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Quale scuola, quale educazione Nell’Europa della conoscenza TESTO e CONTESTO della RIFORMA MORATTI Dai Piani di Studio

FIDAE – Federazione Istituti Di Attività Educative Via della Pigna 13/a – 00186 Roma 066791341 –066796296 – 066791097 (fax) http:// www.fidac.it - e-mail: infofidae@fidae.it. Quale scuola, quale educazione Nell’Europa della conoscenza TESTO e CONTESTO della RIFORMA MORATTI

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Quale scuola, quale educazione Nell’Europa della conoscenza TESTO e CONTESTO della RIFORMA MORATTI Dai Piani di Studio

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  1. FIDAE – Federazione Istituti Di Attività EducativeVia della Pigna 13/a – 00186 Roma066791341 –066796296 – 066791097 (fax)http:// www.fidac.it - e-mail: infofidae@fidae.it Quale scuola, quale educazione Nell’Europa della conoscenza TESTO e CONTESTO della RIFORMA MORATTI Dai Piani di Studio personalizzati al Portfolio nella scuola Secondaria di 1° grado Piero Cattaneo Università Cattolica S. Cuore Milano Roma,30.10.2003

  2. ARTICOLAZIONE della RELAZIONE • Dalla programmazione per obiettivi ai piani di studio personalizzati 1.a- Un nuovo impianto progettuale: riferimenti normativi e culturali. 1.b- Progettare e programmare per competenze: Quali cambiamenti? Quali modelli operativi nella scuola? 1.c- Itinerari per l’elaborazione dei piani di studio personalizzati. Alcune proposte 1.d- Prime valutazioni delle esperienze: punti forti e punti di criticità.

  3. Dai piani di studio personalizzati al portfolio nella scuola secondaria di 1° grado 2.a- Senso e significato di un’innovazione: il portfolio. 2.b- Riferimenti istituzionali, culturali e metodologici del portfolio 2.c- Come si progetta un portfolio? Le “rubriche” dell’insegnante: linee guida della valutazione. 2d- Prime esperienze d’uso del Portfolio delle competenze: potenzialità , limiti, osservazioni critiche, proposte di miglioramento.

  4. Alcune riflessioni di fondo sulle innovazioni progettuali e valutative: 3.a- fattibilità e valore aggiunto alla qualità della scuola; 3.b- coinvolgimento e ascolto reali della “voce” della scuola; 3.c- informazioni sui tempi e sui modi di attuazione delle innovazioni.

  5. DALLA PROGRAMMAZIONE PER OBIETTIVI AIPIANI DI STUDIO PERSONALIZZATI- Legge n° 59/97- D.P.R. n° 275/99- Legge n° 53/03 PROFILO EDUCATIVO CULTURALE E ROFESSIONALEINDICAZIONI NAZIONALIPER I PIANI DI STUDIOPERSONALIZZATI (e relative RACCOMANDAZIONI) POF (Piano dell’Offerta Formativa) ProgrammazioniPIANI DI STUDIOPERSONALIZZATI PORTFOLIO

  6. 1.a Un nuovo impianto progettuale: riferimenti normativi • D.P.R. n° 275 del 8 marzo 1999 (Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche ai sensi dell’art.21 della L.15 marzo 1997, n° 59.) …..art. 3 - Piano dell’Offerta Formativa art. 8 - Definizione dei curricoli c.1 - Il Ministro della P.I. ……definisce…… a) Gli obiettivi generali del processo formativo; b) Gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni; c) Le discipline e le attività costituenti le quote nazionali dei curricoli e il relativo monte ore annuale d) e) f) g) h) ……………..

  7. Legge 28 marzo 2003, n° 53 (Delega al Governo per la definizione delle norme Generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale) …..art. 2 - Sistema educativo di istruzione e di formazione c.f - i piani di studio personalizzati, nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, contengono un nucleo fondamentale, omogeneo su base nazionale [ INDICAZIONI NAZIONALI PER I PIANI DI STUDIO PERSONALIZZATI], che rispecchia la cultura, le tradizioni e l’identità nazionale, e prevedono una quota, riservata alle regioni, relativa agli aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata con le realtà locali.

  8. Dalle “INDICAZIONI NAZIONALI per i PIANI di studio personalizzati” per la scuola secondaria di 2° grado Unità di apprendimento e Piani di Studio personalizzati Le Unità di Apprendimento, individuali, di gruppi di livello, di compito o elettivi oppure di gruppo classe, sono costituite dalla progettazione: a) di uno o più obiettivi formativi tra loro integrati (definiti anche con i relativi standard di apprendimento, riferiti alle CONOSCENZE e alle ABILITA’ coinvolte); b) d elle attività educative e didattiche unitarie, dei metodi, delle soluzioni organizzative ritenute necessarie per concretizzare gli obiettivi formativi formulati;

  9. dalle modalità con cui verificare sia i livelli delle conoscenze e delle abilità acquisite,sia se equanto tali conoscenze e abilità si sono trasformate in competenze personali di ciascuno.Ogni istituzione scolastica, ogni gruppo docente, deciderà il grado di analiticità di questa progettazione delle Unità di Apprendimento. L’insieme delle Unità di Apprendimento effettivamente realizzate, con le eventuali differenziazioni che si fossero rese opportune per singoli alunni, da origine al PIANO DI STUDIO PERSONALIZZATO, che resta a disposizione delle famiglie e da cui si ricava anche la documentazione utile per la compilazione del PORTFOLIO delle COMPETENZE INDIVIDUALI.

  10. N.B. Personalizzazione: il concetto implica la messa a fuoco e l’interazione tra individualizzazione - differenziazione didattica – dispersione scolastica – flessibilità organizzativa- itinerari differenziati – Piani di Studio – Portfolio – POF – strategie di rinforzo – tutoraggio – valutazione.

  11. 1.b Progettare e programmare per competenze: Quali cambiamenti? Quali modelli operativi nella scuola?• dalla logica del Programma alla cultura professionale della Programmazione Curricolare • senso e significato di un PROGRAMMA SCOLASTICO• senso e significato di un CURRICOLO …. dalla ESECUZIONE DI PROGRAMMI alla PROGRAMMAZIONE CURRICOLARE quindi: fare scelte educative e didattiche che coniughino– il “GENERALE” con il “PARTICOLARE” – il “NAZIONALE” con il “LOCALE” – “CIO’ CHE VALE ERGA OMNES IN CIO’ CHE VALE PER CIASCUNO”

  12. • dalla Programmazione Curricolare alla realizzazione dei Piani di Studio personalizzati • senso e significato di un Piano di Studio personalizzato1.c ITINERARI per l’elaborazione dei PSP( piani di studio personalizzati). Alcune proposte: Ip.1 (A) ; Ip.2 (B) ; Ip.3 (C) ;

  13. Ip.1 (A)

  14. Ip.2 (B)

  15. Ip.3 (C)

  16. e quindi: dagli OBIETTIVI FORMATIVI (ART 8 del DPR n°275/’99) agli OBIETTIVI di APPRENDIMENTO effettivamente adatti ai singoli allievi (art.13 del DPR n° 275/’99).Dal testo di C. Petracca “Progettare per competenze” Elmedi 2003.Quaderno 1 PECUP: Profilo Educativo Culturale Professionale; OGPF: Obiettivi Generali del Processo Formativo; OSA: Obiettivi Specifici di Apprendimento; C: Conoscenze; A: Abilità; OFP: Obiettivi Formativi Personalizzati; UDA: Unità Di Apprendimento; COMP: Competenze; PSP: Piano di Studio Personalizzato.

  17. 2. SENSO e SIGNIFICATO DI UN’ INNOVAZIONE: IL PORTFOLIO 2. a Dalla Valutazione sommativa e formativa alla valutazione “autentica” quindi: il baricentro dell’azione valutativa dell’insegnante si sposta da ciò che lo studente ha imparato (compiti ripetitivi e speculari all’azione del docente) all’applicazione della propria conoscenza e abilità per produrre prodotti complessi nei quali si rivelino la padronanza e la competenza (compiti di prestazioni)N.B.:La valutazione autentica o alternativa si fonda sulla convinzione che l’apprendimento scolastico non si dimostra nell’accumulo e comprensione superficiale di nozioni, ma nella capacità generalizzare e trasferire e di utilizzare la conoscenza acquisita e contesti reali.

  18. 2. b Riferimenti istituzionali, culturali e metodologici del Portfolio Legge 4 agosto 1977, n° 517 Legge 28 marzo 2003, n° 53 Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati ( per la Scuola dell’infanzia, primaria e Secondaria di 1° grado). Profilo educativo culturale e Prossimale alla fine del 1° ciclo (6 14 anni). -WWW.vivoscuola.it -WWW.iprase.it (DIDASCALIE) -Progetto O.P.T.O. – Regione Emilia Romagna Documentazione relativa all’esperienza di “PORTFOLIO delle competenze” – Bologna 2000 -WWW.irre.lombardia.it

  19. Che cos’è un portfolio? Secondo Arter e Spondel Il portfolio dello studente è una raccolta finalizzata del lavoro dello studente che racconta la storia dei suoi sforzi, del suo processo o del suo successo in una o più discipline scolastiche. La potenzialità comunicativa e l’utilità per l’istruzione del portfolio sono accresciute quando: - gli studenti partecipano alla selezione del contenuto - la selezione del materiale segue delle linee guida predeterminate - sono disponibili i criteri per giudicare il valore del loro lavoro.In “ Using portfolio of student Wok in instruction and assessment, in Educational Measurement . Issues and practices, 11(1), 1992 pp.36-44

  20. 2.c Come si progetta un portfolio? La definizione dello scopo del portfolio è un aspetto fondamentale della sua costruzione. A diversi scopi corrispondono diversi tipi di portfolio: gli scopi diversi da dimostrare richiederanno prove documentali differenti e quindi daranno origine a portfolii diversi.

  21. Alcuni tipi: (secondo Mario Comoglio in L’Educatore gennaio-febbraio-marzo 2003) • Portfolio di lavoro: (metodo di Studio; estensione e maggiore padronanza di contenuti; competenze di livello elevato; problemi reali; ….) • Portfolio cumulativo • Portfolio di dimostrazione • Portfolio dei lavori migliori • Portfolio per il passaggio a un ciclo di scuola successivo • Portfolio per l’accesso all’immensità • Portfolio per una domanda di lavoro • Portfolio di orientamento professionale • Portfolio di classe • Portfolio di gruppo

  22. “Contenuti” comuni nel portfolio • Presentazione/diari di bordo • Biografia (linguistica, matematica, ecc) • Riflessione/ autovalutazione(come imparo?come sono?..) • Punto della situazione ( Che cosa so? Che cosa so fare?…) • Dossier. Il portfolio richiede che l’insegnante sappia progettare prestazioni significative degli allievi ma anche redigere RUBRICHE che descrivono i criteri secondo cui sono valutati sia le singole prestazioni, sia la raccolta finale. A cosa serve una RUBRICA? è lo strumento per identificare e chiarificare le aspettative specifiche relative a una prestazione e indica come si sono raggiunti gli obiettivi prestabiliti.

  23. 2.d PRIME ESPERIENZE D’USO del PORTFOLIO delle COMPETENZE: potenzialità, limiti, osservazioni critiche, proposte di miglioramento. • Necessità di contestualizzare il PORTFOLIO nel rinnovamento della valutazione e della scuola (cambiamento culturale, istituzionale, professionale e metodologico – operativo) • Pericolo: una moda di cui non si capisce il senso rispetto alla pratica tradizionale in atto nella scuola • Difficoltà:incontrate a livello organizzativo- gestionale: funzione di tutor, competenze professionali, impegno di lavoro, riconoscimento del lavoro anche sul piano retributivo, coinvolgimento dei docenti e dei genitori • Gestione e Conservazione della documentazione raccolta in rapporto allo scopo del portfolio • Raccordo normale tra la valutazione effettuata tramite Portfolio e la valutazione normalmente fatta nella scuola

  24. ALCUNE RIFLESSIONI DI FONDO SULLE INNOVAZIONI PROGETTUALI E VALUTATIVE • Atteggiamento diffuso di attesa circa i tempi reali della riforma Moratti • Atteggiamento critico diffuso per una carente informazione circa i “contenuti” dei decreti attuativi della riforma (come previsto dall’art. 1 della Legge n° 53/’03) • Diffidenza e non disponibilità a “cambiare” prassi e strumenti professionali solo in chiave nominalistica • Dubbi e perplessità circa l’effettiva “fattibilità” e “traducibilità” delle Indicazioni Nazionali

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