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EDWARD SAID 1935-2003

EDWARD SAID 1935-2003. Opere di E. Said Orientalism (1978). Covering Islam: How the Media and the Experts Determine How We See the Rest of the World (1981) The World, the Text, and the Critic (1983) Beginnings: Intention and Method (1985) Culture and Imperialism (1993)

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EDWARD SAID 1935-2003

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Presentation Transcript


  1. EDWARD SAID1935-2003 Opere di E. Said • Orientalism(1978). • Covering Islam: How the Media and the Experts Determine How We See the Rest of the World(1981) • The World, the Text, and the Critic (1983) • Beginnings: Intention and Method(1985) • Culture and Imperialism(1993) • Out of Place: A Memoir(1999) • The End of the Peace Process: Oslo and After (2000) • Reflections on Exile and Other Essays (2000)

  2. Cos’è l’Orientalismo • Sistema di discorso che definisce il mondo secondo la logica binaria sé/altro. Creazione e conoscenza di sé in relazione a ciò che viene posto come *l’altro da sé*. • Inventa, e a sua volta si fonda su, il concetto di ‘alterità’. Derivato dal ‘post-strutturalismo’, indica come l’identità occidentale in relazione al mondo Orientale si sia determinata ‘in negativo’: io sono ciò che l’altro non è. L’altro come mio alter ego, di cui ho bisogno per identificarmi, delimitarmi, crearmi come individuo. L’altro è in funzione di me. • Parte integrante della civiltà e cultura materiale europea (e, in diverso modo, statunitense). «The Orient is an integral part of European material civilization and culture» (Orientalism, 2)

  3. Distinzione Oriente/Occidente “A very large mass of writers, among whom are poets, novelists, philosophers, political theorists, economists, and imperial administrators, have accepted the basic distinction between East and West as the starting point for elaborate theories, epics, novels, social descriptions, and political accounts concerning the Orient, its people, customs, “mind”, destiny , and so on.” (Orientalism, p.2)

  4. Importanza dell’Oriente per l’ Europa ‘orientalista’ "Orientalism, a way of coming to terms with the Orient that is based on the Orient's special place in European Western experience" (1) • L'oriente è la sede delle più antiche e ricche colonie europee. • E' la fonte della civiltà occidentale (pensiamo ai numeri, o ad alcune tecniche di coltivazione, all'astronomia, alla filosofia). • E' il concorrente principale in campo culturale. • E’ il simbolo del diverso per antonomasia.

  5. Tropi orientalisti: • L’erotismo, l’edonismo, l’esotismo, la violenza e l’amore de Le mille e una notte, le odalische, i visir, i califfi e gli eunuchi. Donne misteriose e irraggiungibili, o eccessivamente disponibili e passive. “ ... A savage place! as holy and enchanted / As e'er beneath a waning moon was haunted / By woman wailing for her demon-lover!” S.T. Coleridge, Khublai Khan (1816) • Immagine di un Levante mistico, misterioso e perturbante come nelle liriche di Novalis, Hölderlin e del «Kubla Khan» di S. T. Coleridge. Comprende lo stile turco, l’arabesco e la Chinoiserie che influenzarono la moda, il teatro, la pittura, l’opera e il romanzo sentimentale, e comprende altresì la grande moda tra gli aristocratici del tempo di farsi ritrarre in costumi orientali. - Componente materialistica e consumistica il cui eccesso può provocare ansie di possesso o di perdita di controllo: l’importazione di merci e prodotti orientali, sinonimo di apertura verso l’altro ma anche della sua appropriazione

  6. TRE ACCEZIONI DI ORIENTALISMO • ACCADEMICA: "anyone who teaches,writes about, or researches the Orient ... is an orientalist, and what he or she does is Orientalism“ 2) EXTRACCADEMICA: "Orientalism is a style of thought based upon an ontological and epistemologiacal distinction made between "the Orient" and "the Occident" (riguarda gente comune, artisti, economisti fuori dall'accademia: Dante, Karl Marx, Eschilo, Victor Hugo, etc.) 3) ORIENTALISMO COME DISCORSO (Foucaultiano), interazione fra le due accezioni già menzionate. Disciplina costante e sistematicacon cui la cultura europea ha trattato e in parte creato l'Oriente in campo politico, sociologico, militare, ideologico, scientifico e immaginativo dopo la fine dell'Illuminismo. - Punto di inizio: XVIII sec. - Strumenti: insieme delle istituzioni create dall'Occidente (militari, economiche, politiche, culturali) - Scopo: gestione delle relazioni con l'Oriente basata su rapporti di forza.

  7. Strumenti istituzionali del colonialismo "...a mode of discourse with supporting institutions, vocabulary, scholarship, imagery, doctrines, even colonial bureaucracies and colonial styles" (2) 1913: l’Istituto Orientale è di competenza del Ministero delle Colonie

  8. L'ORIENTALISMO influenza tutti i campi di interazione con l'Oriente, e non è frutto di un'agire teorico e pratico libero. E' un 'discorso', una teoria all'interno della quale si struttura ogni tentativo di approccio all'Oriente. I testi cosiddetti orientalisti sono frutto del contatto coloniale e si basano su rapporti egemonici (squilibrio di forze tra coloni occidentali e colonizzati orientali). - DIFFERENZA TRA "ORIENTALISMI": FRANCESE E INGLESE DA UN LATO, NORDAMERICANO E DEL RESTO DELL'EUROPA DALL'ALTRO. L'Orientalismo come produzione di testi sull'Oriente, a seguito dell'occupazione coloniale, della conversione religiosa e culturale e soprattutto del conseguente commercio con le colonie, nasce in Francia e in Gran Bretagna, i maggiori coloni dell'Oriente, soprattutto, per quanto riguarda l'Inghilterra, dell'India e del 'Levante'. Dopo la seconda guerra mondiale il predominio coloniale passa agli USA, che ereditano e adoperano le precendenti nozioni coloniali sull'Oriente, modificandole poi a proprio uso.

  9. Come si diffonde il sistema orientalista all'interno della cultura? • Gramsci e il concetto di Egemonia. AntonioGramsci ha proposto una distizione teorica tra società civile e società politica. La prima è costituita, secondo Gramsci, da associazioni spontanee e non coercitive, come la famiglia, la scuola, il sindacato (..i gruppi di volontariato, i sistemi autogestiti alternativi al sistema economico, commerciale, politico, etc., come le Botteghe del Commercio Equo e Solidale, le associazioni culturali, i centri sociali, etc.). La seconda è costituita da istituzioni i cui membri sono legati in modo (non sempre) non-spontaneo, come la Polizia, l'esercito, la magistratura, etc.. E' basata sul 'dominio' dentro la società. Nella società civile opera la cultura. Non imposta, essa prende la forma del consenso: si affermano, in maniera non totalitaria, le idee che ricevono consenso, che vengono sviluppate all'interno della società stessa, in una relazione. Quando esse diventano preponderanti rispetto ad altre, diventano 'egemonia'. L'orientalismo ricava la sua durata e la forza del suo pregiudizio dal risultato dell'egemonia culturale. E’ un “discorso”. Rapporto cultura-potere (punto centrale di Said in Culture and Imperialism, 1992) La cultura, la conoscenza, determinano il potere (chi sa “le regole per accedere”, ha potere), ma è anche determinata da esso: soloil potere può permettere il costituirsi di una pratica di sapere, e che essa diventi fondamentale.

  10. Perchè l'egemonia culturale orientalista pervade la società dal tardo rinascimento ad oggi, contribuendo a formare la radicata alterità "Noi-Altri", basta sul concetto di identità europea come superiore a quella (creata) orientale? Su cosa si fonda la sua forza? - Su una presunta superiorità di 'posizione' occidentale, costruita durante secoli di esplorazioni e narrazioni sull'Oriente, che riportano l'immagine di una terra 'esotica', elegante ma lussuriosa, tendenzialmente passiva, ‘addolorata’, etc. - L'immaginazione sull'Oriente si fonda su un presupposto di centralità della coscienza occidentale sovrana (l'Io): dapprima essa propone nozioni generali vaghe sull'Oriente, poi le sistematizza in un pensiero che si arricchisce di notizie e si alimenta di desideri, rimozioni, investimenti e proiezioni. Ecco come l'Oriente diventa il rimosso dell'Occidente e ne fonda così la sua identità. Se da una parte vi sono opere francamente razziste e immaginifiche, dall'altra ve ne sono di erudite, raffinate ed oneste.

  11. DIFFERENZA TRA SAPERE PURO E SAPERE POLITICO • "...il consenso generalizzato, nelle società liberali, sulla nozione che il "vero" sapere sia fondamentalmente non politico (e, inversamente, che un sapere politico non sia "vero" sapere) oscura l'enorme importanza ... delle circostanze politiche per il prodursi del sapere umano in ogni sua forma." (Orientalismo, p. 19) • "Dubito che possano sorgere controversie... sul fatto che alla curiosità per l'India di un gentiluomo britannico della fine del secolo scorso non fosse estraneo il loro status di colonie della madrepatria." (ibid., 20) • "Io penso che ... l'interesse per l'Oriente abbia avuto forti tratti politici ..., ma che la fonte ultima di tale interesse sia stata culturale; e che proprio la cultura, interagendo costantemente con forti motivazioni politiche, economiche e militari, abbia permesso il cristalizzarsi dell'Oriente come variegato e complesso oggetto di conoscenza, entro il campo del sapere che chiamo orientalismo." (ibid. , 20)

  12. LA QUESTIONE METODOLOGICA - Collocazione strategica (posizione di un autore nel suo testo in base al materiale sull'Oriente di cui si sta occupando) - Formazione strategica (come i testi e i gruppi di testi siano in relazione tra loro e nella cultura in generale, traendo forza da questa relazione) Strategia: Said parla di strategia per indicare che chiunque abbia scritto e scriva sull'Oriente non può estrapolarsi dal contesto del 'discorso' sull'Oriente, ma debbascegliere la propria posizione rispetto al testo - alla rappresentazione - che vuole dare (temi di cui si vuole trattare, scelta della persona narrativa, stile, etc.). "chiunque parli di Oriente (non escluso lo stesso Omero), accetta talune premesse, un certo numero di nozioni preesistenti sulle quali si basa e alle quali si riferisce." (29) Non c'è dunque un soggetto libero che parli liberamente dell'Oriente come crede. Non se non ha prima riconosciuto la sua condizione relativa (immerso nella società civile e politica, in-formato). Affinchè il parlare sia ‘onesto’, ci si deve liberare dei pregiudizi epistemologici e delle maglie del discorso / potere che propria condizione nel tempo comporta. Essere nel tempo (visione duale) liberandosi al di là del tempo (visione non-duale).

  13. "Così concepito il discorso non è la manifestazione, maestosamente sviluppata, di un soggetto che pensa, conosce e dice: si tratta, invece, di un insieme in cui si possono determinare la dispersione del soggetto e la sua discontinuità con se stesso. E' una specie di esteriorità in cui si manifesta una rete di possibili posizioni distinte.”(Michel Foucault, L'Archeologia del sapere, 1971, Rizzoli, Milano, p. 74)A differenza di Foucault, Said invece crede che ci sia la possibilità di un'impronta personale che un autore dà ai propri testi nell'ambito dell'Orientalismo.- Studio dell'esteriorità, della rappresentazione: il discorso Orientalista è 'esteriore' - si cerca di descrivere l'Oriente per renderne trasparenti gli aspetti misteriosi. Dell'Oriente vi sono non verità, ma molteplici rappresentazioni, a partire dagli antichi Greci (Omero, Euripide, Eschilo). L’Oriente è una forma.Esistono più Orientalismi: razzista, psicoanalitico, filologico, darwiniano, etc.

  14. Discorso orientalista come Sapere / Potere (controllo): una summa • L’Orientalismo come “il distribuirsi di una consapevolezza geopolitica entro un insieme di testi poetici, eruditi, economici, sociologici, storiografici e filologici; ed è l’elaborazione non solo di una fondamentale distinzione geografica (il mondo come costituito da due metà ineguali, Oriente e Occidente), ma anche di una serie di “interessi”che ... l’orientalismo da un lato crea, dall’altro contribuisce a mantenere. D’altra parte, più che esprimerla, esso è anche una certa volontà o intenzione di comprendere – e spesso di controllare, manipolare e persino assimilare- un mondo nuovo, diverso, per certi aspetti alternativo....” (Orientalismo, p. 21)

  15. Gramsci e Said: la conoscenza di sé (come soggetto / oggetto di potere e stereotipi) • Gramsci, Quaderni del carcere: "L'inizio dell'elaborazione critica è la coscienza di quello che è realmente, cioè un 'conosci te stesso' come prodotto del processo storico finora svoltosi che ha lasciato in te stesso un'infinità di tracce accolte senza beneficio d'inventario". • Said in Orientalismo si propone di scovare tracce di Orientalismo prima di tutto in se stesso, e dunque di fare quest'inventario. (controllo delle tracce lasciate dai pregiudizi altrui, e delle proprie rappresentazioni mentali). • Foucault: cura di sé vs. conoscenza di sé. Cura delle proprie rappresentazioni mentali, senza mai costituirsi come identità (è il rischio del ‘conosci te stesso’). • TRE fattori hanno reso iperpoliticizzata la percezione del mondo arabo / islamico: • 1) Pregiudizi arabi ed antislamici in Occidente • 2) Conflitto Israeliano - Arabo, con gli effetti che ha sulla minoranza (potente) ebrea in USA. Il pregiudizio di un Israele aperto e democratico vs. un mondo arabo arretrato, filo-terrorista e totalitario. • 3) Ignoranza parziale del mondo arabo.

  16. Said e la battaglia contro l’essenzialismo culturale • Dopo l’11 settembre 2001, Said scriverà contro i ‘monoliti culturali’, costruiti e confermati da teorie come quella dello scontro di civilità, sostenuta da Huntington in The Clash of Civilizations,(1993).

  17. CIVILIZATION IDENTITY will be increasingly important in the future, and the world will be shaped in large measure by the interactions among seven or eight major civilizations. These include Western, Confucian, Japanese, Islamic, Hindu, Slavic-Orthodox, Latin American and possibly African civilization. The most important conflicts of the future will occur along the cultural fault lines separating these civilizations from one another. Why will this be the case? First, differences among civilizations are not only real; they are basic. Civilizations are differentiated from each other by history, language, culture, tradition and, most important, religion. The people of different civilizations have different views on the relations between God and man, the individual and the group, the citizen and the state, parents and children, husband and wife, as well as differing views of the relative importance of rights and responsibilities, liberty and authority, equality and hierarchy.These differences are the product of centuries. They will not soon disappear. They are far more fundamental than differences among political ideologies and political regimes. Differences do not necessarily mean conflict, and conflict does not necessarily mean violence. Over the centuries, however, differences among civilizations have generated the most prolonged and the most violent conflicts. (S.P. Huntington, “Clash of Civilization?”, Foreign Affairs, summer 1993)

  18. La replica di Said : Huntington is an ideologist, someone who wants to make "civilizations" and "identities" into what they are not: shut-down, sealed-off entities that have been purged of the myriad currents and countercurrents that animate human history, and that over centuries have made it possible for that history not only to contain wars of religion and imperial conquest but also to be one of exchange, cross-fertilization and sharing. […] The basic paradigm of West versus the rest (the cold war opposition reformulated) remained untouched, and this is what has persisted, often insidiously and implicitly, in discussion since the terrible events of September 11. The carefully planned and horrendous, pathologically motivated suicide attack and mass slaughter by a small group of deranged militants has been turned into proof of Huntington's thesis. (E. Said, “The Clash of Ignorance”, The Nation, 22 october 2001)

  19. Ripensare il rapporto spazio e tempo, cultura e passato. Puntare l’attenzione sull’inconciliabile diversità delle civiltà (fault lines separating these civilizations from one another), e quindi sottolineare solo le differenze - differenti tradizioni, concezioni di vita, del rapporto con la religione, etc - , significa pensare alle tradizioni e alla cultura come dei monoliti immutabili (shut-down, sealed-off entities), dove tutto resta fisso e uguale a sé stesso, anche nel tempo. Le culture, invece, sono permeabile, impure ‘contaminate’, e questo garantisce la sopravvivenza e lo scambio (“I frutti puri impazziscono”, J. Clifford) Anche il passato storico (che avrebbe portato alla ‘sedimentazione’, secondo Huntington, delle differenze inconciliabili) e con esso il discorso stesso della tradizione, può essere ripensato e re-interpretato nel presente: non si tratta di un elemento ‘congelato’ nel passato, ma appropriato e vivente nella contemporaneità. Presente e passato non sono immutabili tempi morti o chiusi ma piani di inferenza di linee molteplici, aperti ad ogni possibilità e interpretazione. Il passato rivive nel presente, nell’istante esperienziale del qui ed ora (pensiamo alle psicoterapie, tipo la Gestalt, che permettono il rivivere creativo del passato, che non è più memoria ma sensazione presente che può modificarsi) La modernità, in questo senso, risulta un luogo della contemporaneità degli elementi, non un cammino lineare, teleologico, lungo il quale qualcuno ‘è rimasto indietro’. Questo pregiudizio viene creato dalla ‘ripetizione’.

  20. La divisione del mondo in due (o più) blocchi è evidenziata da Said a partire dal concetto di ‘othering’: rendere l’altro (identità in negativo). • E’ piuttosto la paura di essere indefiniti, mancanti, non ben identificati che spinge gli occidentali a classificare e limitare l’altro da sé nella differenza, e poi ne ‘lo scontro di civiltà’.

  21. Othering e costruzione del sé: una donna bianca allo specchio dell’eunuco nero • "Les petits voyages de Paris-Plaisirs."--Paris Plaisir, Feb. 1930 rappresentazione di un harem francese con un servitore eunuco nero. Fonte: Jan Nederveen Pieterse, "White on Black: Images of Africa and Blacks in Western Popular Culture", New Haven, Yale UP, 1992

  22. .Lawrence of Arabia (U.K., 1962)Regia: D. Lean

  23. Esempio di rappresentazione orientalistica in Lawrence d’Arabia: Deserto, bello, immenso, semplice ed arido, come sfondo di contrasto per la grandiosità e vivacità dell’eroe inglese. I personaggi arabi mantengono la stessa ‘semplicità’ e forse anche l’aridità, con la stessa funzione di far risaltare Lawrence l’eroe. • Un tema ricorrente nella letteratura di viaggio, che tanto ha contribuito alla costruzione orientalista è proprio quello del paesaggio: descrivere/costruire un paesaggio per descrivere/costruire un popolo e una cultura. Sudafrica, Nadine Gordimer, The Pick up, 2001 (in italia: “L’aggancio”). Julie, la protagonista bianca e benestante, sposa Abdu (Ibrahim), un ragazzo arabo. Nel deserto del paese di lui si ‘perde’, credendo di ritrovare la sua vera identità ed il piacere che la sua terra, cui non sente di appartenere perché troppo ricca, razzista e privilegiata, non sa darle. Sceglie la famiglia di lui e trascorre lunghe ore seduta a guardare il deserto. Esotismo.

  24. Le voci che (si) narrano possono sovvertire questo tipo di costruzione culturale (la rappresentazione), possono destabilizzarla, usarla a proprio ‘vantaggio’, questo perché, terminata la colonizzazione come dominazione fisica e politica, resta una relazione di potere, una strutturazione di pensiero che può essere cambiata (come gli effetti del passato sulla psiche) "Una relazione di potere ... si articola su due elementi che sono indispensabili perché si abbia una vera relazione di potere: che "l'altro" (quello su cui si esercita) sia ben riconosciuto e mantenuto fino alla fine dell'azione; e che si apra, davanti alla relazione di potere, un intero campo di risposte, reazioni, effetti, invenzioni possibili.“"Non possiamo metterci al di fuori della situazione, e in nessun posto possiamo essere liberi da ogni rapporto di potere. Ma possiamo sempre trasformare la situazione. Non ho mai voluto dire che siamo sempre in trappola, ma, al contrario, che siamo sempre liberi. Insomma, che esiste sempre la possibilità di trasformare le cose.” (M. Foucault, Dits et écrits, 740 )

  25. Lo sguardo dell’uomo occidentale interpreta la donna egiziana come feticcio esotico: processo di orientalizzazione: (Da Ahdaf Soueif, In the Eye of the Sun): • ‘… Be like this for me, babe: naked and perfumed, your hair falling over your shoulders, wearing only your jewels –‘ […]‘An odalisque you want?’ she smiles.‘A what?’‘A concubine, a female slave.’(563)

  26. Sulla pelle di questi due corpi reciprocamente stranieri si iscrive la asimmetrica distanza del rapporto coloniale. Soueif non nega ad Asya il piacere distaccato del sesso con Gerald, ma le dà la voce, ad un certo punto, per restituire al colonizzatore lo specchio di se stesso:‘Gerald,’ Asya says quietly, ‘why have all your girl-friends been from “developing” countries?’‘What?’‘You’ve never had a white girl-friend, why?’‘I don’t think that way, man.’‘Yes, you do – and the reason you’ve gone for Trinidad – Vietnam – Egypt – is so you can feel superior. You can be the big white boss – you are a sexual imperialist –‘‘You don’t even believe what you’re saying’ – Gerald laughs.‘Yes I do. You pretend – to yourself as well – that it’s because you don’t notice race – or it’s because these cultures retain some spiritual quality lost to the West – you pride yourself that you dance “like a black man” – but that’s just all phoney –‘(723)

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