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Regione Siciliana PRESIDENZA COMITATO REGIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE

Regione Siciliana PRESIDENZA COMITATO REGIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE. VALUTAZIONE DI LINEE GUIDA PER UNA DELLA PROTEZIONE CIVILE a cura di Francesco Mantegna Venerando Coordinatore del Comitato Regionale della Protezione Civile. PIANIFICAZIONE COMUNALE .

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Regione Siciliana PRESIDENZA COMITATO REGIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE

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  1. Regione SicilianaPRESIDENZACOMITATO REGIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE VALUTAZIONE DI LINEE GUIDA PER UNA DELLA PROTEZIONE CIVILE a cura di Francesco Mantegna Venerando Coordinatore del Comitato Regionale della Protezione Civile PIANIFICAZIONE COMUNALE

  2. Pianificazione e governo del territorio Nella concezione ormai diffusa delloSviluppo Autosostenibile dei Territori, la pianificazione è uno strumento che deve necessariamente riferirsi ad alcuni obiettivi sostanziali: • Conoscenza degli scenari di rischio, mitigazione del danno, prevenzione, sicurezza dei cittadini e del patrimonio • Valorizzazione della identità locale: con politiche coerenti di indirizzo ed intervento nel recupero, nella conservazione, nella ricostruzione del patrimonio architettonico e nella nuova edificazione Nel governo locale del territorio, Urbanistica e Protezione Civile sono strumenti integrati di conoscenza, regolamentazione e gestione

  3. Lo sviluppo dei territori La pianificazione urbanistica deve orientarsi verso uno sviluppo autosostenibile dei territori, attraverso il recupero e la valorizzazione socioeconomica delle identità locali, delle culture e delle risorse di appartenenza.

  4. Il P.R.G.C. in una rinnovata cultura del territorio • progettare l’assetto urbanistico del territorio comunale con il fine di ritrovare e valorizzare la sua identità, migliorando la qualità della vita e dell’abitare (integrazione tra pianificazione urbanistica e di protezione civile) • ritrovare il rapporto con le peculiarità biogeografiche ed ambientali della realtà locale • facilitare la crescita e/o l’innovazione delle iniziative produttive in armonia alle qualità del territorio e alle sue vocazioni • recuperare il patrimonio edificato obsoleto all’interno della città, al fine di limitare il consumo di nuove aree e contestualmente riqualificare parti del territorio già compromesse • tutelare e valorizzare le attività agricole e la qualità del paesaggio agrario

  5. la qualità dell’abitare e del vivere… Una recente bozza di Legge Urbanistica Regionale, in coerenza anche con le proposte formulate dall’ I.N.U. identifica due differenti livelli di programmazione comunale: - un piano strutturale Piano Regolatore Strutturale Comunale - un piano operativo Piano di Trasformazione del Suolo.

  6. Il Piano Strutturale, in rapporto non più gerarchico ma di integrazione e di sussidiarietà con gli altri livelli di programmazione provinciale (il P.T.P.) e regionale (il P.T.R.) costituisce il momento di individuazione strategica degli obiettivi di conservazione e trasformazione del territorio comunale. Il P.R.G.C. disegna l’assetto generale e assicura la compatibilità ambientale delle scelte urbanistiche, riporta e coordina i vari vincoli, indica le principali infrastrutture ed aree pubbliche ed individua le zone ad esse relative.

  7. Il sistema delle conoscenze e delle informazioni nella pianificazione di protezione civile Il sistema delle conoscenze, corredato dei dati cartografici e delle informazioni tecnico-amministrative, consente di porre in essere sul piano tecnico le proposte rivolte all'eliminazione o al contenimento dei fattori di rischio; consente inoltre di organizzare l'approntamento dei mezzi e delle strutture operative necessarie agli interventi di Protezione Civile, con particolare riguardo alle misure di emergenza.

  8. Tale raccolta deve necessariamente essere realizzata secondo schemi standard al fine di omogeneizzare i livelli di conoscenza dei rischi alla scala comunale, affinché i dati risultanti dalle elaborazioni siano utili e possano essere gestiti dalla struttura regionale di Protezione Civile, attraverso un SIT(SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE) condiviso tra Enti locali ed altri soggetti

  9. Il “MetodoAugustus" elaborato dal Dipartimento di Protezione Civile costituisce lo strumento-guida per la pianificazione dell'emergenza

  10. SITUAZIONE LEGISLATIVA NAZIONALE La legge 225/92 istituisce il Servizio Nazionale della Protezione Civile, ossia un sistema organico di funzioni e competenze rimesso a più Enti e strutture e coordinato da un'autorità centrale.L'attuale assetto delle competenze, disegnato dalla legge 225/92, definisce tre livelli di emergenza a cui corrispondono diversi livelli di attribuzione della responsabilità di direzione e coordinamento degli interventi in fase operativa.

  11. Legge 225/92 - Art. 2 Tipologia degli eventi ed ambiti di competenze 1. Ai fini dell'attività di protezione civile gli eventi si distinguono in: a) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria;b) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria;c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.

  12. La Regione Siciliana L.R.14/98 - Note La Regione, nel rispetto delle competenze ad essa affidate in materia di organizzazione dell'esercizio delle funzioni amministrative a livello locale, favorisce, nei modi e con le forme ritenuti opportuni, l'organizzazione di strutture comunali di protezione civile.

  13. Il disegno dell’assetto regionale della P.C. DIPARTIMENTO REGIONALE DELLA P.C. DIREZIONE E COORDINAMENTO GENERALE SALA OPERATIVA REGIONALE Basi Aeromobili della P.C.: Boccadifalco - Catania - Comiso AREE DI COORDINAMENTO TERRITORIALE SICILIA OCCIDENTALE SICILIA ORIENTALE SEZIONI TERRITORIALI PROVINCIALI E SERVIZI SALE OPERATIVE PERIFERICHE INTERCONNESSIONI OPERATIVE UFFICI DI PROTEZIONE CIVILE DELLE PROVINCE UFFICI COMUNALI DI PROTEZIONE CIVILE

  14. Il Sindaco • Il Sindaco secondo l'art. 15 della Legge 225/92, detiene l'importante funzione di Autorità comunale di Protezione Civile Lo stesso, al verificarsi delle emergenze, assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite avvalendosi della struttura comunale di Protezione Civile ed ha l'obbligo di comunicare tempestivamente al Prefetto e al Presidente della Regione lo stato di emergenza.È evidente come il Comune sia il primo tassello nel mosaico della gestione delle emergenze intorno al quale si organizzano le altre strutture.

  15. Il Piano Comunale • "Ogni Comune - secondo l'art. 108 del Dlgs 112/98 - deve dotarsi di una struttura comunale di Protezione Civile", e la sua disciplina deve essere disposta con appositi regolamenti previsti dall'art. 51 della legge 142/90 (legge di Riforma delle Autonomie Locali). La Regione, in rapporto stretto sia con il Comune che con la Provincia, deve intervenire nel raccordo tra pianificazione comunale, provinciale e regionale. • La gestione di una emergenza, come suggerisce la legge, è quindi frutto di un continuo e articolato processo di scambi di informazioni e di organizzazione ordinata dei soccorsi, processi che non si improvvisano nel momento dell'emergenza.

  16. Lo schema operativo I "compiti" che l'Autorità Comunale di Protezione Civile (il Sindaco) deve tenere presente nell'attività preparatoria dei piani di emergenza e nella fase di emergenza vera e propria possono essere raggruppati in otto punti : • A) Definire, attraverso adeguate strutture tecniche, uno scenario di rischio (rappresentazione dei fenomeni che possono interessare un determinato territorio provocandovi danni a persone o cose) per il territorio comunale, ed informare periodicamente i cittadini sui provvedimenti e sui comportamenti da adottare in caso di emergenza. • B) Rendere costantemente reperibile alla Prefettura se stesso o un proprio sostituto responsabile.

  17. C) Dotare il Comune di una struttura di Protezione Civile (costituita da vigili urbani, tecnici e/o gruppi di volontari locali organizzati). • D) Individuare aree (da vincolare in sede di pianificazione urbanistica) dotandole di servizi per esigenze di Protezione Civile e punti strategici sugli itinerari di afflusso/deflusso per dirigere colonne di aiuto o evacuazione dei cittadini. • E) Individuare i provvedimenti fondamentali da attivare in caso di emergenza per i vari tipi di rischi. • F) Organizzare un sistema di comando e di controllo in una sala operativa ed un sistema alternativo costituito da radioamatori per mantenersi in collegamento con i responsabili delle attività essenziali (polizia, carabinieri, ospedali, VVF etc.).

  18. G) Mantenere aggiornato un semplice piano di Protezione Civile (pianificazione comunale di emergenza) nel quale sintetizzare gli elementi essenziali di cui sopra. • H) Effettuare periodicamente (almeno ogni 6 mesi) esercitazioni di attivazione del piano di Protezione Civile, possibilmente su allarme e non predisposto.

  19. L'analisi dei punti prima elencati definisce le linee della pianificazione comunale di emergenza che si può scindere in due fasi che, se pur distinte, sono interconnesse: • Una fase conoscitiva: (con riferimento alle lettere precedenti) • A = definizione degli scenari di rischio • D = individuazione di aree non soggette a rischio di alcun tipo da attrezzare per fronteggiare situazioni di emergenza • Una fase di organizzazione per fronteggiare l'emergenza (punti C-E-F-G-H), quest'ultima che prevede:

  20. la predisposizione degli elementi tecnici della procedura d'allarme; • l'organizzazione dell'unità locale di crisi con uomini e mezzi adeguati; • l'organizzazione dei programmi di informazione per la cittadinanza e la messa a punto di un sistema di verifica del piano di Protezione Civile attraverso esercitazioni mirate e non preordinate. Mentre per la fase di organizzazione a fronteggiare l'emergenza il Comune dovrà fare affidamento sulla propria struttura e sul volontariato, per la fase conoscitiva, dovrà rivolgersi a tecnici specializzati, così come peraltro previsto dalla legge 225/92.

  21. ELEMENTI PER LA DETERMINAZIONE DI UNO SCENARIO DI RISCHIO • Lo scenario di rischio è la rappresentazione dei fenomeni che interferiscono con un determinato territorio provocando danni a persone o a cose. La conoscenza di questi fenomeni costituisce la base per elaborare un piano di emergenza. • Definire lo scenario di rischio è indispensabile per poter predisporre gli interventi preventivi a tutela delle popolazioni e dei beni in una determinata area.

  22. Gli elementi indispensabili per la ricostruzione di uno scenario di rischio di un territorio sono: • la pericolosità (probabilità di occorrenza di un evento naturale di data intensità entro una data area e durante un intervallo di tempo prestabilito) • la vulnerabilità (suscettibilità dell'ambiente di un insediamento complesso alle forze distruttive causate da un evento, includendo anche gli effetti secondari - Es.: gli incendi susseguenti ad un evento sismico).

  23. L'impianto metodologico del piano comunale di previsione e prevenzione è suddiviso in tre distinti raggruppamenti: • Il primo comprende la documentazione cartografica di base relativa alla lettura del territorio, allo sviluppo e localizzazione delle infrastrutture e distribuzione della popolazione. • Il secondo comprende la cartografia tematica da elaborare per ogni tipo di rischio. • Il terzo, comprende le mappe del rischio risultanti dall'incrocio tra le carte di base e le carte tematiche.

  24. CARTE DI BASE • CARTE TEMATICHE • MAPPE DI RISCHIO

  25. CARTE DI BASE 1. LETTURA DEL TERRITORIO * Carta di delimitazione del territorio * Carta clivometrica * Carta geologico-strutturale * Carta geomorfologica * Carta litologico-tecnica * Carta dell'uso del suolo * Carta dei bacini e del reticolo idrografico con ubicazione di eventuali bacini di invaso artificiale

  26. CARTE DI BASE 2. INFRASTRUTTURE * Carta delle principali vie di comunicazione (rete viaria, ferroviaria, dei porti , aeroporti, elioporti) * Carta di ubicazione dei servizi tecnologici (oleodotti, gasdotti, acquedotti, principali linee elettriche ad alta tensione e linee telefoniche) * Carta delle attività produttive (industriali, artigianali, agricole, turistiche) * Carta di ubicazione degli Edifici Strategici

  27. CARTE DI BASE 3. POPOLAZIONE * Carta della densità abitativa del territorio comunale (ab/ha)

  28. CARTE TEMATICHEMAPPE DI RISCHIO • RISCHIO SISMICO (Mappa di rischio sismico) * Carta delle zone sismogenetiche a scala regionale * Carta delle intensità massime * Carte derivate dallo studio del terremoto di riferimento * Carta della vulnerabilità degli edifici * Zonazione del territorio in base alla pericolosità sismica locale

  29. RISCHIO IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO ALLUVIONI (Mappa del Rischio alluvioni) Studio delle aree inondabili: * Carta delle aree inondabili * Carta delle aree storicamente inondate * Carte di ubicazione strumenti di misura * Carta di zonazione geomorfologica dell'inondabilità * Carta di zonazione per frequenza di allagamenti * Carta degli elementi a rischio di inondazioni

  30. FRANE(Mappa del Rischio da dissesto) * Studio particolareggiato delle frane individuate sul territorio gravanti su aree urbanizzate e/o vie di comunicazione * Carta della propensione al dissesto * Carta degli elementi a rischio di frane

  31. RISCHIO INCENDI BOSCHIVI(Mappa di Rischio incendio boschivo) * Carta dell'accessibilità e dell'uso dei suoli * Carta dell'esposizione ai venti e lineamenti morfologici

  32. Obiettivi del Piano Comunale • Informare e salvaguardare la popolazione • Salvaguardare il sistema produttivo locale • Salvaguardare i beni culturali • Individuare i Responsabili per ogni azione prevista dal Piano • Prevedere chiare procedure operative da applicare nelle varie fasi • Assicurare il coordinamento operativo locale, la continuità amm.va e la documentazione quotidiana dell’attività in emergenza • Ripristinare la viabilità e i trasporti • Assicurare la funzionalità delle telecomunicazioni e dei servizi essenziali • Garantire un rapido e omogeneo censimento dei danni a persone e cose

  33. Pianificazione per Funzione 1. FUNZIONE TECNICA E DI PIANIFICAZIONE Interessa tutti gli enti che svolgono attività di monitoraggio dei precursori di scenario, degli indicatori di soglia e dello stato del suolo. Il Referente (un funzionario dell’Ufficio Tecnico Comunale), assicurerà il raccordo con le varie componenti tecniche a cui si richiede una analisi conoscitiva del fenomeno e una interpretazione dei dati relativi alle reti di monitoraggio

  34. Pianificazione per Funzione 2. FUNZIONE SANITA’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA Pianifica e gestisce tutte le situazioni locali relative agli aspetti socio-sanitari dell’emergenza. Il Referente (dell’AUSL) ha il compito di assicurare il coordinamento fra le azioni svolte dal Sindaco, dall’AUSL, dal Servizio 118 e dalle Organizzazioni di Volontariato operanti nel settore sanitario

  35. Pianificazione per Funzione 3. FUNZIONE VOLONTARIATO DI PROTEZ. CIVILE • Il Volontariato partecipa alle operazioni previste dal Piano • coadiuvando le componenti e le strutture operative, anche con la richiesta della Colonna mobile provinciale e/o regionale ove la situazione lo richieda • Il Responsabile viene individuato prioritariamente nel Responsabile del Gruppo comunale di Volontariato; ovvero tra i componenti delle Organizzazioni di Volontariato presenti nel territorio • Il Volontariato deve essere impiegato alle dipendenze funzionali delle strutture tecniche istituzionalmente competenti (Uff.Tecn.Comunale, VV.F., Corpo forestale, Servizi provinciali, ecc.)

  36. Pianificazione per Funzione 4. FUNZIONE MATERIALI E MEZZI Ha lo scopo di fornire un quadro costantemente aggiornato delle risorse disponibili nell’emergenza, attraverso il censimento dei materiali e dei mezzi presenti nel territorio. Il censimento riguarda le risorse essenziali e immediatamente disponibili per l’attuazione del piano Il Comune stabilisce convenzioni con i soggetti pubblici e privati detentori di risorse

  37. Pianificazione per Funzione 5. FUNZIONE SERVIZI ESSENZIALI Il Responsabile di questa funzione coordina i rappresentanti dei servizi erogati sul territorio comunale, a cui è richiesto di provvedere ad interventi immediati sulle reti per garantirne l’efficienza anche in situazioni di emergenza. In tempo di pace il responsabile acquisirà i piani particolareggiati di emergenza di ogni azienda interessata allo scenario di rischio

  38. Pianificazione per Funzione 6. FUNZIONE CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE Il Responsabile della funzione coordina l’attività di analisi della situazione a seguito dell’evento calamitoso, per stabilire gli interventi di emergenza: Danni a persone, edifici pubblici e privati, impianti industriali, servizi essenziali, attività produttive, patrimonio culturale, infrastrutture, agricoltura e zootecnia Verifiche speditive con impiego di squadre miste di tecnici di vari enti (schede di rilevamento predisposte dalla Regione e dallo Stato)

  39. Pianificazione per Funzione 7. FUNZIONE STRUTTURE OPERATIVE LOCALI, VIABILITA Il Responsabile coordina tutte le strutture operative locali e stabilisce contatti con quelle preposte alla viabilità secondo quanto previsto dai loro piani operativi

  40. Pianificazione per Funzione 8. FUNZIONE TELECOMUNICAZIONI Il Responsabile cura i rapporti con le Società di telecomunicazione operanti sul territorio, al fine di verificare il ripristino delle interruzioni di rete ed eventualmente organizzare un sistema di comunicazioni alternativo, con il concorso dei Radioamatori volontari

  41. Pianificazione per Funzione 9. FUNZIONE ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE ED ALL’ATTIVITA’ SCOLASTICA Il Responsabile del Comune deve avere una conoscenza particolare in merito al tessuto abitativo, alla ricettività delle strutture alberghiere e/o turistiche, alla pronta utilizzazione di aree pubbliche o private da impiegare per attesa e ricovero della popolazione Particolare attenzione dovrà essere rivolta alle strutture scolastiche, a quelle per anziani, ai presidi ospedalieri, per i quali dovranno essere predisposti appositi piani di evacuazione, compresa l’individuazione dei mezzi di trasporto

  42. AREE E STRUTTURE DI EMERGENZA • AREE DI AMMASSAMENTO MEZZI E SOCCORRITORI (giallo) Ove far affluire materiali, mezzi e uomini necessari alle operazioni di soccorso. In tali aree affluiranno gli aiuti destinati a tutti i Comuni afferenti al C.O.M. • AREE DI ATTESA DELLA POPOLAZIONE (verde) Ove fare recare la popolazione in condizioni di sicurezza, a seguito dell’ordine di evacuazione • AREE DI ACCOGLIENZA E STRUTTURE DI RICOVERO (rosso) Strutture in grado di assicurare il ricovero della popolazione evacuata

  43. CARATTERISTICHE DELLE AREE Requisiti Preventivamente individuate in ambiti non a rischio • Adeguatamente dimensionate • Sottoposte a disciplina d’uso o istituite con atto formale • Ben collegate alla viabilità principale o alternativa • Possibilmente collegabili (se non dotate) con i servizi essenziali • Possibilmente dotate di superfici contigue idonee all’atterraggio di elicotteri NOTA:Esistono le schede di individuazione delle aree di P.C. eleborate dalla Regione Siciliana e adottate dal Dipartim. Regionale di P.C. (S.O.T.’99)

  44. Come organizzare il Piano ?Sequenza operativa • Individuazione dei Responsabili di settore che supportano il Sindaco nella sua qualità di Autorità Comunale di P.C. • Indagine speditiva sulla vulnerabilità dei fabbricati • Ricognizioni tecniche e studi sul territorio comunale in relazione ai vari scenari di rischio, alla situazione della viabilità ed alla sua idoneità di fuga, alla vulnerabilità di infrastrutture, opere d’arte stradali, attrezzature • Individuazione delle vie di esodo • Mappature tematiche del territorio (come definite)

  45. 6. Procedure sistema sanitario 7. Censimento (aggiornamento) del Volontariato 8. Censimento materiali e mezzi e verifica periodica della loro effettiva disponibilità 9. Messa in sicurezza della documentazione relativa ai servizi essenziali (informatizzazioni duplicate, referente di riserva) 10. Individuazione dei depositi di sostanze pericolose e procedure di messa in sicurezza 11. Individuazione della rete di comunicazioni radio alternativa 12. Censimento dei nuclei familiari (per zone) e degli automezzi disponibili 13. Individuazione delle persone bisognose di assistenza 14. Definizione modulistica e procedure per l’accoglienza e gestione della popolazione nei centri d’accoglienza (messa in sicurezza dei servizi anagrafici)

  46. 15. Predisposizione elenchi e tesserini riconoscimento degli Operatori in fase di emergenza 16. Modellistica d’intervento: procedure da adottare in base agli indicatori di rischio e ai possibili teatri di emergenza 17. Attività di coordinamento e formazione: • Informatizzazione (interfaccia con le Sale operative/SIT regionale e provinciale) • Campagna di informazione alla popolazione, sia a livello di prevenzione che di emergenza • Armonizzazione dei Piani di emergenza scolastica con il Piano comunale di P.C.

  47. L’esempio dell’area vesuviana La necessità di svolgere una valutazione speditiva della vulnerabilità sismica nei Comuni dell'Area Vesuviana è giustificata dalla probabilità di accadimento di eventi sismici di media e bassa sismicità, premonitori e associati all'evento eruttivo di riferimento. In base allo studio eseguito è possibile ora predisporre un primo scenario degli effetti attesi, studiare alcune misure preventive riguardo alle aree più vulnerabili, in particolare per tenere conto della viabilità nei Centri.

  48. Per fornire una prima base di dati alle Amministrazioni Comunali, sono state predisposte due distinte carte tematiche dell'Area Vesuviana in scala l:25.000 e 1:5000: 1. Carta con il valore medio di vulnerabilità sismica di ognuna delle zone omogenee che costituiscono l'abitato, identificabili ciascuna con una lettera, con i seguenti colori, corrispondenti al valore normalizzato della vulnerabilità sismica (= valore crescente da 0 a 100) rilevata attraverso un campione di edifici:

  49. - colore verde - indice V > 0 e < = 20 - colore azzurro - indice V > 20 e < = 40 - colore giallo - indice V > 40 e < = 60 - colore rosso - indice V > 60 e < = 80 - colore viola - indice V > 80 e < = 100 dove i valori della prima classe con V < = 20 comprendono anche le zone a bassa densità dell'Area, dove si trova in genere l'edificato in c.a., nonché le zone dove la percentuale degli edifici in muratura, rispetto al totale, è < di 20.

  50. 2. Carta con il valore medio della "vulnerabilità dell'ambiente urbano" di ognuna delle zone omogenee che costituiscono l'abitato, con i seguenti colori, corrispondenti alle condizioni espresse dai parametri Vu (organizzazione viaria: interna alla zona, di collegamento con l'esterno ed efficacia dei nodi), Vo (organizzazione orografica-morfologica del centro) ed Es (valore economico esposto): - colore verde: tutte le zone dove tutti e tre i valori Vu, Vo ed Es siano inferiori ad 1,5 (bassa) - colore rosso: tutte le zone dove almeno due dei tre valori Vu, Vo ed Es, siano superiori a 2,5 (alta) - colore giallo: tutte le altre zone dei Centri (media). Su tali zone, identificabili ciascuna con la propria lettera, è indicato inoltre un asterisco, quando ricorrano le condizioni peggiori del parametro SFfinit. (qualità esterna media delle finiture dei fabbricati) ed un cerchietto, quando ricorrano anche le condizioni peggiori del parametro CO (pericolo di accumulo di materiale eruttivo sulle coperture dei fabbricati).

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