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Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “E.Fermi” Anno scolastico 2007\’08

Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “E.Fermi” Anno scolastico 2007’08 Alunna: Macca Giovanna. ARGOMENTI DELLA DISCUSSIONE. Italiano : Sicilianità e Sicilitudine , Verga .

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Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “E.Fermi” Anno scolastico 2007\’08

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  1. Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “E.Fermi” Anno scolastico 2007\’08 Alunna: Macca Giovanna

  2. ARGOMENTI DELLA DISCUSSIONE • Italiano:Sicilianità e Sicilitudine, Verga. • Storia:Questione meridionale dopo l’Unità d’Italia, Brigantaggio, emigrazione nel ‘900, Italia fascista. • Finanza:Imprese pubbliche. • Diritto:Unione Europea. • Inglese: The EU, the euro. • Matematica:Problema di gestione delle scorte. • Ragioneria:Il magazzino. • Informatica:Sistemi operativi. • Tecnica e organizzazione aziendale:Funzioni e tecniche di gestione della banca.

  3. Sicilianità e Sicilitudine Il termine sicilianità caratterizza insieme a “u sicilianu”, ovvero la lingua siciliana, quell'insieme dei caratteri attribuiti all'uomo di Sicilia, tipici cioè del siciliano, definiti anche sicilitudine.

  4. L’insularità, cioè, comporta un modo di essere, di pensare  e di sperimentare che è già un appartenenza ad una identità specifica. La sicilianitàè solare, porta ad aprirsi all’altro, pur nella consapevolezza e nella fierezza del sentirsi diverso; la sicilitudineè chiusura e solitudine: prevale la coscienza dell’incomunicabilità di un esperienza. C’è anche una sicilianità specifica, nel raccontare o nel vivere i viaggi, che sa essere a volte molto espressiva, ma sempre trasbordante e referente al proprio vissuto, impersonata nel siciliano che gira mezzo mondo e che in ogni parte del mondo afferma con assoluta sicurezza che non potrebbe vivere in nessun altro luogo, perché solo in Sicilia trova il cibo, il clima e persino gli amici congeniali alla sua natura.

  5. Analogamente c’è una sicilitudine che diviene come un sostrato interiore e accompagna il siciliano dovunque si trovi, apparentemente integrato in ogni parte del mondo, ma tuttavia in sintonia a cogliere ogni aspetto che renda l’altro originale e diverso, come lui stesso si sente; chi rientra in questa categoria, nei suoi viaggi è spesso alla ricerca del nuovo e dell’esotico. La sicilitudine  ha una forte carica di incomunicabilità, nel recepire l’altro,  essa esprime in sommo grado l’intuizione che non ha bisogno di tante parole.

  6. La Sicilia nella narrativa del ‘900 è una realtà storico-geografica e culturale che si esprime letterariamente in un certo modo. C’è insomma una narrativa siciliana in cui i personaggi e gli autori sono espressione di una “sicilianità”. Nel momento dell’unificazione dell’Italia, tante erano le differenze tra Nord e Sud, tra le quali emergeva una frattura culturale: il Romanticismo era fermo a Firenze. Il sud rimane bloccato in una situazione di stallo. In questo periodo vi furono una serie di fenomeni come, il brigantaggio, addirittura il rimpianto del governo borbonico. In questo quadro ha le sue radici l’esperienza più importante della narrativa del secondo ottocento, il Verismo, che è “parte vitale della sicilianità”, di tutti i vari narratori come Verga, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Bufalino ecc..

  7. I caratteri della cultura siciliana: Consapevolezza della diversità che caratterizza la realtà sociale della Sicilia e quindi una particolare attenzione rivolta a rappresentarne gli aspetti e le manifestazioni peculiari. L’interpretazione della storia della Sicilia come il susseguirsi di invasioni e di inganni fino all’ultima disillusione di fronte alla politica del nuovo Stato unitario. Il rifiuto di isolarsi entro i confini della propria isola e di rimanere prigionieri di una storia e una società “diverse”; il dialogo con le moderne esperienze europee.

  8. Gesualdo Bufalino:grande conoscitore della Sicilia e della sicilianità, nello scritto L'isola plurale, tratto dalla raccolta Cere perse, ha delineato più di ogni altro le caratteristiche fondamentali dei siciliani, il carattere e le tendenze, causate da ragioni storiche, climatiche e insulari: «[…]Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale; una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio… Soffre, la Sicilia, di un eccesso d’identità. Ogni siciliano è, di fatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Non è tutto, vi sono altre Sicilie, non finirò di contarle.». È nell’opera di Bufalino il modo di indagare la vita, di andare al di là di ciò che appare vero per attingere alla menzogna e al sogno, che non sono mai slegati dalla verità.

  9. Verga nella novella“Libertà”, fa dire al carbonaio :<< Dove mi conducete?, in galera?, o perché?, non mi è toccato neppure un palmo di terra! Se avevano detto che c’era la libertà!>>”, parole che esprimono la inconsapevolezza e la delusione storica, nei confronti del Risorgimento, che è una costante della narrativa siciliana. Così Pirandello ne “I vecchi e i Giovani: In una stessa famiglia, i Laurentano, due generazioni a confronto misurano i reciproci fallimenti; i vecchi responsabili di un mancato rinnovamento civile promosso dagli ideali risorgimentali, i giovani costretti nelle pastoie di una squallida eredità.” O ancora Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo: «Tutto questo non dovrebbe poter durare; però durerà, sempre; il sempre umano, beninteso, un secolo, due secoli ...; e dopo sarà diverso, ma peggiore. Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.»”.

  10. C’è da dire anche che la Sicilia terra di invasioni , nel corso della storia è stata caratterizzata dalla presenza di diversi popoli e di varie etnie che l’hanno resa“diversa”e ricca di varie istanze. Ancora oggi si possono usare i termini “multietnico”, “multiculturale”, “multirazziale”, quando si descrive la società siciliana e ormai anche quella europea. Il multiculturalismo, componente nuova per altre regioni d’Europa, è stata una componente sempre presente nella nostra sicilitudine. Noi cioè siamo abituati a stare con altri, diversi da noi:siamo educati a considerare di pari dignità tutti gli uomini e diamo pari valore alle altre culture, perché educati storicamente alla convivenza, anche se siamo stati dominati.fra Il multiculturalismo:

  11. Metamorfosi razzismo contemporaneo: Tuttavia, nel resto del mondo la situazione appare diversa: le relazioni tra diverse identità etniche non coinvolgono solo il piano dei diritti, bensì, soprattutto la vita quotidiana in cui giocano un ruolo importante fattori emotivi sui quali è difficile intervenire, tanto che le relazioni tra i diversi gruppi si risolvono spesso in conflitti provocati da gesti di intolleranza quotidiana più o meno gravi. Il mutamento prodotto dalla presenza di migranti nella società e nella cultura del Terzo millennio si accompagna spesso al rifiuto e alla discriminazione del “diverso”, oppure alla tendenza a trattare l’immigrazione  quasi esclusivamente come situazione di emergenza , denunciandone la pericolosità nei confronti del buon ordine della vita associata delle nazioni ricche. La paura dell’altro, la paura della omologazione culturale, la paura della mescolanza socio-culturale o biologica tra noi e gli “altri”, conducono quindi a una nuova forma di razzismo.

  12. Emigrazione nel ‘900 Uno dei fenomeni più importanti degli ultimi due decenni del Novecento è stata la ripresa dei flussi migratori, insieme al cambiamento della loro natura. Le migrazioni, infatti, si sono verificate in ogni epoca e in ogni regione del mondo contribuendo in modo determinante a configurare l’assetto della popolazione. L’Europa ha conosciuto, per limitarci agli ultimi due o tre secoli una forte corrente migratoria verso il continente americano. L’Italia, in particolare, è tra i paesi europei che più hanno conosciuto il fenomeno dell’emigrazione, sia verso l’esterno sia all’interno dei propri confini.

  13. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale si possono distinguere tre grandi fasi delle migrazioni.La prima, dal 1945 alla fine degli anni Sessanta, è caratterizzata dal cosiddetto “liberismo migratorio”. La seconda fase, tra la fine degli anni Sessanta e la  fine degli anni Settanta, si è sviluppata durante una crisi economica.

  14. Una terza fase, dall’inizio degli anni Ottanta del Novecento fino ad oggi. In sintesi si può constatare che il fenomeno migratorio negli ultimi decenni è stato caratterizzato da una crescita delle dimensioni,dalla globalizzazione ma anche da una regionalizzazione. Pierangelo Bertoli – Nuova Emigrazione

  15. Verga Uno scrittore silenzioso; Il Verismo di Verga; I Malavoglia; Le Novelle rusticane e Mastro-Don Gesualdo; Verga può essere inquadrato in: Un contesto culturale; Un contesto storico; Un contesto filosofico.

  16. Questione meridionale Un problema di grande importanza che subito si presentò al nuovo regno fu la cosiddetta questione meridionale. La povertà del Mezzogiorno aveva molte cause: la situazione geografica: il Sud era in gran parte montuoso e privo di strade; la situazione economica: il Sud non aveva beneficiato di quello sviluppo comunale e cittadino caratteristico dell'Italia centro-settentrionale. Schiacciata dal potere dei baroni, non si era formata quella borghesia attiva che in altri luoghi aveva sviluppato l'industria e il commercio.

  17. Il brigantaggio Si sviluppò così il cosiddetto brigantaggio: una parte della popolazione sostenne le bande dei briganti di campagna, che erano sempre esistite nel Mezzogiorno e che ora venivano aiutate e finanziate dal re Francesco Il di Borbone, rifugiatosi a Roma. Fu una forma di rivolta contro i Piemontesi e contro il nuovo Stato che aveva portato nuovi, pesanti obblighi. Per circa cinque anni, dal 1861 al 1865, in molti luoghi del Mezzogiorno infuriò una vera e propria guerra fra lo Stato e i briganti, nella quale il governo impegnò oltre cento mila soldati. Solo a partire dal 1865 la situazione si andò normalizzando e l'impiego dell'esercito venne sempre più ridotto: in ogni caso la repressione del brigantaggio causò molte vittime innocenti da una parte e dall' altra e lasciò a lungo uno strascico di recriminazioni e di polemiche fra le regioni settentrionali e quelle meridionali. Questo avvenne perché non furono presi provvedimenti contro le cause vere del fenomeno: l'esistenza del latifondo e la povertà del mondo contadino.

  18. Italia fascista La costruzione dello Stato fascista era improntato su: Gran Consiglio del fascismo; Milizia volontaria per la sicurezza nazionale La politica liberista La legge elettorale maggioritaria (elezioni dell’aprile del ’24) Il delitto Matteotti La secessione dell’Aventino La legislazione autoritaria Le leggi << fascistissime>> (aprile ’26) Le leggi del ’28 (legge elettorale che introduceva il sistema della lista unica).

  19. Totalitarismo imperfetto: nella seconda metà degli anni 20 in Italia li Stato fascista era una realtà, con le sue strutture giuridiche: Partito unico Milizia Sindacati di regime e con : Le adunate dei cittadini L’amplificazione dell’immagine Culto del capo. Ventennio fascista.

  20. Mussolini era capo del governo e duce del fascismo e si servì dei prefetti per trasmettere le sue volontà dal centro alla periferia. Burocratizzazione del P.N.F: Iscrizione al partito = pratica di massa (per ottenere un posto nell’amministrazione statale) Organizzazione di massa del partito : fasci giovanili GUF ( gruppi universitari fascisti) ONB ( operai manovali Balilla: inquadramento dei giovani dai 12 ai 18 anni (balilla e avanguardisti), ai quali veniva fornito un supplemento di educazione fisica,un’ istruzione “premilitare” e un minimo di indottrinamento) figli della lupa (bambini sotto i 12 anni) Fasci femminili piccole italiane giovani italiane massaie rurali Decennio Balilla.

  21. In questo senso il regime fu totalitario. Ma un limite era rappresentato dalla Chiesa: Patti Lateranensi :( notevole successo propagandistico per il fascismo; ricompose con essi lo storico contrasto tra Stato e Chiesa, che aveva segnato l’intera vita del Regno d’Italia). Si articolarono in 3 parti : trattato internazionale la Santa Fede riconosceva lo Stato italiano e la sua capitale lo Stato, in cambio, riconosce la sovranità della Chiesa in “Città del Vaticano” . convenzione finanziaria = lo Stato concede una indennità al Papa, come riconoscimento per la perdita dello Stato Pontificio concordato = che regolava i rapporti interni tra la chiesa e il Regno d’Italia ( effetti civili del matrimonio;religione cattolica fondamento dell’istruzione pubblica).

  22. Il regime e il paese: Immagine Italia fascista: paese largamente fascistizzato (ritratti di Mussolini nelle scuole, grandi cartelli nelle strade, emblema del fascio Littorio sulle copertine dei libri, grandi folle per le ricorrenze fasciste). Duce a lavoro. Duce a Milano.

  23. Cultura, scuola, comunicazioni di massa: il fascismo fu particolarmente attento al mondo della cultura : Riforma Gentile. Controllo sulla stampa: Ministero per la cultura popolare. Radio: EIAR 1927; Cinema: Istituto Luce. Film di propaganda con I° discorso camera.

  24. Economia:il fascismo credette di individuare la sua “ terza via” nella formazione del CORPORATIVISMO (1934). Per risolvere : battaglia del grano : inasprimento del dazio sui cereali, ci fu il raggiungimento dell’autosufficienza nel settore dei cereali tramite l’aumento della superficie coltivabile a grano; impiego di tecniche agricole più avanzate specializzate per l’esportazione; “Quota novanta” : rivalutazione della lira, fissando l’obiettivo, irraggiungibile per alcuni, di quota 90 (90 lire per una sterlina). Conseguenze : diminuzione dei prezzi interni, con conseguente recupero del potere d’acquisto della lira (politica deflazionistica: minor costo delle importazioni). L’Italia risentì degli effetti della grande crisi del ’29 infatti vi fu l’aumento della disoccupazione e difficoltà delle imprese grandi e piccole.

  25. Risposta del regime e conseguenze: sviluppo dei lavori pubblici: intervento diretto e indiretto dello Stato; bonifica dell’Agro Pontino (furono creati 3000 nuovi poderi); città nuove: “Sabaudia e Littorio”. crisi bancaria (soprattutto per le banche miste (Banca commerciale, Credito italiano); creazione dell’ IMI(istituto mobiliare italiano) e dell’ IRI (istituto ricostruzione aziendale). Patto acciaio.

  26. Lo Stato-imprenditore: divenne azionista. IRI: divenne azionista di maggioranza delle banche in crisi e ne rilevò le partecipazioni industriali. Ebbe anche il controllo delle maggiori imprese italiane: ANSALDO;ILVA;TERNI. L’IRI nel ’37 divenne un ente permanente così lo Stato italiano si trovò a controllare, anche se indirettamente, una quota dell’apparato industriale e bancario superiore a qualunque altro stato italiano: Stato-imprenditore; Stato-banchiere. Ultimodiscorso.

  27. Imprese pubbliche Mediante l’impresa pubblica lo Stato esercita un’attività produttiva di beni e servizi volta al raggiungimento di fini di pubblico interesse , ottenendo da tale attività delle entrate originarie , in base ai prezzi di vendita dei beni e servizi prodotti.

  28. Diverse sono le ragioni che spiegano l’assunzione , da parte dello Stato , di iniziative imprenditoriali. Fra di esse vi sono: Necessità di evitare monopoli privati Attuazione di una politica economica anticongiunturale Riduzione degli squilibri economici territoriali Realizzazione di una politica di sviluppo Incompatibilità fra interessi privati e interessi pubblici.

  29. 1933 venne istituito l’ IRI(Istituto di Ricostruzione Industriale) La crisi dell’ impresa pubblica: a partire dall’inizio degli anni ’70. Modello Saraceno

  30. Le ragioni della crisidegli anni ’90 Collusione fra la sfera economica e quella politica che ha generato sprechi e inefficienze; I difetti del sistema derivano dalla struttura economico-finanziaria fondata sulla formula privatistica delle società per azioni; L’impresa pubblica ha registrato un’espansione incontrollata. Le privatizzazioni Aumenta l’efficienza dei settori industriali e dei servizi. Lo Stato realizza ingenti entrate. Si afferma un azionariato diffuso. Aumenta l’integrazione dell’economia italiana nel sistema economico europeo.

  31. Ricerca operativa: • Problemi di scelta con effetti immediati e in condizioni certe: il problema della gestione delle scorte.

  32. Si parla di problemi di scelta con effetti immediati quando la realizzazione del processo produttivo viene pensata come istantanea per cui fra il momento in cui si sostengono i costi e quello in cui si realizzano i ricavi non intercorre tempo alcuno. Si dice che una scelta si presenta in condizioni certe quando le diverse condizioni che intervengono nel problema sono tutte note a priori in modo univoco. Un problema di particolare importanza nella vita di ogni impresa è quello relativo all’approvvigionamento: si parla di problema delle scorte o anche di problema di controllodelle giacenze di magazzino. Accertato il fabbisogno S per unità del tempo espresso in una data unità di misura, il problema consiste nella ricerca di quella politica di approvvigionamento che rende minimo il costo totale di magazzino.

  33. I dati del problema: la risoluzione di un problema di scorte richiede la conoscenza dei seguenti dati : quantità di materia prima di cui l’impresa necessita durante l’anno; il prezzo p per ogni unità acquistata; i tempi di consegna, cioè i tempi intercorrenti fra le date di ordinazione e le date di consegna; il consumo futuro o,meglio, il modo in cui il consumo si distribuisce durante l’anno.

  34. Ipotesi alla base del modello: i tempi di consegna siano nulli. Cioè, a ciascuna ordinazione segua immediatamente la consegna la qual cosa comporta che ciascuna ordinazione abbia luogo soltanto quando la scorta preesistente si riduce a zero. il consumo sia uniformemente distribuito durante il corso dell’intero anno. Ciò comporta che la dimensione ottima di ciascuna ordinazione, ovvero il tempo intercorrente fra due successive ordinazioni, sia costante. (Le ordinazioni vengono effettuate sempre per la medesima entità e a intervalli costanti di tempo).

  35. Dire che il consumo è uniformemente distribuito vuol dire che la giacenza di magazzino è uguale a Q (quantità ordinata) all’inizio del periodo, è uguale a zero in T (alla fine del periodo), e decresce linearmente fra 0 e T. Il costo di approvvigionamento è costituito da: costo dell’ordinazione costo di magazzinaggio costo di acquisto del materiale.

  36. Formalizzazione e risoluzione del problema: siano: Q la quantità da ordinare T l’intervallo di tempo che intercorre fra due successive ordinazioni N il numero delle ordinazioni nell’anno Ciò posto, osserviamo che come incognita si può assumere una qualsiasi fra queste variabili in quanto esse sono legate dalle seguenti relazioni : Q = ST Q = S/N Sicchè una volta determinata una di esse è possibile determinare le altre due. In particolare, convenendo come incognita la quantità Q da ordinare e ammettendo che il prezzo p sia costante e indipendente da Q , si ha quanto segue: essendo h il costo per ciascuna ordinazione, Q la quantità costante da ordinare e S il fabbisogno complessivo, il costo totale relativo a tutte le ordinazioni è: y1 = hN = hS/N essendo il consumo uniformemente distribuito durante l’anno, la scorta media in magazzino è : Q+0/2 = Q/2 Ne segue che, essendo k il costo di magazzino per ciascuna unità di scorta e per ciascuna unità di tempo, il costo complessivo di magazzinaggio è: y2 = kQ/2 il costo complessivo relativo agli acquisti è y3 = Sp in definitiva il costo totale dell’approvvigionamento è : Y = y1+y2+y3 Cioè : Y = hS/Q+kQ/2+Sp

  37. A questo punto si tratta di determinare per quale valore della variabile d’azione Q la funzione obiettivo è minima: y(Q) = hS/Q+kQ/2+Sp derivando rispetto a Q si ha: y’(Q) = -hS/Q²+k/2 quindi, ponendo : y’(Q) = 0 si ricava Q* = √2Sh/k con y(Q) = min dato che, come facilmente si verifica, si ha : y’’(Q)>0. Formule inverse: N = S/Q T =360/N N = 360/T

  38. Vincoli derivanti dalla capacità di magazzino: fin ora si è supposto che non esistevano vincoli riguardanti la capacità del magazzino. Ma in concreto tali vincoli possono esistere. A tal proposito supponiamo che il magazzino possa accogliere al massimo la quantità C. ne segue che deve essere Q* < = C. Pertanto: se Q* = √2hS/k < C possiamo ogni volta ordinare Q* se Q* = √2hS/k >= C dobbiamo assumere Q* = C : ad ogni ordinazione dobbiamo ordinare C e, quindi, determinare in funzione di C il numero di ordinazioni N* per anno.

  39. Il magazzino La contabilità di magazzino Valorizzazione dei movimenti di magazzino La contabilità fiscale di magazzino Le rimanenze di magazzino I lavori in corso su ordinazione.

  40. La contabilità di magazzino: è tenuta dall’ufficio magazzino e deve: Controllare i movimenti di entrata e di uscita; Verificare il livello delle scorte e segnalare all’Ufficio acquisti le necessità di approvvigionamento; Fornire alla contabilità gestionale(o industriale), i dati necessari per determinare i costi delle materie consumate o dei componenti utilizzati nei processi di lavorazione e assemblaggio; Fornire alla contabilità generale i dati concernenti la consistenza delle rimanenze di fine anno; Adempiere agli obblighi fiscali.

  41. Valorizzazione dei movimenti in magazzino: Quantità Quantità e valori: Valorizzazione dei carichi: se la contabilità di magazzino è a quantità e valori, le materie prime vengono caricate al prezzo d’acquisto. Valorizzazione degli scarichi: si rilevano in base al criterio del costo e possono essere effettuati secondo diversi metodi: metodo del costo effettivo metodo del costo medio metodo LIFO(last in first out) metodo FIFO(first in firs out) metodometodo del costo standard metodo del prezzo corrente

  42. La contabilità fiscale di magazzino: l’obbligo fiscale di tenuta della contabilità di magazzino riguarda le aziende in contabilità ordinaria . Le scritture di magazzino devono essere tenute a partire dal secondo periodo d’imposta successivo a quello in cui per la seconda volta consecutivamente l’ammontare dei ricavi e il valore complessivo delle rimanenze sono superiori rispettivamente a 5164568.99 euro e a 1032913.80 euro. L’obbligo cessa a partire dal primo periodo d’imposta successivo a quello in cui, per la seconda volta consecutivamente, l’ammontare dei ricavi o il valore delle rimanenze è inferiore a tale limite.

  43. L’obbligo fiscale non si rivolge indistintamente a tutte le imprese è perciò necessario distinguere tra le varie aziende: Aziende commerciali Aziende di servizi Aziende industriali Le scritture di magazzino devono essere tenute secondo principi di ordinata contabilità; l’obbligo di conservazione è di almeno 10 anni. Contenuto: Esclusioni: beni di scarsa rilevanza

  44. Le rimanenze di magazzino. La contabilità di magazzino non procede direttamente alla valutazione delle quantità di magazzino in quanto: Gli scopi per cui è tenuta la contabilità di magazzino sono diversi da quello per cui si valutano le rimanenze finali; Le rimanenze finali devono essere iscritte in bilancio nel rispetto dei criteri di valutazione stabiliti dal codice civile;ai fini fiscali bisogna tener conto dei criteri stabiliti dal T.U.I.R.

  45. Il valore di costo è costituito: per le materie e ogni altro bene acquistato all’esterno, dal prezzo fatturato dal fornitore, al netto di sconti mercantili e abbuoni, integrato dalle spese accessorie direttamente imputabili; per i prodotti ottenuti internamente, dal costo di fabbricazione, determinato tenendo conto delle materie, dei semilavorati, dei costi di lavoro, ecc..;non devono essere incluse le spese generali d’amministrazione e di vendita. Il valore di mercato è costituito: per le materie prime e ogni altro bene da impiegare nel processo produttivo, dal costo di approvvigionamento, risultante dai listini dei fornitori; per i prodotti finiti, i semilavorati e le materie destinate alla vendita, dal valore netto di realizzo desumibile dai listini di vendita dell’impresa, tenuto conto degli sconti e delle spese di commercializzazione a suo carico; per i prodotti in corso di lavorazione, dal valore netto di realizzo tenuto conto anche dei costi necessari per il loro completamento.

  46. Funzionano come interfaccie tra l’utente e l’hardware della macchina in modo che l’utente non debba interagire direttamente con l’elaboratore, Gestiscono le risorse del sistema (CPU, memoria centrale, periferiche, informazioni) rispettando le politiche di gestione. I sistemi operativi

  47. Struttura e funzionamento: Macchine virtuali: la presenza del sistema operativo rende più semplice lavorare con il calcolatore in quanto fornisce un’immagine astratta di tutte le risorse disponibili, indipendentemente da come queste funzionino.

  48. Elaborazione a lotti (bach): i dati necessari all’elaborazione sono accumulati in una memoria ausiliaria durante un certo periodo di tempo: a una scadenza prefissata vengono elaborati tutti insieme (in un unico lotto) dai programmi applicativi. Un esempio potrebbe essere la procedura che fornisce la stampa. Inoltre non si ha la possibilità di interagire con il programma durante la sua esecuzione.

  49. Elaborazione interattiva : permette di colloquiare con il programma in esecuzione, influenzando quindi l’elaborazione stessa; i dati in ingresso vengono elaborati non appena si rendono disponibili, fornendo subito i risultati.

  50. Sistemi in monoprogrammazione : sono quei sistemi che permettono l’esecuzione di un solo programma utente alla volta.

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