1 / 13

Il Molise Una terra da scoprire

Il Molise Una terra da scoprire. La storia La cultura La bellezza. I monti del Molise. La Gallinola. L’orografia del Molise è caratterizzata da un attraversamento, la dorsale appenninica, che lentamente va addolcendosi man mano che si giunge verso il litorale costiero.

gil
Download Presentation

Il Molise Una terra da scoprire

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Il MoliseUna terra da scoprire La storia La cultura La bellezza

  2. I monti del Molise La Gallinola L’orografia del Molise è caratterizzata da un attraversamento, la dorsale appenninica, che lentamente va addolcendosi man mano che si giunge verso il litorale costiero. Il Matese è il più antico del Molise ed è stato per largo tempo la principale difesa della regione. Esso si estende dalla valle del Volturno ad ovest ed il fiume Tammaro ad est, tra il fiume Calore a sud e la piana di Bojano a nord-est. Le cime più significative sono Monte Miletto (m. 2050), la Gallinola (m. 1923), Monte Mutria (m. 1823) e Monte Acerone (m. 1561). Altra catena montuosa molisana di notevole importanza, è costituita dal raggruppamento calcareo delle Mainarde, dall’aspetto aspro e selvaggio, che s’innalza bruscamente, con pareti a forte strapiombo, ad ovest del territorio regionale, segnando il confine tra il Molise, l’Abruzzo e il Lazio. Campitello Matese

  3. Le Mainarde Le Mainarde Pietrabbondante La catena delle Mainarde è separata dal Matese dal bacino di testata del Volturno, che versa le sue acque nel Mar Tirreno. I massicci delle Mainarde, del Matese e dell’Alto Molise, hanno delle caratteristiche uniche come paesaggio naturale di inestimabile bellezza e l’aspetto ancora selvaggio, nel senso che la mano dell’uomo non ne ha ancora deturpato il suo originale fascino. I paesi chi si collocano in quest’area (in particolare Pescopennataro, Pietrabbondante, Vastogirardi e San Pietro Avellana) rappresentano da diversi anni le mete preferite di un turismo “bianco”, ma non solo, pronto a cogliere le bellezze paesaggistiche, le atmosfere dimenticate legate al mondo pastorale, la cordiale ospitalità e la varietà dei prodotti tipici locali.

  4. Il mare Il litorale molisano, incuneato tra le spiagge abruzzesi ed il promontorio del Gargano, si sviluppa per 35 chilometri dal delta del fiume Trigno alla foce del torrente Saccione, in Puglia. Da Montenero di Bisaccia a Petacciato, da Termoli a Campomarino, in questo lembo di mare pulito, il paesaggio costiero riacquista per intero i suoi naturali caratteri con larghe fasce a ridosso degli arenili e la conservazione dell’originaria destinazione agricola dell’immediato retroterra. Le verdi pinete affacciate sul mare, contornate da una macchia mediterranea costituita da rosmarini, mirti e ginepri rendono unica la costa, meta preferenziale per il turismo balneare. L’insieme armonico e la possibilità di coniugare i monti col mare, grazie ad un entroterra disseminato di piccoli ma interessanti paesi, in particolare, le isole etniche arbereshe e croate, consentono itinerari inediti ed inconsueti tra arte, natura e tradizioni. Termoli, capolinea del turismo del ‘sole’ nel Molise, è il posto di maggiore attrazione per capacità ricettiva e per le altre infrastrutture turistiche, sportive, sociali e culturali. Anche Campomarino, Montenero e Petacciato, fanno del loro litorale una riserva naturalistica offerta in godimento al turismo italiano e straniero. Campomarino

  5. La pianura Altro aspetto, oltre al mare e la montagna di questa regione, è data dalla presenza delle pianure e pianori. Il Molise, essendo costituito in prevalenza da rilievi montuosi e collinari, è privo di ampie zone pianeggianti. Le brevi distese esistenti sono quasi sempre addossate ai piedi delle alture, dalle quali nascono i principali corsi d’acqua che le attraversano. La piana di Bojano, a circa 500 metri di altitudine, ai piedi del Massiccio del Matese, solcata dal fiume Biferno, con una superficie di circa 10.000 ettari. La piana di Larino che si trova a 225 metri sul livello del mare, con un’estensione di circa 15.000 ettari. Il comprensorio è attraversato dalla Fondovalle del Biferno, su cui si innestano le strade di allacciamento ai comuni che lo contornano. La piana di Venafro si trova ad un’altitudine di circa 200 metri sul livello del mare ed è attraversata dal corso superiore del fiume Volturno e da un’estesa rete di canalizzazione delle acque. I maggiori pianori sono: il pianoro di Campitello Matese, a quota 1420 metri, centro di notevole interesse turistico e il pianoro di Valle Fiorita, a quota 1600 metri, ai piedi di Monte Meta e di Monte Mare, nel comune di Pizzone, che si può raggiungere attraverso una comoda strada di accesso.

  6. I Tratturi Altro aspetto unico del Molise sono la presenza dei tratturi, che rappresentano il passato antico e recente di questa zona d’Italia. Hanno un’origine antichissima: i tratturi sono delle vere e proprie ‘autostrade’ in cui, fino a poche decine di anni fa, si spostavano i greggi durante la transumanza. I tratturi erano 14, partivano dai monti degli Abruzzesi e arrivavano nelle Puglie, coprendo complessivamente 1360 Km di cui 441,6 attraversavano il territorio del Molise. I tratturi erano larghi da un minimo di 18.50 m (tratturi, tratturelli, bracci ) ad un massimo di 111 m, e lunghi circa 250 Km. Il loro inizio era segnato da  un masso ben visibile che si chiamava Titolo. Già in epoca preistorica, i tratturi erano lunghe vie battute dagli armenti e dalle greggi nelle loro trasmigrazioni periodiche primaverili e autunnali. Il nome tratturo comparve per la prima volta durante gli ultimi secoli dell’Impero Romano, nel 1155 furono dichiarati beni demaniali, ma fu soprattutto sotto la dominazione aragonese che i tratturi acquistarono grande importanza perché, in questo periodo, furono disegnati i tracciati, stabiliti i limiti e codificati gli usi. Con l’unità d’Italia i tratturi principali furono assimilati alle strade nazionali e protetti come nel caso di quelli dell’Aquila-Foggia, Celano-Foggia, Castel di Sangro-Lucera, Pescasseroli-Candela, mentre gli altri, a poco a poco subirono l’invadenza dell’agricoltura (e nei tempi strettamente recenti, la massiccia urbanizzazione li sta facendo scomparire). Nel periodo di maggiore sviluppo, la rete viaria tratturale si estendeva dall’Aquila a Taranto, dalla costa adriatica alle falde del Matese, con uno sviluppo complessivo che superava i 3000 km. I tratturi furono strade particolari: disposti come i meridiani (tratturi) e i paralleli (tratturelli e bracci), essi formarono una rete viaria a maglie strette che copriva in modo equilibrato e uniforme tutto il territorio. Oggi, non più utilizzati come vie di comunicazione di persone, animali e merci, i tratturi possono diventare un’importante meta turistica e integrarsi perfettamente nel concetto dei musei all’aperto, dove è possibile ammirare la  stratificazione prodotta nel tempo dal susseguirsi di numerose civiltà. Tratturo Celano-Foggia

  7. Le autostrade verdi I tratturi costituiscono delle preziose testimonianze storiche e culturali e sono stati definiti “beni di notevole interesse per l’archeologia, per la storia politica, economica, sociale e culturali delle regioni”. Ancora oggi si intravedono tracce degli antichi tratturi che collegavano l’Abruzzo alla Puglia e che erano percorsi dagli armenti nelle loro trasmigrazioni periodiche. In condizioni propizie, essi fornivano cibo alle greggi e diventavano parte integrante del paesaggio. Lungo il percorso i pastori e gli armenti potevano trovare ricoveri dove trascorrere le notti più fredde, rozzi recinti, chiese silenziose circondate da verde. I tratturi erano utilizzati due volte l’anno: in maggio i pastori con gli armenti risalivano dalla Puglia, ormai priva di pascoli, per avviarsi sulle montagne abruzzesi ricche di verde. In ottobre invece i pastori abbandonavano le montagne abruzzesi già innevate, per recarsi nelle pianure pugliesi, calde e ricche di pascoli. I principali tratturi iniziavano da: L’Aquila, Celano e Pescasseroli. 1° Percorso: Le pecore che seguivano il primo itinerario (L’Aquila-Foggia), potevano percorrere una delle due piste parallele Manoppello-Guardiagrele-Montenegro e Bucchianico-Chieti-Lanciano. I due percorsi, dopo altri due paesini giungevano Foggia. 2° Percorso: Le greggi che utilizzavano il secondo tratturo (Celano-Foggia), aggiravano Pratola Peligna e Sulmona, sostavano ai riposi di Cesale e Taverna del Piano, presso Rivisondoli, passavano vicino Roccaraso, Lucito e Lucera, e raggiungevano Foggia. 3° Percorso: Gli armenti che seguivano il terzo percorso (Pescasseroli-Candela), raggiungevano Castel di Sangro, dove seguivano uno dei tracciati: il primo passava per i monti del Matese, il secondo aveva un percorso sannitico (Pescolanciano-Campobasso).

  8. Storie di pastori Per arrivare in Puglia si impiegavano dai 15 ai 20 giorni. Si camminava tutto il giorno; ogni sera ci si fermava in un riposo dove si sistemavano gli stazzi per la notte. La mattina dopo si ripartiva. Chi aveva molti capi, difficili da governare, percorreva anche 40 Km al giorno; invece chi aveva un piccolo gregge, ne percorreva 10 o 15,  perché in questo modo, faceva pascolare per più tempo le pecore lungo il tratturo. Quando i pastori si spostavano da una sosta all’altra, quelli che guidavano il gregge partivano la mattina presto. I butteri caricavano tutto sui muli e partivano dopo di loro, ma arrivavano 3 o 4 ore prima perché erano più veloci, preparavano l’acqua, la legna, il mangiare. Il gregge arrivava poco prima del tramonto. Durante la transumanza si dormiva all’aperto, sotto l’ombrello perché non c’erano rifugi. Spesso i contadini facevano montare gli stazzi sui loro terreni per avere il terreno concimato. I contadini diventavano così amici dei pastori, gli offrivano qualcosa da mangiare e i pastori, quando ripassavano in primavera, lasciavano in cambio il formaggio. Lungo i tratturi era frequente trovare delle “chiesette tratturali” che offrivano non solo sollievo spirituale ma anche un  ricovero sicuro. Nel 1997 una legge regionale, ha istituito il Parco dei tratturi del Molise, con l’intenzione non solo di proteggere ma, al tempo stesso, valorizzare il patrimonio tratturale.

  9. Un milione di anni… di storia La tendenza porta a considerare il Molise, con la sua natura incontaminata, come una zona disabitata e poco ospitale. Invece la presenza dell’uomo in Molise risale alla preistoria: le testimonianze dei primi uomini nella provincia di Isernia risalgono a 730 mila anni fa e collocano l’Homo Aeserniensis tra i primi abitatori dell’Europa. Dopo i primi abitanti nomadi, 2500 anni fa il territorio del Molise diventò Sannio. La terra dei Sanniti l’antica civiltà che prima di sottomettersi ai Romani inflisse loro l’onta delle Forche Caudine. Testimonianze archeologiche di questo popolo si trovano a Pietrabbondante, identificata come la città più importante degli abitanti del Sannio e a Terravecchia di Sepino. Il museo provinciale Sannitico di Campobasso conserva gli oggetti di uso quotidiano rinvenuti negli scavi. Testimonianze della dominazione dei Romani si trovano nelle zone archeologiche di Saepinum (Altilia) e nelle cittadine di Venafrum (Venafro) e Larinum (Larino), entrambi municipi romani. Quella dei Sanniti era una civiltà dai costumi sobri e severi con una precisa struttura sociale, economica, religiosa e militare. La religione dei Sanniti era politeistica. La testimonianza più completa ci viene dalla Tavola Osca; è un bronzo di forma rettangolare, risalente al III secolo a.C. rinvenuto nel 1848 a Capracotta e conservato al British Museum di Londra. Area di scavo La Pineta Saepinum - il Teatro

  10. I Musei Museo della Zampogna - Scapoli Museo Sannitico - Campobasso A Campobasso il turista può visitare il Museo Sannitico, a Sepino Altilia, a Pietrabbondante il Teatro Sannitico, a Baranello il Museo Civico, ad Isernia il Museo del Paleolitico ed a Venafro il Museo Archeologico. Altri musei potranno essere visitati come il Museo della Zampogna a Scapoli, il Museo dei ferri taglienti a Frosolone ed il Museo delle Campane ad Agnone. Negli itinerari culturali non potranno mancare le visite ad importanti chiese come la Cattedrale di Termoli nel borgo vecchio e risalente al XIII secolo; nella cripta invece vi sono i resti della vecchia Chiesa di Santa Maria dell’XI secolo. La Cattedrale di Trivento il 15 maggio 1076 fu dedicata ai Santi Nazario, Celso e Vittore; dal suo interno si accede alla cripta di San Casto la cui costruzione risale al sec. XII. Interessante è anche il Duomo di Larino. L’unico Santuario in Molise è a pochi chilometri da Isernia ed è il Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso; in stile neogotico del 1890 è dedicato alla Madonna dell’Addolorata che secondo la tradizione era apparsa a due pastorelle nel marzo del 1888.

  11. Sport e natura Il comprensorio del Matese consente ai turisti escursioni naturalistiche e possibilità di praticare molti sport. Roccamandolfi riserva agli occhi del visitatore degli scorci di un paesaggio incontaminato non antropizzato. Guardiaregia e Campochiaro offrono la possibilità di escursioni trekking nell’Oasi WWF. Campitello Matese è la stazione sciistica più frequentata del Molise. Frosolone, Sepino, Castropignano e Casalciprano si prestano allo sport del parapendio. L’Equiturismo, il trekking ed escursioni in fuoristrada ed in mountain-bike possono altresì effettuarsi sul massiccio delle Mainarde che si estende nella provincia di Isernia ove è presente il sito di Collemeluccio e Montedimezzo MaB (l’Uomo e la Biosfera) istituito dall’Unesco. Escursioni speleologiche con la seconda grotta più lunga d’Italia possono condursi nel Matese; arrampicata su roccia sulla montagna di Frosolone; pesca sportiva lungo i numerosi fiumi ricchi di trote e nel laghetto sportivo di Civitanova del Sannio. Il ciclismo è molto praticato a tutti i livelli per il buon fondo stradale ed i collegamenti dei vari comuni del Matese.

  12. Il Folklore Ci sono poi le tante tradizioni popolari e le sagre, che costituiscono un’occasione in più a quanti vogliono soggiornare in Molise e degustare le specialità enogastronomiche accentuando così un momento di integrazione con la comunità locale. La notte di Natale a Oratino, vicino a Campobasso, sul sagrato della Chiesa viene data alle fiamme una torcia alta più di dieci metri composta interamente di canne; invece nella città di Agnone la sera della vigilia si svolge la sfilata di particolari torce chiamate “’ndocce”. Queste vengono portate a spalla da figuranti vestiti con l’abbigliamento tipico dei pastori molisani. Il Carnevale di Tufara è rappresentato dalla maschera del diavolo ed invece suggestivo è il Carnevale dell’Uomo Cervo di Rocchetta al Volturno. Da non perdere la sagra del Grano che si svolge a Jelsi il giorno di S. Anna e la sagra della Pezzata che si svolge a Capracotta dove sono di scena a 1.200 m. gli antichi sapori della cucina dei pastori molisani. A Frosolone, famosa per la treccia più lunga del mondo e per il caciocavallo, devono ricordarsi la Corsa degli Asini e la sagra della Vacca Argentina. Infine a Riccia a Settembre è di scena la Sagra dell’Uva con sfilate di carri addobbati e tanto buon vino.

  13. Una terra incontaminata In Molise il tempo è ancora sospeso tra passato e presente. Non ancora corrotto l’equilibrio creato in decenni di storia e tradizioni. Incontaminato dal turismo consumistico, conserva intatte la dolcezza delle colline, l’asperità delle rocce, il senso del tempo inalterato, con le case arroccate sulle colline che offrono la piacevole sensazione della scoperta, dell’inaspettato. Le strutture micro-ricettive nei borghi storici sono la valida soluzione a quanti desiderano, anche per pochi giorni, conoscere questa piccola ma grande regione.

More Related