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Modelli della comunicazione

Modelli della comunicazione. LT BASI SEMIOTICHE 9. prof. Stefano Gensini a.a . 2018-19. Il primo modello: Il circuito della ‘parole’. Da: Ferdinand de Saussure, Cours de linguistique générale , prima ed. 1916.

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Presentation Transcript


  1. Modelli della comunicazione LT BASI SEMIOTICHE 9. prof. Stefano Gensini a.a. 2018-19

  2. Il primo modello: Il circuito della ‘parole’ Da: Ferdinand de Saussure, Cours de linguistiquegénérale, prima ed. 1916. Saussure mette in gioco tre piani: quello fisico, quello fisiologico e quello «psichico» (cioè mentale). Alle fonie e ai sensi che costituiscono gli atti di parole corrispondono sul piano della langue il significante e il significato (rispettivamente classi di fonie e di sensi/significazioni)

  3. Il contributo dell’antropologo In appendice al volume «The meaning of meaning»di Ogden e Richards (1923) l’antropologo BronislawMalinowski (1884-1942), reduce da importanti missioni nelle isole Trobriand spiega che in culture diverse da quelle europee il significato lessicale si può desumere solo da una attenta considerazione del «contesto di situazione»

  4. Un secondo modello: Alan Gardiner (1932) e lo Act of speech • Nel suo he Theory of Speech and Language, 1932, l’egittologo inglese A. Gardiner (1879-1963) elabora una teoria pragmatica dell’atto di comunicazione, nella quale viene fatto ricorso al concetto di contesto situazionale (mutuato dall’antropologo Malinowski). I parlanti sono immerse in un contesto e in un sistema di relazioni che supplisce informazioni non codificate nel testo linguistico. L’atto linguistico è …..

  5. Distingue pertanto ‘language’ da ‘speech’

  6. Il ruolo delle circostanze e le parole

  7. Parlante e ascoltatore • I fattori in gioco: • un datofisicochefunge da stimolo; • un “sapere” precedente; • un’intenzionecomunicativachenasce da talifattori • Scelta e articolazione del segnalelinguistico (utterance) • Quelchesiintende (thing-meant)

  8. I piani in gioco nella comunicazione La competenza linguistica (la langue di Saussure; il ‘language’ di A. G.) incorpora le parole (words) coi loro valori codificati. Essa fa parte del «passato» dei parlanti (più esattamente, del parlante e dell’ascoltatore); La comunicazione concreta (acts of speech, utterances) si realizza mediante FRASI (sentences) che formano pertanto il «presente» dei parlanti». Nella parte inferiore del disegno, i trattini in cui sono rachhiuse le parole segnalano il carattere virtuale (mentale) della loro posizione, a partire dalla quale vengono proietttate sul piano attuale dell’enunciato LOOK AT THE RAIN! Molto importante è che l’unità di base dello speech è visto nella FRASE (che può essere anche formata da una sola parola!).

  9. Un terzo modello: Karl Bühler (1934) Psicologo tedesco (1879-1963), legato a molteplici esperienze scientifiche, dalla Gestalt alla Scuola linguistica di Praga (1929-). Professore di psicologia a Vienna dal 1922. Perseguitato dal Nazismo, emigrò negli Usa nel 1940. Sua opera principale Sprachtheorie. Die Darstellungsfunktion der Sprache (1934), tr. It. Rma, Armando 1983

  10. L’atto linguistico secondo Bühler • Il mittente (Sender) • Il destinatario (Empfänger) • La realtà extralinguistica, oggetti e situazioni (Gegenstände und Sachverhalte) Premono sul segno (Z – Zeichen) come forze che determinano campi di tensione; Il segno ha una dimensione empirica (cerchio) e una funzionale (triangolo).

  11. Le funzioni della lingua … • Mittente-> Funzione espressiva (Ausdruck) • Destinatario -> Funzione appellativa (Appell) • Realtà extraling. -> Funzione rappresentativa (Darstellung) Dominanza ora dell’una ora dell’altra funzione; primarietà (relativa) della funzione rappresentativa • Dimensione psicologica (sintomo) • Dimensione socio-comportamentale (segnale) • Dimensione cognitiva (simbolo)

  12. … e il loro radicamento in due «campi» • «Il campo di indicazione (Zeigfeld) del linguaggio nello scambio comunicativo diretto costituisce il sistema qui-ora-io dell’orientamento soggettivo: emittente e ricevente vivono sempre, allo stato di veglia, secondo tale orientamento e in base a esso comprendono i gesti e le indicazioni della demostratio ad oculos» (p. 201) • «Il campo simbolico del linguaggio fornisce, nel discorso organicamente compiuto, una seconda classe di ausilii operativi e esplicativi che si possono comunemente designare con il nome di contesto: situazione e contesto sono dunque, in breve, le due fonti in cui in ogni caso attinge una precisa interpretazione dei fenomeni linguistici» (p. 201)

  13. I due campi si integrano Il campo d’indicazione a partire dalla soggettività dei parlanti Il campo simbolico (valori funzionale della lingua) • - livello empratico (es. ellissi) • - Livello sinfisico (es. un Ramazzotti) • - Livello sinsemantico (integrazione parole-voce-gesti)

  14. Il «quadrifoglio» di Bühler(Sprechen vs Sprache) • Attività del parlare (Sprechhandlung) <===> Lingua come opera (Sprachwerk) • Atto del parlare (Sprechakt) <===> Forma linguistica (Sprachform)

  15. Il modello di Roman Jakobson (1958-60) Il famoso «modello a funzioni» riprende e sintetizza molti spunti presenti in precedenti modelli: da Malinowski alla Scuola di Praga, da Karl Bühler alla teoria matematica della comunicazione di Shannon e Weaver (1949)

  16. Sei partners e sei funzioni • Mittente -> funzione emotiva (tradizione psicologica, incl. Bühler) • Ricevente -> funzione conativa (fenomenologia?) • Codice -> funzione metalinguistica (teoria logica: Tarski) • Canale -> funzione di contatto (Malinowski) • Referente -> funzione referenziale (neopositivismo logico; Bühler) • Messaggio -> funzione poetica (formalismo e strutturalismo; Sklovskij / teoria dello straniamento

  17. Il contributo di Paul Grice (1957, 1965) • In Logic and conversation (1967) introduce il concetto di implicatura e distingue fra • IMPLICATURE CONVENZIONALI • IMPLICATURE CONVERSAZIONALI • Filosofo inglese • (1913-1988) • Interno alla • corrente analitica

  18. IMPLICATURA CONVENZIONALE • E’ tipica delle frasi in cui ciò che «viene inteso» dipende da assunti convenzionali. Ad es.: • «Egli è un inglese; dunque è coraggioso» • «E’ un padre geloso; che vuoi farci, Vanna è figlia unica»

  19. Il principio di cooperazione • Nelle mosse che avvengono in uno scambio comunicativo reale, parole e frasi non assumono un significato convenzionale (sentencemeaning) ma un significato diverso, mediato dalle intenzioni del mittente (speaker’smeaning). • Principio di cooperazione: • «Il tuo contributo alla conversazione sia tale quale è richiesto, allo stadio in cui avviene, dallo scopo o orientamento accettato dello scambio linguistico in cui si impegnato»

  20. Implicature conversazionali (= non convenzionali) • Sotto il principio di cooperazione operano quattro categorie con le relative massime • Sono «massime» (hanno dunque solo un valore regolativo) che governano la comunicazione fra interlocutori che cooperano • (a) Quantità (di informazione) • 1. dai un contributo tanto informativo quanto è richiesto (per gli scopi accettati dello scambio comunicativo in corso); • 2. non dare un contributo più informativo di quanto è richiesto

  21. Qualità e Relazione • (b) Qualità • B.1 Tenta di dare un contributo che sia vero • B.2.1 Non dire ciò che credi falso; • B.2.2 Non dire ciò per cui non hai prove • (c ) Relazione • Sii pertinente (al tema dello scambio comunicativo)

  22. Modo • (d) Modo • D.1. Sii perspicuo • D.2.1. Evita le oscurità di espressione • D.2.2. Evita l’ambiguità • D.2.3 Sii breve (non essere prolisso) • D.2.4. Sii ordinato nell’espressione • Per Grice le implicature conversazionali devono poter essere inferite, cioè il loro sensi deve poter essere ricavato mediante un ragionamento. • Esse operano sia che le massime vengano rispettate, sia che vengano violate

  23. Esempi delle categorie e relative massime: quantità e qualità • Esempio relativo alla quantità • (a) Verrai alla festa domani? (b) Sì/no • (b.1) Sì, perché non gli/le tengo il muso, dato che l’ultima volta che ci siamo incontrati mi ha detto che … e allora le/gli ho risposto che …. Quali differenze vediamo fra (b) e (b.1)? • Esempio relativo alla qualità • (Gianni si è svegliato tardissimo e chiede che ore sono) • (a) E’ l’una! • (a.1) E’ quasi sera Quali differenze vedi fra le due risposte? Che cosa implica (a.1)?

  24. Ulteriori esempi: relazione e modo • Esempio relativo alla relazione • (a) Ma è vero che Maria e Francesco stanno insieme? (b) Bella giornata, vero? • Come risponderà (a)? • Saprà inferire quanto gli si è voluto far intendere? • Esempio relativo al modo • Due adulti in presenza di un bambino al quale si vuole celare qualcosa di spiacevole • (a) Franco (papà del bambino) si andrà a riposare per un po’ a Bologna ( = andrà a farsi operare a Bologna)

  25. Per inferire l’implicatura corretta … • L’ascoltatore potrà contare sui seguenti elementi: • (1) il significato convenzionale delle parole usate, insieme con l’identità di ogni riferimento in gioco; • (2) il PdC e le sue massime • (3) il contesto del proferimento, linguistico e extralinguistico • (4) altri elementi del bagaglio di conoscenze • (5) l’accessibilità reciproca degli elementi (1-4)

  26. Per concludere • Grice suggerisce di leggere il comportamento umano come guidato dalla razionalità (inferenza) e dalla cooperatività (pdC) • Fondamentale a tal fine è saper risalire dalle parole all’intenzione comunicativa

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