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Carlo Stagnaro Direttore, Ecologia di mercato Istituto Bruno Leoni

Politiche del clima e sicurezza energetica. Carlo Stagnaro Direttore, Ecologia di mercato Istituto Bruno Leoni. Convegno “Sicurezza per l’energia Roma 26 marzo 2007. Il protocollo di Kyoto.

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Presentation Transcript


  1. Politiche del clima e sicurezza energetica Carlo Stagnaro Direttore, Ecologia di mercato Istituto Bruno Leoni Convegno “Sicurezza per l’energia Roma 26 marzo 2007

  2. Il protocollo di Kyoto • Prevede una riduzione delle emissioni del 5,2% al di sotto dei livelli del 1990 da parte dei paesi industrializzati; • L’obiettivo collettivo dell’Unione Europea è una riduzione dell’8% al di sotto dei livelli del 1990; • Nell’ambito del “burden sharing” l’Italia deve ridurre le sue emissioni del 6,5% al di sotto dei livelli del 1990.

  3. Dov’è l’Europa

  4. I limiti di Kyoto • È focalizzato sul breve termine (vs lungo termine); • È un accordo regionale (vs globale); • Provvede gli incentivi sbagliati: • Sottrae risorse alla R&S; • Scoraggia investimenti in vista di futuri giri di vite; • Le conseguenze economiche generano incertezza politica; • L’incertezze politica causa impatti economici negativi (scarsa propensione all’investimento).

  5. Il dibattito scientifico • La comunità scientifica è divisa • Sull’entità del riscaldamento globale; • Sulle cause; • Sulle conseguenze; • Il clima è un sistema complesso; • Il clima è sempre cambiato e cambierà sempre; • Correlazione non è causa.

  6. Il panorama internazionale • Emissioni economie emergenti: 28% (1990)  50% (2025); • 70% aumenti consumi energia 2004-2030; • 83% aumento domanda sarà coperto da combustibili fossili; • Cina e India: 4/5 incremento domanda.

  7. Investimenti 2005-2030 (IEA) • 20 mila miliardi di dollari; • 56% settore elettrico + 10% combustibili inclusi; • Solo sul petrolio 4 mila miliardi di dollari; • Nei PVS > 50%; • Cina: 3700 miliardi di dollari; • Emissioni energy-related: +55%, di cui 75% nei PVS; • Aumento emissioni > aumento domanda energia.

  8. Benefici? “I paesi industrializzati che hanno ratificato il Protocollo raggiungeranno entro il 2012 una riduzione delle emissioni globali inferiore al 2,5 per cento. E se gli stessi Paesi volessero proseguire nell’attuale ‘format’ del Protocollo di Kyoto dopo il 2012, entro il 2030 le emissioni dei Paesi industrializzati – Usa esclusi – potrebbero essere ridotte del 16 per cento rispetto ai livelli del 1990, corrispondenti a meno del 5 per cento delle emissioni globali” Corrado Clini, DG Ministero Ambiente

  9. La sicurezza energetica • Nei paesi in via di sviluppo? Contraddizione tra: • Aumento consumi energia • Riduzione delle emissioni • Feedback paradossale: “la nostra leadership in campo ambientale potrebbe significativamente minare la competitività internazionale di una parte dei settori industriali energivori europei e peggiorare la performance ambientale globale attraverso la delocalizzazione della produzione in parti del globo con standard ambientali più bassi” (G. Verheugen).

  10. Un’alternativa: la Asia Pacific Partnership • India, Cina, Corea del Sud, Giappone, Australia e Stati Uniti: 45% popolazione, 50% emissioni; • Montgomery e Tuladhar: criticità investimenti nel settore privato, ammodernamento tecnologico; • Provvedimenti necessari: • Riduzione regolamentazione e corruzione; • Rule of law; • Proprietà intellettuale; • Riduzione interventismo pubblico; • Ruolo investimenti stranieri diretti in avanzamento tecnologico.

  11. Investimenti stranieri diretti • Aumento produttività; • Creazione ricchezza; • Miglioramento tecnologico; • Innovazioni manageriali; • Accesso a nuovi mercati; • Miglioramento performance ambientali. • REQUISITO FONDAMENTALE: istituzioni corrette, libertà economica.

  12. Libertà economica • Libertà economica spiega 40% differenza intensità energetica; • Due ragioni: • Motivo diretto: attrae investimenti, crea competizione; • Motivo indiretto: stimola innovazione.

  13. Una grande opportunità

  14. Riduzione delle emissioni grazie all’innovazione

  15. Le organizzazioni internazionali • Il ruolo delle organizzazioni internazionali può essere quello di promuovere cooperazione, ma soprattutto aperture reciproche dei mercati; • Miglioramento tecnologico in tutte le fasi della filiera energetica promuove sicurezza; • Perché possa avvenire servono liberalizzazioni • Vendita e produzione di energia (fonti).

  16. Dalla Partnership al G20 • La Asia Pacific Partnership è la strada giusta; • Va ampliata: • Numero di paesi; • Investire direttamente temi energetici; • Creare “G20 dell’energia” con • Leader politici; • Imprese; • Altri stakeholder.

  17. G20 (continua) • I mercati dell’energia sono globali (anche quando sono regionali); • Difficoltà estrazione riguardano produttori e consumatori; • Liberalizzazioni, anche unilaterali, avvantaggiano entrambi; • Inoltre forme di cooperazione sono utili in termini difensivi (“Nato dell’energia”); • Energia può aiutare a uscire dal vicolo cieco Wto.

  18. Conclusioni • Evitare politiche che non possano superare un’analisi dei costi e i benefici (es. limiti vincolanti alle emissioni); • Rimuovere le barriere all’accesso del mondo in via di sviluppo a tecnologie più efficienti e pulite • Libero scambio; • Libertà economica; • Sviluppo; • Incentivare la R&S sulle tecnologie energetiche; • Sviluppare il sequestro di anidride carbonica; • Consentire l’impiego di fonti economicamente efficienti e a basso tasso di emissioni (nucleare); • Espandere la cooperazione bi- e muti-laterale coi paesi in via di sviluppo; • Promuovere una soluzione autenticamente globale sulla scorta della Asia & Pacific Partnership on Development • Crescita; • Trasferimento tecnologico; • Attenzione alle dinamiche di lungo termine, no a misure statiche nel breve.

  19. Carlo Stagnaro Istituto Bruno Leoni www.brunoleoni.it carlo.stagnaro@brunoleoni.it Carlo Stagnaro Istituto Bruno Leoni www.brunoleoni.it carlo.stagnaro@brunoleoni.it Grazie per la vostra attenzione

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