può catturare 600 zanzare

  39. Sterile Insect Technique Una tecnica di controllo genetico sperimentata sino dagli anni ’50 che prevede la diffusione in campo di maschi sterili della specie target. Ciclopino Crostaceo predatore di larve di zanzare, specialmente di zanzara tigre. Adatto ai contenitori d’acqua per usi irrigui, fontane, laghetti artificiali, tombini con acque non eccessivamente eutrofiche; il prodotto è stato messo a punto da Eugea, insieme al Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore ed è reperibile in una confezione contenente 250 piccoli crostacei sufficienti a controllare fino a 50 litri di acqua. Zanzibar Enzima messo a punto da un gruppo di chimici che, grazie alla sua reazione con il calcare normalmente presente nelle acque, produce una barriera di micro bolle sul pelo dell’acqua non permettendo alle larve di respirare e agli adulti di deporre le uova. Ha una durata superiore agli altri strumenti di lotta biologica alle zanzare, quali l’ormai noto Bacillus thuringiensis. Può però essere usato solo in ambienti artificiali

  40. Gambusia Originaria dell’America settentrionale; introdotta a partire dagli anni ’20 in Francia, Spagna, Albania, Grecia, nei Paesi Balcanici fino alla Russia e nel centro Italia (in particolare nell’agro romano) come strumento di lotta biologica contro le zanzare del genere Anopheles, vettore della malaria. Divora non solo le larve dei Culicidi ma anche tutto il plancton e numerosi altri organismi acquatici. Da uno studio effettuato nelle pozze della Riserva Naturale di Castelporziano (Stella et al., 1984) venti anni dopo l’introduzione delle gambusie, si è osservato un peggioramento della qualità delle acque in termini di eutrofizzazione. Strumento abbastanza efficace per la lotta alle zanzare in fontane, stagni e laghetti artificiali ove non siano presenti altre specie selvatiche o domestiche. Ditisco: Le larve dei ditiscidi, assieme a quelle delle libellule, sono di gran lunga fra i più voraci invertebrati d'acqua dolce, tanto da essersi meritate, presso gli inglesi, il soprannome di "tigri delle acque".

  41. Le piante repellenti Le zanzare sono attirate dagli odori emanati dall'uomo, quindi possiamo allontanarle con dei repellenti naturali: olii essenziali di citronella, geranio, cedro, prezzemolo, menta, lavanda, pino, rosmarino, basilico, timo, aglio, menta piperita, monarda, calendula . Le specie vegetali che emettono forti odori come gerani e rosmarino, lavanda, maggiorana ed eucalipto sono sgradite alle zanzare. In genere questo discorso vale per tutte le erbe che hanno una componente volatile e un odore aromatico intenso. Tenere qualcuna di queste piante in giardino o sul balcone è quindi molto utile In casa invece è utile mettere sui balconi e sulle finestre piante di geranio, rosmarino e basilico. Chi ha un giardino può piantare mirti ed eucalipti se si trova in zone mediterranee o comunque temperato calde. L’uomo può difendersi evitando di frequentare posti da loro frequentate e utilizzando la profilassi domestica quale il controllo dei sottovasi e dei tombini e l’uso delle zanzariere.

  42. GRAZIE DELL’ATTENZIONE Siti consigliati. www.isprambiente.gov.it/ www.infozanzare.it www.zanzaratigreonline.it www.reterurale.it

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