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Microclima

Istituto Comprensivo “L. Bartolini” Cupramontana (AN.) A.S. 2012 /13. Microclima. Definizione:.

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  1. Istituto Comprensivo “L. Bartolini” Cupramontana (AN.) A.S. 2012 /13 Microclima

  2. Definizione: Il complesso dei parametri fisici (temperatura, aerazione, umidità …) che caratterizzano l’ambiente di lavoro e che assieme a parametri individuali (attività metabolica e abbigliamento) determinano gli scambi termici fra l’ambiente stesso e gli individui che vi operano.

  3. Temperatura dell’aria e microclima Titolo II del D.Lgs. 81/08 - Luoghi di lavoro Per i mesi estivi la temperatura dell’aria consigliata va da 24 a 27 °C [+1 °C], l’umidità relativa da 45 a 70%. Per i mesi invernali la temperatura varia da 18 a 22 °C [+1 °C] e l’umidità relativa da 45 a 70%. Per quanto riguarda la velocità dell’aria, essa deve essere < a 0,15 m/sec sulla postazione di lavoro.

  4. IMPORTANZA DEL “MICROCLIMA” A SCUOLA La situazione di confort termico e di benessere in un ambiente chiuso o climatizzato come quello di un’aula scolastica è condizionata oltre che dai livelli di illuminazione e rumore anche dalla temperatura, dalle correnti d’aria e dalla percentuale di umidità. I valori di riferimento previsti dalle norme sull’edilizia scolastica prevedono il rispetto di questi parametri: Temperatura 20 gradi */- 2°C Percentuale di umidità tra il 45% ed il 55% Ricambi d’aria almeno 2/3 volte ogni ora

  5. Piante e microclima Purtroppo le case, gli uffici, le scuole e gli ambienti in cui viviamo noi e i nostri figli esalano silenziosamente inquinanti pericolosi per la salute come formaldeide, ammoniaca e benzene che provengono da materiali plastici, vernici, detersivi, fumi, pareti ecc… In natura esistono piante idonee a vivere in appartamento e alcune di queste sono in grado di svolgere azione di depurazione dell’aria che respiriamo (Spatiphillum, Nephrolepis, Hedera…). Gli scienziati hanno dimostrato che queste piante producono effetti salutari come: neutralizzazione di gas nocivi, miglioramento dell’umidità nell’aria e creazione di microclima sano.

  6. PIANTE UTILI ANCHE A SCUOLA L’inserimento di piante da interno anche a scuola può avere tre scopi importanti: 1.migliorare il microclimasia come mitigatori del livello di umidità, quanto di quello dell’ossigeno 2.veri e propri depuratori naturalidi alcune sostanze inquinanti presenti negli ambienti confinati e chiusi come gli spazi scolastici 3. richiamare,simbolicamente, lo scorrere delle stagionie la necessità di ritmare la giornata fra spazio chiuso e aperto, fra spazio 'naturale' e artificiale.

  7. Sono degli ottimi umidificatori naturali il Papiro ed il ficus pomilia. Potus, filodendron e ficus-benjamino possiedono, secondo studi della Nasa, la capacità di assorbire sostanze inquinanti come ad esempio la formaldeide, usata nei collanti e spesso emessa dagli arredi nuovi. Tutte le piante verdi assorbono durante la giornata anidride carbonica e diffondono ossigeno assicurando,soprattutto d'inverno, una miglior qualità dell'aria in spazi collettivi di lunga permanenza come le aule, i laboratori, ma anche altri spazi comuni delle scuole.

  8. CAMBIAMO ARIA • La maggiore fonte di inquinamento “Indoor” cioè al chiuso in una aula scolastica sono certamente le persone che passano molte ore in questo ambiente chiuso. • Ogni persona in un’ora, attraverso la respirazione: • - consuma da 17 a 21 litri di Ossigeno • emette circa 17 litri di Anidride Carbonica. • Con la traspirazione cutanea e la sudorazione immette nell’aria: • - idrogeno solforato e composti organici • acidi grassi volatili come l’acido caprinico (responsabile dei • cattivi odori). • Il metabolismo umano produce anche calore ed acqua ed è uno dei • responsabili dell’aria “cattiva” che si respira a scuola. • Fondamentale che ad ogni cambio d’ora ci sia un ricambio dell’aria della classe di almeno 1-2 minuti

  9. Che cosa dice la legge Titolo IV – D.Lgs. 81/2008 Aerazione Nei luoghi di lavoro chiusi, è necessario far sì che tenendo conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici ai quali sono sottoposti i lavoratori, essi dispongano di aria salubre in quantità sufficiente ottenuta preferenzialmente con aperture naturali e quando ciò non sia possibile, con impianti di areazione

  10. Umidità Nei locali chiusi di lavoro nelle aziende industriali nei quali l’aria è soggetta ad inumidirsi notevolmente per ragioni di lavoro, si deve evitare, per quanto è possibile, la formazione di nebbia, mantenendo la temperatura e l’umidità nei limiti compatibili con le esigenze tecniche.

  11. Temperatura dei locali La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori.

  12. La “macchina” umana E’ una macchina termica alimentata da “combustibili” (alimenti) che vengono trasformati parte in lavoro ( 10-20% ) e parte in calore (80-90% ). Il corpo umano tende a mantenere più costante possibile la propria temperatura interna ( soprattutto quella degli organi più importanti : sistema nervoso centrale, cuore, polmoni, visceri…) per cui deve dissipare il calore metabolico prodotto in eccesso.

  13. Condizioni microclimatiche Benessere termico Condizione microclimatica in cui la persona non è costretta ad attivare meccanismi di termoregolazione e non percepisce né sensazione di caldo né di freddo (condizione di soddisfazione della situazione termica).

  14. Disconfort termico Condizione microclimatica che dà luogo alla sensazione di caldo o di freddo ( richiede intervento meccanismi di termoregolazione)

  15. Stress termico Condizione microclimatica nella quale l’organismo non riesce più a mantenere costante la temperatura interna; può causare effetti negativi per la salute ( colpo di calore, esaurimento, congelamento, assideramento).

  16. Meccanismi di termoregolazione Meccanismi di difesa verso il caldo Vasodilatazione cutanea Traspirazione Sudorazione attiva Diminuzione attività motoria Meccanismi di difesa verso il freddo Vasocostrizione Brivido Aumento dell’ attività motoria

  17. Ambienti termici moderati Sono caratterizzati da: • Facilità di conseguimento delle condizioni di omeotermia dell’organismo • Omogeneità e ridotta variabilità temporale delle condizioni microclimatiche • Attività fisica modesta dei soggetti • Sostanziale uniformità del vestiario dei vari soggetti Tali ambienti vengono valutati in riferimento al livello di benessere (comfort) termico garantito agli occupanti, definito come “Quella condizione mentale in cui viene espressa soddisfazione perl’ambiente termico”, identificabile tecnicamente nella neutralità termica(il soggetto non desidera né un ambiente più caldo né uno più freddo)

  18. Ambienti termici moderati - parametri riferimento

  19. Ambienti termici moderati CONTROLLO DEL MICROCLIMA Negli ambienti moderati è possibile rendere il microclima il più possibile prossimo alla zona di benessere termico e ciò significa il raggiungimento di una situazione nella quale le condizioni termo-igrometriche sia generali sia locali sono considerate soddisfacenti da una larga maggioranza dei presenti. Il disconfort in ambienti moderati può derivare tanto dalla percezione globale del corpo umano o da situazioni di disagio localizzate . Il problema del contenimento degli sbalzi termici dipende da un insieme di fattori, molti dei quali sono decisi a livello di progettazione dell’ edificio , ma sui quali si può intervenire anche successivamente con il ricorso alla regolazione termo-igrometrica con apposita impiantistica.

  20. Ambienti termici severi caldi • Ambienti nei quali è richiesto un notevole intervento del sistema di termoregolazione umano per diminuire il potenziale accumulo di calore nel corpo. • Meccanismi di difesa : vasodilatazione dei vasi sanguigni cutanei, sudorazione. Caratteristiche • Temperatura elevata in relazione all’attività svolta ed al vestiario indossato ( possibile alto valore di umidità relativa) • Condizioni microclimatiche differenti da punto a punto e anche entro la stessa postazione di lavoro • disuniformità del livello di impegno fisico richiesto e del vestiario

  21. Ambienti termici severi freddi • Ambienti nei quali è richiesto un notevole intervento del sistema di termoregolazione umano al fine di ridurre la potenziale eccessiva diminuzione della temperatura del corpo umano attraverso meccanismi di vasocostrizione dei vasi sanguigni cutanei ( diminuzione della temperatura cutanea ) e brividi. • Caratteristiche • Temperatura bassa in relazione all’attività svolta ed al vestiario indossato ( possibile alto valore di umidità relativa) • Attività fisica e tipologia di vestiario abbastanza uniformi • Contenuta variabilità spaziale e temporale

  22. Possibili rischi • DISAGIO( ambienti termici moderati) • STRESS TERMICO( ambienti severi caldi) • disidratazione e crampi da calore • colpo di calore ( da blocco del sistema di termoregolazione ) che può essere accompagnato da perdita di conoscenza e preceduto da cefalea, vertigini, incoordinazione motoria e disturbi addominali) • edema e collasso cardio – circolatorio con transitoria anossia cerebrale e con perdita di conoscenza • STRESS TERMICO( ambienti severi freddi) • ipotermia ( abbassamento temperatura corporea) • congelamento tessuti • assideramento

  23. Microclima – Come si valuta Centralina microclimatica • Misura di tutti i parametri che nel loro insieme definiscono la qualità degli ambienti dal punto di vista termico. • misura i parametri fondamentali (temperatura aria, umidità relativa , velocità dell’aria) • Elabora indici microclimatici tramite software ( inserendo tipologia attività e vestiario)

  24. Microclima – Come si valuta Ambienti termici moderati( UNI EN ISO ) Si valuta il livello di benessere ( confort termico) dei soggetti “condizione mentale” in cui viene espressa soddisfazione per l’ambiente termico. Tecnicamente identificato con la neutralità termica. ( stato in cui il soggetto non esprime preferenze né per un ambiente più caldo né per un ambiente più freddo) Come Misura parametri ambientali ( T, UR,V ) Indicazione attività e vestiario Elaborazione indici ( software)

  25. Criteri di valutazione Metodo PMV ( voto medio previsto) Metodo PPD ( percentuale prevista insoddisfatti)

  26. CONTROLLO DEL MICROCLIMA • Il miglior presupposto per un ambiente gradevole dal punto di vista microclimatico è quello di mettere in atto tutte le misure utili a raggiungere condizioni di confort in modo naturale. • Insede progettuale : • collocazione dell’edificio nel territorio ( soleggiamento e ventosità) • buon isolamento termico • possibilità di schermare l’irraggiamento solare diretto • presenza di buoni rapporti aeranti .

  27. CONTROLLO DEL MICROCLIMA • Interventi correttivi : • adozione di sistemi di apertura e chiusura dei portoni che riducano al minimo gli scambi termici tra l’esterno e l’interno; • adozione di zone di transizione termica; • posizionamento delle postazioni fisse di lavoro a distanza dalle porte che si affacciano su ambienti esterni o non controllati dal punto di vista termo-igrometrico ovvero lontane da importanti sorgenti radianti; • interposizione di schermi che evitino l’esposizione a radiazione emessa da superfici molto calde o molto fredde; • controllo del carico termico interno degli ambienti: • presenza eccessiva di macchine/persone/attività che apportano energia termica ; • controllo delle velocità dell’aria ; • dotazione nei diversi ambienti di regolatori autonomi dei parametri termo-igrometrici; • aumento dell’umidità relativa invernale e riduzione di quella estiva.

  28. RISCHIO CHIMICO

  29. Sostanze chimiche per pulizia Individuazione delle sostanze pericolose e delle fasi di lavoro a rischio Per ogni area di lavoro significativa e per ogni mansione è fondamentale valutare la presenza e l'uso di sostanze pericolose. Si devono eliminare le sostanze non più in uso e quelle sostituibili con altre, simili e meno pericolose. Per tutte le sostanze presenti si devono richiedere ai fornitori le "Schede di Sicurezza" in quanto obbligatorie per effetto del DM. 28-01-1992 "Disciplina dell'imballaggio dei preparati pericolosi" e successivo D. Lgs 285/98. Tutte le schede devono essere esaminate per evidenziare i rischi, le misure preventive e i dispositivi Individuali di Protezione (DPI) prescritti.

  30. Norme per l’acquisto Ogni sostanza potenzialmente pericolosa non potrà essere ordinata se prima non sarà valutata la relativa scheda di sicurezza sia da parte del datore di lavoro, sia dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione che dal Medico competente. Al responsabile amministrativo compete la tenuta degli elenchi delle sostanze potenzialmente pericolose presenti a scuola.

  31. Utilizzo delle sostanze La scuola utilizza in genere le seguenti tipologie di sostanze chimiche: MATERIALI DI PULIZIA E DISINFEZIONE. Tali sostanze sono utilizzate solo in alcune fasi di lavoro e solo in alcune zone.

  32. Misure di prevenzione e protezione da adottare Fase:pulizia locali e arredi Rischi:contatto con sostanze pericolose DPI:guanti, mascherine, occhiali antischizzo e scarpe di sicurezza Tempo di esposizione in ore/settimana per personale ausiliario: non più di 12 DPI: Dispositivo diProtezioneIndividuale

  33. Dispositivo di Protezione Individuale (D.P.I.) Definizione DPI : qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo” (art. 74, comma 1 D.Lgs. 81/08)

  34. Valutazione dell’esposizione ad agenti chimici II rischio chimico viene valutato applicando delle linee guida che prevedono la Classe di rischio Chimico in relazione a tre fattori: 1. gravità intrinseca dell'agente chimico; 2. durata dell'esposizione all'agente chimico; 3. livello di esposizione. Se dal calcolo delle Classi di rischio si ottengonovalori inferiori o uguali a 10,che corrisponde al rischio basso, l'esposizione degli addetti agli agenti chimici è da ritenersi sotto controllo. Da un’indagine effettuata in alcune scuole italiane, si deduce che il rischio chimico nelle scuole, secondo quanto previsto dal D.Lgs. 25/02 è di tipo:"Moderato".

  35. CLASSE DI RISCHIO SECONDO LE LINEE GUIDA Si ricorda che in ogni caso il prodotto deve essere utilizzato esclusivamente dal personale esperto che prende conoscenza della scheda di sicurezza del prodotto tramite ricevuta scritta allegata alla scheda personale presente in segreteria.

  36. Azioni di miglioramento per utilizzo prodotti di pulizia all’interno dell’Istituto • Una notevole fonte di rischio può derivare dall’accumulo di sostanze o di residui non più in uso, spesso non etichettate, con recipienti non più in grado di garantirne la tenuta, in luoghi non idonei ad evitare rischio in caso di spandimento. • Le misure di tutela da attivare sono: • Smaltimento (conferendolo a ditta specializzata) differenziato dei rifiuti, residui, recipienti vuoti, sostanze scadute o vietate.

  37. Conservare presso la Direzione Amministrativa le schede di sicurezza delle sostanze di pulizia utilizzate in conformità della seguente procedura: • • Stilare una lista delle sostanze chimiche presenti; • • Richiedere al fornitore le schede di sicurezza redatte in • lingua italiana, procedurarne la consultazione prima • dell’immagazzinamento e dell’utilizzo; • • Spedire una copia delle schede di sicurezza al RSPP; • • Informare e formare i lavoratori; • • Procedere all’ aggiornamento dell’elenco delle sostanze • ogni qualvolta si acquistino nuovi prodotti.

  38. Verificare che tutti i recipienti riportino l’indicazione scritta del nome e del codice numerico del prodotto contenuto e dei rischi associati. • In caso di travaso di parte della sostanza dal contenitore • originale ad un altro assicurarsi di riportare l’indicazione scritta • del nome e del codice numerico del prodotto contenuto e dei • rischi associati su quello di destinazione o di provvedere allo • smaltimento dei residui.

  39. I prodotti ed i rifiuti che abbiano proprietà nocive per la salute devono essere custoditi in recipienti a tenuta e la loro presenza deve essere adeguatamente segnalata. • Apporre idonea cartellonistica nei locali ove si depositano le sostanze chimiche indicante il divieto di fumare, mangiare e bere.

  40. REGOLE FONDAMENTALI DA OSSERVARE • PER I PRODOTTI CHIMICI • Non aggiungere mai acqua o altri liquidi alla sostanza chimica: non si • sa mai come reagisce! • 2. Non fare mai miscugli di sostanze chimiche diverse: possono diventare bombe chimiche! • 3. Non travasare mai in contenitori non originali e leggere sempre l’etichetta per sapere come usare il prodotto e quali sono le • FRASIRDI RISCHIO e le FRASISDI PRUDENZA E PROTEZIONE, esempio: • – R22 Nocivo per ingestione • 4. Avere sempre a disposizione le SCHEDE DI SICUREZZA del prodotto • (possibilmente aggiornate) raccolte in un contenitore e sistemate • vicino alla cassetta di Primo Soccorso, per portarle insieme all’infortunato al Pronto Soccorso dell’Ospedale più vicino o per chiamare il 118.

  41. 5. Usare sempre i guanti in gomma per prevenire un rischio di dermatite da contatto. 6. In presenza di acidi o alcali, usare sempre i DPI previsti e arieggiare i locali durante l’attività lavorativa. 7. Non mangiare, non bere e fumare durante la manipolazione di sostanze chimiche. 8. Conservare i prodotti nei loro contenitori originali in locali o in armadi chiusi. 9. Non miscelare mai i prodotti fra loro (per esempio ipoclorito di odio e acido tamponato).

  42. RISCHI SPECIFICI NEL PROFILO: COLLABORATORE SCOLASTICO • Indossare i previsti • Dispositivi di Protezione • Individuale (D.P.I.) • (guanti in gomma, • mascherina antipolvere, • occhiali o visiera • paraschizzi) • Formazione-Informazione • specifica sulle procedure • da utilizzare RISCHIO CHIMICO, connesso all’uso di prodotti di pulizia; in particolare, in caso accidentale con le sostanze o di esposizione a vapori a seguito di incauta miscelazione di detergenti (per es. acido cloridrico e candeggina)

  43. Attenersi alle “Schede tecniche di • Sicurezza” dei prodotti in uso; • Usare solo contenitori originali • mantenendo l’etichetta; • Sostituire i prodotti maggiormente • nocivi RISCHIO CHIMICO, dovuto ad esposizione toner • Formare il personale sulle • procedure da utilizzare durante la • sostituzione del toner; • Indossare adeguati Dispositivi di • Protezione Individuale (D.P.I.) • (guanti in lattice e maschere • antipolvere) • Tenere aerato l’ambiente.

  44. Il Regolamento 1272/2008 (CLP = Classification, Labelling, Packaging) prevede nuovi simboli di rischio chimico.

  45. Etichette e schede di sicurezza • Informano su: • caratteristiche del prodotto • rischi che può presentare • precauzioni da attuare per il suo • corretto uso, stoccaggio e • smaltimento, in caso di • incendio, sversamento, ecc..

  46. Etichette di cui devono essere muniti i prodotti chimici Forniscono le informazioni fondamentali per valutare un prodotto e stabilire le corrette modalità per la sua manipolazione.

  47. Etichetta • La presenza dell’etichetta • è uno degli strumenti • indispensabili nella gestione • dei prodotti chimici • Deve essere obbligatoriamente applicata sui contenitori dei prodotti, sostanze o preparati • Va apposta su ogni singola confezione. Anche per le piccole confezioni, bisogna leggere e conservare le istruzioni nel blister, seppure scritte in carattere piccoli (ad esempio la loctite, comunemente in commercio come Attack, colla potentissima aderisce ai tessuti senza staccarsi facilmente, soprattutto alle dita e alle palpebre dei bambini).

  48. Indicazioni obbligatorie • nella etichetta • Denominazione commerciale del prodotto • Ragione sociale (nome, indirizzo, numero telefonico) del fabbricante / importatore / distributore • Nome chimico dei componenti più significativi • Simbolo eventuale di pericolo • FrasiR (Rischio) prossimamente H • FrasiS (Prudenza) prossimamente P • Quantità (peso o volume).

  49. Cultura della Sicurezza 50

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