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EPISTEMOLOGIA DELLA PSICOLOGIA CLINICA Marco Castiglioni Università di Milano - Bicocca

EPISTEMOLOGIA DELLA PSICOLOGIA CLINICA Marco Castiglioni Università di Milano - Bicocca. Statuto epistemologico della psicologia clinica. 3 criteri interconnessi: Finalità - descrittivo-esplicativa  Conoscenza - pratico-precrittiva  Intervento

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EPISTEMOLOGIA DELLA PSICOLOGIA CLINICA Marco Castiglioni Università di Milano - Bicocca

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  1. EPISTEMOLOGIA DELLA PSICOLOGIA CLINICA Marco Castiglioni Università di Milano - Bicocca

  2. Statuto epistemologico della psicologia clinica • 3 criteri interconnessi: • Finalità - descrittivo-esplicativa  Conoscenza - pratico-precrittiva  Intervento • 2) Metodo- sperimentale - storico-clinico • 3) Oggetto  sintesi di cosa e punto di vista

  3. Finalità • La psicologia clinica è, in linea di principio, una disciplina dalla duplice finalità: • Conoscitiva : Descrizione – spiegazione* dei fenomeni (normali e/o patologici); es. Diagnosi • Pratico-trasformativa: Intervento; es. Psicoterapia *Descrizione e spiegazione, pur nelle profonde differenze epistemologiche che le contraddistinguono, sono entrambe momenti della finalità conoscitiva (cfr. Criterio 3 “Oggetto”).

  4. METODO SPERIMENTALE Neutralizzazione del rapporto tra osservatore e osservato Assunto antropologico: “Uomo-macchina”  neutralizzazione degli aspetti soggettivi Spiegazione causale  modello nomologico Applicazione: scienze della natura  "hard psychology” METODO CLINICO Coinvolgimento/distanziamento dell’osservatore nella relazione con l’osservato Assunto antropologico: Uomo costruttore di significato (sé / mondo)  soggettività Comprensione storico-clinica  modello narrativo Applicazione: scienze umane  “soft psychology” 2) Metodo Differenze tra metodo sperimentale e metodo clinico (Battacchi, 1987)

  5. 3) Oggetto • L’OGGETTO di una scienza è la sintesi tra una “cosa” del senso comune e un punto di vista teorico (Agazzi, 1976). • OGGETTO = COSA + PUNTO DI VISTA • Pluralità di punti di vista = Pluralità di “scienze” anche all’interno dello stesso ambito disciplinare. • Stretta interconnessione tra TEORIA E METODO • Il punto di vista teorico concorre alla definizione del metodo adeguato ad un certo ambito oggettuale, in relazione alla finalità della disciplina • La scelta del metodo dà luogo a risultati che retroagiscono sulle formulazioni della teoria (ipotesi ecc.) • Il dibattito tra punti di vista teorici alternativi in psicologia clinica può essere letto alla luce del dibattito metodologico “cause-ragioni”.

  6. Teoria dei due tipi di pensiero (Bruner 1986, 1990) PENSIERO LOGICO- SCIENTIFICO • Nomotetico mira a rinvenire leggi • Criteri di validità: falsificazione (esperimento scientifico) Verità • A-contestuale PENSIERO NARRATIVO • Idiografico mira a costruire storie • Criteri di validità: coerenza, persuasione  Verosimiglianza (funzione pragmatica) • Contestuale

  7. DUE CONCEZIONI DELLA SCIENZA (Ceruti, 1986)“Moderna” “Postmoderna” SCIENZA COME “REGISTRAZIONE” • Neutralizzazione del soggetto osservante • Ricerca delle leggi: previsione e controllo • Concezione “astorica” del tempo • Concezione lineare e cumulativa del sapere scientifico  Razionalità intrinseca • Presupposti filosofici: - Realismo - Empirismo Positivismo e Neopositivismo SCIENZA COME “COSTRUZIONE” • Integrazione del soggetto osservante nella realtà osservata • Ineliminabile pluralità di punti di vista (legge vs vincolo/gioco) • Tempo come “storia” (contesto) • Concezione del sapere scientifico per “salti” e “fratture” fattori esterni e “irrazionali” • Presupposto filosofico: COSTRUTTIVISMO (nelle sue diverse forme)

  8. Caratteristiche del metodo sperimentale • Psicologia come scienza naturale rigore, oggettività, esattezza • Esperimento: controllo rigoroso delle variabili indipendenti e dei loro effetti sulle variabili dipendenti  laboratorio • Soggettività è elemento spurio rispetto all’oggettività del metodo  “Distanza di sicurezza” tra sperimentatore e soggetti sperimentali • Uso di approcci / tecnichequantitativi • Controllabilità empirica dei risultati (giustificazione) e ripetibilità dell’esperimento • Riferimento a leggi generali di spiegazione causale carattere NOMOTETICO

  9. Caratteristiche del metodo sperimentale Carattere NOMOTETICO: per fare scienza non è sufficiente raccolta “acritica” di dati, ma si deve perseguire la ricerca di leggi generali e di correlazioni che unifichino e spieghino i singoli fenomeni MONISMO METODOLOGICO:Le scienze umane devono mutuare il proprio metodo dalle scienze della natura (Positivismo e Neopositivismo  in psicologia: Comportamentismo) Il carattere nomotetico è la condizione minimale perché una qualunque disciplina possa dirsi scientifica Modello Nomologico-Deduttivo(DN) e Induttivo-Statistico(IS) di spiegazione causale

  10. Caratteristiche del metodo sperimentale MODELLO NOMOLOGICO-DEDUTTIVO (DN) (Hempel, 1942) L’evento di cui si vuole dare spiegazione (explanandum) è sussunto in una legge generale (explanans) Es. Tutti i metalli si dilatano al calore(Legge generale) Questo filo è di metallo ed è stato sottoposto a una fonte di calore.(Condizioni rilevanti) Questo filo di metallo si è allungato.(Spiegazione del fenomeno) • Caratteristiche di DN: • Le leggi, che esprimono connessioni causali tra fatti naturali, vengono scoperte attraverso l'esperienza. • le condizioni rilevanti sono essenziali per la spiegazione e per trovare, attraverso la sperimentazione, riscontri empirici delle leggi; esse devono essere in numero finito e tutte accertate e controllabili. • il legame tra le condizioni e le leggi e l'evento da spiegare è di natura logica (= necessario). • DN è caratterizzato da alta capacità previsionale.

  11. Caratteristiche del metodo sperimentale MODELLO INDUTTIVO-STATISTICO (IS)(von Wright, 1971) È analogo a DN, a cui subentra quando non è possibile accertare tutte le condizioni rilevanti. Vi è comunque riferimento a leggi generali. Es. In certe condizioni ambientali e igieniche è altamente probabile cadere vittima di malattie. (Legge generale probabilistica) In questi paesi sono generalmente presenti condizioni patogene. (Condizioni approssimate) Chi non si vaccina è probabile che si ammali.(Previsione del fenomeno) • Caratteristiche di IS • La legge generale, che connette il fenomeno da studiare con certe condizioni, è un'ipotesi probabilistica. • Le condizioni rilevanti sono approssimate in quanto non tutte accertabili o non in numero finito. • Il legame tra condizioni rilevanti, leggi di spiegazione e fenomeno da spiegare non è di natura logica (necesario), ma probabilistica. • Anche IS consente con buona probabilità la previsione ed è basato su uno schema causa-effetto.

  12. Caratteristiche del metodo sperimentale Limiti di DN e IS in psicologia clinica(Battacchi, 1987) Si ammette la validità del metodo sperimentale anche in campo psicologico e clinico, in quanto l’uomo è anche un essere naturale. Tuttavia: “La conoscenza prescientifica intuitiva che usiamo nei nostri rapporti interumani, di cui l’evidenza clinica è un approfondimento, ci mostra che lo stesso comportamento può avere motivazioni differenti in condizioni diverse, ma così variabili e individualizzate che in assoluto è impossibile e all’atto pratico improbabile individuare condizioni differenziali di una qualche generalità, vanificando così l’applicabilità del metodo sperimentale. Siamo costretti ad ammettere la possibilità che lo stesso comportamento abbia motivazioni alternative a parità di tutte le altre condizioni generali individuabili” (p. 10).

  13. Caratteristiche del metodo sperimentale Limiti di DN e IS in psicologia clinica • Problema gnoseologico: “I comportamenti intenzionali e i loro prodotti, che fanno parte degli oggetti psicologici, si conoscono in maniera diversa dagli oggetti naturali. Infatti il significato che per l’attore ha il suo comportamento dipende dalla definizione della situazione che lui stesso opera, e quindi bisogna aver compreso la definizione della situazione per comprendere il significato del comportamento; d’altra parte, per comprendere la definizione della situazione da parte dell’attore non possiamo non avvalerci del significato che egli dà al comportamento in quella situazione. Questo è essenzialmente il circolo ermeneutico che problematizza radicalmente l’attribuzione di un significato univoco al comportamento” (pp. 10 - 11). • “Duplice trascendenza” degli oggetti psicologici “L’interpretazione che lo psicologo dà di un comportamento è l’interpretazione dell’interpretazione che l’attore dà alla sua situazione” (p. 11). • Le spiegazioni storico-cliniche sono retrospettive (ex- post).

  14. Caratteristiche del metodo clinico • Psicologia come scienza storico-interpretativa interpretazione, soggettività, significato • Componenti epistemiche (idee, credenze, opinioni, vissuti significati…), intenzionali (volontà, desideri…), emotive dell’agire umano in riferimento a un contesto • Soggettività è insieme oggetto e fonte di conoscenza  coinvolgimento / distanziamento tra osservatore e osservato • Approccio olistico / qualitativo • Unicità e irripetibilità; pluralità dei punti di vista; pregnanza semantica e “sensatezza” • Riferimento a ragioni, fini, significati per la comprensione  Carattere IDIOGRAFICO • Le spiegazioni storico-cliniche sono retrospettive (ex-post) differenza tra spiegare e comprendere

  15. Caratteristiche del metodo clinico Carattere IDIOGRAFICO: per comprendere l’intrinseca soggettività e storicità dell’agire umano occorre rifarsi non a cause, ma ragioni peculiari e singolari che poco hanno a che vedere con leggi generali di spiegazione. PLURALISMO METODOLOGICO: lungi dall’adeguarsi agli standard metodologici delle scienze naturali, psicologia e scienze umane devono trovare metodi propri, adeguati alla comprensione dell’agire soggettivo e del contesto socio-culturale in cui si manifesta Epistemologia post-popperiana  costruttivismo / costruzionismo) Le spiegazioni autenticamente psicologiche non sono causalistiche ma teleologiche Modello Pratico–Inferenziale (IPI) e Modelli Narrativi

  16. Caratteristiche del metodo clinico INFERENZA PRATICA INTENZIONALE (IPI) (von Wright, 1971) Consente l’interpretazione della condotta soggettiva in riferimento al mondo dei significati, valori, fini e intenzioni del soggetto agente  spiegazione teleologica: non schema causa – effetto, ma fine – mezzo (sillogismo pratico). Es. Il soggetto A intende provocare l'evento p. (Premessa intenzionale) A crede (o sa) che per ottenere p, occorre fare q. (Premessa epistemica) Quindi A si dispone a fare q.(Conclusione). • Caratteristiche di IPI • Non contiene alcuna legge generale di tipo nomico o probabilistico (ossia avente carattere più o meno spiccato di necessità o di universalità). • Nelle due premesse vi è il riferimento solo a componenti epistemiche e intenzionali, cioè a stati interni al soggetto. • Il legame tra premesse e conclusione non si basa su leggi generali: la razionalità della spiegazione non è dovuta a una causalità necessaria “esterna”, ma alla razionalità del soggetto (“A si dispone a fare q”, non “fa (necessariamente)q”.

  17. Caratteristiche del metodo clinico • IPI è in grado di rendere conto soltanto delle azioni pienamente razionali, che, muovendo dall'intenzionamento consapevole di fini e valori espliciti, comportano la messa in atto di mezzi coerenti  sfuggono le motivazioni inconsapevoli, incoerenti o ambivalenti e le componenti emotive dell’agire umano. • IPI appare inadeguato alla spiegazione di comportamenti che si evolvono nel tempo, giacché si applica ad azioni staticamente definite una volta per tutte oppure ad azioni aventi validità solo momentanea. • IPI richiede dunque una lettura precomprensiva che ne stabilisca l'applicabilità per la spiegazione di una certa azione che ne stabilisca il carattere di razionalità o meno. Viceversa si rischia di introdurre surrettiziamente una concezione antropologica dell'uomo come totalmente guidato da fattori razionali. LIMITI DI IPI

  18. Caratteristiche del metodo clinico LIMITI DI IPI • In sintesi, IPI è insufficiente perché: • Gli psicologi clinici non vogliono soltanto spiegare le azioni, ma anche comportamenti non consapevoli e altri fenomeni psicologici (ad. es. i sintomi non sono definibili come “azioni”) • nella spiegazione degli eventi sono coinvolte non solo le intenzioni degli attori, ma anche leggi naturali, norme sociali e interazioni  Riferimento a spiegazioni miste o “quasi causali” (von Wright, 1971) in cui la dimensione temporale e l’intreccio tra eventi di natura diversa (fisica, psicologica, sociale ecc.) sono fondamentali. Riferimento a MODELLI NARRATIVI (Ri)-costruzione di storie, racconti, connessioni, intrighi “Raccontare è spiegare”(Ricoeur, 1983)

  19. Il METODO STORICO-CLINICO ha da sempre privilegiato la narrazione come modalità di costruzione delle proprie spiegazioni (Battachi, 1987) • Si basa su:- Logica dell’interpretazione: racconto o costruzione di un intrigo (Ricoeur, 1983)- Assunto antropologico: uomo datore di senso a sé e al mondo e comunicatore RACCONTARE E’ SPIEGARE

  20. B. Modelli Narrativi e Psicoterapia sistemico-relazionale Modelli narrativi indica la posizione concettuale secondo cui il focus primario della terapia non riguarda tanto gli eventi, i “fatti” che accadono alle persone, i loro comportamenti e interazioni, ma piuttosto le interpretazioni che le persone (individui e famiglie) danno di tali avvenimenti e i significati che attribuiscono ad essi (Polkinghorne, 2004, Ugazio 1984).

  21. CAUSE vs RAGIONI - Il dibattito ottocentesco • 1879: Wundt fonda a Lipsia il primo laboratorio di psicologia sperimentale: la psicologia si autonomizza dalla filosofia  Problema della specificità dello statuto epistemologico e metodologico di psicologia e scienze umane • Positivismo : le scienze umane devono mutuare il loro metodo dalle scienze mature (es. sociologia come “fisica sociale” Comte, 1830-42). MONISMO METODOLOGICO: carattere nomotetico e natura legisimile della scienza: non solo raccolta acritica di dati, ma ricerca di leggi e correlazioni che unifichino e spieghino i singoli fenomeni. • Storicismo: Le generalizzazioni empiriche non sono adatte alle scienze umane: l’uomo e i suoi “prodotti” (linguaggio, cultura, arte, sistemi sociali) sono intrinsecamente storici  per comprenderli occorre interpretarli alla luce di valori, convinzioni, cultura, regole sociali, intenzioni  ERMENEUTICA: non regolarità generale ma singolarità, unicità, individualità.DUALISMO METODOLOGICO: L’uomo è insieme un essere fisico–biologico (oggetto delle scienze naturali) e un essere storico-sociale (scienze umane) • DICOTOMIE CONCETTUALI • Scienze nomotetiche vs idiografiche; • Spiegazione vs comprensione (Erkären vs Verstehen); • Cause vs ragioni

  22. CAUSE vs RAGIONI - Il dibattito nel ‘900 Neopositivismo (circolo di Vienna) Ripresa del monismo metodologico positivista. Riduzionismo: esiste un’unica forma di realtà  realtà fisicaEsperimento come unica modalità di conoscenza scientifica Anche nella fase più “liberale” del neopositivismo rimane riferimento a DN quale elemento unificatore del metodo scientifico, valido anche per le scienze umane (es. storia  Hempel, 1942) Le scienze umane non hanno statuto epistemologico e metodologico autonomo  il dualismo tra scienze della natura e scienze dello spirito è un “residuo di teologia” (Neurath, 1931).

  23. CAUSE vs RAGIONI - Il dibattito nel ‘900 Il dualismo di Wittgenstein (1953) Critica radicale alla psicologia scientifica (no all’uso di schemi esplicativi di tipo causale come nelle scienze naturali): lo spazio della “mente” è lo spazio delle ragioni, del senso che un soggetto, radicato in una forma di vita sociale e culturale, conferisce alle sue azioni.  La mente non è un fenomeno né “psichico” (individuale) né “fisico”, ma storico-sociale.  L’identità è costruita dalle e nelle pratiche linguistiche della comunità in cui il soggetto vive (Cfr. costruzionismo sociale) La dicotomia “cause-ragioni” è approfondita da von Wright (1971):  IPI contrapposto a DN: non leggi empiriche generali di spiegazione, ma comprensione di fini, desideri, ragioni del soggetto  Riferimento a categorie della psicologia del senso comune

  24. CAUSE vs RAGIONI - Il dibattito attuale • La dicotomia “cause vs ragioni” è alla base del contrapporsi dei vari paradigmi epistemologici in psicologia (Cfr. criterio dell’oggetto) ed è riscontrabile anche tra ed entro alcuni modelli teorici in psicologia clinica. • Le critiche mosse al dualismo sono: • di limitarsi a una mera giustapposizione dei due ambiti senza rendere conto delle loro reciproche influenze ( i progressi delle scienze cognitive e neuroscienze rendono imprescindibile l’indagine del legame tra la mente e il suo fondamento neurobiologico, Engel, 1996); • di essere scarsamente controllabile empiricamente e perciò poco scientifico • La critica mossa naturalismo (di stampo monista) è quella di sacrificare all’altare della controllabilità emprica la dimensione soggettiva o di ridurla a semplice epifenomeno di quella biologica senza rendere davvero ragione della sua specificità.

  25. CAUSE vs RAGIONI - Il dibattito attuale La dicotomia cause vs ragioni (tuttora almeno parzialmente irrisolta) è riscontrabile anche all’interno dei tre principali paradigmi in psicologia clinica: • Psicoanalisi • Cognitivismo clinico • Approccio sistemico-relazionale Essa è inoltre presente in alcune delle questioni metodologiche sottese all’attuale dibattito sugli Empirically Supported Treatments (EST), ossia sul fondamento scientifico dei diversi approcci psicoterapeutici.

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