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Percorsi diseguali: una ricerca sulla disoccupazione giovanile in Campania

Percorsi diseguali: una ricerca sulla disoccupazione giovanile in Campania. Paola Clarizia Arlav – Agenzia della Campania per il lavoro. Ipotesi della ricerca. La disoccupazione è un fenomeno complesso, ed in Campania assume connotati particolari

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Percorsi diseguali: una ricerca sulla disoccupazione giovanile in Campania

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Presentation Transcript


  1. Percorsi diseguali:una ricerca sulla disoccupazione giovanile in Campania Paola Clarizia Arlav – Agenzia della Campania per il lavoro

  2. Ipotesi della ricerca • La disoccupazione è un fenomeno complesso, ed in Campania assume connotati particolari • Non esiste “il disoccupato”, ma esistono diversi percorsi di vita che portano ad una esclusione dal mondo del lavoro • In Campania più che altrove la disoccupazione riguarda i giovani • Il capitale culturale, sociale, economico e simbolico, il livello di scolarità, l’appartenenza di genere, l’area di residenza di ciascun individuo modificano i percorsi di vita e producono profonde disuguaglianze.

  3. Obiettivi della ricerca • Ricostruire il quadro delle influenze sistemiche che gravano sulle possibilità di inserimento lavorativo e di mobilità sociale dei giovani campani • Verificare la presenza di una tipologia di giovani disoccupati • Determinare le caratteristiche strutturali e psicologiche che differenziano la tipologia

  4. La committenza • La committenza è l’A.R.Lav., l’Agenzia Regionale per il Lavoro. • L’A.R.Lav. è un ente strumentale della Regione Campania che si occupa di studiare il mercato del lavoro regionale e di definire le politiche del lavoro • L’A.R.Lav. mette in opera alcune politiche attive del lavoro, come la creazione del portale lavoro della regione campania, fornisce servizi ai CpI,…

  5. Obiettivi della committenza • Costruire uno strumento di rilevazione e analisi che potesse essere utilizzato direttamente dai CpI per definire l’appartenenza di ciascuno iscritto ad un certo tipo • Sulla base della tipologia costruita determinare politiche del lavoro differenziate, definite per ciascun tipo

  6. Fasi e tempi della ricerca • La ricerca si è articolata in due fasi • Fase qualitativa: analisi delle storie di vita e percorsi biografici • Fase quantitativa: realizzazione di una indagine campionaria tramite questionario • La ricerca è durata circa 3 anni ed ha visto la partecipazione di un team di ricerca proveniente dall’Università di Napoli e Salerno, dell’IRPPS, giudato da un responsabile dell’Agenzia, la dott.ssa Paola Clarizia che oltre al coordinamento verificava che la ricerca rispettasse gli obiettivi scientifici e della committenza • Come statistico mi sono occupato di curare la fase quantitative e l’analisi dei dati

  7. La Fase Qualitativa • I dati sono stati raccolti grazie alle interviste biografiche • Sono state analizzate 90 interviste narrative • Sono stati analizzati i dati relativi alla: • Famiglia d’origine, alla condizione professionale dei genitori che determina la posizione nella stratificazione sociale • Percorsi scolastici regolari, dispersione e dropout • Approccio al lavoro

  8. La Fase Qualitativa • Individuazione delle dimensioni di senso sottostanti e correlate alla ricerca dell’identità sociale dei soggetti in riferimento alla partecipazione al mercato del lavoro. • 7 categorie che designano un diverso approccio al lavoro e alla vita

  9. La Fase Qualitativa • Le dimensioni sono: • Importanza del lavoro: qual è il ruolo che il lavoro ha nella vita rispetto alla vita familiare, agli amici, alla vita religiosa,… • Significati del lavoro: riproduttivo, acquisitivo (di ricchezza, di prestigio e di potere), espressivo • Sentimento verso il lavoro: presenza di una vocazione professionale, presenza di una progettualità per la realizzazione della vocazione, atteggiamento passivo o presenza di attivismo

  10. La Fase Qualitativa • I sette tipi: • Confusi • Defilati • Predestinati • Intrappolati • Sbandati • Risvegliati • Consacrati INSERIRE SCHEMA DA PAG. 128

  11. La Fase Quantitativa • Obiettivi: • mettere a punto uno strumento in grado di operazionalizzare quelle dimensioni psicologiche e quei tratti latenti definiti attraverso la fase qualitativa della ricerca come descrittori della tipologia proposta, nonché di classificare i soggetti in base a tali dimensioni. • mettere alla prova su una scala più ampia la tipologia elaborata attraverso la lettura dei percorsi biografici, di verificarne l’esaustività e l’efficacia[1] (nella fase qualitativa sono stati descritti tutti i possibili tipi? I criteri definiti sono davvero discriminanti?) • valutare la consistenza numerica dei vari tipi, capire quali quelli più frequenti, quali quelli più rari, una volta verificate sia la bontà dello strumento di rilevazione, sia la validità della tipologia [1] In termini statistici una tipologia, o classificazione, è una partizione delle unità statistiche che deve godere della esaustività, della disgiunzione delle classi, ed infine della appartenenza binaria (Gordon, 2000).

  12. La Fase Quantitativa: il questionario • Per la messa a punto del questionario si è proceduto ad un’operazione di scrematura dei possibili strumenti di rilevazione, raccogliendo una varietà di moduli d’intervista impiegati in indagini nazionali e internazionali su argomenti analoghi a quelli affrontati dal presente progetto di ricerca, e valutando domanda per domanda, ed item di risposta per item di risposta, la validità, attendibilità e congruenza degli strumenti in questione in rapporto agli obiettivi conoscitivi della ricerca. • Si è inoltre proceduto alla caratterizzazione dei profili tipologici, in modo tale da identificare le domande più adeguate per favorirne la descrizione e da evidenziare le modifiche e le integrazioni necessarie. • Parallelamente alla costruzione del questionario principale, a partire dalle storie di vita raccolte nel corso della fase qualitativa, è stato sviluppato un modulo destinato all’autosomministrazione. Sono state selezionate 30 affermazioni su cui l’intervistato è chiamato ad esprimere il suo livello di accordo su una scala a sei livelli[1]. Per evitare che quest’ultimo, dopo i primi items, rispondesse in modo quasi automatico, i 30 items sono stati divisi in modo casuale in due gruppi da 15 items ognuno, somministrati separatamente a metà dell’intervista e alla fine della stessa. • [1] L’intervistato nel rispondere alle domande prima doveva decidere se era in accordo o in disaccordo con l’affermazione, e poi doveva stabilirne il grado su una scala a tre livelli (+++; ++; +;–; – –; – – –).

  13. La Fase Quantitativa : il questionario • Le sezioni: • A. Le caratteristiche socioanagrafiche più generali dell’intervistato • B. La famiglia di origine ed il suo percorso biografico • C. Il percorso educativo. • D. Le esperienze lavorative dell’intervistato • E. Le modalità ed i canali di ricerca dell’occupazione • F. L’importanza che il lavoro assume per l’intervistato • G. Il significato o i significati da lui attribuiti al lavoro • H. Il sentimento verso il lavoro da lui nutrito • I. La sua identità personale e sociale • L. I vincoli e le opportunità da lui percepiti per il futuro • M. Le opinioni ed atteggiamenti dell’intervistato

  14. La Fase Quantitativa: dimensioni e tipi

  15. La Fase Quantitativa : il campionamento • Gli elenchi degli iscritti ai CpI di tutta la regione contenuti nel Sistema Informativo del Lavoro (SIL) regionale (che però è ancora non aggiornato in tempo reale e non completamente realizzato) • Si è scelto un campionamento a due stadi: • I° Stadio: CpI su tutto il territorio regionale • II° Stadio: giovani in età dai 18 ai 34 anni, iscritti ai centri per l’impiego e che non risultassero “occupati in cerca di altra occupazione”. • Dati i vincoli economici del progetto si è deciso di selezionare 4 CpI per 600 interviste (150 per CpI).

  16. La Fase Quantitativa : il campionamento • I° STADIO: i CpI • Tra tutti i possibili sono stati eliminati quelli non ancora nel SIL e/o con archivi elettronici non validati o non aggiornati • Dato che nella ricerca non erano presenti scopi inferenziali, ovvero di stima, si è ritenuto maggiormente adeguato uno schema di campionamento che rientri più nel disegno sperimentale piuttosto che nel campionamento probabilistico classico. • Sono stati scelti fra i CpI con dati attendibili 4 che fossero rappresentativi delle aree metropolitane e delle aree interne • Pozzuoli • Frattamaggiore • Sessa Aurunca • Vallo della Lucania • Il gruppo di ricerca avrebbe voluto selezionare un CpI appartenente al comune di Napoli. Ma l’unico centro con una sufficiente copertura di dati, al momento della realizzazione della ricerca, era quello di Scampia che, come è noto, è espressione di un ambito sociale ed economico difficilmente assimilabile alle caratteristiche dell’intera città.

  17. La Fase Quantitativa : il campionamento • II° STADIO: le unità statistiche elementari • Sono state estratte casualmente dai quattro CpI le unità statistiche elementari, secondo un campionamento casuale semplice tra i giovani iscritti ai CpI inattivi o disoccupati/in cerca di prima occupazione, inclusi i lavoratori precari con conservazione dello stato di disoccupazione, nati tra il 1 agosto 1971 ed il 1 agosto 1986, di cittadinanza italiana ed iscritti (con dichiarazione di disponibilità in base al d.l. 181) ad uno dei quattro CpI individuati. • Dal SIL sono state estratte le seguenti informazioni: indirizzo completo nel comune di domicilio, numero di telefono, età, sesso, titolo di studio (nessun titolo o licenza elementare, licenza media inferiore, diploma di scuola media superiore, diploma universitario o laurea, altro), stato occupazionale ad agosto 2005, data di iscrizione. I soggetti sono stati estratti dal database aggiornato al 30 settembre 2005.

  18. La Fase Quantitativa : il campionamento • La campagna di interviste • Considerando l’elevato tasso di caduta che solitamente si registra in indagini similari, sono stati estratti 1000 soggetti per ogni CpI per realizzare 150 interviste. • Per la realizzazione della campagna di interviste, i mille soggetti estratti in modo casuale semplice dalle quattro sottopopolazioni, sono stati successivamente divisi in strati in cui le variabili di stratificazione sono il sesso, l’età in classi (18-24, 25-29, 30-34) e il titolo di studio, articolato su tre livelli (Scuola dell’obbligo, Scuola Superiore, Laurea e oltre), per un totale di 18 strati per ciascun CpI. • Ciò ha consentito di avere per ciascuno strato una unica lista soggetti da cui prendere i nominativi per la realizzazione delle interviste, rispettando un criterio di proporzionalità fra gli strati. Le interviste effettuate hanno, quindi, seguito la distribuzione percentuale degli strati definiti in ciascuna sottopopolazione. • A mano a mano che la campagna di interviste andava realizzandosi, è stato monitorato costantemente il processo di riempimento degli strati. Confrontando le quote teoriche con quelle previste, si può affermare che l’indagine ha rispettato in pieno gli obiettivi prefissati.

  19. La costruzione degli indicatori • Passaggio da domande del questionario ad indicatori numerici che esprimono tratti latenti • Gli item del questionario sono di vario tipo e sono state adottate diverse strategie di combinazione

  20. La costruzione degli indicatori • Importanza del lavoro • Analisi degli item del questionario per selezionare quelli più opportuni

  21. La costruzione degli indicatori • Su questi items è stata effettuata un’analisi fattoriale utilizzando le componenti principali come metodo di estrazione, seguite da una di rotazione di tipo ProMax. • La rotazione PROMAX consente non solo di massimizzare la saturazione di ciascun item solo su un fattore, ma anche di rilassare l’ipotesi di ortogonalità dei fattori, producendo una correlazione fra i fattori se esistente. I pesi fattoriali, al termine del processo di rotazione, rappresentano le correlazioni parziali fra la variabile e il fattore (Hendrickson e White, 1964). • Dall’analisi emergono solo due fattori con autovalori maggiori di 1, che insieme nella soluzione non ruotata spiegano il 45,93% di varianza totale: • importanza identitaria • importanza relativa

  22. Prima la famiglia (r) Disponibilità a trasferirsi Posizione del lavoro Rinuncerebbe al lavoro (r) Lavoro come realizzazione Il lavoro sviluppa i talenti Il lavoro dà senso alla vita La costruzione degli indicatori

  23. La costruzione degli indicatori • I significati del lavoro • Per quanto riguarda i significati del lavoro (riproduttivo, acquisitivo di ricchezza o di potere o di prestigio, espressivo), il questionario prevedeva due batterie di domande (G1 e G2). I cinque significati del lavoro sono stati messi in ordine da quello che consideravano il più importante a quello meno importante (G1), o si chiedeva di scegliere fra due possibili significati alternativi (G2). In questo modo ogni significato è stato confrontato in termini di preferibilità con tutti gli altri: ad ogni confronto poteva risultare “vincitore” o “perdente”. • Sulla base di queste considerazioni sono stati costruiti cinque indicatori come indici di preferibilità di ciascun significato rispetto agli altri, in analogia all’indice di preferibilità sociale delle occupazioni utilizzato da de Lillo e Schizzerotto (1985), definito come numero di confronti a coppie vinti da un significato rispetto al numero di confronti effettuati. Ovviamente sono stati considerati congiuntamente i confronti derivanti dalle due domande.

  24. La costruzione degli indicatori • I significati del lavoro

  25. Sign. riproduttivo Sign. acq. ricchezza Sign. acq. prestigio Sign. espessivo Sign. acq. potere La costruzione degli indicatori • I significati del lavoro

  26. La costruzione degli indicatori • Il sentimento verso il lavoro • Per quanto riguarda il sentimento verso il lavoro, sono stati costruiti quattro indicatori: • il primo per misurare la presenza di una vocazione e la sua intensità, • uno per misurare la progettualità legata ad essa, • un altro per identificare un comportamento attivo nella ricerca di un lavoro e di una realizzazione professionale, • uno per verificare la presenza di quella che è stata definita una vocazione alternativa, fenomeno che attiene alle donne che si defilano dal mercato del lavoro, scegliendo il lavoro casalingo, e che trovano la loro realizzazione nella vita familiare. • Gli indicatori di questa sezione sono stati costruiti come somme ponderate, dopo avere attribuito opportuni sistemi di punteggio alle varie modalità di risposta dei vari item considerati.

  27. La costruzione degli indicatori • Vocazione • Nella fase di progettazione del questionario, dall’unione in una unica scala della domanda H1 (“C'è un lavoro preciso che le piacerebbe fare?”) e H2 (“Si è dato un tempo oltre il quale rinuncerà a questa sua aspirazione?”) • Nella costruzione dell’indicatore è stato assegnato un punteggio minimo, pari a 0, a quanti hanno dichiarato di non avere una idea precisa di quale lavoro fare (completa assenza di vocazione), mentre è stato assegnato un punteggio massimo a quanti, oltre a dichiarare di sapere quale lavoro desiderano fare, non intendono rinunciare a perseguire questa aspirazione, graduando le altre modalità della domanda H2. • Nella fase preliminare di costruzione dell’indicatore della vocazione, sono state prese in considerazione altre domande che vi potevano contribuire, quale ad esempio la domanda H4.5 (“Non bisogna fare i difficili nella scelta del lavoro”); tuttavia si è constatato che piuttosto che rafforzarlo, sembravano confondere il senso dell’indicatore, misurando aspetti solo parzialmente legati alla vocazione.

  28. La costruzione degli indicatori • Vocazione alternativa • In fase di progettazione si riteneva di utilizzare anche la condizione professionale dichiarata di casalinga (A4). Tuttavia si è potuto verificare che l’autopercezione dei soggetti circa la condizione professionale risulta diversa dalla condizione oggettiva e non fornisce un dato molto attendibile. • Molto più rappresentativi, invece, della presenza di una vocazione alternativa sono alcuni items sulle opinioni sul rapporto fra donne, lavoro e vita familiare. Si chiedeva di esprimere un giudizio su una scala da 1 a 4 di accordo o disaccordo. • M5.2 “Essere una casalinga è appagante quanto lavorare” • M5.4 “Le donne che vogliono lavorare portano via il lavoro agli uomini e aumentano la disoccupazione” • M5.5 “Il lavoro per la donna è altrettanto importante che per l’uomo” • M5.6 “E’ opportuno che la donna lavori solo se in famiglia ce n’è bisogno”. • E’ chiaro che mentre un uomo che dichiari il suo accordo con queste affermazioni segnala semplicemente il suo essere più o meno maschilista, una donna che dichiari di essere d’accordo indica una tendenza all’autoesclusione dal mondo del lavoro e una sorta di autosegregazione nella vita familiare, una vocazione alternativa per l’appunto. • Per precisione si segnala che per scelta del gruppo di ricerca, nella costruzione dell’indicatore, gli itemsM5.4 e M5.6 sono intervenuti con un peso pari alla metà degli altri due. Da notare che non vi è correlazione, né diretta né inversa, tra i valori di questo indicatore composto e quelli relativi alla vocazione lavorativa.

  29. La costruzione degli indicatori • Progettualità • legata fortemente alla presenza di una vocazione: la progettualità, come già detto, riguarda la presenza o meno di strategie che il soggetto mette in atto per realizzare la propria vocazione professionale. • Da tale ragionamento ne consegue che un primo indicatore di progettualità nasce dalla combinazione della domanda H1 (“C'è un lavoro preciso che le piacerebbe fare?”) e il quinto e sesto item della domanda H3 (rispettivamente “C’è un lavoro preciso che vorrei fare ma non ho idea di come intraprendere questa attività” e “C’è un lavoro preciso che vorrei fare maè soltanto un sogno nel cassetto”). Si noti che questi ultimi due items dipendono da una eventuale risposta affermativa alla domanda H1 e che, quindi, presentano una certa quota di casi mancanti che in questo caso ha ricevuto punteggio pari 0. Essa rappresenta infatti l’assenza di progettualità dovuta all’assenza di vocazione professionale. • A questi primi items sono stati aggiunti anche il terzo e l’undicesimo della domanda H4 (rispettivamente quanto contano per trovare lavoro su una scala da 1 a 4 “il caso e la fortuna” o “l’ambizione”). Questi items sono stati combinati tra loro attraverso una scala sommativa, tenendo ovviamente conto del loro verso, in modo tale che punteggi alti dell’indicatore segnalassero la presenza di elevata progettualità, mentre lo 0 ne segnasse l’assenza.

  30. La costruzione degli indicatori • Attivismo • si è costruito un indicatore che combini l’intensità delle azioni di ricerca di lavoro derivante dalla domanda E7 (“Quanti mesi fa ha preso l'ultima iniziativa concreta per cercare lavoro?”), • il secondo e nono item della domanda H4 (rispettivamente quanto contano per trovare lavoro su una scala da 1 a 4 il “conoscere molta gente” o “impegnarsi nella ricerca”) • quanto è importante “saper rischiare anziché essere prudenti”(M7.2).

  31. La cluster analysis • Sulla base degli undici indicatori che misurano gli aspetti salienti della tipologia, elaborata attraverso la ricerca di tipo qualitativo, si è proceduto alla realizzazione di una cluster analysis, utilizzando come sole variabili attive gli indicatori costruiti. L’analisi dei gruppi è stata operata sui dati originari con il metodo agglomerativo gerarchico secondo il criterio di Ward. • Il metodo agglomerativo gerarchico produce una serie di partizioni successive nidificate e quindi consente di esplorare diverse soluzioni con un numero di classi diverso a seconda del livello in cui l’albero di classificazione viene tagliato.

  32. La cluster analysis • Il dendrogramma

  33. La cluster analysis • Primo gruppo (14.79%del totale degli intervistati) si caratterizza per valori più alti della media rispetto all’importanza, alla vocazione, alla progettualità e al comportamento attivo e per attribuire al lavoro maggiormente significati espressivi e acquisitivi di potere. Al contrario, i soggetti appartenenti a questa classe si caratterizzano per valori più bassi della vocazione alternativa e per la minor importanza attribuita a significati riproduttivi e acquisitivi di prestigio. • Secondo gruppo (13.78%) si caratterizza per i soli significati del lavoro, proponendone una visione quasi idealizzata: infatti vi attribuiscono maggiormente significati espressivi, acquisitivi di potere e prestigio, trascurando quelli materiali legati alla ricchezza e alla riproduzione. • Terzo gruppo (13.45%) si caratterizza per gli elevati valori rispetto al significato espressivo (contrapposto a bassi valori per il significato riproduttivo, acquisitivo di potere e prestigio), per la presenza di una forte vocazione e progettualità associata però ad una mancanza di attivismo ed a una scarsa importanza identitaria.

  34. La cluster analysis • Quarto gruppo (19.3%), si caratterizza invece per un impegno attivo nella ricerca del lavoro e per la presenza di una vocazione professionale da realizzare attraverso una buona dose di progettualità. Per quel che riguarda i significati, questo gruppo attribuisce al lavoro una connotazione di sostentamento economico contrapposta invece ai significati a carattere più immateriale quali quello espressivo e acquisitivo di prestigio sociale e di potere. • Quinto gruppo (10.9%) è l’unico che si caratterizza per la presenza di una vocazione alternativa associata ad una scarsa importanza del lavoro, in particolare se confrontata con gli altri aspetti della vita quali la famiglia e i figli ed, ovviamente, per una non attiva ricerca. • Sesto gruppo (9.2%) attribuisce punteggi superiori rispetto alla media al significato acquisitivo di ricchezza, anche se ciò si associa ad una carenza di vocazione, progettualità e comportamento attivo ed una relativamente bassa importanza del lavoro: i soggetti appartenenti a questo gruppo è come se dichiarassero di volere un lavoro ben remunerato, quale non importa, senza fare grossi sforzi per ottenerlo e senza un’idea precisa di quale strada percorrere per ottenerlo. • Settimo gruppo (18.5%) si caratterizza per punteggi più alti della media in corrispondenza del significato puramente riproduttivo opposto a tutti gli altri, associato ad una mancanza di vocazione e di progettualità, come a dire che questi soggetti cercano un qualunque lavoro che gli consenta di sopravvivere.

  35. La tipologia e le variabili strutturali • Emerge infatti un’evidente distinzione tra i primi tre gruppi, quelli dei consacrati , dei risvegliati e dei fondisti (250 intervistati, il 42% del totale), formati da soggetti che provengono in larga misura dai ceti medi e superiori e che possono offrirsi sul mercato del lavoro sia nel segmento dei “lavori” di cui servirsi per ragioni di autonomia personale e di esperienza di vita che in quello dell’occupazione (regolare) risolutiva del problema dell’identificazione sociale e della collocazione nella struttura delle diseguaglianze, e le tre categorie dei gladiatori, delle defilate e degli intrappolati (280 persone, il 47,1% del campione) le quali, per quanto con livelli di disagio diversi, sembrano esprimere le difficoltà di inserimento (per non parlare di mobilità) di chi proviene dalle classi lavoratrici e non trova più una collocazione adeguata nella struttura dell’occupazione di una regione sempre più in ritardo di sviluppo e la cui economia viene attraversata da impetuosi processi di innovazione tecnologica e organizzativa ma anche di deindustrializzazione e di emarginazione dai nuovi centri dell’economia globale. In questa prospettiva, come da noi già evidenziato (Clarizia e Maddaloni, 2002), la posizione degli sbandati (il gruppo che comprende i restanti 55 intervistati, pari al 9,2% del totale) costituisce un’importante complicazione in un quadro sociale che appare tuttavia ancora segnato in profondità dalla persistenza di un’abissale divaricazione tra lavoro manuale, ‘a fatica, e lavoro intellettuale, ‘o posto.

  36. Le dimensioni e i tipi

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