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E appresso di queste parole e lo ree sì sin’andoe nela camera eincomincioe a ppensare in che modo egli potesse distruggiere T. da ssee e mandarlo in tale parte che no tornasse giamai in Cornovaglia. Eppensando sopra ccioe non trovava via per la quale egli potesse mandare T.. E allora sì chiamoe due de’ baroni suoi, ne’ quali e’ si confidava molto, edisse loro tutto suo intendimento (Tristano Riccardiano, XIII ex., cap. 51, pag. 87.10, ed. Scolari p. 110)
Incominciò a riguardarla e rallegrarsi sopra la fonte, e l'ombra sua facea il simigliante; e così credette che quella fosse persona che avesse vita, che istesse nell'acqua, e non si acorgea che fosse l'ombra sua. Cominciò ad amare, e inamoronne sì forte, che la volle pigliare; e l'acqua si turbò e l'ombra sparìo, ond'elli incominciò a piangere sopra la fonte; e, l'acqua schiarando, vide l'ombra che piangea in sembiante sì com'egli (Novellino, 46, pag. 229.7)
Questo primo sonetto si divide in tre parti: ne la prima chiamo e sollicito li fedeli d’Amore a piangere e dico che lo segnore loro piange, e dico “udendo la cagione per che piange”, acciò che s’acconcino più ad ascoltarmi; ne la seconda narro la cagione; ne la terza parlo d’alcuno onore che Amore fece a questa donna. La seconda parte comincia quivi: Amor sente; la terza quivi: Audite (Vita nova, cap. 8 par. 7)
Poi che li miei occhi ebbero per alquanto tempo lagrimato, e tanto affaticati erano che non poteano disfogare la mia tristizia, pensai di volere disfogarla con alquante parole dolorose; e però propuosi di fare una canzone, ne la quale piangendo ragionassi di lei per cui tanto dolore era fatto distruggitore de l'anima mia; ecominciai allora una canzone, la qual comincia: Li occhi dolenti per pietà del core (Vita nova, cap. 31 parr. 1-7)
In quello giorno nel quale si compiea l’anno che questa donna era fatta de li cittadini di vita eterna, io mi sedea in parte ne la quale, ricordandomi di lei, disegnava uno angelo sopra certe tavolette; e mentre io lo disegnava, volsi li occhi e vidi lungo me uomini a li quali si convenia di fare onore, e riguardavano quello che io facea (ed. Gorni 23, par. 1; ed. Barbi cap. 34 parr. 1-2: E’ riguardavano)
In quello giorno nel quale si compiea l’anno che questa donna era fatta de li cittadini di vita eterna, io mi sedea in parte ne la quale, ricordandomi di lei, disegnava uno angelo sopra certe tavolette
Il quale [= il maggior dei fratelli], per ciò che savio giovane era, quantunque molto noioso gli fosse a ciò sapere, pur mosso da più onesto consiglio, senza far motto o dir cosa alcuna, varie volte fra sé rivolgendo intorno a questo fatto, infino alla mattina seguente trapassò. Poi, venuto il giorno, a’ suoi fratelli ciò che veduto aveva la passata notte d’Elisabetta e di Lorenzo raccontò (Boccaccio, Decameron IV 5, 6-7)
Ma Guccio Imbratta, il quale era più vago di stare in cucina che sopra i verdi rami l’usignuolo, e massimamente se fante vi sentiva niuna, avendone in quella dell’oste una veduta, grassa e grossa e piccola e mal fatta, con un paio di poppe che parean due ceston da letame e con un viso che parea de’ Baronci, tutta sudata, unta e affumicata, non altramenti che si gitti l’avoltoio alla carogna, lasciata la camera di frate Cipolla aperta e tutte le sue cose in abbandono, là si calò (Boccaccio, Decameron VI 10, 21)