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Il realismo lirico e simbolico

Il realismo lirico e simbolico. Pavese e Vittorini. AL DI LÀ DEL NATURALISMO OTTOCENTESCO. Negli anni trenta e quaranta, e poi nel corso del dopoguerra, è difficile individuare, nella narrativa, una linea di sviluppo univoca e dominante.

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Il realismo lirico e simbolico

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Presentation Transcript


  1. Il realismo lirico e simbolico Pavese e Vittorini

  2. AL DI LÀ DEL NATURALISMO OTTOCENTESCO • Negli anni trenta e quaranta, e poi nel corso del dopoguerra, è difficile individuare, nella narrativa, una linea di sviluppo univoca e dominante

  3. Alla ricerca di una letteratura nuova, Cesare Pavese (1908-50) ed Elio Vittorini (1908-66) • Prendendo le distanze dal Naturalismo ottocentesco, essi osservano la realtà adottando un punto di vista insieme lirico e simbolico. • il testo letterario non può essere ridotto a rispecchiamento mimetico del mondo esterno • per entrambi uno dei fini principali della scrittura è la capacità di illuminare la realtà. (tensione gnoseologica) • deriva alla scrittura l’impegno (l’engagement, secondo il termine proposto più tardi dalla cultura francese) che le fa cogliere la dimensione esistenziale e antropologica.

  4. IL MITO AMERICANO • La scoperta degli autori americani, che, per impulso di Pavese e Vittorini, vengono tradotti e diffusi nella cultura italiana degli anni trenta e quaranta, contribuisce a fornire una nuova lente attraverso cui guardare e interpretare il reale, con • nuovi strumenti espressivi (dialogo) • bisogno di concretezza e esigenza di universalità • L’America eroica e leggendaria di Pavese e Vittorini, è celebrata, a livello non solo letterario ma anche civile e politico, come luogo della libertà (contro l’immobilismo dalla dittatura fascista).

  5. AMERICANA • una antologia della letteratura USA, fondata su classici ottocenteschi (Poe, Hawthorne, Melville) fino ai contemporanei (Faulkner, Hemingway, Steinbeck), viene subito bloccata dalla censura fascista, perché presenta commenti da parte del curatore, Vittorini, che risultano sgraditi al regime. • America del New deal rooseveltiano emblema della dimensione a cui deve tendere chiunque sia deciso a difendere “la dignità della condizione umana”. • La nuova edizione, approntata nel 1942 e depurata delle note critiche di Vittorini, esce con una prefazione di Cecchi, i cui toni antiamericani nel denunciare la violenza, gli onori, la trasandatezza dello stile degli autori antologizzati sono giudicati “eccellenti” dal ministro della Cultura popolare fascista.

  6. UNA FORMA DI DISSENSO • L’America costituisce per molti scrittori la patria di una letteratura moderna e antitradizionale • Rispetto al provincialismo della cultura italiana ufficiale, la celebrazione del mito americano diventa un’espressione di critico dissenso contro la cultura autarchica del regime fascista • Vittorini (e Vasco Pratolini) maturano simile atteggiamento negli ambienti fiorentini del fascismo di sinistra • Pavese nella Torino antifascista e gobettiana di Giustizia e libertà

  7. LA GUERRA • Dopo l’8 settembre 1943 la nazione sembra sull’orlo della disfatta, occupata in parte dagli eserciti tedeschi e in parte dalle truppe angloamericane. • l’organizzazione della Resistenza per liberare l’Italia dai nazifascisti incide in profondità sulle idee e sugli atteggiamenti degli uomini di cultura, obbligandoli a una sorta di esame di coscienza, nella consapevolezza di trovarsi alle soglie di un’epoca nuova.

  8. LA SMANIA DI RACCONTARE • La guerra e la Resistenza, come ha osservato Italo Calvino nel 1964 (nella Prefazione aggiunta a una nuova edizione della sua opera d’esordio, il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, 1947), generano un’autentica smania di raccontare, frutto della ritrovata libertà dopo il tempo della dittatura. • desiderio di testimoniare • nella forma immediata del documento (la lettera, il diario, l’appunto, il resoconto) • o per mezzo di scritture più elaborate (il romanzo o il racconto).

  9. esprimere “quello di cui ci sentivamo depositari” -Calvino • “era un senso della vita come qualcosa che può ricominciare da zero, un rovello problematico generale, anche una nostra capacità di vivere lo strazio e lo sbaraglio. L’essere usciti da un’esperienza che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un’immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico: si era faccia a faccia, alla pari, carichi di storie da raccontare, ognuno aveva avuto la sua, ognuno aveva vissuto vite irregolari drammatiche avventurose, ci si strappava la parola di bocca”.

  10. LE NUOVE COORDINATE DELLA NARRATIVA POSTBELLICA • L’interesse per il documento, per la storia vissuta • concorso bandito dalla rivista “Il politecnico”, diretta da Vittorini, nel numero dell’8 dicembre 1945, ‘far conoscere agli italiani l’Italia al di fuori di qualsiasi retorica o leggenda”. • l’attenzione, la semplicità, la precisione, la verità diventano le coordinate della narrativa italiana

  11. modelli • l’esempio del realismo ottocentesco • la lezione di autori affermatisi in Italia sul finire degli anni venti, come Moravia, Alvaro, Silone

  12. “Neorealismo”. UN’ETICHETTA CRITICA • L’espressione, calco dell’equivalente tedesco Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività), con coi si designa il movimento artistico sorto in Germania negli anni venti come reazione all’Espressionismo, viene usata in Italia per la prima volta in ambito cinematografico, per indicare la novità del film Ossessione (1943) di Luchino Visconti (1906-76), tratto dal romanzo Il postino suona sempre due volte (1934) dello scrittore americano James Cain. • Ma è negli anni del dopoguerra che il termine si diffonde, per designare la tendenza del cinema italiano dell’epoca, con capolavori come Roma città aperta (1945), Paisà (1946) e Germania anno zero (1947) di Roberto Rossellini (1906-77) e Sciuscià (1946) e Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica (1901-74). • protagonista del nuovo cinema diventa la rappresentazione (in chiave morale e politica) della realtà quotidiana e popolare, spesso affidata ad attori anonimi e non professionisti.

  13. il termine viene applicato anche in ambito letterario 1943 e il 1950 • non tanto una scuola o una corrente, quanto una serie di costanti tematiche e formali peculiari della narrativa. • “Il Neorealismo non fu una scuola. Fu un insieme di voci, in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie, anche o specialmente delle Italie fino allora più inedite per la letteratura”. Calvino, Prefazione del 1964 • limiti cronologici • Maria Corti “nel 1943 ha inizio la Resistenza, così vitale e produttiva [...] agli effetti dello strutturarsi di una “scrittura” neorealistica, mentre nel 1948 prende avvio l’involuzione politica italiana con le conseguenti delusioni degli intellettuali e il declino della narrativa fiduciosamente impegnata”.

  14. PUNTI DI VISTA SULLA REALTÀ • comune attenzione, sul piano tematico, alla recente storia italiana • in Vittoriani prevale la ricerca di soluzioni espressive liriche e musicali • mentre in Pavese e in Fenoglio la rappresentazione della realtà è piegata a riflessione sul significato universale dell’esistenza umana.

  15. VEDI NOTE LA FINE DELLE ILLUSIONI • dal 1948, con le elezioni del 18 aprile risoltesi in una netta vittoria della Democrazia cristiana contro le sinistre alleate nel Fronte popolare e tutti i partiti minori, inizia in Italia una fase di politica moderata e di radicale scontro ideologico. • Franco Fortini, “l’agonia ingloriosa della più grande speranza nazionale dopo il Risorgimento” • sfiducia e la delusione degli scrittori neorealisti circa la possibilità di contribuire con il proprio lavoro alla rappresentazione della realtà e al progresso della vita civile.

  16. IL RITORNO AL PRIVATO • a partire dalla fine degli anni cinquanta la narrativa prende a cercare soluzioni nuove. • come testimonia l’inchiesta sul romanzo promossa nel 1959 dalla rivista “Nuovi argomenti”, dopo l’oggettività corale del Neorealismo e le memorie personali subentra il ritorno alla soggettività del racconto in prima persona. È il caso, per esempio, di scrittori come Carlo Cassola (1917-87) e Giorgio Bassani (1916-2000)

  17. VEDI NOTE Cesare Pavese • L’INCONTRO CON GLI SCRITTORI AMERICANI • Dalla fine degli anni venti traduce alcuni capolavori della moderna letteratura inglese e americana: le opere di Sinclair Lewis, Moby Dick di Herman Melville, Riso nero di Sherwood Anderson, Dedalus di James Joyce, Il 42 parallelo di John Dos Passos. • “una letteratura legata al fare degli uomini, alla pesca delle balene o ai campi di granturco o alle città industriali, creando miti nuovi della vita moderna che avevano la forza di simboli primordiali della coscienza, creando dalla lingua parlata un nuovo linguaggio poetico tutto cose. La letteratura d’oltreoceano gli si presenta come un “grande laboratorio”, dove ciò che conta è ‘creare un gusto, uno stile, un mondo moderni, un nuovo linguaggio, materiale e simbolico”, Calvino

  18. I MOTIVI ARCHETIPICI DELL’ESORDIO POETICO • Nel 1936 Pavese esordisce come poeta con la pubblicazione, presso le Edizioni di “Solaria”, di Lavorare stanca • raccolta di liriche di stampo narrativo in netto contrasto, sotto l’aspetto stilistico e lessicale, con la linea dell’Ermetismo allora dominante. • L’originalità dell’opera • scelte metrico-formali influenzate dal verso lungo del poeta statunitense Walt Whitman (1819-92) • linguaggio dimesso e prosaico, incline al racconto

  19. temi • l’opposizione tra città e campagna • il contrasto fra infanzia e maturità; • il conflitto tra uomo e donna; • la solitudine e lo sradicamento; • la ricerca di un contatto impossibile con l’altro • nel componimento in apertura del libro la matrice di una delle costanti tematiche dell’intera opera pavesiana: l’immagine archetipica e fondamentale del nostos, del “ritorno” al luogo delle origini, come termine e approdo di ogni esistenza nomade e avventurosa, destinato a essere sviluppato e approfondito fino al romanzo conclusivo La luna e i falò (1950).

  20. L’APPRODO ALLA NARRATIVA ANTINATURALISTICA • Tra 1935 e 1936, per motivi politici, Pavese è costretto dalla polizia fascista a trasconere un periodo di confino a Brancaleone Calabro; qui inizia a scrivere un diario privato, che, ritrovato fra le sue carte all’indomani della morte, verrà pubblicato nel 1952 col titolo Il mestiere di vivere. • Da queste pagine risulta l’interesse che, intorno alla metà degli anni trenta, Pavese comincia a rivolgere alla narrativa (racconto o romanzo breve), con l’intenzione di piegare questa forma espressiva in direzione antinaturalistica.

  21. VEDI NOTE PAESI TUOI • romanzo breve apparso nel 1941 • colpisce i lettori per il ritmo rapido e diretto, per lo stile crudamente realistico. • Al centro del romanzo è l’avventura del giovane Berto, un meccanico di Torino, che, abbandonata la città, va a lavorare in campagna, scoprendo un mondo intriso di violenza, sangue e sesso.

  22. Paesi tuoi IL MITO • Negli anni della guerra Pavese approfondisce lo studio delle tradizioni folkloristiche e popolari. • numerose fonti (la Scienza nuova di Vico, le opere dei filosofi romantici, i più recenti testi di psicoanalisi, antropologia ed etnologia, fra cui specialmente quelli di Carl Gustav Jung e di Ernesto De Martino Lucien Lévy-Bruhl, Kàroly Kerényi, James Frazer), egli arriva a scoprire nel mito una forma di conoscenza e rappresentazione della realtà superiore a quella attingibile mediante la logica razionale. • Lo sforzo di elaborazione teorica di una poetica del mito trova spazio nei racconti e nei saggi pubblicati da Pavese nelle raccolte Feria d’agosto (1946) e Dialoghi con Leucò (1947).

  23. Mito-L’INFANZIA • valore del passato - importanza dei ricordi • centralità dell’infanzia come età di straordinaria forza e intensità percettiva, durante la quale ogni individuo si forma un proprio codice interpretativo, destinato a durare per tutta la vita. • Pavese: «L’arte moderna è - in quanto vale - un ritorno all’infanzia. Suo motivo perenne è la scoperta delle cose, scoperta che può avvenire, nella sua forma più pura, soltanto nel ricordo dell’infanzia. E in arte si esprime bene soltanto ciò che fu assorbito ingenuamente. Non resta agli artisti che rivolgersi e ispirarsi all’epoca in cui non erano artisti, e questa è l’infanzia”.

  24. IL COMPITO DELLA POESIA • importanza della memoria (individuale e collettiva), come strumento di recupero dell’autenticità perduta. • conoscere è sempre riconoscere (“Le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno”), è vedere le cose una seconda volta, è ricordare. • spetta alla poesia il compito di risalire all’indietro e illuminare la matrice remota da cui deriva il senso della storia e della vita.

  25. Dal mythos al logos • Attraverso i ricordi si può raggiungere l’ assoluto, la radice stessa dell’essere, il suo nucleo mitico: assoluto è il selvaggio che sedimenta al fondo della civiltà, è il proibito (“la natura torna selvaggia quando vi accade il proibito: sangue o sesso”), è l’irrazionale, è il mistero. • Tuttavia, come il mito (per poter essere comunicato) deve essere ridotto a logos • “Poesia è ora lo sforzo di afferrare la superstizione —il selvaggio — il nefando — e dargli un nome, cioè conoscerlo, farlo innocuo».

  26. Feria d’agosto • Tutti questi temi sono sviluppati in quest’opera • opera composita formata da racconti, pagine saggistiche e riflessive, dichiarazioni di poetica • da un lato esplora il mito del ritorno quale esperienza paradigmatica dell’umanità che, dopo essersi staccata dalla natura, ritrova il selvaggio nel cuore della civiltà, come l’adulto ritrova nell’inconscio il bambino, che sopravvive • dall’altro, metaletterariamente, racconta l’operazione stessa del raccontare.

  27. Leggi I ciechi Dialoghi con Leucò • scritti tra il dicembre del 1945 e il settembre del 1946: un’opera ardua e difficile, ma ritenuta dall’autore il suo libro “più significativo”. • Pavese adotta la forma dialogica sul modello delle Operette morali leopardiane e reinterpreta la mitologia classica alla luce delle moderne scoperte etnologiche, con una prospettiva insieme ironica e drammatica. • ventisette brevi «dialoghi” in cui gli eroi e gli dèi del mito greco rievocano l’incontro con i mostri che popolavano la terra prima del loro avvento. • Il passaggio dall’infanzia alla maturità, che significa assunzione di responsabilità ma anche accettazione dei propri limiti, viene qui rappresentato come passaggio dal mondo dei titani, caotico e irrazionale ma libero, a quello degli dèi e degli eroi, razionale ma pieno di obblighi e norme.

  28. LO SCONTRO CON LA REALTÀ E CON LA STORIA • Tra ottobre e dicembre del 1946 Pavese lavora a un nuovo romanzo, Il compagno (edito nel 1947), l’unica sua opera ascrivibile in qualche misura alla corrente neorealista • storia di Pablo, un giovane nullafacente, suonatore di chitarra, vagabondo, che approda alla maturità e all’antifascismo.

  29. leggi La casa in collina ricco di riferimenti autobiografici • La storia si svolge nel corso del 1943, all’epoca della guerra partigiana e della caduta di Mussolini. • La «collina”, elemento costitutivo dell’immaginario pavesiano, appare all’inizio del romanzo come il luogo del mito, dell’assenza della storia, come il simbolo di un modo di vivere solitario, incline alla contemplazione più che all’azione; ma, nel corso dell’opera, il protagonista scopre drammaticamente che soltanto nell’incontro con la realtà, con la concreta società che lo circonda, egli può pervenire alla conoscenza di sé e del proprio destino. • Alla fine del romanzo, il ritorno di Corrado alla collina dell’infanzia, che ha le movenze di un viaggio fiabesco, di un cammino iniziatico, è un ritorno verso il luogo del proprio autentico essere, in contrapposizione alla città, spazio umano dell’inautentico, del divenire caotico; • ma diventa anche un procedere nel regno dei morti alla ricerca della propria identità: infatti anche sulla collina è arrivata la guerra, che non ha risparmiato lo spazio mitico del passato, anzi ne ha sancito la distruzione, la morte.

  30. La lune e i falò IL VIAGGIO FALLIMENTARE DI ANGUILLA • Il rapporto tra mito e storia è centrale nell’ultimo romanzo pavesiano, La luna e falò • scritto nel 1949 e pubblicato l’anno successivo • In esso viene ripreso il tema ulissiaco del nòstos, del ritorno ai luoghi natali, di cui si predicano, al contempo, la necessità e l’impossibilità. • Il protagonista Anguilla, quarantenne, dopo avere fatto fortuna in America, decide di tornare nelle Langhe piemontesi dove è cresciuto, con la segreta speranza di ritrovare così le proprie radici. Ma la sua è una illusione, che viene smentita, come egli scopre presto, dai fatti e dalla storia: la terra della sua infanzia è profondamente mutata, le persone sono cambiate o scomparse, e il passato appare per sempre irrecuperabile.

  31. L’ULTIMO MESSAGGIO • La luna e i falò è l’ultima opera dello scrittore. • Nei primi mesi del 1950 finisce la storia con l’attrice americana Constance Dowling (Connie) • “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, scrive in una poesia del marzo del 1950; e, negli stessi mesi, annota nel diario: “Sono entrato nel gorgo: contemplo la mia impotenza [...]. La risposta è una sola: suicidio. • Nella notte fra il 26 e il 27 agosto 1950, in un albergo torinese, Pavese si uccide con una dose massiccia di sonniferi. • L’ultimo messaggio viene lasciato dall’autore, manoscritto, sulla prima pagina di una copia di Dialoghi con Leucò: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”.

  32. Le ultime pagine del Mestiere di vivere È la prima volta che faccio il consuntivo di un anno non ancor finito. Nel mio mestiere dunque sono re. In dieci anni ho fatto tutto. Se penso alle esitazioni di allora. Nella mia vita sono più disperato e perduto di allora. Che cosa ho messo insieme?….. Non ho più nulla da desiderare su questa terra, tranne quella cosa che quindici anni di fallimenti ormai escludono. Questo il consuntivo dell’anno non finito, che non finirò. Ti stupisci che gli altri ti passino accanto e non sappiano, quando tu passi accanto a tanti e non sai, non t’interessa, qual è la loro pena, il loro cancro segreto? 18 agosto. La cosa più segretamente temuta accade sempre. Scrivo: o Tu, abbi pietà. E poi? Basta un po’ di coraggio. Più il dolore è determinato e preciso, più l’istinto della vita si dibatte, e cade l’idea del suicidio. Sembrava facile, a pensarci. Eppure donnette l’hanno fatto. Ci vuole umiltà, non orgoglio.  Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più.

  33. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi  Verrà la morte e avrà i tuoi occhi  questa morte che ci accompagna  dal mattino alla sera, insonne,  sorda, come un vecchio rimorso  o un vizio assurdo. I tuoi occhi  saranno una vana parola,  un grido taciuto, un silenzio.  Cosí li vedi ogni mattina  quando su te sola ti pieghi  nello specchio. O cara speranza,  quel giorno sapremo anche noi  che sei la vita e sei il nulla.   Per tutti la morte ha uno sguardo.  Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.  Sarà come smettere un vizio,  come vedere nello specchio  riemergere un viso morto,  come ascoltare un labbro chiuso.  Scenderemo nel gorgo muti.   (Poesie, Einaudi, Torino 1961)

  34. Paesi tuoi approfondimento

  35. la racconta in prima persona Berto, un cittadino, un operaio uscito di galera, che è andato a lavorare in campagna con un suo compagno di prigionia, il contadino Talino. Scopre così un mondo arcaico, selvaggio e irrazionale in cui Talino, finito in carcere per aver dato fuoco alla cascina di un rivale, la Grangia, può avere avuto un rapporto incestuoso con la sorella Gisella. Paesi tuoi racconta una storia cupa e violenta di passioni primitive

  36. Quando, durante la trebbiatura, Talino scorge la sorella che offre a Berto un secchio d’acqua, fuori di sé dalla gelosia e dalla stanchezza, la uccide per poi darsi alla fuga nei campi. La lenta morte per dissanguamento della ragazza ha più il valore mitico di un rito arcaico (il sacrificio per le messi) che quello realistico di un documento sociale . Tra Berto e la ragazza nasce un idillio.

  37. l’incontro-scontro tra città e campagna l’individuazione nel mondo contadino di una forma di esistenza primordiale che continua a conservare tratti di una ritualità ancestrale il suo «naturalismo iniziale risente, più che di Verga, del D’Annunzio verista e di Nietzsche. Il tema

  38. La campagna è colta dal punto di vista dell’uomo di città, dell’intellettuale “In quei riti antichi di sangue e di sesso, vuole recuperare il senso vero dell’esistenza e finisce ogni volta per riscoprire la propria solitudine» (R. Luperini, 1981). una frattura incolmabile tra Pavese e la tradizione del naturalismo veristico egli non rinuncia mai a immaginare un personaggio che esprima più o meno direttamente, il punto di vista dell’autore. Paesi tuoi: cfr. J Steinbeck, Of mice and men e The sound and the fury di Faulkner un romanzo nel quale la necessità di esprimere pensieri e parole di personaggi proletari e contadini immersi in una condizione di continua violenza costringe alla scelta di una lingua lontana dalla tradizione aulica e intessuta di dialettismi.

  39. Paesi tuoi è anche il più “americano” dei libri di Pavese • (evidente è l’influenza di Faulkner e di Steinbeck), • l’essenzialità dei gesti e dei dialoghi • antiletterarietà. Per questo divenne poi un punto di riferimento fondamentale della giovane narrativa del Neorealismo.

  40. Neorealista ma…motivazioni completamente diverse da quelle degli scrittori realisti • si rivolge ad una realtà che scandaglia con strumenti che risentono dell’approccio sociologico e antropologico anglosassone • Ha curiosità per la psicologia junghiana, tendente a far emergere gli archetipi culturali collettivi, particolarmente forti nell’arcaica società contadina.

  41. La casa in collina approfondimento

  42. autoanalisi: l’intellettuale, messo di fronte alla tragedia della guerra e alle esigenze di impegno poste dalla Resistenza, rivela la propria ambiguità e incertezza. Tema: la solitudine condizione esistenziale, ma anche frutto di una situazione storica La casa in collina -1948.

  43. Nel corso del 1943 Corrado, che insegna scienze in un istituto di Torino, scende in città solo per lavorare: la sera torna sulla collina, dove vive in una stanza presa in affitto nella villa di proprietà di una vecchia e di sua figlia Elvira, zitella intorno alla quarantina. è amorevolmente accudito da Elvira che non nasconde l’ambizione di accasarsi con lui può ampiamente realizzare il suo desiderio di restare solo ed estraneo a quanto capita intorno a lui ma non può sopportare le attenzioni di Elvira e della madre che hanno la tendenza ad «impossessarsi» di lui non può eliminare un senso generale di insoddisfazione per il proprio astrarsi dalla vita. RIASSUNTO • La situazione di Corrado è soddisfacente sotto alcuni aspetti: • sfugge ai pericoli dei bombardamenti notturni

  44. Ciò che colpisce Corrado è che Cate abbia un figlio, Dino, che per l’età potrebbe essere il suo: sospetto reso più forte dal fatto che Dino è il diminuitivo di Corrado Questo lo spinge a frequentare Cate, la quale nega che Dino sia suo figlio. Corrado cerca l’amicizia del bambino, l’ accompagna in lunghe passeggiate sulle colline, gli insegna alcune nozioni sulle piante e sugli animali, riconosce in lui alcuni tratti del suo carattere. Una sera, girando sulle colline, capita in un’osteria isolata nella campagna; lì incontra Cate, una giovane donna con la quale qualche anno prima aveva avuto una relazione finita male

  45. i proprietari sono i nonni di Cate che, assieme al fratello e ad altri, sono impegnati nell’attività antifascista. La situazione sembra prendere una piega favorevole col 25 luglio del 1943: ma il governo Badoglio, insediatosi dopo la caduta di Mussolini, dichiara la prosecuzione della guerra a fianco dei nazisti le cose precipitano l’8 settembre, con la resa dell’Italia e la formazione nella parte settentrionale del paese della Repubblica di Salò. Le serate passate all’osteria sono anche momenti di discussione politica:

  46. Inizia anche la repressione dei nazi-fascisti: il fratello di Cate è imprigionato, e un giorno vengono arrestati tutti gli abitanti dell’osteria, dove venivano nascoste delle armi. Anche Cate viene catturata e l’unico a scampare è Dino, raccolto da Corrado che lo affida ad Elvira: lui stesso deve cambiare aria perché, per quanto non coinvolto, era un frequentatore dell’osteria Elvira gli procura un rifugio in un convento di Chieri dove, poco dopo, viene portato anche Dino. Ma il bambino manifesta il desiderio di andare ad unirsi ai partigiani ed una mattina si allontana dal convento. Comincia allora la guerra partigiana e le colline vengono percorse da soldati sbandati che tentano di rientrare alle loro case o di unirsi alle formazioni partigiane.

  47. Corrado continua a restare estraneo a quanto succede intorno, ma quando comincia a temere che i fascisti lo possano cercare anche nel suo rifugio, decide di rientrare a casa dei suoi genitori, nelle Langhe. intraprende un viaggio attraverso le colline e le vallate, cercando di evitare i rastrellamenti e i posti di blocco quando è già vicino a casa, assiste ad un’imboscata di partigiani contro una colonna fascista: la vista di quei giovani morti, di quelle vite spezzate gli fa improvvisamente prendere coscienza del fatto che non si può restare al di fuori, non è possibile rimanere neutrali a guardare, perché la guerra chiede conto a tutti del comportamento che ciascuno ha. Il nostos e la catabasi

  48. la vicenda narrata è chiara delineazione di alcuni nodi simbolici al di là dei fatti, una riflessione generale sui grandi problemi esistenziali. analisi ed autoanalisi del linguaggio testimonianza ne Il mestiere di vivere. Diario 1935-1950 assoluta diffidenza di Pavese per tutte le avanguardie, o sperimentalismi fondati sulla forzatura o sulla distorsione dell’espressione linguistica Rifiuto della la prosa d’arte, del frammentismo; Vuole una lingua che sia insieme classica e parlata. LA CASA IN COLLINA: lo stile e la lingua

  49. Qui un iposistema [una specie di sistema linguistico profondo] largamente regionale. Più che abbassamento della lingua al dialetto, o innalzamento del dialetto alla lingua,si tratta di un’allusione al dialetto da parte della lingua (G.L. Beccaria, 1989). in Paesi tuoi ed ancora nel Compagno erano in massima parte improntate all’inserimento di una certa quantità di termini dialettali nel contesto linguistico, soprattutto nei dialoghi le soluzioni adottate

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