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Implicature secondo la Relazione

Implicature secondo la Relazione. Grande influenza della massima di Relazione nelle implicature conversazionali --> teoria della Pertinenza

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Implicature secondo la Relazione

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Presentation Transcript


  1. Implicature secondo la Relazione • Grande influenza della massima di Relazione nelle implicature conversazionali --> teoria della Pertinenza • La Pertinenza non riguarda l’oggetto del discorso o la focalizzazione dell’attenzione sulle sue proprietà, ma l’enunciato, che deve risultare un contributo conversazionale pertinente rispetto al discorso o alla situazione comunicativa.

  2. Relazione e pertinenza • Sperber e Wilson considerano sufficiente la massima di Relazione, fondata sul principio di Pertinenza. • Tale principio sarebbe innato e verrebbe seguito automaticamente dalla mente, che tende a processare tutti gli stimoli che riceve per ricavarne il massimo di informazione con il minimo sforzo. • Critiche di Sbisà a questo appiattimento delle massime, che riduce le strategie argomentative a supporto degli impliciti. • La teoria di Sperber e Wilson è una teoria cognitiva della comprensione, una ipotesi sul funzionamento effettivo della mente • Quella di Grice è una ricostruzione razionale dei percorsi di comprensione, che si interroga sulla legittimità di certe attribuzioni di senso implicito e sui modi a disposizione del parlante per giustificarle.

  3. Relazioni fra enunciati Assumere che la massima di Relazione sia rispettata comporta assumere che un enunciato sia la prosecuzione pertinente di ciò che lo precede e cercare di ricostruirla

  4. Accostamenti tematici Esempio: I Franchi […] nutrivano per di più grandi ideali e dividevano il mondo tra cristiani e infedeli (pagani e musulmani) Nella scrittura giornalistica spesso gli accostamenti tematici da elaborare mediante l’assunto della pertinenza servono a comunicare implicitamente il messaggio centrale di un articolo. (vedi anche l’analisi semiotica delle isotopie e delle tematizzazioni nella impaginazione dei giornali)

  5. Coreferenze Gli accostamenti tra enunciati, sintagmi e parole vengono assunti come rispettosi della pertinenza, che così contribuisce alla coesione testuale La coesione è dunque una questione di Relazione, mentre la coerenza è una questione di Qualità Mentre la coerenza è data dall’assenza di contraddizione, la coesione riguarda la superficie del discorso, l’effetto di uniformità, la ricorrenza di forme ed elementi lessicali (vedi il problema della ripetizione e degli incapsulatori anaforici). Stabilire tra parti del testo connessioni che garantiscono la coesione del testo comporta spesso accettare assunti integrativi del senso del testo

  6. Variatio ed economia informativa Esempio: Sette bambini e un impero come quello pilotato dal marito […] non impediscono a Kate Capshaw […] di avere una vita autonoma. La bionda nata nel Texas e cresciuta nel Missouri dice che non ha mai chiesto al marito di essere scritturata per uno dei suoi film […] La signora più potente di Hollywood […] sta tifando […] per l’affermazione agli Oscar di “An American Beauty”.

  7. Incapsulatori anaforici (o nomi riassunto) Sintagmi nominali definiti o dimostrativi che hanno come antecedenti intere parti di testo. L’incapsulazione è dunque un meccanismo coesivo (Wanda D’Addio Colosimo). La connessione tra gli incapsulatori e le parti di testo antecedenti richiede un assunto di pertinenza e attiva implicature di prevenzione secondo la Relazione A volte quanto viene ripreso non è testualizzato ma è implicito nel testo. Congiungono dunque un aspetto presupposizionale (presupposizioni di esistenza) con l’attivazione di una implicatura di Relazione. Contribuiscono a categorizzare o classificare il materiale testuale che riprendono, in modi che al momento della prima formulazione non erano ovvi.

  8. Possono svolgere azione anaforica incapsulante: • Nomi generali: questa cosa, questo fatto, la situazione, la questione • Deverbali: il progetto, questo invito, l’innovazione, la chiusura • Nomi astratti assiologicamente neutri: questa fenomenologia, tale atteggiamento, tale prospettiva • Sintagmi più valutativi: questo declino, questo risultato • Sintagmi ancora più valutativi: questo increscioso episodio, tale condotta criminosa, questa delicata congiuntura, lo scandalo, questo ricatto, la tragedia (Caffi, Pragmatica, 2009, p. 106) • Queste espressioni hanno in comune la presupposizione esistenziale del sintagma nominale definito. Nel caso di riprese con nomi generali (fatto, cosa, questione, faccenda, circostanza ecc.) si ha una riduzione della quantità di informazione; nel caso degli altri nominali si ha invece un incremento di informazione.

  9. Qualche esempio • 1) Da una parte i gestori dei locali, che chiedono l’isola pedonale estiva già dal 15 febbraio. Dall’altra i comitati residenti, contrari ai progetti di chiusura definitiva, che preparano azioni legali nei confronti del Palazzo Marino. La contesa fra negozianti e abitanti sui Navigli non è mai stata così aspra (RE, 30.1.2009) • 2) Gerusalemme – Torna il terrore in Israele. Un’autobomba ha ferito dieci persone a Mea Shearim, il quartiere ultraortodosso della città santa. L’attentato è considerato il primo avvertimento al neo premier Ariel Sharon da parte degli estremisti palestinesi. Poco dopo l’esplosione, una telefonata ha rivendicato l’agguato a un’organizzazione finora sconosciuta, “Martiri di Shabra e Chatila” (RE, 9.2.2001)

  10. 3) E’ rimasta due ore incastrata tra le lamiere della sua Mercedes e, alla fine, è stata estratta dai vigili del fuoco. Silvia Soffiantini, una donna di 44 anni abitante a Chignolo Po, ha riportato la frattura del bacino e i medici del Pronto soccorso dell’ospedale San Matteo l’hanno giudicata guaribile in due mesi. Era alla guida della sua Mercedes che, all’incrocio della strada che porta a Monticelli Pavese, si è schiantata contro un camion. Il drammatico incidente stradale avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi (“la Provincia pavese, 11.2.2009)

  11. 4) Fa chiaro presto a Tokio, ma verso le cinque di mattina, oltre ai corvi che si cibano delle prelibatezze abbandonate agli angoli dei ristoranti, gli unici ad abitare la città sono gli uomini in coda ordinata, che aspettano la razione giornaliera di riso e proteine. Accade nella stazione di Shinjuku o a Sanya, a nordest di Tokio, o ancora a Osaka e a Nagoya, dove cresce quotidianamente il numero di persone senza lavoro e senza casa. Il Giappone è in piena recessione e i dati parlano chiaro: il Pil dell’ultimo trimestre 2008 ha perso il 12,7% rispetto all’anno precedente, Toyota e Nissan licenziano rispettivamente 40 mila e 20 mila dipendenti, persino Sony e altri colossi della moderna tecnologia tagliano personale. Davanti a questo disastro, il ministero del Lavoro ha annunciato che concederà per un anno un vero prestito a fondo perduto (RE, il Venerdì, 27.2.2009).

  12. 5) l’altro giorno l’elezione di Dario Franceschini a nuovo segretario del Pd è stata una decisione sensata e forse l’unica possibile. Ma il salvataggio viene rinviato a elezioni primarie che dovrebbero spazzar via la vecchia nomenklatura e miracolosamente scoprire nuovi leader. Le primarie sono state una fissazione di Prodi; e sinora si sono rivelate un enorme dispendio di energie senza frutto, che non hanno fondato o rifondato un bel nulla. Per carità, riproviamoci ancora. Ma non illudiamoci che si scoprano ignoti né quello che non c’è. A oggi ogni capo partito ha allevato i suoi e cioè potenziato la sua fazione, la sua corrente, promuovendo gli obbedienti (anche se deficienti) e cacciando gli indipendenti (anche se intelligenti). Pertanto la crisi di leadership della sinistra è una realtà dietro la quale non è detto che si nascondano geni incompresi, geni repressi. Il guaio risale al fatto che per una trentina d’anni abbiamo avuto la più grande sinistra d’Occidente, che era però egemonizzata dal Pci e forgiata dallo stalinismo di Palmiro Togliatti (CdS, 25.2.2009)

  13. 6) Questa non è Tangentopoli, nel senso che la politica c’entra poco e niente. Un tempo, il grosso dei soldi illeciti andava ai partiti, restandone solo una parte attaccata alle mani di profittatori e mascalzoni. Qui succede l’esatto contrario: solo qualche spicciolo arriva alla propaganda politica, il resto si nasconde nelle tasche private. Un tempo erano i vertici dei partiti a governare il sistema, che tutti coinvolgeva, ora sono le seconde e le terze file a far quello che lor pare. Per ottenere questa mutazione genetica sono stati necessari due passaggi[…] (D. Giacalone su “Libero”, 15.5.2010)

  14. 7) Per certe persone la lingua, ricondotta al suo principio essenziale, è una nomenclatura, vale a dire una lista di termini corrispondenti ad altrettante cose […]. Questa concezione è criticabile per molti aspetti. Essa suppone delle idee già fatte preesistenti alle parole […]; infine lascia supporre che il legame che unisce un nome a una cosa sia un’operazione del tutto semplice, ciò che è assai lontano dall’esser vero. Tuttavia, questa visione semplicistica può avvicinarsi alla verità, mostrandoci che l’unità linguistica è una cosa doppia, fatta del raccostamento di due termini (Saussure, CLG, p. 83) -> atto di valutazione protetto (Caffi, 2009: 111)

  15. Incapsulatori anaforici e formule • Questa lodevole iniziativa • La violenta aggressione • La spinosa questione • La solenne cerimonia Es. di espressioni preconfezionate

  16. Gli incapsulatori anaforici mettono bene in luce il legame tra testualità e pragmatica, evidenziando il ruolo che la ricostruzione di impliciti svolge nella interpretazione di un testo. • Vi è una correlazione significativa fra “chiarezza” di un testo e quantità di nessi inferenziali richiesti per interpretarlo recuperando l’antecedente di un incapsulatore

  17. Implicature secondo il Modo • Attivate da testi che appaiono poco comprensibili perché prolissi, complicati, disordinati, oscuri, verbosi, ambigui. L’ambiguità è una violazione della massima “sii perspicuo” Implicature attivate dalla ambiguità • assumiamo che il testo sia stato prodotto in tale forma per essere capito in una certa maniera e quindi che, nonostante le apparenze, il modo di comunicazione sia adeguato a ciò che si voleva comunicare. • ammettiamo che l’oscurità del testo sia reale e lo renda davvero inadeguato ma che sia in qualche modo giustificato e dunque gli conferisca un sovrappiù di senso (ambiguità deliberata e oscurità voluta).

  18. Violazione della concisione Esempio in una recensione musicale a) X ha cantato “Nessun dorma” b) X ha emesso una sequenza di suoni corrispondenti all’aria “Nessun dorma” L’espressione b) viola il criterio della brevità e attiva l’implicatura che il cantante sia stato pessimo (forma di eufemismo).

  19. Implicatura attivata dall’ordine di esposizione (dispositio) in quanto presupposto parallelo all’ordine di svolgimento dei fatti esposti Es. Sbisà: Verso la fine del Quattrocento l’intolleranza verso le comunità ebraiche era diventata insopportabile e il “Grande inquisitore”, Torquemada, convinse facilmente la regina Isabella che la loro fede e le loro abitudini stavano pericolosamente portando i cattolici verso l’eresia. Gli ebrei costretti a partire furono 150.000.

  20. Usi enfatici Chi sceglie veramente è colui che ha di fronte due alternative possibili: per esempio assumere droghe o no. È anche un esempio di dissociazione (l’implicatura attiva una distinzione tra due significati di scegliere: “scegliere in modo apparente” e “scegliere in modo effettivo”). Ciò giustifica l’uso dell’avverbio, che altrimenti sarebbe una presenza verbosa.

  21. Criteri di identificazionedell’implicatura conversazionale • Calcolabilità: riferimento al ragionamento, alle inferenze necessarie per comprendere l’implicatura • Non-staccabilità: è legata al contenuto dell’enunciato e non alla forma linguistica (a differenza della presupposizione e della implicatura convenzionale) • Non-convenzionalità: dipende dal contesto • Indeterminatezza: non c’è garanzia di correttezza della inferenza, perché il ragionamento non è di tipo logico-deduttivo, ma è spesso di tipo entimematico (le premesse del ragionamento sono solo probabili) • Cancellabilità: si può sempre aggiungere qualcosa che cancella l’implicatura, ovvero che la ritratta. Cfr. Caffi, Pragmatica. Sei lezioni, Carocci, 2009

  22. Impliciti e contesto • Contesto cognitivo: insieme delle credenze e delle conoscenze attive nel parlante in relazione alla produzione dell’enunciato (common ground, sfondo comune agli interlocutori) • Contesto situazionale: situazione in cui l’enunciato viene prodotto. Di difficile delimitazione, costituisce comunque un fattore oggettivo della comunicazione, giacché contiene le circostanze a cui gli interlocutori devono adattarsi perché l’attività che stanno svolgendo possa andare a buon fine. Svolge un ruolo normativo: la situazione ideale è quella in cui il contesto cognitivo o common ground della conversazione giunge a contenere gli stessi enunciati oggettivamente selezionati dal contesto situazionale. • Contesto oggettivo: insieme di enunciati che vengono oggettivamente selezionati dal contesto situazionale come asseribili per le finalità dello scambio in corso. È l’attività in corso a selezionare ciò che nella situazione è pertinente al proprio successo.

  23. La comunicazione non consiste nel processo lineare di codifica e decodifica, ma nella presenza e accessibilità all’interno dello spazio intersoggettivo di un insieme di enunciati, la cui disponibilità consente di approssimare i contesti cognitivi dei partecipanti ai contesti oggettivi. Gli impliciti consentono di mettere a disposizione questo insieme. • La cultura dell’implicito non è una dietrologia, non cerca cause nascoste, ma senso intersoggettivamente riconoscibile; aumenta il nostro dominio sulla comunicazione verbale e rende possibile il distacco critico dagli impliciti, che altrimenti assorbiamo in modo subliminale. Perciò è anche uno strumento di difesa dagli usi manipolatori degli impliciti nell’ambito delle comunicazioni di massa.

  24. Il grado di libertà del lettore è collegato al grado di implicito del testo che lo sollecita ad andare oltre la superficie, a lavorare sul non detto, ad accettare il rapporto di complicità-sfida che si instaura con l’autore (Mizzau, Storie come vere, Feltrinelli 1998:12)

  25. Argomentazioniquotidiane

  26. Argomentazione e cooperazione • L’interesse per l’argomentazione è al centro della rinascita della retorica a metà del Novecento con il Traité de l’argumentation (1958) di Perelman e Olbrechts-Tyteca e The Uses of Argument (1958) di Toulmin. La nuova retorica è un ritorno a Aristotele e alle «tecniche discorsive atte a provocare o accrescere l’adesione delle menti alle tesi che vengono presentate al loro assenso» (TA, p. 6). Questa teoria è una dialettica (Mortara Garavelli, Manuale di retorica,Bompiani) • La teoria dell’argomentazione si salda con il modello di Grice, da cui riprende l’idea che ogni scambio linguistico è retto da una serie di attese reciproche dei parlanti sul buon svolgimento dello scambio. Questo modello guida la più recente interpretazione della argomentazione come attività pragmatica, che individua un campo interdisciplinare, al confine tra logica, filosofia, teoria della comunicazione, linguistica, psicologia, scienze cognitive, filosofia del diritto, informatica, sociologia.

  27. Filosofia antropo-relativista Teoria epistemico-retorica Ricostruzione orientata all’uditorio Descrizione a fini persuasivi Pratiche orientate alla azione Filosofia razionalistico-critica Teoria pragma-dialettica Ricostruzione orientata alla soluzione del conflitto Descrizione in funzione della pertinenza Pratiche orientate alla riflessione Retorica e dialettica

  28. Argomenti • Argomenti = forme di ragionamento che forniscono ragioni per la conclusione; insieme di asserzioni, alcune delle quali servono come ragioni per altre. • Nella logica formale l’argomento è considerato indipendentemente dal contesto, come insieme formato da due premesse, da cui deriva una conclusione: concetto di validità del legame tra premesse e conclusione • La teoria dell’argomentazione si interroga su cosa vuol dire addurre ragioni a sostegno delle proprie tesi e sul perché le ragioni dovrebbero convincere e persuadere il destinatario. • La forza delle ragioni è un fatto oggettivo, soggettivo o pragmatico? • La teoria dell’argomentazione è sempre più centrata sulla pratica sociale dialettica e intersoggettiva di produzione di ragioni a sostegno di una tesi all’interno di una complessa pratica linguistica. Perciò ridefinisce gli argomenti come interazioni sociali comunicative complesse incentrate sul disaccordo, introducendo una considerazione più ampia della razionalità (Damasio, L’errore di Cartesio, 1994; Emozione e coscienza 1999)

  29. Logica informale • La ripresa della teoria dell’argomentazione è stata associata alla esigenza di affiancare nuove forme di razionalità alla forma deduttiva scientifica • È orientata allo studio del meccanismo argomentativo presente nel discorso ordinario, per mostrare che non solo nella pratica scientifica ma anche nelle interazioni quotidiane si applica un procedimento basato sul dare e chiedere ragioni. • La logica informale prende come oggetto non più l’argomento come insieme di proposizioni, ma l’argomentazione come attività sociale dialettica. L’argomento è allora un evento storico, espresso nel linguaggio naturale e avente natura sociale, dialettica e pragmatica: gli argomenti sono parte di una pratica sociale e presuppongono uno sfondo di significati, valori, problemi socialmente condivisi. • La validità argomentativa si basa sull’idea che vi sia un comportamento razionale, un’idea di razionalità o almeno di ragionevolezza che si esprime attraverso la scelta delle ragioni migliori.

  30. La logica informale abbandona dunque l’orientamento cartesiano, per muoversi su un fondo pragmatico di tipo peirceano, in cui la conoscenza è intesa come impresa comunitaria, basata sull’incontro dialettico tra parlanti. • In quest’ottica le teorie dell’argomentazione hanno spesso assunto un ruolo critico sociale, tematizzando una forma di razionalità argomentativa incarnata nei contesti e trasversale ai diversi campi di esercizio della razionalità (politico, giuridico, economico, scientifico ecc.) • Legame con il Critical Thinking (Dewey, 1909), movimento di riforma della istruzione sorto negli anni ‘70 negli Stati Uniti e finalizzato allo sviluppo di un’attitudine mentale critica e riflessiva.

  31. L’interesse per il pensiero critico si concentra sulla ricerca di metodi di analisi e valutazione degli argomenti presenti nel discorso ordinario e sulla descrizione delle pratiche argomentative piuttosto che sulla individuazione di forme di ragionamento valide a priori. • Tuttavia la logica informale ha anche un orientamento normativo, ereditato dalla logica formale simbolica, volto alla individuazione di criteri e procedure sia per l’interpretazione che per la valutazione degli argomenti. • Di un argomento non si cerca la validità formale ma l’accettabilità all’interno di un determinato campo o la funzione persuasiva nei confronti di un determinato uditorio. • Ma l’accettabilità viene indicata preferibilmente ex negativo, attraverso cioè l’individuazione degli argomenti che non possono essere ritenuti accettabili (fallacie)

  32. Implicazioni etiche • La teoria dell’argomentazione si salda con il tentativo di cogliere i principi dell’etica come specificazioni della teoria dell’argomentazione (etica della discussione critica, etica procedurale del riconoscimento reciproco). • L’interesse per l’argomentazione cresce in una modernità divenuta riflessiva, che mette sempre più a tema la sua base di validità e nell’ambito della società del rischio (Beck), che incrementa per gli individui possibilità di scelta per cui si richiede insieme una giustificazione argomentativa. • La teoria dell’argomentazione risponde anche alla esigenza sociale di accertare, giustificare, assicurare e estendere la base razionale della forma politica democratica, come governo di cittadini liberi che si riconoscono reciprocamente uguali.

  33. Argomenti e paralogismi (fallacie) • La definizione classica della fallacia è: argomento che sembra valido ma non lo è. Cioè argomenti irrilevanti in quanto non corroborano razionalmente la tesi da difendere o non criticano razionalmente la tesi da confutare • razionalmente irrilevanti, quando fanno appello alla sfera irrazionale ed emotiva (comprendono la fallacia patetica) • logicamente irrilevanti, quando sono logicamente vuoti (comprendono la fallacia etica) • Centralità dello studio delle fallacie per comprendere meglio la validità generale delle inferenze. • La tradizione logica occidentale ha elaborato una lunga lista di paralogismi.

  34. Uno dei principali riferimenti di questa ricerca è Ch. L. Hamblin, Fallacies, London, 1970, che può essere considerato una attualizzazione delle Confutazioni sofistiche di Aristotele. • Hamblin sottrae lo studio delle fallacie alla logica formale per collocarlo nella logica informale. • Una seconda direzione di studio delle fallacie è rappresentata dalla scuola olandese: F. Van Eemeren e R. Grootendorst, A systematic Theory of Argumentation. The pragmadialectical approach, Cambridge, 2004 (trad. it. Una teoria sistematica dell’agomentazione. L’approccio pragmadialettico, Mimesis, 2008), che si richiama alla dialettica di Platone. • La studio delle fallacie nella sua versione moderna punta a fornire criteri utili per individuare ciò che impedisce alla discussione di avanzare correttamente. Il problema da affrontare non concerne soltanto la validità, né solo la fondatezza di un argomento: la valutazione della bontà di un argomento può coinvolgere l’accettazione razionale, l’eleganza formale, la conformità a certi standard normativi o a certi punti di vista, la forza persuasiva, la rilevanza di un argomento (cioè fattori logici e fattori pragmatici).

  35. Van Eemeren e Grootendorst definiscono la fallacia come “mossa inadeguata che presenta perciò qualche deficienza in un discorso o testo argomentativo” (Una teoria sistematica dell’argomentazione, Mimesis, 2008:133). Fallacia è «Ogni violazione di una qualsiasi delle regole della procedura per condurre una discussione critica» (ivi, p. 145). Da questo punto di vista le fallacie non sono errori “in assoluto” che chi analizza la discussione, quasi fosse il rappresentante della “ragionevolezza”, può attribuire agli interlocutori senza alcuna difficoltà, bensì mosse in un testo o in un discorso argomentativo che è possibile caratterizzare come non del tutto costruttive o persino distruttive, perché rappresentano violazioni di un ben definito sistema di regole per la risoluzione di divergenze di opinione accettate intersoggettivamente da chi prende parte alla discussione (p. 146). • Viste dalla prospettiva della discussione le fallacie sono mosse scorrette eseguite nel tentativo di vincere la disputa. • Aristotele nelle Confutazioni sofistiche distingueva fallacie che dipendono dal linguaggio (in dictione) e fallacie indipendenti dal linguaggio (extra-dictione). • Oggi si preferisce distinguere tra fallacie di ambiguità e fallacie di rilevanza.

  36. Fallacie formali • Realizzazioni sbagliate di forme sillogistiche valide. Ad esempio, affermazione del conseguente, come: Se P allora Q, ma Q allora P Questa è la forma inferenziale dell’abduzione, che rientra nelle fallacie formali, o sofismi nel senso aristotelico. • Tuttavia la debolezza di una inferenza sul piano logico non è condannabile in assoluto (l’abduzione opera ad esempio nelle attività mediche diagnostiche).

  37. Fallacie informali • Non riguardano la struttura logica dell’argomentazione. Rientrano in questo gruppo alcune fallacie classiche come: argomento ad hominem argomento ad baculum argoemento ad populum Argomento ad misericordiam appello alle emozioni

  38. Argumentum ad baculum • Si basa sull’uso della forza e mira a persuadere facendo appello alla paura. È la negazione stessa della razionalità discorsiva. Esempio: “Ti conviene sostenere la teoria tolemaica altrimenti corri il rischio di passare per eretico e fare la fine di Galilei”. La minaccia è del tutto irrilevante rispetto alla verità o falsità dell’enunciato che si vuole sostenere, ma può essere estremamente “persuasiva”. Può essere esercitata anche all’interno di un medesimo schieramento politico per soffocare forme di dissenso.

  39. Altro esempio: Un direttore del personale che si rivolge al rappresentante sindacale evocando conseguenze spiacevoli per chi non accetti la sua soluzione: “Se vuoi che nessuno perda il posto, farai bene a riconoscere che non c’è spazio per un aumento salariale”

  40. Es. nel discorso politico: Stia bene attento il presidente Scalfaro, per adesso lo chiamiamo presidente, se non scioglie il Parlamento, se non si indicono nuove elezioni dopo l’approvazione della legge finanziaria, noi facciamo lo sciopero del fisco…. Noi non vogliamo la secessione, ma se il Sud assistito continuerà a votare per lo statalismo, ci metterà con le spalle al muro: uomo avvisato, mezzo salvato. (Bossi, 11 luglio, 1993, cit. in Desideri, La comunicazione politica: dinamiche linguistiche e processi discorsivi, p. 186)

  41. Argomento ad metum • Appello alla paura, argomento basato su dati extrarazionali, vedi analisi di Cantù su Fallaci, in Così casca l’asino, p. 10: «Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere più intelligente, cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. E con quello distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri».

  42. Fallacia della china pericolosa • Proposizione nella quale, senza alcun’altra motivazione, si fa una previsione circa le conseguenze desiderabili o indesiderabili che si avrebbero prendendo o meno delle misure, ricavandone poi una proposizione valutativa nella quale si afferma la necessità di prendere o non prendere tali misure (Una teoria sistematica dell’argomentazione, p. 144): vedi esempio Fallaci della fallacia ad metum. .

  43. Vedi anche Habermas, pp. 46-7, sulla diagnosi preimpianto: «La prospettiva inquietante è quella di una prassi di intervento che, modificando le caratteristiche genetiche, oltrepassi i limiti del rapporto (in linea di principio comunicativo) tra medico e paziente, genitori e figli, e scalzi la struttura normativa delle nostre forme di vita a partire da un’autotrasformazione genetica […] Se si comincia a strumentalizzare la vita umana, se si comincia a distinguere tra ciò che è degno di vivere e ciò che non lo è, allora ci si caccia su un terreno estremamente scivoloso» perché «il confine tra il prevenire la nascita di un bambino gravemente malato e la decisione eugenetica di migliorare il patrimonio ereditario non è più tracciabile con certezza». L’argomento trae la sua forza da un appello emotivo e assume come necessario il passaggio dalla prima tappa alle successive, che invece andrebbe dimostrato.

  44. Argumentum ad populum • Comprende gli appelli più o meno populisti all’uditorio, si argomenta cioè intorno alla verità o falsità di un enunciato facendo appello al sentimento popolare. • Appello ad emozioni, opinioni e convinzioni fondate su pregiudizi e appartenenti a uno specifico gruppo sociale o alla vox populi. • Es.: Siamo tutti italiani, quindi dobbiamo tifare per la nazionale. Vedi esempio a p. 66 sgg. Sulle vicende giudiziarie di calciopoli (2006), in cui è stata coinvolta la Juventus: “Poiché la Juventus ha sempre contribuito con i suoi giocatori alle vittorie della squadra nazionale di calcio, la pena non può essere troppo aspra, altrimenti ciò impedirà alla squadra di contribuire ancora in futuro alle vittorie della nazionale, e il danno ricadrà su tutti i cittadini” (p. 67).

  45. Argomento di autorità • Appello agli atti o ai giudizi di una persona o di un gruppo di persone come prova a sostegno di una tesi. Es.: Citazioni, su giornali o nel discorso politico Fare ricorso a un parere autorevole a sostegno di una tesi può anche essere corretto. Non lo è se l’autorità invocata non è riconosciuta da entrambe le parti che sostengono la disputa, o se l’autorevolezza riguarda un ambito diverso da quello toccato dalla discussione; o ancora se chi è autorevole non era nel pieno possesso delle sue facoltà mentali quando ha espresso un certo parere, o se l’autorità non è pienamente identificata (diceria).

  46. Rientra nella versione fallace dell’argomento il presentarsi come un esperto se non lo si è, cioè l’ostentazione ingannevole delle proprie qualità. Es.: Così stanno le cose: lo dice Aristotele La nuova legge sugli stranieri sarà presto ritirata: lo afferma una fonte governativa (diceria) L’altro giorno un mio amico ha sentito dire che il politico X è un ladro (diceria) Biancodent, il dentifricio consigliato dai dentisti

  47. Argumentum ad verecondiam • Verecondiam significa oltre che vergogna, timore reverenziale. • Appello al rispetto e alla reverenza nei confronti dell’autorità e cioè abuso dell’appello al principio di autorità. Locke, Essay Concerning Human Understanding (1690), 1. IV, cap. XVII, ¶ 19: «Chiunque appoggi le proprie opinioni a simili autorità ritiene con ciò di aver causa vinta, ed è pronto a censurare come imprudente chiunque le contrasti. Mi sembra che questo potrebbe essere chiamato argumentum ad verecondiam.» • Si cerca di persuadere l’interlocutore della validità della propria tesi, appellandosi al fatto che chi rifiuta di aderirvi si espone al ridicolo e al disprezzo sociale: vedi ancora argomento di Fallaci (p. 16) contro il rispetto della tradizione da parte delle donne islamiche, basato sulla ridicolizzazione della tradizione islamica e sulla valorizzazione di quella occidentale.

  48. Argumentum ad hominem • Argomento d’autorità rovesciato. Confutazione di una affermazione in quanto associata ad un personaggio eticamente o professionalmente non attendibile. • attacco verbale alla personalità dell’avversario che sostituisce la contestazione argomentata delle ragioni della parte avversa. Non riguarda i fatti relativi all’argomento in questione, ma le motivazioni nascoste di coloro che sostengono una tesi. • L’avversario viene attaccato nella sua integrità morale, nella sua competenza professionale (versione abusiva), oppure per supposti interessi personali nel difendere una determinata posizione (argomento circostanziale), o per una incoerenza tra idee e comportamenti dell’interlocutore con la tesi che egli sostiene (quest’ultima versione è definita argomento del tu quoque), • Invece di ribattere un’asserzione, l’argomento attacca la persona che l’ha formulata (Puoi anche dimostrarmi che Dio non esiste, ma io so bene che questo è il tuo chiodo fisso).

  49. Circostanziale: invece di attaccare un’affermazione ci si sofferma sul rapporto tra chi la enuncia e le circostanze in cui egli si trova (gli argomenti di Mario Rossi non hanno valore perché si basano su dati elaborati dalla sua stessa azienda). • Tu quoque: questa forma di attacco al proponente sottolinea come egli stesso non metta in pratica ciò che sostiene (così io non dovrei bere: lo dici tu che non sei stato mai sobrio per più di un giorno). • Forma estrema: attacco all’aspetto fisico della persona • Prodi ha la faccia larga e pastosa di un dottor Balanzone…ero indeciso tra Balanzone e fra’ Giocondo (Berlusconi su “La repubblica”, 28 marzo 1995, cit. in Desideri, La comunicazione politica: dinamiche linguistiche e processi discorsivi, p. 185)

  50. Vedi argomenti di Oriana Fallaci e attacco a Arafat, p. 13: «Ed ora ecco la fatale domanda: dietro all’altra cultura che c’è? Boh! Cerca cerca, io non ci trovo che Maometto con il suo Corano e Averroè coi suoi meriti di studioso (i commentari su Aristotele eccetera). Arafat ci trova anche i numeri e la matematica. Di nuovo berciandomi adosso, di nuovo coprendomi di saliva, nel 1972 mi disse che la sua cultura era superiore alla mia, molto superiore alla mia, perché i suoi nonni avevano inventato i numeri e la matematica. Ma Arafat ha la memoria corta. Per questo cambia idea e si smentisce ogni cinque minuti»

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