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Istituzioni di linguistica

Istituzioni di linguistica. a.a. 2011-2012 Federica Da Milano federica.damilano@unimib.it. Dalla mano…alla bocca. Corballis, M. (2008), Dalla mano alla bocca. Le origini del linguaggio. Milano, Cortina Tomasello, M. (2009), Le origini della comunicazione umana . Milano, Cortina.

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Istituzioni di linguistica

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Presentation Transcript


  1. Istituzioni di linguistica a.a. 2011-2012 Federica Da Milano federica.damilano@unimib.it

  2. Dalla mano…alla bocca Corballis, M. (2008), Dalla mano alla bocca. Le origini del linguaggio. Milano, Cortina Tomasello, M. (2009), Le origini della comunicazione umana. Milano, Cortina

  3. Dalla mano…alla bocca “…se vogliamo capire come gli esseri umani comunicano tra loro usando una lingua, e come questa competenza possa essere nata nel corso dell’evoluzione, dobbiamo capire prima come gli umani comunicano tra di loro usando i gesti naturali. E, per essere più precisi: la mia ipotesi evoluzionistica sarà che le prime forme unicamente umane di comunicazione sono state l’additare e il mimare. L’infrastruttura sociocognitiva e sociomotivazionale che ha permesso queste nuove forme di comunicazione ha agito poi come una specie di piattaforma psicologica sulla quale i vari sistemi di comunicazione linguistica convenzionale sono stati costruiti” (Tomasello)

  4. Dalla mano…alla bocca “Additare e mimare sono stati dunque i punti critici di passaggio nell’evoluzione della comunicazione umana, e in essi è già contenuta ab initio la maggior parte delle forme tipicamente umane di cognizione e motivazione sociale richieste per la successiva creazione dei linguaggi convenzionali” (Tomasello)

  5. Dalla mano…alla bocca “La comunicazione umana è quindi un’impresa sostanzialmente cooperativa, che funziona nel modo più naturale e senza intoppi entro il contesto di (1) un terreno concettuale comune reciprocamente posto e (2) motivazioni comunicative cooperative reciprocamente poste. La natura fondamentalmente cooperativa della comnicazione umana è, come è noto, l’intuizione fondamentale di Paul Grice”

  6. Dalla mano…alla bocca “E che dire del linguaggio? La nostra ipotesi è che le convenzioni linguistiche arbitrarie possono essere nate nel corso dell’evoluzione solo in un contesto di attività di collaborazione, coordinate da forme naturali di comunicazione gestuale, in cui i partecipanti condividevano intenzioni e attenzione. I linguaggi convenzionali (prima dei segni, poi vocali) sorsero dunque ‘cavalcando’ quei gesti già ben consolidati, sostituendo alla naturalità dell’additare e del mimare una storia di apprendimento sociale condiviso” (Tomasello)

  7. Mozione SLI sulla lingua dei segni www.societadilinguisticaitaliana.net In merito al nuovo testo della Proposta di legge C. 4207, “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva”, adottato come testo base il 5 luglio 2011 dalla XII Commissione Permanente Affari Sociali della Camera – e trasmesso in data 26 luglio 2011 alle Commissioni competenti per la formulazione dei pareri prescritti – la SLI e le altre associazioni firmatarie considerano prioritario salvaguardare i principi contenuti nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità relativamente alla sordità e all’uso e alla promozione delle lingue dei segni (artt. 2, 9, 21, 24, 30).

  8. Mozione SLI sulla lingua dei segni • Il testo della Proposta, nella forma attuale, tralascia qualunque riferimento al ruolo che la lingua dei segni ricopre nella vita delle persone sorde, trascurandone la profonda valenza dal punto di vista sociale, psicologico, linguistico, cognitivo e pedagogico. • La SLI e le altre associazioni firmatarie ritengono indispensabile invece il riconoscimento di tale ruolo e stima necessario il coinvolgimento delle Istituzioni Universitarie e degli Enti di Ricerca nel favorire la partecipazione delle persone sorde alla vita sociale, sostenendo la promozione e diffusione della LIS e definendo i percorsi formativi delle figure professionali coinvolte.

  9. Mozione SLI sulla lingua dei segni • La SLI e le altre associazioni firmatarie raccomandano inoltre che, accanto alla promozione di attività di ricerca in campo bio-medico e tecnologico, venga dato rilievo anche alla ricerca sugli aspetti linguistico-comunicativi, neuropsicologici, cognitivi, pedagogico-didattici relativi alla sordità e all’uso della lingua dei segni italiana. • La Società di Linguistica Italiana (SLI) - Presidente Emanuele Banfi • L’Associazione Italiana di Linguistica Applicata (AItLA) – Presidente Giuliano Bernini • Società Italiana di Didattica delle Lingue e Linguistica Educativa (DILLE) – Presidente Paolo Balboni • Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica (GISCEL) - Presidente Antonella Marchese

  10. Un po’ di storia Platone (Cratilo): la comunicazione gestuale dei sordi modello di una forma naturale di espressione, basata sull’imitazione e sulla raffigurazione Aristotele (Historia animalium): le persone sorde dalla nascita di solito sono anche mute (mancato ascolto) legame udito/voce articolata

  11. Un po’ di storia Codex Iustinianus (531 d.C.): le persone non udenti non possono fare testamento, non possono stipulare contratti, non possono rendere testimonianza Sant’Agostino (Contra Iulianum): la sordità può comportare mancanza di fede Ma (De quantitate animae): lingua dei segni

  12. Un po’ di storia Monaci cistercensi: regola del silenzio e codice gestuale per comunicare Rinascimento: possibilità di educazione alla parola dei sordi Padre Ponce de Léon: alfabeto i cui simboli dipinti su tavole sono collegati a configurazioni della mano Juan Pablo Bonet (Reducción de las letras y arte para enseñar a hablar a los mudos) Johann Conrad Amman (Surdus loquens): importanza della fonetica articolatoria; scarsa considerazione per la semantica

  13. Un po’ di storia Jacob Rodrigues Pereire e il metodo ‘oralista’ La teoria ‘manualista’ Descartes (Discours de la méthode): Gli uomini che, essendo nati sordi e muti sono ptivati degli organi che servono agli altri per parlare quanto o più che le bestie, sono soliti d’inventare da se stessi dei segni per mezzo dei quali si fanno intendere a quelli che, stando ordinariamente con essi, hanno tempo d’imparare la loro lingua

  14. Un po’ di storia Giambattista Vico (Scienza nuova): rapporto tra linguaggio gestuale dei sordi e le prime forme di comunicazione umana Condillac (Traité des sensations): langage d’action ipotesi che il linguaggio stesso si fosse originato dai gesti Diderot (Lettre sur les sourds et muets): possibilità del linguaggio gestuale di avere un rapporto più diretto e immediato con la realtà sensibile

  15. Un po’ di storia Abate de l’Épée e il suo metodo I signes méthodiques: componente artificiale (basati sulla lingua francese) Dalla Francia agli Stati Uniti 1816: Laurent Clerc a Parigi 1880: le principali scuole europee escludono dall’insegnamento le lingue dei segni (Congresso di Milano) Whitney (The life and growth of language, 1875): la lingua dei segni come prova del fatto che le lingue possono prescindere dal canale audio-orale

  16. Un po’ di storia William Stokoe (Sign language structure): nuova attenzione per lo studio delle lingue dei segni

  17. Le lingue dei segni nel mondo http://www.ethnologue.com/show_family.asp?subid=23-16 Deaf sign language: 130 Adamorobe sign language (Ghana) Zimbabwe sign language American sign language (ASL) Langues des signes française (LSF) British sign language (BSL) Lingua dei segni italiana (LIS)

  18. Classificazione genealogica ≠ lingue vocali Gruppo della LSF: lingua dei segni francese, americana, svedese, finlandese Gruppo della BSL: lingua dei segni britannica, alcune varietà di quella australiana Gruppo giapponese: varietà giapponese, coreana, taiwanese Le relazioni tra varietà segnate sono autonome rispetto a quelle tra lingue parlate nei paesi corrispondenti

  19. Le lingue dei segni Mancanza di una codifica scritta --> scarsa standardizzazione ≠ ‘italiano standard’; ‘italiano neo-standard’ Comunità linguistiche stratificate Livelli di intercomprensione superiori a quelli di parlanti lingue vocali diverse Lingue dei segni emergenti

  20. La nascita di una lingua dei segni Nicaraguan Sign Language La tendenza alla comunicazione linguistica è così radicata nella biologia umana da svilupparsi anche in situazioni in cui le condizioni di trasmissione sono complesse Processo di standardizzazione

  21. La nascita di una lingua dei segni Al Sayyid Bedouin Sign Language Regione delNegev (Israele) Sordità diffusa Linguas de Sinais Primárias brasiliane Individui sordi separati da altri individui sordi, ma a contatto con udenti Centralità dei bisogni comunicativi Predisposizione biologica alla comunicazione + dimensione sociale

  22. La comunità linguistica sorda • la dimensione temporale • Produzioni poetiche, filastrocche (‘cantastorie sordi’)

  23. La comunità linguistica sorda Appartenenza alla comunità: • Sordità • Lingua dei segni e competenza comunicativa • Distanza rispetto alla comunità udente

  24. La comunità linguistica sorda • segnanti nativi, sordi figli di sordi • segnanti sordi che utilizzano la lingua dei segni da quando entrati in contatto con altri sordi • udenti

  25. Il segno-nome • Arbitrari • inizializzati (una lettera del nome in italiano) • tipici (es. Pietro) • Traduzioni letterali (es. analogia) • Descrittivi • caratteristiche fisiche o modi di essere ii) lavoro o abilità

  26. Attribuzione del segno-nome • attribuzione da parte della famiglia (genitori non udenti) • attribuzione da parte dei compagni o degli insegnanti • lavoro

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