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Premio Sakharov 2001

Emilio Bertin. Gaetano Vivirito. Premio Sakharov 2001. “No peace without justice” (Nurit Peled-Elhanan). Premio Sakharov. Origini. Istituito dal Parlamento Europeo nel 1988

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Premio Sakharov 2001

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Presentation Transcript


  1. Emilio Bertin Gaetano Vivirito Premio Sakharov2001 “No peace without justice” (Nurit Peled-Elhanan)

  2. Premio Sakharov Origini • Istituito dal Parlamento Europeo nel 1988 • Andrej Sakharov (Mosca,1921-1989): fisico sovietico rinomato, contribuì alla messa a punto della bomba atomica, Premio Nobel per la pace nel 1975, imprigionato dal 1980 al 1986 Obiettivi • Pace, progresso, diritti umani • Libertà di pensiero ed espressione • Difesa delle libertà individuali • Rafforzamento della democrazia e dello Stato di diritto

  3. Andrei Sakharov (Mosca 1921-1989) • Fisico rinomato • Premio Nobel per la pace nel 1975 • Ha contribuito alla creazione della bomba atomica sovietica e ha preso l’iniziativa per la costruzione di quella all’idrogeno;pose le basi per il metodo odierno di fusione nucleare • Dalla fine degli anni ’50 cominciò a preoccuparsi per le implicazioni politiche e morali del suo lavoro e si proclamò contro la proliferazione nucleare e in particolare lottò contro lo sviluppo dei missili balistici • Nel 1967 inviò una lettera segreta al comando sovietico evidenziando i pericoli e le soluzioni del nucleare • Nel 1968 pubblicò un fascicolo sul progresso, il pensiero libero e la pacifica coesistenza e ponendo i diritti umani come base di ogni politica • Segregato a Gorky tra il 1980 e 1986, fu riabilitato da Gorbachev

  4. I VINCITORI Dom Zacarias Kamwenho Izzat Ghazzawi Nurit Peled-Elhanan

  5. Izzat Ghazzawi(1951-2003) • Palestinese • Laureato in letteratura inglese • Docente all’università di Birzeit • Membro del Comitato esecutivo del Consiglio palestinese per la giustizia e la pace • Vincitore del Premio internazionale per la libertà di espressione a Stavanger nel 1995 • Ha organizzato e presieduto la prima Conferenza internazionale degli scrittori in Palestina nel 1997 • Uccisione del figlio Ramy da parte dell’esercito Israeliano

  6. Nurit Peled-Elhanan • Nata nel 1949 • Israeliana • Docente universitaria di letteratura comparata • Figlia del generale Matti Peled • Figlia uccisa dall’attentato suicida commesso a Gerusalemme Ovest da un kamikaze palestinese • Ha fondato l’Associazione delle famiglie israeliane e palestinesi vittime della violenza

  7. Dom Zacarias Kamwenho • Nato il 5 settembre 1934 a Chimbundo (Angola) • Sacerdote nel 1961, vescovo nel 1974 e arcivescovo di Lubango nel 1995 • Presidente della CEAST (Conferenza episcopale d’Angola e di São Tomé) fino al 2003 • Presidente del COIEPA (Comitato interconfessionale per la pace in Angola) sin dalla creazione

  8. GUERRA CIVILE ANGOLANA(1974-2002)

  9. Lo sviluppo economico della colonia non si tradusse in un avanzamento economico e sociale dei nativi Dopo il 1950 l’emigrazione verso l’Angola venne incoraggiata dal governo portoghese Nel 1970 i coloni bianchi erano circa il 5% della popolazione António de Oliveira Salazar e Marcello Caetano, i dittatori portoghesi continuavano a considerare l’Angola una provincia d’oltreoceano e a rigettarne le istanze indipendentistiche Status quo ante bellum MPLA • Primi problemi di conflitti razziali • Movimenti anticoloniali per l’indipendenza FNLA UNITA

  10. MPLA Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola • Risultato della fusione nel 1956 tra il Partito Comunista Angolano (PCA) e il Partito della Lotta Unita per gli africani in Angola (PLUA) • Base del partito costituita dall’etnia Mbundu e dagli intellettuali della capitale Luanda • In passato legato ai partiti comunisti dell’Europa e dell’URSS • Durante la guerra civile venne supportato militarmente da Cuba e dall’URSS • Guidato da Agostinho Neto fino al 1979 e in seguito da José Eduardo Dos Santos • Il braccio armato dell’MPLA era costituito dalle Forze Armate per la Liberazione dell’Angola (FAPLA), che in seguito divenne l’esercito del paese • Oggi è un partito politico angolano e fa parte dell’Internazionale Socialista

  11. FLNA Fronte di Liberazione Nazionale dell’Angola • Movimento indipendentista durante la guerra civile d’Angola sotto la leadership di Holden Roberto • Fu appoggiato da Francia, Cina, Sudafrica, Stati Uniti e Zaire • Importante sostegno da parte del Governo israeliano tra il 1963 e il 1969 • Partito politico dal 1992, ha ricevuto il 2,4% dei voti durante le prime elezioni libere

  12. UNITA Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola • Fondata nel 1966 da Jonas Savimbi dopo che si fu separato dal FNLA • Sostenuta da popolazione di etnia Ovimbundu • In seguito si avvicinò agli Stati uniti sostenendo l’appoggio al libero mercato e alla democrazia • Uno dei movimenti di resistenza armata più efficaci dell’ultimo secolo • Poté contare dell’appoggio degli USA che, seguendo la dottrina Reagan, videro l’aiuto di movimenti anti-sovietici come mezzo per ottenere dei vantaggi nella guerra fredda • Con l’uccisione del leader Savimbi (22 febbraio 2002) l’UNITA depose le armi e divenne un partito politico nell’agosto dello stesso anno

  13. Dissoluzione dell’impero portoghese 1974-1992 • Condivisione del potere in Angola tra MPLA,FNLA e UNITA • Indipendenza Angola l’11 settembre del 1975 Agostino Neto primo presidente angolano Rivoluzione dei Garofani 1974 a Lisbona • UNITA accusa MPLA di brogli elettorali • Riesplode il coflitto • Guerra civile • MPLA sconfigge FLNA (1976) e attacca UNITA • Dos Santos (MPLA) e Savimbi (UNITA) trattato di pace nel 1991 • Elezioni monitorate dall’ONU nel 1992: MPLA 53,7% UNITA 34,1%

  14. 1993-2002 Nel 1996 accordo tra Dos Santos e Savimbi per la formazione di un governo di unità nazionale e per la riunificazione dell’esercito • Aprile 1997 nasce il governo, Savimbi diserta • UNITA annuncia smobilitazione, il governo legalizza il gruppo ribelle • Sanzioni dell’ONU contro UNITA per il mancato ritiro dei militari • Il governo attacca l’UNITA • Guerra civile • 11 novembre 2000: 25° anniversario dell’indipendenza, Dos Santos offre l’amnistia ai ribelli in cambio della resa • Savimbi annuncia disponibilità a negoziare • Uccisione Savimbi 22 febbraio 2002 • L’UNITA depone le armi (aprile 2002) e diventa un partito politico nell’agosto dello stesso anno

  15. Dom Zacarias Kamwenho • Soprattutto in qualità di presidente della CEAST e del COIEPA è stato una voce ferma, imparziale e insistente, costantemente intenta ad ispirare e incoraggiare gli sforzi che emergevano con sempre maggior frequenza dal cuore della società civile angolana • Promotore di un nuovo e promettente cammino volto a restituire ai cittadini di Angola la pace, la democrazia e il rispetto dei diritti dell’uomo • Personalità eccezionale , di ampio e notevole riferimento morale • Rispettato e ascoltato da entrambe le parti del conflitto armato, parti che non esitava a criticare e mettere sotto pressione esprimendo l’opinione della gente comune e lottando per il benessere e i diritti del popolo angolano • Uno dei maggiori simboli delle rivendicazioni di pace, libertà e giustizia dei cittadini dell’Angola • Premeva in maniera indipendente per la firma di un cessate il fuoco , per una riapertura del dialogo tra i belligeranti e per l’avvio di una efficace mediazione interna • David Kramer, capo di un équipe di esperti statunitensi che nel 2001 ha esaminato il caso angolano e ha sottolineato che la Chiesa può svolgere un ruolo di primo piano nel processo di pace

  16. ISRAELE E PALESTINA Analisi e confronto delle figure Izzat Ghazzawi e Nurit Peled-Elhanan nel contesto della questione israelo-palestinese

  17. Questione israelo-palestinese1897-1973 • Nel 1897 Theodore Hertzl organizza a Basilea il primo congresso sionista, che sceglie la Palestina come luogo dove formare il nuovo stato di Israele • Primo tentativo di conciliazione nel 1936, fallisce poiché gli arabi non accettano • Emigrazione di ebrei verso la Palestina; il flusso aumenta durante la seconda guerra mondiale seguono tensioni tra i popoli palestinesi e gli ebrei • Il 14 maggio del 1948 Ben Gurion proclama la nascita dello stato di Israele • Scoppia il 15 maggio del ’48 il conflitto armato:Egitto, Giordania, Siria, Libano e Iraq invadono Israele ma dopo circa un anno non riescono a sconfiggerli • Nel 1952 riesplode il conflitto: Egitto, Siria e Giordania attaccano Israele affiancata da Francia e Gran Bretagna, dura otto giorni e viene interrotto da un intervento congiunto di USA e URSS • Nel maggio del 1967 gli ebrei attaccano Egitto Giordania e Siria (guerra dei 6 giorni), annientandoli • Settembre 1970, settembre nero: cacciata dei palestinesi dalla Giordania • Blitz di palestinesi alle olimpiadi di Monaco uccide nel 1972 undici atleti israeliani • Nel 1897 Theodore Hertzl organizza a Basilea il primo congresso sionista che sceglie la Palestina come luogo dove formare il nuovo stato di Israele

  18. Questione israelo-palestinese1973-1996 • Yasser Arafat leader dell’ OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) nel 1973 • 13 Novembre 1973 Yasser Arafat prende la parola per la prima volta all’Onu • Nel settembre 1978 trattato tra Begin e Sadat (Egitto) • Nel 1987 Scoppia la protesta dei palestinesi in giudea • Nel 1988 l’OLP riconosce l’esistenza di Israele e nel 1993 gli accordi di Oslo riconoscono una limitata autonomia ai Palestinesi a Gaza e Gerico • Nell’aprile del 1988 un commando israeliano tenta di uccidere Abu Jihad, numero due dell’OLP • Izzat Rabin, il primo dirigente israeliano che aveva davvero pensato alla fine del conflitto venne ucciso da un estremista ebreo il 4 maggio 1995 • Nel 1996 scontri provocati dallo scavo di un tunnel archeologico sotto la spianate delle moschee

  19. Intervista doppia ad un bambino palestinese e ad uno israeliano Le iene

  20. Schema discorso Ruolo delle Madri Educazione dei Bambini Dialogo “NOI” Pace & Giustizia

  21. No Peace Without Justice Senza giustizia non c’è pace: è un titolo strano, sembra polemico, quasi come se qualcuno avesse offerto la pace senza giustizia. Onestamente, non ho idea di cosa sia la pace, né ho idea di cosa sia la giustizia. So soltanto che le parole pace e giustizia vengono usate per mascherare i peggiori crimini contro l’umanità perpetrati oggi i tutto il mondo. Queste parole “ maschera” includono anche parole come libertà, democrazia, Dio e il bene della nazione. Credo che l'importanza sia quella di rafforzare la voce di tutte le madri. Perché la maternità è l’unico e comune denominatore che vince sulla nazionalità, sulla razza e sulla religione. La voce delle madri è la voce più oppressa, soffocata nella storia degli uomini. In tutte le nostre storie e mitologie, sempre, nei momenti di crisi, c'è una madre che ha sfidato l'autorità, che ha ingannato i re, i mariti e i padri, per salvare il figlio. Inoltre, gli studi sull'apprendimento del linguaggio indicano le madri come le migliori insegnanti al mondo. Difatti, non c'è mai stata alcuna madre che abbia fallito nell'insegnare ai propri figli tutto ciò che volesse, qualunque fosse la cultura di provenienza o quanto grave fosse l'handicap del suo bambino. Questa è la ragione per cui le madri possono essere le agenti principali di un cambiamento nell'educazione. Per educazione si intende il processo attraverso cui si insegnano al bambino le classificazioni della società. Il mio "noi" definisce le persone che vogliono vivere nella pace, le persone che credono che i bambini abbiano diritti, e non debbano essere usati come azioni spendibili nel mercato di sangue dei politici. Il mio "noi" include le madri la cui maternità non è stata snaturata, e ciò significa le madri che non mandano i loro figli ad uccidere altri figli, e le madri che non si sentono consolate dalla morte dei figli di altre madri Questo annullamento dell'altro, e ancor più, la demonizzazione dell'altro identificato come il cattivo, l'ingiusto e colui che non dovrebbe affatto essere lì, non è una condizione che preclude l’avvio del dialogo. I bambini israeliani non imparano come parlare all'altro. Perché come è ben noto, il dialogo è il luogo delle differenze Le persone che non possono - o che non accetterebbero differenze o la possibilità di parlare l'uno all'altro perché siamo differenti, o che non accetterebbero quella eterogeneità come una benedizione - hanno un approccio monolitico al discorso, e quindi vogliono imporre la loro conoscenza all’altro e dominare il pensiero dell'altro. Il loro discorso è totalitario, intollerante e ingiurioso ed è proprio questo tipo di approccio che riscontriamo durante la maggior parte delle negoziazioni di pace tra israeliani e palestinesi. La scelta di un approccio dialogico nelle relazioni implica la consapevolezza di dimenticare o trattenere la propria conoscenza, la propria verità o storia personale e nazionale, per aprirsi alla verità e alla storia dell'altro. Le persone che parlano da una prospettiva dialogica non credono nelle identità fisse, in un pensiero consolidato o in realtà eterne. Questo "noi", questa identità collettiva che veniva fuori dalle ceneri dell'Olocausto, era destinata a riportare dignità ad un popolo logorato, per proteggere i suoi membri contro la peggior forma di razzismo che il mondo avesse mai conosciuto, e assicurarsi che un male, come quello inflitto agli ebrei, avrebbe cessato di ripetersi. Ma negli ultimi 35 anni questo "noi" è diventato un Golem, un mostro che minaccia di distruggere chi l'ha creato e che ci condanna tutti. Noi siamo coloro che devono dire al mondo che la morte di un bambino, qualsiasi bambino, in Palestina o in Israele, in Afghanistan o in Cecenia, è la morte del mondo intero, che dopo la morte di un bambino, qualsiasi bambino, non ce n'è più un altro; che nessuno può vendicarne il sangue, perché il bambino si porta nella sua piccola tomba, con le sue piccole ossa, il passato e il futuro, le ragioni della guerra e le sue conseguenze. Noi siamo quelli che devono dire al mondo che termini come "libertà" e "onore", "Dio" e "pace", "il bene del Paese" e anche "democrazia", possono essere armi letali. Poiché noi siamo quelli che sanno che non c'è pace o libertà, nessun bene e nessun Dio dopo la morte di un bambino. Dunque siamo quelli che dovrebbero dire al mondo che l'unico modo per l'umanità di sopravvivere è di unirsi per gridare questa antica voce, che è sempre stata lì, la voce della maternità, gridarla fino a che renda sorde tutte le altre voci. Noi siamo qui, credo, per ricordare al mondo che tutti i processi storici, e tutte le discussioni internazionali, né il Parlamento Europeo, né il Vaticano, né le Nazioni Unite, né il Comitato per l'assegnazione dei Premi Nobel, che premia ex assassini ogni anno invece che premiare madri perseveranti, hanno ancora salvato un bambino dalla morte, e siamo qui a ricordare al mondo che tutte queste grandi persone, grandi discussioni, grandi soldi e grandi parole, alla fine si riducono tutte al corpicino di una ragazzina, nella sua nuova uniforme e con la sua nuova cartella, stesa nella polvere di Gaza, il suo piccolo corpo crivellato da tutti i proiettili che il protocollo permette. E siamo qui a ricordare al mondo la domanda fatta dalla poeta russa Anna Akhmatova, che ha perso suo figlio a causa di un regime inumano: "Perché quella striscia di sangue lacera il petalo della tua guancia?"

  22. Estratti del discorso tenuto da Nurit Peled-Elhanan alla St. Andrews Wesley Church di Vancouver nel 2006 (I Parte) • Voglio spendere qualche parola sul titolo di questa serata Senza giustizia non c’è pace: è un titolo strano, sembra polemico, quasi come se qualcuno avesse offerto la pace senza giustizia. Onestamente, non ho idea di cosa sia la pace, né ho idea di cosa sia la giustizia. So soltanto che le parole pace e giustizia vengono usate per mascherare i peggiori crimini contro l’umanità perpetrati oggi i tutto il mondo. Queste parole “ maschera” includono anche parole come libertà, democrazia, Dio e il bene della nazione. • Sfortunatamente il dialogo è considerato una pratica bizzarra oramai nel mondo. É molto più comune il contagio della mente. I nostri figli sono mentalmente contagiati: questo è l’unico termine in grado di spiegare come bravi bambini ebrei o bravi bambini americani o bravi bambini inglesi diventino mostri una volta indossata l’uniforme. Sono mentalmente contagiati a credere che uccidere altri bambini e sacrificare se stessi sia per il “ bene della nazione” o di Dio, o della libertà, o della democrazia. • Tutti i massacri  menzionati nei libri di testo, e sono davvero pochi, sono  retoricamente costruiti in modo da dimostrare che alla fine sono stati un bene per la nazione. Il contagio  mentale e le mappe mentali sono molto difficili da  cancellare. Il razzismo è molto facile da seminare e molto  difficile da sradicare.  I nostri figli vivono immersi in un discorso razzista che  non ha eguali in quello che viene chiamato l'illuminato  mondo di oggi.

  23. Estratti del discorso tenuto da Nurit Peled-Elhanan alla St. Andrews Wesley Church di Vancouver nel 2006II Parte • Il mio "noi" definisce le persone che vogliono vivere nella pace, le persone che credono che i bambini abbiano diritti, e non debbano essere usati come azioni spendibili nel mercato di sangue dei politici. Il mio "noi" include le madri la cui maternità non è stata snaturata, e ciò significa le madri che non mandano i loro figli ad uccidere altri figli, e le madri che non si sentono consolate dalla morte dei figli di altre madri • La voce delle madri è la voce più oppressa, soffocata nella storia degli uomini. In tutte le nostre storie e mitologie, sempre, nei momenti di crisi, c'è una madre che ha sfidato l'autorità, che ha ingannato i re, i mariti e i padri, per salvare il figlio. • "Noi rifiutiamo il male, dovunque esso sia", questo è un buon insegnamento. Noi siamo qui, credo, per ricordare al mondo che né tutti i processi storici, né tutte le discussioni internazionali, né il Parlamento Europeo, né il Vaticano, né le Nazioni Unite, né il Comitato per l'assegnazione dei Premi Nobel, che premia ex assassini ogni anno invece che premiare madri perseveranti, hanno ancora salvato un bambino dalla morte, e siamo qui a ricordare al mondo che tutte queste grandi persone, grandi discussioni, grandi soldi e grandi parole, alla fine si riducono tutte al corpicino di una ragazzina, nella sua nuova uniforme e con la sua nuova cartella, stesa nella polvere di Gaza, il suo piccolo corpo crivellato da tutti i proiettili che il protocollo permette. E siamo qui a ricordare al mondo la domanda fatta dalla poeta russa Anna Akhmatova, che ha perso suo figlio a causa di un regime inumano: "Perché quella striscia di sangue lacera il petalo della tua guancia?"

  24. Estratti dal messaggio di Nurit Peled-Elhanan condiviso con Izzat Ghazzawi al Presidente e al Vicepresidente del Parlamento europeo e ai vincitori del Premio Sakharov( 18\12\2009) • I call upon all of us, who have won a privilege as well as duty by receiving the Sakharov prize, to arise and go to Gaza and any other city of oppression and slaughter; to defy all blockades and high walls and not to give up until all barriers are broken. • But the siege of Gaza is only one of many sieges imposed today in the world by democratic powers as well as by non-democratic ones. All those sieges are meant for one purpose: to silence the voice of freedom and justice. • Today, when the most enlightened civilizations commit the most heinous crimes against innocent defenceless people out of greed, megalomania and pure racism we should listen once more to Bialik's cry from a hundred years ago: "And I, my heart is dead, no longer is there prayer on my lips; All strength is gone, and hope is no more. Until when, How much longer, Until when?"

  25. Estratti del discorso tenuto da Nurit Peled-Elhanan a Bari nel novembre del 2002 durante l’incontro “Guerra e Pace–Esistere oltre il terrore organizzato”(I Parte) • Credo che l'importanza di tali incontri sia quella di rafforzare la voce di tutte le madri. Perché la maternità è l’unico e comune denominatore che vince sulla nazionalità, sulla razza e sulla religione. […] Inoltre, gli studi sull'apprendimento del linguaggio indicano le madri come le migliori insegnanti al mondo. [...] Questa è la ragione per cui le madri possono essere le agenti principali di un cambiamento nell'educazione. Per educazione si intende il processo attraverso cui si insegnano al bambino le classificazioni della società. • In tal modo, imparano a dire l'esclusivo "noi", che include solo gli ebrei come cittadini legittimi della terra di Israele. Lo stesso "noi" che li relaziona con quella gente che ha vissuto lì 4000 anni fa. Quel "noi" che li separa dai loro vicini con cui devono invece condividere la quotidianità. • Questo annullamento dell'altro, e ancor più, la demonizzazione dell'altro identificato come il cattivo, l'ingiusto e colui che non dovrebbe affatto essere lì, non è una condizione che preclude l’avvio del dialogo. I bambini israeliani non imparano come parlare all'altro. Perché come è ben noto, il dialogo è il luogo delle differenze [...] • Le persone che non possono - o che non accetterebbero differenze o la possibilità di parlare l'uno all'altro perché siamo differenti, o che non accetterebbero quella eterogeneità come una benedizione - hanno un approccio monolitico al discorso, e quindi vogliono imporre la loro conoscenza all’altro e dominare il pensiero dell'altro. Il loro discorso è totalitario, intollerante e ingiurioso ed è proprio questo tipo di approccio che riscontriamo durante la maggior parte delle negoziazioni di pace tra israeliani e palestinesi. La scelta di un approccio dialogico nelle relazioni implica la consapevolezza di dimenticare o trattenere la propria conoscenza, la propria verità o storia personale e nazionale, per aprirsi alla verità e alla storia dell'altro. Le persone che parlano da una prospettiva dialogica non credono nelle identità fisse, in un pensiero consolidato o in realtà eterne.

  26. Estratti del discorso tenuto da Nurit Peled-Elhanan a Bari nel novembre del 2002 durante l’incontro “Guerra e Pace–Esistere oltre il terrore organizzato”(II Parte) • I nostri bambini muoiono o diventano assassini di altri bambini perché la voce della madre è stata soffocata e sminuita per secoli; perché la voce della madre è sempre sostituita dalle voci dei politici corrotti e dei generali assetati di sangue, di avidi uomini d'affari e dei così detti leader senza scrupoli che sono, per la maggior parte, uomini ma che non parlano mai come genitori. • Questo "noi", questa identità collettiva che veniva fuori dalle ceneri dell'Olocausto, era destinata a riportare dignità ad un popolo logorato, per proteggere i suoi membri contro la peggior forma di razzismo che il mondo avesse mai conosciuto, e assicurarsi che un male, come quello inflitto agli ebrei, avrebbe cessato di ripetersi. Ma negli ultimi 35 anni questo "noi" è diventato un Golem, un mostro che minaccia di distruggere chi l'ha creato e che ci condanna tutti. • Noi siamo coloro che devono dire al mondo che la morte di un bambino, qualsiasi bambino, in Palestina o in Israele, in Afghanistan o in Cecenia, è la morte del mondo intero, che dopo la morte di un bambino, qualsiasi bambino, non ce n'è più un altro; che nessuno può vendicarne il sangue, perché il bambino si porta nella sua piccola tomba, con le sue piccole ossa, il passato e il futuro, le ragioni della guerra e le sue conseguenze. • Noi siamo quelli che devono dire al mondo che termini come "libertà" e "onore", "Dio" e "pace", "il bene del Paese" e anche "democrazia", possono essere armi letali. Poiché noi siamo quelli che sanno che non c'è pace o libertà, nessun bene e nessun Dio dopo la morte di un bambino. Dunque siamo quelli che dovrebbero dire al mondo che l'unico modo per l'umanità di sopravvivere è di unirsi per gridare questa antica voce, che è sempre stata lì, la voce della maternità, gridarla fino a che renda sorde tutte le altre voci.

  27. Estratti del discorso tenuto da Nurit Peled-Elhanan a Bari nel novembre del 2002 durante l’incontro “Guerra e Pace–Esistere oltre il terrore organizzato”(III Parte) • Noi siamo coloro che sanno che se non alziamo la voce al più presto, non rimarrà niente da dire o da scrivere o da sentire tranne il perpetuo lamento di lutto e le voci mute dei bambini morti. Per questo noi siamo quelli che dovrebbero finire la guerra, perché sappiamo che non importa quale bandiera è posta su quale montagna, non importa chi guarda dove quando prega, e che niente è più importante del rendere sicura la strada che percorrerà una ragazza andando a lezione di danza. • Ed è perché noi siamo coloro che si rendono conto, in ogni ora di ogni giorno, che in quanto genitori e adulti abbiamo tradito i nostri figli, perché non siamo stati attenti, non abbiamo lottato per le loro vite con tutta l'energia che avremmo dovuto usare, pur avendogli promesso una vita felice e un mondo migliore.

  28. Izzat Ghazzawi • Più volte imprigionato e censurato dalle autorità israeliane per le sue attività politiche • Ha continuato nella ricerca del dialogo culturale e politico con Israele • Continua a lavorare per una pace giusta, fondata sul riconoscimento dei diritti e il rispetto reciproco tra il popolo ebraico ed il popolo palestinese Nurit Peled-Elhanan • Alla morte della figlia ha pronunciato un discorso che ha suscitato scalpore, centrato sulla responsabilità di una politica miope che non vuole riconoscere i diritti dell’altro e fomenta l’odio e gli scontri • Da quando ha reso pubbliche le sue idee, è diventata simbolo di quell’Israele che preme per una soluzione negoziata della crisi e che porta alta la bandiera di “due popoli, due stati con uguali diritti”

  29. Motivazioni del premio • Izzat Ghazzawi e Nurit Peled, con la loro esperienza e i loro impegno , rendono concreta la speranza di una soluzione negoziata e pacifica del conflitto palestino-israeliano • La loro tragedia non li ha resi nemici, il dolore non si è tramutato in odio, ma è diventato energia per trovare il modo di rispettare i diritti degli uni e degli altri • Non è la premiazione di due persone che hanno perso i loro figli. Il loro agire è un esempio che supera i confini del conflitto israelo-palestinese per diventare modello di comportamento universale, dove la non violenza e la pratica del riconoscimento dei diritti di ognuno vanno valorizzati e riconosciuti

  30. BIBLIOGRAFIE • A Critical View, 1989, pubblicato in Palestina. • The Woman Prisoner, storie brevi 1986, pubblicato in Libano • Letters underway, romanzo 1989, pubblicato in Libano • The Edges, romanzo 1993, pubblicato in Palestina • Nebo Mountain, romanzo 1995, pubblicato in Libano • Abdullah at-Tilali, romanzo 1997, pubblicato in Palestina Izzat Ghazzawi Nurit Peled-Elhanan • Palestine in Israeli School Books: Ideology and Propaganda in Education, saggio Dom Zacarias Kamwenho • Collaborato al messaggio episcopale “Il tormento del popolo angolano”, Gennaio 1999 • Collaborato al documento “ Pace attraverso il dialogo”, aprile 1999 • Collaborato al “Manifesto per la pace in Angola”, giugno 1999

  31. SITOGRAFIA Istituzionali e riconosciuti • http://www.marketpress.info • http://www.poetilandia.it • http://www.counterpunch.org • http://www.libreriadelledonne.it • http://www.youtube.com • http://www.wikipedia.com • http://www.europarl.europa.eu Blog e siti specializzati • http://sakharovnetwork.rsfblog.org • http://peacepalestine.blogspot.com • http://qumsiyeh.org • http://www.kibush.co.il Vari

  32. War – Bruce Springsteen(Barret Strong, Norman Whitfield/Edwin Star) WarWhat is it good forAbsolutely nothingWarWhat is it good forAbsolutely nothing War is something that I despiseFor it means destruction of innocent livesFor it means tears in thousands of mothers' eyesWhen their sons go out to fight to give their lives WarWhat is it good forAbsolutely nothingSay it againWarWhat is it good forAbsolutely nothing WarIt's nothing but a heartbreakerWarFriend only to the undertakerWar is the enemy of all mankindThe thought of war blows my mindHanded down from generation to generationInduction destructionWho wants to die WarWhat is it good forAbsolutely nothingSay it againWarWhat is it good forAbsolutely nothing War has shattered many young men's dreamsMade them disabled bitter and meanLife is too precious to be fighting warseach dayWar can't give life it can only take it away WarIt's nothing but a heartbreakerWarFriend only to the undertakerPeace love and understandingThere must be some place for these things todayThey say we must fight to keep our freedomBut Lord there's gotta be a better wayThat's better thanWar WarWhat is it good forAbsolutely nothingSay it againWarWhat is it good forAbsolutely nothing La guerraa cosa serveassolutamente a nullaLa guerraa cosa serveassolutamente a nulla La guerra è qualcosa che disprezzoperché significa distruggere vite innocentiperché significa lacrime negli occhi di migliaia di madriquando i loro figli vanno a combattere per dar la loro vita La guerraa cosa serveassolutamente a nullaLa guerraa cosa serveassolutamente a nulla La guerranon serve che a spezzare il cuoreè amica solo ai becchinila guerra è nemica di tutta l'umanitàil pensiero della guerra mi fa esplodere la testapassato di generazione in generazioneinduzione distruzionechi vuole morire? La Guerraa cosa serveassolutamente a nullaDitelo ancoraA cosa serveassolutamente a nulla La guerra ha mandato in pezzi i sogni di tanti giovanili ha resi invalidi, amareggiati e malvagi, la Vita è troppo preziosa per combattere guerre ogni giornola guerra non porta la vita, la porta solo viaLa guerranon serve che a spezzare il cuoreè amica solo ai becchinila guerra è nemica di tutta l'umanitàpace amore e comprensioneci dev'essere spazio, oggi, per queste cosedicono che si deve combattere per preservare la libertàma, perdio, ci dev'essere un modo migliore della guerra La Guerraa cosa serveassolutamente a nullaDitelo ancoraA cosa serveassolutamente a nulla

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