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4° Lezione: Il Processo della Revisione Aziendale

4° Lezione: Il Processo della Revisione Aziendale. Fase 1: Analisi di coerenza; Fase 2: La stima del Rischio di Revisione; Fase 3: La Programmazione (con definizione della strategia); Fase 4: L’Attuazione; Fase 5: La Supervisione; Fase 6: La Relazione finale. SCHEMA.

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4° Lezione: Il Processo della Revisione Aziendale

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Presentation Transcript


  1. 4°Lezione: Il Processo della Revisione Aziendale • Fase 1: Analisi di coerenza; • Fase 2: La stima del Rischio di Revisione; • Fase 3: La Programmazione (con definizione della strategia); • Fase 4: L’Attuazione; • Fase 5: La Supervisione; • Fase 6: La Relazione finale.

  2. SCHEMA

  3. MemoObiettivi Revisione Obiettivo principale Espressione di un giudizio professionale in merito all’attendibilità del bilancio con ragionevole sicurezza Obiettivi generali • Verifica dell’esistenza di attività, passività, costi e ricavi; • Verifica del corretto titolo di proprietà o di credito; • Verifica della corretta adozione dei principi contabili. Obiettivi particolari Verifiche specifiche di singole poste del bilancio (cassa, crediti, magazzino, ecc.): • verifica consistenza; • verifica corretta esposizione in bilancio.

  4. Obiettivi particolari 1. Routine transactions (fattuazione, incassi, ecc.) • Numerose e ricorrenti; • Obiettivamente misurabili ed elaborate dal sistema informativo in modo automatico. 2. Non routine transactions (alienazione cespite) • poco ricorrenti e numerose; • richiedono giudizio su contabilizzazione; 3. Accounting estimates (valutazione della percentuale di realizzo crediti) • non sempre oggettivamente quantificabili; • soggette al verificarsi di eventi futuri; • non sempre confrontabili con i dati dal passato.

  5. 2. La valutazione del Rischio (Riskassessment) Durante le attività preliminari è opportuno porre attenzione sulla valutazione del rischio cui si sottopone il revisore. Il Rischio sarebbe eliminabile soltanto se si potesse controllare tutto l’universo. La valutazione del Rischio rappresenta il portato dell’esperienza e dell’intuito del Revisore e, naturalmente, si basa sull’osservazione della documentazione fornita (bilanci, verbali cda, relazioni dei revisori precedenti, organigrammi e mansionari, ecc.).

  6. 2. La valutazione del rischio (Riskassessment) Durante il processo di revisione, si potrebbe riscontrare una differenza considerevole tra il rischio stimato ed il rischio rilevato. In un caso del genere, è opportuna una riconsiderazione della strategia di revisione, con un numero delle presenze in azienda (e dei compensi). Il Revisore, mediante la raccolta di appropriati elementi probativi, può (e deve) ridurre il Rischio di Revisione ad un livello sufficientemente basso. Il Dl 39/2010 introduce dei criteri (linee guida) che consentono al Revisore di acquisire un complesso di informazioni strumentali alla valutazione del rischio medesimo.

  7. Il concetto di Rischio di Revisione Si è imposto per modellizzare le attività che compongono il processo di revisione e per rendere il lavoro più efficace ed efficiente. L’attività di revisione necessitava, infatti, di un modello concettuale che consentisse di strutturare l’espressione del giudizio di attendibilità sul bilancio osservato. grado di convincimento=0 Il Rischio è max Rischio= 1 – Grado di convincimento Nella prassi, si ritiene che si debba raggiungere un grado di convincimento pari al 95%, con un conseguente Rischio di Revisione residuale pari al 5%. grado di convincimento=1 Il Rischio è min

  8. Modello del Rischio di Revisione In sintesiilmodellopuòesserecosìrappresentato: RR = R Inerente x R Controllo x R Individuazione Alcuniesempi di combinazioni per limitazione del rischio: 5%= 100% x 100% x 5% 5%= 100% x 5% x100% 5%= 100% x 20% x 25% 5%= 50% x 10% x 100% La relazionemoltiplicativaindical’interdipendenzadellecomponenti di rischio (semplificazione). I primi due indicicompongonoilrischio legato all’azienda. Il terzoindicesiriferisce al Revisore.

  9. Modello del Rischio di Revisione Ne derivachese la stima del RischioIntrinsecofosse pari al 20% e del Rischio di Controlloparial 50%, ilRischio non governabile dal Revisoredivienepari al 25%. R Individuazione = R. Revisione / R Inerente x R Controllo R Ind. = 0.05 / (0.2 x 0.5) = 0.2 = 50% TantomaggioresaràilRischio di Individuazione, tantomaggioresaràl’ampiezzadelleverifiche poste in essere dal Revisore.

  10. Rischio Inerente o Intrinseco Il rischio inerente è l’attitudine di una classe di valori a presentare errori significativi, indipendentemente dall’esistenza di procedure di controllo interno. In senso lato, è il rischio che vi siano errori nel bilancio in conseguenza di eventi macroeconomici, condizioni del settore in cui opera l’impresa oppure scelte aziendali. Alcuni esempi: • Andamento dei tassi di cambio e di interesse; • Diminuzione dei prezzi per il declino nel ciclo di vita dei prodotti; • Introduzione di nuovi prodotti; • Elevate spese pubblicitarie di ricerca e sviluppo; • Stock options; • Scelte del management.

  11. Le componenti del Rischio Inerente Il rischio inerente presenta sostanzialmente due componenti: • Oggettiva: situazione di oggettiva difficoltà nel pervenire ad una determinazione quantitativa attendibile per la classe di valori esaminata (rischio di errore); • Soggettiva: situazione di opportunità per il management della società a introdurre significative alterazioni nella determinazione quantitativa e/o nella classificazione di uno o più insiemi di eventi aziendali (rischio di frode).

  12. La componente oggettiva del Rischio Inerente La componente oggettiva, a sua volta, può essere ricondotta a: • Condizioni specifiche: se attinenti ad una particolare classe di valori; Esempi: complessità di calcolo, valori stimati e congetturati, suscettibilità al futuro, inusualità dell’operazione; • Condizioni generali (d’azienda e d’ambiente): se impattano su più classi di valori. Esempi: condizioni macroeconomiche (volatilità dei tassi, recessione), di settore, (nuove normative, mutamenti tecnologici) d’azienda (introduzione di nuovi prodotti).

  13. La componente soggettiva del Rischio Inerente La componentesoggettiva, a suavolta, derivadallasussistenza di due elementi: • La presenza di circostanzechedeterminanol’opportunità ad alterareilbilancio: • Possibilitàche la redditivitàfluttui in modoimprevisto per ragioniconnesseallanaturadell’attivitàaziendale e dell’ambientecompetitivo in cui è inserita; • Rischiofinanziario, correlatoallasolvibilità di brevetermine; • Rischio di mercatoassociatoallavariabilitàdeiprezzi di mercatodeititolirappresentativi del capitale di rischio e di prestito; • Rischiotributario, associato al prelievofiscale; • Rischio “sociale”, correlato al possibileverificarsi di manifestazionisocialiostiliall’impresa, in relazione a determinate politichedell’occupazione, dell’ecologia, ecc. ; • L’integrità del management. Evitare going concern; Ottenereobiettivi a tuttiicosti; Creareriserveocculte.

  14. Il Rischio di Controllo Il rischio di controllo è ilrischiocheil Sistema di ControlloInterno (SCI) non sia in grado di prevenire, ovvero di individuareglierrorisignificativinelbilancio. Alcuniesempi: • Mancanza di suddivisioneneicompitiritenuticritici; • Assenza di un sistemastrutturato di contabilitàindustriale; • Mancataformalizzazione di delibereattinentioperazioni di gestioneparticolarmentesignificative.

  15. Il rischio di controllo: il S.C.I. Il Revisoredevevalutareil Sistema di ControlloInterno, negliaspetti di: • Disegnodelle procedure; • Concretofunzionamentodelle procedure. Il sistema di controllointernopuòesseredefinito come un insieme di meccanismi, procedure e strumenti – “controlli” – predispostidalla direzione per assicurareilconseguimentodegliobiettiviaziendali. Deveesserestrutturatoper assicurareilperseguimento di treobiettivi: • Efficienzaoperativa (operations); • Attendibilitàdeidati (reportings); • Conformitàalle normative vigenti (compliance).

  16. Il Rischio di Individuazione Il Rischio di Individuazione è ilrischiocheilRevisore non sia in grado, mediante le proprieverifiche, di individuareerrorisignificativipresentinelbilanciod’esercizioche non sonostatirimossidal Sistema di ControlloInterno. Tale rischiopuòesserescomposto in due distinteclassi di incertezza: • Il rischio di campionamento (l’errore non vieneindividuato a causadell’involontariaselezione di un campione non adeguatamenterappresentativodellecondizioni di errorepresentinellapopolazioneverificata). • Il rischio di non campionamento (l’errore non vieneindividuato a causadellanegligenza del revisorenellaprogrammazione e/o esecuzionedelleverifiche).

  17. Una sintesi Verifiche di validità

  18. 3. L’attività di Programmazione della Revisione (definizione della strategia) 1. Verifiche di conformità (verifichesu SCI); 2. Verifiche di validità o sostanziali (verifichesupostecontabili); • Ampiezza; • Tipologia; • Areecritiche (check list). 3. Sceltadellatolleranza (livello di significatività) • Metodo del pollice; • Metododelledimensioni.

  19. 3.1 Procedure di conformità (verifiche su SCI) Gliaspetti da monitorare per unacomprensione del Sistema di ControlloInternosono: • Ambiente di controllo; • Processo per la valutazione del rischio; • Sistema informativo; • Attività di controllo; • Monitoraggiodeicontrolli.

  20. 3.1 Procedure di conformità (verifiche su SCI) A. Ambiente di controllo Riguardal’atteggiamento, la consapevolezza e le azionidella direzione e deiresponsabilidell’attivitàamministrativa in relazione al controllointernodell’impresa. Vannoverificati: • organigramma, mansionari,procedure esistenti e flow-chart; • le competenzedellerisorseimpegnatenell’attivitàamministrativa; • La sensibilitàdella direzione suquestiaspetti.

  21. 3.1 Procedure di conformità (verifiche su SCI) B. Processo per la valutazione del rischio Riguarda le modalità con cui la direzione identificairischiattinentiallapreparazione di un bilancioidoneo a fornireunarappresentazioneveritiera e corretta in conformità al quadronormativo di riferimento. Vannoverificati: • La modellistica con cui la direzione identificairischi; • La capacità e tempestivitàdella direzione nell’adattarsi a cambiamentidovuti a modificheorganizzativederivanti da crescitadimensionale e/o modifichedell’ ambienteesterno (tecnologie, normative, ecc.).

  22. 3.1 Procedure di conformità (verifiche su SCI) C. Sistema informativo Riguardailcomplessodellecomponentifisiche (hardware e software) utilizzati per la redazione del bilancio. D. Attività di controllo Studio delle procedure adottate per impedire la presenza di errorinelbilancio. E. Monitoraggiodeicontrolli Riguardal’attenzionedella direzione posta al Controllo di gestione, al Controllodellatenutadellacontabilitàedalla Compliance dellenormevigenti.

  23. 3.2 Procedure di validità (verifiche su poste contabili) L’ampiezzadelleverifiche (campione) è funzione del Rischio di Individuazionestimato. Tantomaggiore è ilRischio di IndividuazionetantomaggiorisarannoIeverifiche. Le tipologie di verifichesidistinguono in: • Ispezione; • Osservazione; • Indagine; • Conferma di terzi; • Ricalcolo; • Riesecuzione.

  24. 3.2 Procedure di validità (verifiche su poste contabili) Le areecritiche: • Creditivsclienti – conferma di terzi; • Liquidità (cassa e banca) – ispezionecassaedestratticonti; • Magazzino – inventariofisicomaterie e merci; • Riscontiattivi – ricalcolo; • Debitivsbanche – ispezioneestratticonti; • Debitivsfornitori –conferma di terzi; • Ricavidellevendite (incassatifuori std) – conferma di terzi; • Acquisti (pagamentifuori std) – conferma di terzi; • Ammortamentiedaccantonamenti – ricalcolo; • Carichid’imposta e versamenti (reddito/iva) – ricalcolo e conferma di terzi; • Conversionevalute – ricalcolo; • Cut off – test suutlimidocumentiattivi e passivi.

  25. 3.3 Scelta della tolleranza (livello di significatività) Dato per assodatoche un controllocampionario non può dare assolutacertezza di giudizio, la ragionevolecertezzasibasasulconcettocheglierrori/frodieventuali non sianosignificativi. Un erroresidefiniscesignificativo se, qualorarilevato, comportassemodifiche di giudizio da parte di terzi. Un erroreriscontrato di € 100 milapuòessere non significativo per alcuneaziende e moltosignificativo per altre. La prassiprofessionalefaricorsoallaregolacosiddetta del 5-10%: • Scostamenticompresitra lo 0 edil 5% non sonoritenutisignificativi; • Scostamenticompresitrail 5 edil 10% zonagrigia; • Scostamentisuperiori al 10% sonoritenutisignificativi.

  26. 4. Attuazione/Esecuzione/Svolgimento Le tipologie di verifiche prima individuate possono (e dovono) essereeffettuatedurante la gestione (fase interim) edal terminedell’esercizio(fase final). Quando le risultanzedelleverifiche non sonoricompreseall’internodellesoglie di tolleranza, vuol dire cheilRischio di Revisione è statooggetto di sottovalutazione e, pertanto, divieneopportunaunamodificadellastrategia di Revisione (ampiezzacampione e tipologie di verifiche).

  27. 5. Supervisione Prima di giungereallastesuradellapropria opinion, è necessariocheilRevisoresvolgaun’analisi (riconsiderazione) delleverificheposte in essere, dellacompletezzadelle carte di lavororaccolte ma anchedellerisultanzedell’attività. Questa faserisultamoltoimportantepoichèspessopuòcomportare la riconsiderazione di aspettiritenuti prima marginali e, successivamente, rilevanti (l’esempioclassico è la rilevazione di errori non significativichetuttaviaindicano la propensionedella direzione a non comunicarecorrettamente la performance aziendali).

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