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Corso Economia Industriale

Corso Economia Industriale. Prof. Provenzano C. LA CURVA DI DOMANDA RESIDUALE DELLE IMPRESE PRICE TAKER. Presentazione di:. Dario Di Nora Giuseppe Angilella Vittorio Amico Stefano Carrubba Michele Dellutri. Domanda residuale delle imprese price taker (1).

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Presentation Transcript


  1. Corso Economia Industriale Prof. Provenzano C. LA CURVA DI DOMANDA RESIDUALE DELLE IMPRESE PRICE TAKER Presentazione di: • Dario Di Nora • Giuseppe Angilella • Vittorio Amico • Stefano Carrubba • Michele Dellutri

  2. Domanda residuale delle imprese pricetaker (1) La curva di domanda residuale delle imprese pricetaker (imprese che non possono influire sul prezzo) si ottiene dalla differenza tra la domanda di mercato e l’offerta dei competitors. Più il numero delle imprese rivali è elevato più la curva di domanda individuale diventa orizzontale. Essendo l’elasticità della domanda infinita, per l’impresa non è conveniente abbassare il prezzo perché non otterrebbe profitto, se invece aumenta i prezzi i consumatori acquisterebbero altrove…

  3. Domanda residuale delle imprese pricetaker (2) …la curva di domanda residuale è cosi ottenuta: Dr(p)= D(p) - So(p) Dr(p)= Domanda residuale di mercato D(p)= Domanda di mercato So(p)= offerta di altre imprese Se So(p)> D(p) Dr(p)=0

  4. Domanda residuale delle imprese pricetaker (3) Genericamente, se vi sono n imprese identiche, l’elasticità ε della domanda di qualsiasi singola impresa i sarà: εi= εn- ηo(n-1) Dove ε=elasticità della domanda di mercato , ηo= l’elasticità d’offerta delle altre imprese (positivo), (n-1)= numero della altre imprese. Per una data elasticità di mercato, all’aumentare del numero dell’imprese presenti nello stesso mercato, l’elasticità delle singole imprese cresce in valore assoluto (ossia diventa più negativa). Analogamente, maggiore è l’elasticità dell’offerta della altre imprese, più grande sarà in valore assoluto l’elasticità della domanda dell’impresa.

  5. Derivazione della curva di domanda residuale: grafico p p S p* p* p1 p1 DR D q q 0 q3 0 q2 q* q1 B) Domanda e offerta di mercato delle altre imprese A) Domanda residuale di un’impresa

  6. Derivazione della curva di domanda residuale: teoria Rappresentiamo due grafici. Nel grafico (B) tracciamo la curva di domanda e di offerta delle imprese, mentre nel grafico (A) otterremo la curva di domanda residuale della singola impresa. Nel secondo grafico, dopo aver tracciato le curve di domanda e offerta, troviamo il punto di equilibrio che genererà la quantità q* e il prezzo p*. Al prezzo p1, la domanda del mercato sarà q1 e l’offerta delle altre imprese sarà q2. Prolunghiamo p* nel grafico (A); stessa cosa per p1 ( che coincide con p2). La distanza che intercorre tra q1 e q2 rappresenta nel grafico (A) la quantità q3. Al prezzo p* l’offerta delle altre imprese è pari alla domanda di mercato e la domanda residuale dell’impresa rappresentata nel grafico (A) è quindi uguale a zero. Nel grafico (A) la curva di domanda residuale dell’impresa è molto più piatta di quella della domanda di mercato rappresentata nel grafico (B). Alla stessa maniera l’elasticità della domanda della singola impresa è maggiore di quella del mercato.

  7. Esempi pratici di imprese pricetakerin concorrenza perfetta (1) I mercati agricoli si possono considerare a tutti gli effetti mercati che rientrano nella categoria della concorrenza perfetta. Un esempio è il mercato della patata. Un coltivatore di patate subisce la concorrenza di un numero talmente elevato di altri coltivatori, causata dell’assenza di barriere all’entrata, che da solo non riesce ad avere influenza sul prezzo di mercato. Per ogni varietà di patate, ciascun coltivatore produce un prodotto virtualmente identico a quello di ciascun altro concorrente e ciascuno di essi costituisce soltanto una parte infinitesima dell’offerta totale. Le imprese possono anche stabilire i propri prezzi di vendita osservando quelli applicati dalla concorrenza, ma alla fine tutte sono costrette ad applicare il medesimo prezzo poiché la domanda dei consumatori privilegia la vendita ai prezzi più bassi. La piccola impresa agricola invece, che è sul mercato da decenni, può decidere quanto produrre basandosi sull'esperienza e sugli eccessi di produzione del passato. Nell’ultimo trimestre il mercato italiano della patata è stato caratterizzato (dicembre ‘11-febbraio ’12) da un andamento delle vendite poco sostenuto, anche a causa dello sciopero dei trasportatori (gennaio) e della forte ondata di maltempo che ha investito la penisola nel mese di febbraio (con conseguenti disagi sulla mobilità ed il trasporto delle merci).

  8. Esempi pratici di imprese pricetakerin concorrenza perfetta (2) Dall’indagine effettuata presso gli operatori della filiera pataticola nazionale si conferma l’andamento debole della domanda di prodotto dovuto principalmente alla crisi economica che non ha risparmiato, a detta degli operatori, il mercato ortofrutticolo. Mentre per quanto riguarda la forte concorrenza del prodotto di origine estera ben presente sui principali mercati all’ingrosso della penisola, il prodotto di origine italiana conserva un buon livello qualitativo che lascia ben sperare per il prosieguo della campagna di commercializzazione. Altro esempio è il mercato delle mele. La produzione di mele è da sempre una delle più importanti per la frutticoltura italiana, sia in termini di valore economico, sia per quanto riguarda i consumi. La mela è infatti il frutto più consumato nel nostro Paese e la sua scelta, ormai del tutto destagionalizzata, è legata principalmente a fattori dietetico-nutrizionali o di abitudini alimentari che riguardano tutte le fasce dei consumatori. Questo mercato è popolato da numerose imprese ciascuna delle quali non è in grado di influenzare il prezzo di vendita delle mele. Valgono le stesse considerazioni fatte in precedenza. Tuttavia vi sono significativi tentativi da parte delle imprese di sfuggire alla palude della concorrenza attraverso la creazione di consorzi (ad esempio il consorzio From che rappresenta tutte le organizzazioni di produttori di mele del Trentino-Alto Adige tra cui Melinda) e altre aggregazioni imprenditoriali che possono mettere in essere politiche di marketing in grado di differenziare il prodotto (anche le mele hanno una marca o almeno una denominazione di origine) e di fidelizzare il consumatore su una marca di mele.

  9. Esempi pratici di imprese pricetakerin concorrenza perfetta (3) Queste strategie prevedono un marchio che metta in luce la provenienza e il legame con il territorio; un segno distintivo che vuole portare in primo piano la qualità del prodotto con il giusto prezzo. Una strategia che mira anche ad evitare la concorrenza dei paesi esteri nelle esportazioni: principale antagonista è la Polonia, il cui prodotto è di certo di qualità inferiore rispetto a quello italiano e quindi di basso costo. Le mele italiane hanno bisogno di essere più conosciute nel mondo, soprattutto in quei mercati che sono disposti a pagare di più pur di aver garantito un processo produttivo certificato ed una tipicità d’origine legata ad un’eccellente qualità per i quali l’Italia può considerarsi maestra. Altri esempi possono essere il mercato del frumento o quello delle matite.

  10. Vantaggi e svantaggi Vantaggi: • -Massimizza il volume della produzione, con vantaggio dei consumatori, in quanto il prezzo del mercato tende al costo e inoltre la domanda crea i presupposti dell’attività produttiva; • -consente una migliore allocazione delle risorse, una più efficiente combinazione dei fattori produttivi, e l’efficienza è assicurata dalla selezione; • -assicura l’indipendenza degli operatori economici e maggiori libertà politiche dei cittadini; • riduce le barriere competitive, perché diminuiscono le barriere d’entrata, e aumenta il numero delle imprese che operano nel mercato; • -diminuiscono i costi di transazione e aumenta l’importanza del consumatore. • -La maggior parte dei costi sono a carico della collettività; • -le preferenze individuali difficilmente coincidono con quelle della collettività; • -la sovranità del consumatore è illusoria perché le imprese attraverso tecniche come la pubblicità trasformano il consumatore in soggetto passivo; • -le forze spontanee del mercato non portano automaticamente alla piena occupazione dei fattori produttivi e la libera concorrenza non può assicurare la giustizia sociale in quanto consente ai soggetti economicamente forti di agire per i propri interessi; • -minori vantaggi per assenza di economie di scala e difficoltà per le imprese che non godono di economie esterne a rimanere sul mercato. • La concorrenza perfetta implica la «sopravvivenza dei migliori». Le imprese inefficienti, non essendo in grado di conseguire neanche profitti normali, dovranno lasciare il mercato. Tutto ciò incoraggia le imprese ad essere il più efficienti possibile e quando risulta fattibile, ad investire in nuova tecnologia in ulteriore pubblicità e/o promozione e fidelizzazione del marchio; è proprio questo il caso della MELINDA. In generale, è possibile sostenere che i mercati di concorrenza perfetta permettono di raggiungere l’efficienza economica. Svantaggi:

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