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Il modello di sviluppo industriale italiano: i distretti industriali

Il modello di sviluppo industriale italiano: i distretti industriali. Massimo Bagarani. Isernia - 19 luglio 2013. I distretti industriali. Tre domande generali. Cosa sono i distretti industriali?. È un modello industriale riproducibile?. È un modello utile per lo sviluppo economico?.

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Presentation Transcript


  1. Il modello di sviluppo industriale italiano: i distretti industriali Massimo Bagarani Isernia - 19 luglio 2013

  2. I distretti industriali Tre domande generali Cosa sono i distretti industriali? È un modello industriale riproducibile? È un modello utile per lo sviluppo economico?

  3. I distretti industriali Più in dettaglio: Quali sono gli elementi caratteristici che lo contraddistinguono? Si può riprodurre il modello di Distretto industriale in economie dove non esiste? È un modello compatibile con qualsiasi contesto sociale e economico? È un modello esportabile da parte dei distretti italiani?

  4. I distretti industriali Caratteristiche di un DI È un modello tipicamente italiano che nasce spontaneamente negli anni sessanta e quindi opera da circa cinquanta anni. Può essere considerato una componente strutturale del sistema industriale. In cosa consiste? Nelle grandi industrie di tipo fordista la competitività è ottenuta grazie alle economie di scala generate all’interno dell’impianto di produzione. In questo caso l’industria produce a costi marginali decrescenti e quindi al crescere della produzione i costi medi diminuiscono permettendo una possibile competizione sul prezzo. Cosa succede alle imprese piccole? Funzionano i principi della concorrenza perfetta. I costi marginali sono crescenti, quindi l’impresa non riesce a essere competitiva quando aumenta la produzione. Ma cosa accade se tante piccole imprese trovano il modo di cooperare? In questo caso si possono riprodurre le economie di scala delle grandi imprese, non più a livello di impianto ma a livello di sistema di imprese. I costi marginali diventano nuovamente decrescenti

  5. I distretti industriali Come dice Alfred Marshall in Principi di Economia (Libri III e IV, Londra 1890) «una concentrazione di parecchie piccole imprese di natura simile in località particolari» consente di ottenere «importanti economie esterne» (ispessimento localizzato, tradizione storia e cultura) «Sono grandi i vantaggi che le persone addette allo stesso mestiere specializzato traggono dalla reciproca vicinanza. I misteri dell’industria non sono più tali; è come se stessero nell’aria, e i fanciulli ne apprendono molti inconsapevolmente. … i meriti delle invenzioni … sono prontamente discussi; se un uomo formula un’idea nuova, questa viene accolta da altri e coordinata … frattanto sorgono nelle vicinanze industrie sussidiarie» (senso di appartenenza) «Inoltre … una industria localizzata ottiene sempre grande vantaggio dal fatto di offrire un mercato costante al lavoro specializzato. … Qui le forze sociali cooperano con quelle economiche: vi è spesso una forte amicizia tra imprenditori e operai» (senso di appartenenza)

  6. I distretti industriali Riproducibilità e contesto socio-economico Elementi non riproducibili ispessimento localizzato senso di appartenenza Elementi parzialmente riproducibili concentrazione territoriale di piccole imprese specializzazione settoriale delle imprese Elementi riproducibili economie esterne economie di scala

  7. I distretti industriali Per l’esistenza di un DI devono essere presenti: Concentrazione territoriale di piccole e medie imprese Cooperazione tra componenti sociali e componenti industriali Cooperazione tra le imprese a livello locale

  8. I distretti industriali Distretto industriale Formale Non formale Consorzio Altro Gerarchico Non gerarchico Impresa leader Marchi Associazioni Gerarchico Non gerarchico Impresa leader Trasferimento

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