1 / 46

Il Territorio della Sabina

“Istituto d’Istruzione Superiore “Corese” Passo Corese Fara-Sabina. Il Territorio della Sabina. Anno Scolastico 2002 - 2003. Prof . ssa Cenci Amelia.

erna
Download Presentation

Il Territorio della Sabina

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. “Istituto d’Istruzione Superiore “Corese” Passo Corese Fara-Sabina Il Territorio della Sabina Anno Scolastico 2002 - 2003 Prof.ssa Cenci Amelia

  2. La presentazione è stata realizzata in occasione dello scambio culturale con la città di Ponte De Sor (Lisbona) per illustrare le caratteristiche salienti del contesto in cui opera la nostra scuola. Per le immagini e per i testi, ho avuto come punto di riferimento il materiale pubblicato in Rete. Amelia Cenci

  3. ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “CORESE” PASSO CORESE (FARA SABINA)

  4. FARA SABINA 484 m.t. s.l.m., stazione ferroviaria in loco, distanza da Roma Km.35 circa

  5. FARA SABINA L’origine di questo paese risale alla conquista Longobarda (VI secolo circa). Intorno alla metà del secolo XI il paese e la rocca di Fara dipendevano già in parte dalla vicina e potente Abbazia di Farfa. Sulla fine del secolo il “castrum” di Farfa fu occupato dall’imperatore Enrico IV che più tardi (1084) confermò solennemente all’Abbazia di Farfa il possesso dell’importante terra fortificata.

  6. L’importanza di Farasi accrebbe nel tardo Medioevo, tanto da inglobare i territori dei castelli abbandonati limitrofi. L’aspetto del paese è ancora medioevale e vanta palazzetti quattrocenteschi e cinquecenteschi e notevoli chiese. Nel territorio di Fara, nella contrada di S.Maria in Arci, si vedono avanzi di mura della città Sabina di Cures, la quale sarebbe stata la regia sede di Tito Tazio alleato e collega di Romolo nella sovranità su Roma.

  7. Fara venne concessa in feudo agli Orsini ai quali venne strappata per breve tempo, nel 1461, dal celebre condottiero Federico di Montefeltro. Tornò da ultimo alla Santa Sede che ne fece un capoluogo di Governo distrettuale.

  8. ABBAZIA DI FARFA Sorge nell’area comunale di pertinenza di Fara Sabina, ma le vicende storiche la collegano all’intera Valle del Farfa. Si tratta di uno dei più famosi e potenti centri monastici del Medioevo. La chiesa e i numerosi edifici che formano il complesso hanno subito, nel corso dei secoli, profonde trasformazioni.

  9. L’Abbazia sorge in una località già frequentata in età romana, fu fondata nel 680 per opera di Tommaso di Maurienne, sui resti di una più antica basilica devastata dai Longobardi. Grazie alla sua posizione strategica venne protetta dai Longobardi e dai Franchi; Carlo Magno la volle sottoposta alla suadiretta amministrazione.

  10. Dopo un periodo di splendore sotto i Carolingi, nell’891 venne assalita dai Saraceni e dopo sette anni di assedio l’abate decise di abbandonarla. L’abate Ugo (997 - 1039) e il suo successore Berardo I la riportarono all’antico splendore.

  11. L’Abbazia partecipò alle contese politiche appoggiando la politica imperiale durante la lotta delle Investiture. Con il concordato di Worms (1122) tornò sotto la giurisdizione papale e ne venne sminuita l’importanza politica ed economica. Dopo l’Unità d’Italia l’Abbazia divenne proprietà privata. Nel 1919 fu ricostruita dalla congregazione cassinese che vi trasferì i monaci dell’ Abbazia di S. Paolo Fuori le Mura (Roma). I monaci benedettini sono tutt’oggi presenti.

  12. LA CHIESA DELL’ABBAZIA La costruzione della chiesa si protrasse per circa 70 anni e venne consacrata nel 1496. E’ a tre navate, e di particolare interesse è il soffitto a cassettoni della navata centrale con finiture in oro. Le pareti della navata centrale sono interamente dipinte su vari livelli.

  13. CORO DELLA BASILICA BIBLIOTECA

  14. IL TERRITORIO DELLA SABINA A circa 40 kilometri nord-est di Roma, la zona chiamata Sabina si estende dalla riva del Tevere verso i Monti Sabini, che fanno parte della catena degli Appennini. Il paesaggio è fatto di colline coperte di olive, che salgono verso montagne più ripide, con boschi estesi di querce e, dappertutto, dei piccoli borghi medioevali, castelli e monasteri. E' un paesaggio rimasto sostanzialmente immutato nel tempo e poco toccato dallo sviluppo edile.

  15. La Sabina è stata abitata e coltivata da millenni; resti archeologici dimostrano che la zona è stata usata nei tempi dei Romani per produrre cibo per la capitale, trasportandolo per il fiume. Strabone, scrivendo nel primo secolo a.c., descrive il paesaggio della Sabina composto di oliveti, vigneti e boschi di querce. E' incredibile quanto questo sia ancora vero nel paesaggio odierno della Sabina.

  16. Il paesaggio e stato fortemente influenzato, persino creato, dall' attività degli esseri umani, ma è stato un processo durato secoli, durante il quale le pratiche agricole sono rimaste pressoché quelle di sempre, raggiungendo un equilibrio naturale. Questo può essere spiegato dalla topografia collinosa della zona, che rende l'agricoltura intensiva impraticabile, mentre favorisce la produzione dell'olio d'oliva.

  17. La geografia ha avuto un influenza profonda sullo sviluppo e la storia della zona. Il numero e la densità degli insediamenti medioevali mostrano che la zona era ben popolata, in un periodo in qui in generale la popolazione in Europa era in declino. Ci sono varie ragioni per questo. Il fattore più importante per scegliere il sito di un insediamento medioevale era la difesa e la Sabina era piena di siti ideali, su speroni o picchi delle colline, per la costruzione di borghi murati, facilmente difendibili. Infatti, guardando i nomi dei paesi locali si vede che le parole 'monte' e 'poggio' compaiano spesso. Un' altra ragione era il clima, le colline della Sabina sono esposte al sud e riparate dal vento di tramontana dalle montagne alle spalle, così la zona è più calda rispetto ad altre più al interno della penisola.

  18. Questi fattori, uniti all'abbondanza di acqua, rendevano l'agricoltura più facile e redditizia, contribuivano alla prosperità della zona e permettevano di mantenere una popolazione alta. Anche i boschi erano parte importante dell'economia locale. Il clima influenzava anche la scelta dei siti più alti per gli insediamenti, così evitavano le nebbie che si formano a fondovalle durante l'inverno, e rimanevano freschi e ben ventilati d'estate. Infatti a fondovalle è raro trovare costruzioni vecchie più di un secolo. Oggi le priorità della gente stanno cambiando e questa tendenza si sta capovolgendo. Non esistono strade percorribili ad alta velocità nella zona e negli anni recenti questo ha contribuito allo spopolamento dei paesi di alta quota: moltissimi hanno una popolazione di solo due o trecento persone.

  19. Molte persone invece si sono trasferite nei fondovalli e nelle parti più basse della zona per essere più vicini ai collegamenti stradali e ferroviari, incluse persone che vanno a lavorare a Roma, ed è qui che è stato concentrato lo sviluppo edile moderno lasciando intatti, seppure vuoti, i vecchi centri storici. E da augurare che uno sviluppo turistico responsabile, l'importanza sempre maggiore delle telecomunicazioni possano salvare questi paesi più remoti dall'abbandono totale nel futuro.

  20. LA SABINA ROMANA E PRE-ROMANA La Sabina é stata abitata fin dalla preistoria, lo attestano resti di insediamenti umani ed attrezzi in selce, databili al Paleolitico (60.000 -30.000 a.c.) trovati in tutta la zona. Nei periodi successivi sono poche le testimonianze di presenza umana, fino al 3.000 a.C., epoca alla quale sono attribuibili i resti dell’ antica città di Eretum, vicino all' odierna Montelibrretti. I Sabini, giunti dalla costa Adriatica, arrivano nella zona intorno all X -IX secolo a.C., fondando le città di Reate, Trebula Mutuesca e Cures Sabini.

  21. Grazie alla sua posizione strategica vicino al fiume Tevere e la Salaria, Cures (nei pressi dell' odierno paese di Talocci) diventò ricca, arrivando ad occupare ben trenta ettari. Inoltre controllava gran parte delle terre intorno, che fornivano prodotti agricoli. Dopo la sconfitta dei Sabini nel 290 a.C., Cures venne gradualmente assorbita dallo Stato romano.Il suo declino definitivo avviene nel 174 a.C. a causa di un forte terremoto, che coincise con la riorganizzazione del territorio e dell' agricoltura, dovuta alla necessità di incrementare le rese usando nuovi sistemi produttivi. Segno di questi cambiamenti sono le numerose ville romane sorte nella Sabina intorno al II secolo a.C., ad esempio i Casoni, una villa romana attribuita a Varrone, vicino all'odierno Poggio Mirteto.

  22. Vennero chiamate villae rusticae, la loro produzione fu orientata verso il mercato romano, facilmente raggiungibile sfruttando il Tevere ed era costituita nella maggior parte dalla viticoltura, dall' olivicoltura e da qualche allevamento, (incluso quello dei tordi) molto apprezzato dal mercato romano.

  23. Il periodo successivo al declino dell’ Impero romano venne caratterizzato da ripetute invasioni, da spopolamenti dovuti alla peste e dalla disgregazione del potere centrale, ma anche dalla diffusione del cristianesimo e del monachesimo. Nel VI secolo, venne fondata l' Abbazia di Farfa, che, dopo la sua distruzione da parte dei longobardi e la sua riconsacrazione avvenuta nel 680 d.C., gioco` un ruolo di profonda importanza nella storia della Sabina dei secoli seguenti. L'Abbazia apparteneva all'ordine dei Benedettini, una organizzazione potente in tutta l'Europa e con i propri interessi politici ed economici, spesso contrastanti a quelli del Pontifice.

  24. L' abbazia divenne ricca sotto la protezione dei duchi longobardi e, dopo il 775 d.C., dall'impero carolingio, che portò un certo sviluppo agricolo ed economico alla zona, nonostante questo nel 913 d.C. venne saccheggiata dai Saraceni.

  25. L'INCASTELLAMENTO Nello stesso periodo la popolazione abbandonava i vecchi centri ubicati a fondovalle, per costruire nuovi insediamenti facilmente difensibili, in cima alle colline. Questo processo, chiamato "incastelllameno", ebbe inizio nella Sabina intorno al VIII secolo e rappresentò anche la concentrazione del potere in piccoli feudi. Il castello medioevale fu il simbolo di questo potere basato soprattutto sulla forza militare. Quasi tutti i centri della Sabina vengono fondati nel IX-XI sec. d.C La popolazione viveva dentro le mure, usciva di giorno soltanto per lavorare nei campi.

  26. IL DOMINIO DELLE GRANDE FAMIGLIE ROMANE Nel XII secolo la Sabina vide il declino del potere dell' Abbazia e l'affermarsi dello Stato pontificio. Da ora in poi la sua storia, e quella di molti paesi nelle vicinanze, si intreccia con quella del Pontificato e delle grandi famiglie Romane. L' egemonia di questi signori venne segnata nell' architettura stessa dei vecchi centri . Durante il rinascimento alcuni vecchi castelli della Sabina furono trasformati in palazzi baronali, in particolare a Roccasinibalda, Collalto e Orvinio, ed altrii furono costruiti come ad esempio Palazzo Camuccini a Cantalupo o Palazzo Orsini a Toffia

  27. Intorno al 700 le popolazioni cominciarono a lasciare i vecchi centri per spostarsi nelle campagne,dove costruirono case sparse nel territorio. Questo processo avvenne soprattutto nella bassa Sabina. La fertilità della terra permetteva l' introduzione della cosidetta "mezzadria", sistema nel quale i contadini cedevano metà del raccolto al proprietario in cambio dell`uso del casale e della terra.

  28. FORUM NOVUM Nel territorio di Torri, in località Vescovio, sorgono le rovine dell'antico municipio romano di Forum Novum, una fondazione recente, risalente con buona probabilità al Il secolo a.C. L'abitato era stato costruito su di un terrazzo alluvionale quasi alla confluenza di due corsi d'acqua a regime torrentizio, ed all'incrocio di due strade secondarie che collegavano il nuovo centro tanto alla via Flaminia quanto alla via Salaria.

  29. VESCOVIO La formazione della Diocesi di Sabina fu il risultato di una complessa e lunga opera di riaggregazione dei territori delle diocesi paleocristiane di Nomentum, di Cures Sabini, che ne deteneva il titolo originario, e di Forum Novum completatasi, nei tratti essenziali, nel secolo X.La diocesi, a partire dal 781 e per buona parte dell'alto medioevo, costituì una sorta di elemento equilibratore, almeno dal punto di vista pontificio, dell'influenza della filoimperiale abbazia di Farfa.

  30. La chiesa e l'episcopio sorgevano isolati tra le rovine dell'antico municipio romano di Forum Novum con il popolo dei fedeli che accorreva soltanto in occasione delle celebrazioni religiose dai castelli e dai villaggi vicini.La fine dei secolo XI segnò l'inarrestabile declino della presenza farfense nell'Area. Nel frattempo i Pontefici avevano iniziato ad estendere progressivamente il loro dominio sull'intero territorio diocesano, controllato attraverso una maglia sempre più fitta di castra specialia, controllati direttamente, che finì per soffocare i possessi farfensi.

  31. MUSEI Museo Civico Archeologico (Magliano Sabino).Museo dell'Olio d'Oliva (Castelnuovo di Farfa).Museo Civico (Fara in Sabina).Museo Civico Archeologico ‘Trebula Mutuesca’.Museo permanente di Arte Contemporanea (Turania).Museo Civico "Ercole Nardi" (Poggio Mirteto).

  32. GLI ECOSISTEMI DELLA SABINA Come ecosistemala Sabina può essere divisa in tre zone principali: Il fondo valle, caratterizzato dai fiumi, torrenti e piccole zone umide; la zona collinare con coltivazione non intensiva, siepi e piccole aree boscose; infine le zone montuose, caratterizzate dalla foresta e dal pascolo alto. Tutti questi ambienti sono stati influenzati dall'attività degli esseri umani, ma il loro impatto è stato limitato dalla natura del paesaggio stesso - molte delle zone più ripide e difficilmente coltivabili sono state lasciate alla vegetazione spontanea, e queste zone sono importanti per la presenza di molte specie animali e vegetali.

  33. Fiumi e zone umide: Questo habitat è stato profondamente cambiato dalle attività degli uomini nel corso dei secoli. Nel passato i letti dei fiumi sono stati alterati e le zone umide bonificate, liberando il fondo valle per la coltivazione e per la costruzione dei mulini ad acqua. Più recentemente sono stati costruite delle dighe idroelettriche e dei laghi artificiali. l'utilizzo dei mulini Anche se le zone umide oggi coprono un'area meno vasta di una volta, questi cambiamenti non sono sempre stati del tutto negativi, per esempio nella Valle del Tevere, oggi per lo più occupata dalla coltivazione intensiva a causa della sua natura pianeggiante e fertile, la costruzione di una diga idroelettrica ha portato anche alla creazione della Riserva Naturale Tevere Farfa.

  34. Gli altri fiumi della Sabina, come il Farfa e la Laia sono molto più piccoli, passano dolcemente per le colline per confluire nel Tevere. Il livello dell'acqua in questi fiumi può variare molto, alcuni si seccano del tutto d'estate. Le parti più alte di questi fiumi non sono inquinate, come dimostra la presenza di specie come la trota, i granchi e i gamberi d'acqua dolce.

  35. Le sponde di questi fiumi sono coperte di salici, pioppi e altre specie tipiche dei corsi d'acqua, rifugio importante per molti animali e uccelli e la naturale protezionedei fiumi all'erosione.

  36. Zona Collinare Gran parte del territorio Sabino si estende sulle colline, tra oliveti, vigneti e campi aperti usati per il pascolo o seminati con erba medica, granoturco, girasoli etc. Il paesaggio collinare impone una taglia medio piccola ai campi, le zone ripide e difficilmente coltivabili sono solitamente lasciato a bosco. I campi stessi, come le strade e i fiumi, sono spesso delimitati da filari di alberi e siepi, creando un rifugio parziale per la fauna selvatica.

  37. Molte specie sono capaci di adattarsi alla presenza umana, ed alcune ne traggono vantaggio: le civette, i gechi, i pipistrelli e le volpi sono comuni nelle vicinanze dei casali, e le rondine usano i centri abitati per nidificare. Le parti più alte o isolate della Sabina sono per lo più coperte di boschi, molti dei quali vengono tagliati a rotazione secondo pratiche secolare.

  38. La specie dominante di queste foreste è il Leccio, Quercus ilex,una pianta sempreverde come moltissime altre di questa fascia vegetazionale, piante capaci di sopravvivere nelle condizioni aride tipiche della zona Mediterranea. Verso le cime della montagne e sui versanti nord dei Monti Sabini è il bosco caducifoglio a predominare, con prevalenza di faggi e querceti misti.

  39. Zona montuosa La foresta è grande, si estende lungo il dorsale degli Appennini, e viene lasciata relativamente indisturbata; alcune zone sono diventate riserve naturali negli ultimi anni. Ci sono molte specie di animali presenti, persino i lupi vengono avvistati occasionalmente nella zona. Un buon posto per ammirare le specie tipiche di questo habitat è la Riserva Naturale Monti Navegna e Cervia.

  40. La Riserva naturale Tevere Farfa Fu fondata nel 1977, dopo la creazione di una diga idroelettrica. La riserva copre circa 700 ettari intorno alla confluenza del fiume Farfa nel fiume Tevere ed é caratterizzata da zone paludose e specchi d'acqua. Oggi il parco é una delle più importanti zone umide del Lazio. Il parco é previsto di percorsi rialzati che permettono di attraversare le zone paludose e di numerosi punti di osservazione. Dal 1994 é stato creato un Parco didattico che gestisce un museo antropologico e le visite guidate.

  41. L’OLIO DELLA SABINA La Sabina, è sin dall’antichità uno dei più qualificati centri d’Italia per la produzione dell’olio extra vergine. La combinazione favorevole di più fattori quali: i terreni fertilissimi, il clima temperato, la natura collinare del suo territorio ed una millenaria esperienza nella lavorazione degli uliveti fanno dell’attuale Sabina una delle prime zone olivicole d'Italia.

  42. La Sabina è stata, infatti, tra le prime ad aver ottenuto il riconoscimento, per l'olio extra vergine di oliva, della Denominazione di Origine Controllata: DOC – SABINA (decreto del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali del 29 Maggio 1995 pubblicato sulla G.U. n° 142/1995), e il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta: DOP-SABINA (Reg. CEE n°2081/92).

  43. L’olio extra vergine della Oleum Sabinae è ottenuto solo ed esclusivamente con olive prodotte e macinate in Sabina. La raccolta delle olive inizia i primi di novembre ed è praticata manualmente (brucatura). La Oleum Sabinae seleziona le migliori partite di olive e le invia alla molitura entro le 48 ore successive presso un mulino che effettua la spremitura a freddo. L’olio così ottenuto subisce un ulteriore processo di qualità; esso viene sottoposto ad analisi chimica ed organolettica.

  44. L’olio extra vergine che non supera questi ultimi tests viene avviato al mercato all’ingrosso, il restante viene immagazzinato in silos di acciaio inox a chiusura ermetica. Trascorso un periodo di “riposo” (1-3 mesi), per consentirne una naturale decantazione, questo viene imbottigliato e quindi commercializzato. Durante il periodo di riposo le analisi chimiche ed organolettiche vengono ripetute ogni 15 giorni. Museo dell'olio della Sabina Castelnuovo di Farfa, Rieti, Orario: venerdì ore 15.30 – 20.00, sabato e domenica ore 10.00 – 20.00. Per gli altri giorni della settimana prenotarsi al 0765/36370 . Info: Comune di Castelnuovo di Farfa (RI) tel. 0765/ 32091.

  45. In località Canneto, frazione di Fara Sabina, si trova l’ulivo più grande d’Europa

More Related