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IL FASCISMO

IL FASCISMO. IL FASCISMO. Quello del fascismo è un periodo storico particolarmente importante della vita del nostro Paese e del mondo intero; un periodo che ha avuto forti ripercussioni sulla storia successiva e che, perciò, non può essere dimenticato,

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IL FASCISMO

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Presentation Transcript


  1. IL FASCISMO

  2. IL FASCISMO • Quello del fascismo è un periodo storico particolarmente importante della vita del nostro Paese e del mondo intero; • un periodo che ha avuto forti ripercussioni sulla storia successiva e che, perciò, non può essere dimenticato, • anzi, è necessario che continui ad essere presente nella coscienza storica e morale di noi tutti.

  3. LE ORIGINI • Il fascismo è un movimento che venne fondato in Italia da Benito Mussolini nel 1919 e che conquistò il potere nel 1922. • Benché non costituisca un fenomeno esclusivamente italiano, il fascismo ha avuto origine nel nostro Paese innanzitutto come reazione e conseguenza della grave crisi politica, economica, sociale e morale seguita alla Prima Guerra mondiale.

  4. Mussolini

  5. Mussolini (1900 - 1922) • Benito Mussolini (1883-1945), iscritto dal 1900 al Partito Socialista, dopo aver compiuto studi irregolari, conseguì il diploma magistrale nel 1901. • Immigrato in Svizzera nel 1902 entrò in contatto con gli ambienti socialisti. • Rientrato in Italia nel 1904, intraprese la carriera di giornalista e diresse alcuni fogli e giornali socialisti. Esponente dell'ala massimalista del Partito, fu contrario alla guerra di Libia e fece espellere dal Partito l'ala riformista, rappresentata da Bissolati e Bonomi.

  6. Mussolini (1900 - 1922) • Dal 1912 fu direttore dell'"Avanti", ma nel 1914 diventò interventista e per questo, espulso dal Partito, fondò "Il Popolo d'Italia". • Già nel 1915 Mussolini aveva fondato i Fasci d'azione rivoluzionaria, con scopi puramente interventisti nella guerra, come risposta immediata al neutralismo socialista nel quale aveva fino ad allora militato. • Il 23 marzo1919 fondò a Milano i "Fasci di Combattimento" (che divennero PNF nel 1921).

  7. Principi nichilistici • Il movimento aveva allora un programma vago ed era alla ricerca di un'ideologia. • Tentava di fondere i motivi nazionalistici, cari soprattutto ai combattenti, con la polemica contro l'inefficienza del parlamentarismo, che trovava facili consensi anche negli ambienti piccolo-borghesi. • Il futuro Duce dichiarava allora: “Noi ci permettiamo di essere aristocratici e democratici, conservatori e progressisti, reazionari e rivoluzionari, legalisti e illegalisti, a seconda delle circostanze di tempo, di luogo e di ambiente”.

  8. La ricerca di alleanze politiche • Mussolini, oltre a interpretare gli ideali patriottici della piccola borghesia, • capì la debolezza della classe dirigente, incapace di stabilizzare la situazione economica e sociale del dopoguerra, e progettò di sostituirsi ad essa. • Questo si poteva ottenere solo conquistando i favori dei gruppi dominanti del padronato industriale e dei proprietari terrieri, sempre più intolleranti verso le manifestazioni popolari e pronti ad appoggiare chiunque fosse disposto a usare la "mano forte".

  9. La strategia fascista • Così, nel giro di pochi mesi, la propaganda fascista conquistò terreno • e, senza far segreto di una volontà autoritaria, dichiaratamente antidemocratica, • cercò di sfruttare il malcontento generale del dopoguerra, • di rappresentare la spinta reazionaria delle forze borghesi e conservatrici.

  10. La situazione psicologica della borghesia • Infatti la borghesia era: • 1. delusa per la cosiddetta "vittoria mutilata" a seguito delle dichiarazioni del presidente americano Wilson che a Versailles si oppose ad ogni espansione dell’Italia in Dalmazia (promessa all’Italia in caso di vittoria nel patto di Londra del 1915) • 2. ed era atterrita dalla ascesa delle classi popolari, che sembravano voler scuotere e sovvertire il tradizionale assetto gerarchico della società italiana.

  11. Lo sviluppo moderno dell’economia italiana • Inoltre, il passaggio dalla vecchia economia agricolo-artigianale alla grande industria capitalistica (specie nel "triangolo" Milano-Torino-Genova) tendeva ad accrescere il peso dei più forti gruppi imprenditoriali, • ma nello stesso tempo portava alla ribalta il proletariato operaio, sminuendo il ruolo dei ceti medi. • In tal modo cresceva anche lo squilibrio fra Nord e Sud dell’Italia.

  12. Il nucleo totalitario del fascismo • Il fascismo elaborò a questo puntouna teoria che negava la lotta di classe in nome del principio superiore della "unità nazionale”. • La Nazione veniva intesa come un unico organismo vivente a cui dovevano essere subordinati i diversi interessi portati dalle varie classi sociali. • Anzi, gli interessi di classe vennero criminalizzati come attentati alla totalità.

  13. L’adozione della violenza politica • Attraverso un esplicito rifiuto degli ideali democratici e una vigorosa difesa della “diseguaglianza irrimediabile e benefica degli uomini”, il fascismo accentuò il ricorso ai metodi della violenza fisica, con l'intervento delle squadre d'azione. • Queste si diffusero alla prima sconfitta politica accusata dal movimento nelle elezioni del 16 novembre 1919.

  14. Il fascismo diventa funzionale al capitalismo • La grande industriaaveva, così, trovato nel fascismo la forza da opporre alle rivendicazioni operaie, agli scioperi, alle durezze della lotta sociale che raggiunse il vertice con l'occupazione delle fabbriche nel 1920-21. • Nel 1919 vi sono assalti ai negozi, nel 1920 l’Italia è il paese europeo con più giornate di sciopero; • gli industriali rispondono con la serrata e in reazione a ciò inizia l’occupazione operaia delle fabbriche.

  15. Il culmine della crisi del dopoguerra • Il 1919-21 sono gli anni del culmine della crisi sociale in cui i ceti medi temono una rivoluzione delle classi popolari e cercano disperatamente una difesa del loro status sociale non capendo la politica super partes di Giolitti, che scambiano per debolezza. • La parola d'ordine è «Viva la Russia, viva Lenin!». • La rivoluzione sembra imminente e il riformismo socialista di Turati sconfitto. • Nel frattempo gli operai ottengono la giornata lavorativa di otto ore (1919) e aumenti salariali di fronte al continuo aumento dei prezzi grazie alla pressione della CGL.

  16. Il culmine della crisi del dopoguerra • Ma il fascismo costituì anche una forza che venne impiegata dagli agrari contro i movimenti contadini. • Infatti risuonava anche il grido «La terra ai contadini!». • Questa della terra era stata una vaga promessa fatta ai contadini combattenti nella Guerra mondiale, ma poi non vi fu alcuna riforma agraria e la gran massa dei contadini restano braccianti: nel 1914 il 55% della popolazione italiana vive di agricoltura, ma il 90% di questa possiede meno di un ettaro e per vivere deve vendere le braccia.

  17. Il problema della terra • Questa è una grave situazione tipicamente italiana (ad esempio è quasi insistente in Francia dove i contadini hanno più terra). • Su 2 milioni di disoccupati del dopoguerra la maggior parte sono proprio braccianti che per lavorare sono, quindi, alla mercé dei grandi proprietari e delle congiunture economiche (anche quando non ci sono periodi di crisi il loro lavoro è stagionale).

  18. Il problema della terra • Nel 1917 era stata sollevata la questione della terra: i sindacati avevano chiesto la requisizione delle terre non coltivate per i contadini che intendessero dissodarle; il deputato Ciccotti aveva anche preparato un progetto di legge; ma non avviene nulla. • Così, l’estate del ‘19 i contadini guidati da “bianchi” e “rossi” occupano le terre dei grandi proprietari, specie le non coltivate

  19. L’occupazione della terra • Capo del movimento contadino “bianco” è il popolare Miglioli, quello socialista è inquadrato nelle “leghe rosse”. • «L’Italia - osserva Chabod - viene perciò a trovarsi da un lato di fronte all’appello dei contadini e alle rivendicazioni operaie foriere di sviluppi che vanno ben oltre gli aumenti salariali; • e dall’altro lato di fronte all’insoddisfazione, alle angosce e alle incertezze della borghesia, specialmente della piccola borghesia».

  20. Il fascismo si fa strumento degli agrari • La piccola borghesia teme l’avvento del bolscevismo, il popolo l’attende come un messia. • È in questa situazione di profonda lacerazione che può nascere e svilupparsi il fascismo. • Gli agrari presero a sovvenzionare il movimento fascista; • questo vide confluire nelle sue file una massa eterogenea di ex combattenti, di uomini di varia provenienza spinti dal desiderio di avventura, di piccoli borghesi in cerca di promozione sociale che andarono a formare le squadre d’azione.

  21. Lesquadre d’azione • Queste si diffusero rapidamente nella Val Padana e subito dopo nel Centro-Nord, specie nella zona “rossa” tra Bologna e Ferrara effettuando “spedizioni punitive” contro i “rossi” e i “bianchi” assaltando municipi, camere del lavoro, case del popolo, sedi delle leghe e di partito. • Le violenze divengono talmente gravi che l’estate del ‘21 lo stesso Mussolini riconosce la necessità di arrestarle. • Ma “ras” fascisti come Balbo e Grandi rifiutano, spinti anche dagli agrari che premono perché venga posto fine all’occupazione delle terre.

  22. Le violenze • Si formano sindacati fascisti a cui i contadini sono costretti a iscriversi e quindi ad accettare i contratti con ribassi salariali. • Allo stesso modo gli industriali appoggiano il fascismo perché non vogliono la gestione operaia delle fabbriche. • In più le squadre hanno mano libera: sono corpi paramilitari e quindi illegali, ma agiscono dinanzi ad una polizia finge di non vedere e vi sono fatti come quelli degli squadristi uccisi al comune di Bologna (21 nov. ‘20) che offrono validi pretesti per scatenare la violenza.

  23. Nasceil Partito comunista d’Italia • Nel frattempo, il 21 gennaio del 1921, al congresso di Livorno del Partito socialista, l’ala della sinistra estrema, sotto la guida di Amedeo Bordiga e di Antonio Gramsci, esce dal partito e fonda il Partito comunista d’Italia che si ispira alla rivoluzione bolscevica in Russia. • Giolitti, reputando che il fascismo sarebbe stato un fenomeno transitorio pensò di poterlo strumentalizzare per spegnere la carica rivoluzionaria dei socialisti, nel presupposto che la lotta contro rossi e bianchi avrebbe smorzato la carica dei neri.

  24. Antonio Gramsci

  25. Nasce il PNF ed entra il Parlamento • Il movimento fascista, divenuto partito (novembre 1921), cercò di darsi una dottrina più organica e Mussolini, prima di puntare al potere, tentò la politica delle alleanze. • Infatti, per le elezioni del 15 maggio del 1921 (indette a seguito dello scioglimento delle Camere voluto da Giolitti, ma che segnano un forte spostamento a destra del suo elettorato), il PNF entrò nei blocchi nazionali giolittiani in funzione antisocialista e antipopolare, ottenendo un primo successo mandando alla Camera 35 deputati.

  26. Caratteri generali del fascismo • Poco dopo riprendevano scontri, lotte, violenze e il fascismo, nuovamente autonomo e sempre più diffuso nell’Italia centro settentrionale, trovò appoggio nei liberali, convinti che il movimento di Mussolini avrebbe restituito a molti il senso dello Stato. • In effetti la “dottrina del fascismo” di Mussolini conteneva un insieme di elementi ambigui a cominciare da una concezione dello Stato che sembrava riallacciarsi al pensiero risorgimentale, • e che si nutriva di concetti idealistici hegeliani, più tardi, verranno sviluppati dal filosofo Gentile.

  27. Caratteri generali del fascismo • In realtà il fascismo pretese di costruire uno Stato che incorporasse ogni interesse specifico nella propria personalità assoluta (uno Stato-Geist). • Il fascismovide nello Stato l'organo supremo che avrebbe garantito la libertà individuale e quella di ogni classe integrandole e sottomettendole alla propria volontà. • Ma, non prevedendo nessuna delega democratico parlamentare, l'assolutismo dello Stato si identificava inevitabilmente con la volontà del suo Partito-guida, quello fascista, e subito dopo con quella del suo Capounico, Mussolini.

  28. Caratteri generali del fascismo • L’annullamento del valore dell’individuo (equiparato ad un atomo egoista) significò esaltazione mistica del suo sacrificio, della sua subordinazione assoluta alla volontà del “Capo”, solo garante del bene della Patria. • Ma nell’articolo “Fascismo” redatto per l’Enciclopedia italiana (Treccani) nel ’32, Mussolini esplicita il carattere più peculiare della propria concezione quando dice: • “non c’era nessuno specifico piano dottrinale nel mio spirito. La mia dottrina [...] era stata la dottrina dell’azione. Il fascismo [...] nacque da un bisogno di azione e fu azione”. • Ancora una volta emerge, quindi, il fondamento nichilistico della concezione di Mussolini.

  29. Caratteri generali del fascismo • Il fascismo ebbe, dunque, questi caratteri generali: • 1) Fu nazionalista. • 2) Fu misticamente statalista e represse ogni pluralismo e diversità. • 3) Fu nemico della concezione rappresentativa liberal-democratica parlamentare e pretese di identificarsi direttamente col popolo preso come entità mistica. • 4) Fu antintellettualistico e antirazionalistico ed esaltò le forze dell’irrazionale, dell'istinto, della forza fisica • 5) Creò la moderna politica populistica di massa basata sulla rappresentazione scenica che si concretizzò nelle sfilate, nelle adunate oceaniche, nei canti e nelle fiaccolate.

  30. Caratteri generali del fascismo • 6) Si servì della propaganda di massa per creare consenso usando i mezzi comunicazione di massa: la radio e il cinema. • 7) Ostentò velleità di uguaglianza e giustizia (anticapitalismo) che attuò attraverso la realizzazione di opere sociali, ma applicò sempre il principio di far pagare alla nazione i costi lasciando l’appropriazione privata dei profitti. • 8) Ebbe una filosofia elitaria fondata sui valori della disciplina, della combattività, della fedeltà e della dedizione totale al partito. • 9) Nella sua radice più profonda fu nichilista.

  31. LA MARCIA SU ROMA

  32. LA MARCIA SU ROMA • Il 22 ottobre del 1922 fu attuata dai fascisti la “marcia su Roma”. Il successo di una tale di parata scenografica e velleitaria come fu dovuto alla colpevole benevolenza del re Vittorio Emanuele III che si rifiutò di fermarla e che telegrafò a Mussolini, rimasto prudentemente a Milano, invitandolo a formare un nuovo governo. • In questo modo ha inizio la scalata fascista al potere. • Mentre socialisti e comunisti si schierarono subito all'opposizione ma restando inerti, molti della vecchia classe politica liberale, non diversamente da una parte dei popolari, si illusero di poter controllare il fascismo incanalandolo nella prassi democratico-parlamentare.

  33. LA MARCIA SU ROMA

  34. Mussolini al governo • Appena formato il suo governo il 10 novembre 1922, a soli tredici giorni dalla Marcia su Roma, Mussolini abolisce la nominatività dei titoli e il 20 agosto 1923 abroga la legge sulle successioni. • La prima rendeva obbligatorio il nome del possessore di un titolo di credito e, quindi, rendeva possibile la sua tassazione come imposta diretta. • La seconda imponeva un’imposta che colpiva soprattutto le grandi eredità. • Entrambi i provvedimenti erano stati varati da Giolitti nel 1920 come misure di giustizia fiscale nei confronti dei titolari di grandi redditi.

  35. I FASCISTI ENTRANO A ROMA

  36. Le violenze alle elezioni del ‘24 • Nel 1924 venne varata una riforma elettorale (legge Acerbo) che offriva premi alla maggioranza e riduceva la rappresentanza delle forze di opposizione. • I fascisti dovevano perciò prendere più voti degli altri, quindi alle successive elezioni intimidirono i votanti con le violenze e attuarono brogli. • Il deputato socialista Matteotti denunciò tali eventi alla Camera, ma questo atto coraggioso gli costò la vita in quanto venne ucciso da alcuni sicari fascisti. • Il Paese fu scosso da un sentimento di orrore.

  37. I responsabili del delitto Matteotti • Responsabili del delitto Matteotti erano funzionari fascisti: Aldo Finzi (sottosegretario all'interno), Marinelli (segretario amministrativo del partito), Cesare Rossi (capo dell'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio), uno squadrista toscano, dipendente dello stesso ufficio, Amerigo Dumini (autista della vettura che aveva rapito Matteotti) e De Bono (capo della Polizia e della Milizia). • Nel mese di giugno, alcuni dei responsabili furono costretti a dimettersi, (Rossi, Finzi e De Bono), mentre Dumini, Marinelli e lo stesso Rossi furono arrestati. • - De Bono fu assolto nel 1925. • - Tutti i mandanti furono amnistiati durante l'istruttoria. • - Dumini venne condannato a cinque anni, ma finì per scontarne uno solo.

  38. GIACOMO MATTEOTTI

  39. L’uccisione di Matteotti • Ma, nonostante lo sdegno dell'opinione pubblica e la reazione degli partiti, che abbandonarono il Parlamento su iniziativa di Amendola, dando vita alla cosiddetta “Secessione dell’Aventino”, • Mussolini, col discorso del 3 gennaio 1925, diede una svolta decisiva alla situazione di stallo e il re Vittorio Emanuele III, come due anni prima, continuando a riporre piena fiducia nel fascismo, rese in pratica possibile l’avvio della vera e propria dittatura fascista.

  40. Vittorio Emanuele III

  41. Il discorso alla Camera del3 gennaio 1925 • Questa dittatura si può far iniziare con il violento discorso che il3 gennaio 1925 Mussolini pronunciò alla Camera: • “Si dice: il fascismo è un'orda di barbari accampati nella nazione; è un movimento di banditi e di predoni! Si inscena la questione morale, e noi conosciamo la triste storia delle questioni morali in Italia. Ma poi, signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l'arco di Tito? • Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto (...) Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!”

  42. LA PRESA DEL POTERE • A questo punto Mussolini, sfidando i suoi nemici ad accusarlo davanti alla Corte di Giustizia, da un lato, annuncia la soppressione di qualsiasi forma di illegalità, "compresa quella fascista", dall’altro, dichiara imminente l’adozione di nuove leggi quasi tutte preparate dal nuovo ministro della Giustizia Alfredo Rocco che, in soli undici giorni stila 2376 decreti legge tutti approvati in poco tempo; tra i decreti figura anche una nuova legge elettorale uninominale che diminuisce la possibilità della rappresentanza dei partiti in Parlamento. • Segue un'ondata di arresti e di sequestri ai danni dei partiti d'opposizione,comunisti, socialisti, popolari (cattolici), e della stampa. Molti esponenti dell'opposizione sono costretti all'esilio; Giovanni Amendola (liberale) e Piero Gobetti (liberale) muoiono a seguito di aggressioni fasciste.

  43. LELEGGI “FASCISTISSIME” • Tra il 1925 e il 1926 furono, quindi, varate le cosiddette leggi “fascistissime” che consacrarono la nuova struttura politica dittatoriale e lo strapotere del fascismo nello Stato. • Viene così chiamata la serie delle leggi del 1925-26 che pongono fine allo Stato liberale parlamentare attraverso una continua modifica dello Statuto Albertino. Queste leggi istituiscono: • 1. il rafforzamento dei poteri del capo del governo; • 2. la proibizione dello sciopero; • 3. scioglimento di tutti i partiti antifascisti; • 4. la soppressione di tutte le pubblicazioni contrarie al regime;

  44. LELEGGI “FASCISTISSIME” • 5. l’istituzione della polizia politica OVRA; • 6. l’istituzione del confino di polizia per i dissidenti; • 7. la decadenza dal mandato parlamentare di tutti i deputati aventiniani; • 8. la reintroduzione della pena di morte per i reati contro "la sicurezza dello Stato"; • 9. l’istituzione, per giudicare questi reati, di un Tribunale speciale per la difesa dello Stato composto non da giudici ordinari, ma da ufficiali delle forze armate e della Milizia (corpo armato del partito fascista, istituito nel '23). • 10. Per coloro che scelsero di opporsi restavano aperte due strade: l'esilio all'estero o l'agitazione clandestina in patria.

  45. MILIZIA FASCISTA

  46. MussoliniCapo del Governo • Nascono e si impongono nuovi slogan perentori ("Credere, obbedire, combattere" o "Il Duce ha sempre ragione") che fanno capire chiaramente chi detiene ormai il potere assoluto in Italia: • ciò viene legalizzato dallo stesso Mussolini il 24 dicembre del ’25 con una legge che modifica l’interpretazione dello Statuto e lonomina Capo del Governo (che risponde solo al re e ha facoltà di nominare o revocare i ministri e di emanare leggi senza l’approvazione delle Camere), invece di Presidente del Consiglio (il quale risponde al Parlamento come voleva Cavour).

  47. LA FASCISTIZZAZIONE DELLO STATO • Inoltre Mussolini, tra l’aprile e l’agosto del ‘25 assume la carica di capo delle tre forze armate dopo aver fatto dimettere il Ministro della Guerra e quello della Marina, e dopo aver creato il nuovo ministero dell’Aeronautica. • Il Parlamento risultò svuotato di ogni prerogativa e le successive elezioni (1929) vennero ridotte a plebisciti per cui il cittadino poteva solo approvare una "lista unica" di deputati designati dal Gran Consiglio del fascio. • Il capo del governo, che era contemporaneamente duce del fascismo, occupò così il vertice della piramide politica, cioè della gerarchia del regime, e venne sottratto a qualunque controllo o sanzione, tranne l'obbligo di rispondere ancora al sovrano (perciò detto, oltre che per la presenza del papa, TOTALITARISMO IMPERFETTO).

  48. LA FASCISTIZZAZIONE DELLO STATO • Il 2 ottobre 1925 vengono, inoltre, conclusi accordi tra il governo e gli industriali che si impegnano a riconoscere solo sindacati fascisti (“Patto di Palazzo Vidoni”) e a iscriversi al partito, ottenendo in cambio i Ministeri delle Finanze e dell’Economia ed una poltrona nel Gran Consiglio del Fascismo. • Inoltre molti industriali ricevettero quote di giornali, i quali dovettero fare i conti a partire dal 1 gennaio 1926 con la rigorosa “Legge sulla stampa” che apportava notevoli restrizioni alla libertà di notizia (veline ministeriali).

  49. LA FASCISTIZZAZIONE DELLO STATO • Viene istituita la figura del Podestà che, nominato dal Prefetto, sostituisce il sindaco acquisendone i poteri. • L’8 ottobre 1926, viene varato il nuovo rigido regolamento interno del partito fascista con il quale Mussolini nomina direttamente, senza elezioni interne, i membri del direttivo. • Quattro giorni dopo, il 12 ottobre, il Duce assume personalmente il comando della Milizia. • Con le elezioni plebiscitarie del 1929 si ebbe una Camera composta da soli fascisti.

  50. IL CORPORATIVISMO • In politica economica e sociale, per differenziarsi tanto dal sistema liberale, quanto dal modello socialista, si avviò il corporativismo che assicurava ampi margini all'iniziativa privata, e, nello stesso tempo, garantiva il controllo da parte dello Stato: • padroni e operai di ogni settore formavano un soggetto collettivo detto “corporazione” che si accordava per il bene nazionale sotto le direttive del partito. • In luglio nasce così il Ministero delle Corporazioni, e da settembre solo la Banca d'Italia può emettere moneta ed ottiene il totale controllo bancario.

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