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Walter Benjamin (1892-1940) Berliner Kindheit um neunzenhundert

Walter Benjamin (1892-1940) Berliner Kindheit um neunzenhundert.

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Walter Benjamin (1892-1940) Berliner Kindheit um neunzenhundert

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Presentation Transcript


  1. Walter Benjamin (1892-1940)Berliner Kindheitumneunzenhundert • Miniature, istantanee, fotogrammi di Berlinoda una prospettiva autobiografica «trasfigurata». Organizzazione spaziale discontinua. Benjamin tenta di riafferrare i ricordi sopiti dell’infanzia, muove «alla ricerca del tempo perduto», cerca di fissare immagini e sensazioni legate a un mondo, quello del fin de siècle, nel frattempo scomparso. Ma non solo: da una prospettiva retrospettiva Benjamin va alla ricerca di quelle esperienze di luoghi e di persone che hanno influito sulla sua vita e che hanno recato in sé «i tratti dell’avvenire», del futuro. • Centralità dell’infanzia, i cui ricordi riaffiorano all’improvviso nell’adulto: si tratta della dialettica tra passato e presente, tra l’ «io narrante» - ovvero l’autore adulto che ricorda, scrive e commenta - e l’ «io narrato», ovvero la prospettiva (ricostruita a posteriori) dell’infanzia. • Sobria rappresentazione del particolare e di singoli attimi del vissuto. • Stile asciutto, conciso, essenziale. • La realtà sociale rappresentata: si tratta della borghesia ebraica del «Westen» berlinese, zona compresa fra il quartiere di Charlottenburg e il Tiergarten.

  2. La genesi del testo: - 1932 inizio della stesura, più redazioni tra loro in parte differenti, parziali pubblicazioni sui giornali, 1938 ultima revisione (FassungletzterHand) ritrovata nel 1981 da Giorgio Agamben presso la BibliothèqueNationale di Parigi. Benjamin, fuggendo da Parigi nel 1940, aveva lasciato i testi a Georges Bataille; fino al 1981 essi erano considerati dispersi. - Nel 1950 Theodor W. Adorno pubblica la prima edizione della Berliner Kindheit utilizzando i materiali presenti in manoscritti, dattiloscritti, pubblicazioni in giornali e riviste. - Nel 1988 viene infine ritrovata una versione che testimonia uno stadio iniziale del lavoro la «GießenerFassung», pubblicata nel 2000. Interessante per studiare le varie fasi di scrittura del testo. • Alla città di Berlino Benjamin dedica anche un’altra opera autobiografica mai conclusa dal titolo Berliner Chronik(1932).

  3. Logge • Le logge come dimensione «magica» e mitica, mausoleo fuori dal tempo presente e legato a un passato ancestrale (cariatidi), mondo di spazi, oggetti ed elementi naturali (albero) che «parla» per cenni al bambino e ne alimenta i sogni (alternanza tra veglia e sonno). Modalità di conoscenza fondata sulla componente immaginativa, sulla fantasia, sulla dimensione onirica che altera la percezione abituale logica del reale. • Riferimento all’Italia, al «mito» del Sud (Capri). • La città: carrozze, treni → utopia di uno sviluppo tecnico che nel frattempo si è distorto. • La vita domestica: i fili per la biancheria, la lampada, i materassi. • Scena familiare: le letture serali. • Loggia come ultimo baluardo di un mondo che sta scomparendo. →Kaiserpanorama:esotismo e congedo da un passatempo progressivamente soppiantato dal cinema.

  4. Tiergarten • «Perdere l’orientamento»: - Smarrirsi nella città, immergersi al suo interno in un viaggio «iniziatico» per ritrovare le immagini dell’infanzia attraverso le quali il mondo si è «aperto» e «rivelato» al bambino. Passato come spazio di una coscienza che si risveglia. - Si tratta di immagini che nel momento della perdita (esilio) del luogo d’origine (Heimat) possono forse indicare un cammino utopico (≠ Proust: tentativo di sospendere, annullare il tempo). • Liberazione della fantasia a fronte di una ratio strumentale e reificata che aliena l’uomo. - Benjamin muove dall’osservazione dello spazio esteriore alla focalizzazione di una situazione interiore, esistenziale, scavo nella coscienza (mondo ctonio delle origini, delle «Madri»). • Tiergarten come immagine della città trasformata in foresta dove sono assenti i segnali consueti della metropoli. Ricerca di un sentire autentico, di immagini non reificate di una fantasmagoria mitologica.

  5. Markthalle • La «parola» (Wort) come unità originaria di descrizione del mondo, generatrice di significato. Ricerca di nuove assonanze: rompere il rapporto fisso tra la «fisicità» della parola e il suo referente, la realtà. • Dimensione mitica delle venditrici come divinità dispensatrici di merci, a loro volta visitate dal dio della fertilità (natura, origine della vita). • Poi ritorno al quotidiano (casalinghe).

  6. I riferimenti di Benjamin: • Aragon, Le paysan de Paris(1926). Opera surrealista: la città come moderna mitologia; importanza dell’immaginazione, della fantasia, dei sensi, della dimensione onirica. 2) Franz Hessel, Spazieren in Berlin(1929) Die Kunstspazierenzugehen → forma breve di derivazione giornalistica • Flâneur: solitario passante e osservatore senza meta che si attarda negli spazi e negli angoli della città, prevalentemente già conosciuti, assaporando il piacere (Genuss) del guardarsi intorno. Egli coglie, «legge» gli aspetti della metropoli «come se fosse la prima volta», come esperienza unica e irripetibile. Visitatore che si immette nel circuito di una città e ne coglie immagini, segni, suggestioni, frammenti. Non giudica e non commenta. Si tratta di una figura isolata che non condivide gli scopi della frenesia moderna. • Müßiggänger: «ozioso» → Müßiggang: «ozio»inteso come «vacanza» dalla quotidianità, ovvero dalla monotonia della vita «di tutti i giorni». Acquisizione di una prospettiva d’osservazione eccentrica: la città diventa «paesaggio» popolato da figure mitologiche e personaggi da fiaba. → anticapitalismo romantico: già alla fine del Settecento gli intellettuali riflettono sulle storture del mondo moderno e affermano l’importanza della «vita contemplativa» dell’«homo aestheticus» rispetto alla «vita attiva» dell’«homo oeconomicus». Tale concezione è riassunta nel concetto di «Muße» come «tempo libero», momento di calma e tranquillità che l’uomo concede allo sviluppo organico della propria personalità.

  7. • Sguardo insolito, «straniato» del flâneur: egli osserva le strade, affollate o silenziose, come un «sogno ad occhi aperti», un paesaggio popolato da figure mitologiche e personaggi da fiaba. Si tratta dell’atteggiamento di colui che non ha introiettato il modo comune, preordinato di guardare quanto lo circonda. • Vergänglichkeit: «fugacità, caducità». La fuggevolezza dell’esperienza della flânerie conferisce all’esperienza stessa un valore di unicità in quanto irripetibile. • Significato simbolico della «soglia» (Schwelle) come passaggio, transizione da un paesaggio quotidiano a un mondo umbratile, nascosto. • Lo «sguardo in movimento» (Wanderschau) si rivolge poi a ciò che è in trasformazione, in costruzione o in dissoluzione: la città come «work in progress». • Vocazione del flâneur a leggere negli spazi e negli oggetti il «destino» (Schicksal) di una società, cogliendo quei segni che parlano anche del destino umano. • Il flâneur non si «immischia», non si fa avanti, non si lascia coinvolgere, egli si limita ad accogliere in sé ciò che lo circonda. • Flanieren come esperienza personale non mediata dalla ragione (→ scrittura automatica dei surrealisti). Il flâneur legge la città come testo, al di là degli automatismi e dei meccanismi precostituiti. Recupero di

  8. un’autenticità necessaria a rifondare una realtà non prestabilita. • Il flâneur guarda la città e le cose e al contempo viene da loro osservato. Si tratta di un nuovo rapporto tra il soggetto e l’oggetto, l’io non si «appropria» delle cose, ma si immette nel circuito di un’osservarsi reciproco. • • • •

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