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Il triangolo di Ogden e Richards

Il triangolo di Ogden e Richards. Le regole della concettualizzazione L’albero di Porfirio Strategie classificatorie I canoni di Mill La formalizzazione La fuzzy set analysis. Il triangolo di Ogden e Richards.

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Il triangolo di Ogden e Richards

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Presentation Transcript


  1. Il triangolo di Ogden e Richards • Le regole della concettualizzazione • L’albero di Porfirio • Strategie classificatorie • I canoni di Mill • La formalizzazione • La fuzzy set analysis

  2. Il triangolo di Ogden e Richards Ogden e Richards, in un trattato di logica del 1946, hanno precisato quali sono le componenti essenziali di un concetto fissando il rapporto tra termine, significato connesso e referente empirico con un triangolo (vedi fig. 5.1). Il difficile rapporto tra termine, significato e referente costituisce il cuore della concettualizzazione.

  3. Il triangolo di Ogden e Richards La costruzione di un concetto presuppone che i tre aspetti (o meglio, i tre lati del triangolo) vengano opportunamente precisati. Altrimenti si formulerebbe un concetto ambiguo se la connessione univoca tra termine e significato non è ben fissata e chiara; un concetto vago se non è precisato l’oggetto empirico a cui il significato si riferisce; un concetto banale se il significato non è ben articolato e organizzato rispetto al termine e ai referenti.

  4. Le regole della concettualizzazione • Le regole principali a cui attenersi per una corretta definizione dei concetti sono: • mantenere un ancoraggio terminologico, facendo riferimento all’etimologia del termine e, al significato da questa derivante; • mantenere un ancoraggio storico, osservando quello che di fatto è stato ed è l’uso della parola; • tenere conto anche dei significati attribuiti ai concetti affini, ai concetti che fanno parte cioè dello stesso “campo semantico”.

  5. L’albero di Porfirio L’albero di Porfirio aiuta a capire la regola fondamentale per cui “connotazione e denotazione di un concetto sono inversamente connesse”. Connotazione o intensione: vale a dire l’insieme delle caratteristiche definitorie essenziali, ovvero le proprietà che caratterizzano il concetto. Denotazione o estensione: vale a dire l’insieme dei referenti empirici a cui si applica il concetto.

  6. L’albero di Porfirio L’albero di Porfirio evidenzia con chiarezza il procedimento logico proprio della scala di astrazione, che procede dal più generale al particolare e viceversa; e fa vedere, come conseguenza, la connessione tra connotazione e denotazione. Se inquadrati nel procedimento logico della distinzione per genus et differentiam – o logica classificatoria – è evidente che vi sia una relazione inversa tra referente empirico e significato, tra ambito di estensione ed ambito di connotazione: tanto più vasto è l’uno, tanto più ristretto deve essere l’altro e viceversa.

  7. L’albero di Porfirio Il rischio, come evidenzia Sartori, è quello della slargatura o stiramento dei concetti: cioè, ampliare l’estensione o denotazione di un concetto senza corrispondentemente ridurne l’intensione o connotazione (che è poi la causa principale della malclassificazione)

  8. Strategie classificatorie Classificazioni Una classificazione è “l’operazione intellettuale con cui l’estensione di un concetto è divisa, rispettando alcune regole…, in un certo numero di classi” (Marradi, 1980) Si parla di classificazione come operazione di individuazione di un criterio distintivo di differenziazione tra diverse realtà e di attribuzione di quelle realtà alle singole classi. Tipologie Più di frequente in scienza politica si ricorre a tipologie, ovvero a operazioni intellettuali di descrizione-ricognizione della realtà, precedentemente definita, sulla base di più di un criterio distintivo.

  9. E’ evidente che l’elaborazione di classificazioni o tipologie non è un’operazione semplice e per essere ben fatta deve rispettare alcune regole di base, quali: • rilevanza del criterio • (è necessario scegliere la o le dimensioni che si ritengono essenziali nell’ambito studiato, magari anche solo in relazione ai fini della ricerca) • esclusività • (la classificazione deve essere formulata in modo tale che una certa realtà deve appartenere esclusivamente a una classe e non può appartenere contemporaneamente anche a un’altra) • esaustività • (ciascuna classe che scaturisce dall’articolazione di quel criterio deve comprendere tutti gli oggetti o realtà assumibili entro il fenomeno più generale che si stastudiando)

  10. Strategie classificatorie • Modelli • Una nozione in cui diverse dimensioni ovvero caratteristiche sono unitariamente connesse senza che vi sia una classificazione o una tipologia vera e propria con l’indicazione esplicita di criteri discriminanti. • A tal fine, si possono seguire due direzioni diverse: • la prima, che rappresenta una strategia per polarità isola due modelli con caratteristiche opposte; • la seconda, delle tipologie multiple, ripropone il meccanismo della tipologia classica, ma lo arrichisce con una molteplicità di criteri rilevanti.

  11. I canoni di Mill • I canoni di Mill che a noi interessano perché rilevanti per la comparazione sono: • il canone della concordanza; • il canone della differenza; • il canone della concordanza e della differenza.

  12. I canoni di Mill Il canone della concordanza afferma che “se due o più casi del fenomeno investigato hanno soltanto una circostanza in comune, la circostanza in cui coincidono tutti i casi è la causa o l’effetto del fenomeno dato”. Il canone della differenza afferma che “se un caso in cui il fenomeno investigato e un caso in cui lo stesso fenomeno non si verifica hanno tutte le circostanze in comune salvo una, e quell’una si verifica solo nel primo caso, la circostanza in cui solamente differiscono i due casi è l’effetto o la causa, o una parte indispensabile dell’effetto o della causa, del fenomeno”.

  13. I canoni di Mill • I canoni di Mill ci consentono di riproporre la distinzione tra due strategie di comparazione: • la prima, la tradizione durkheimiana (della comparazione quantitativa o statistica) è caratterizzata da ipotesi nelle quali i valori quantitativi di ogni variabile sono comparate in più casi; • la seconda, la tradizione weberiana (della comparazione qualitativa o storica) è basata, invece, sulla comparazione sistematica dei casi tra di loro e con le relative proprietà sulla base della loro presenza o assenza per determinare le rassomiglianze o le differenze.

  14. La formalizzazione La formalizzazione logica del metodo comparato è proposta attraverso le tavole di verità sulle quali sono applicate l’algebra booleana e i canoni di Mill. L’algebra booleana ha la sua base nella logica binaria caratterizzata dalla presenza, o assenza, di un certo fenomeno.

  15. La fuzzy set analysis La fuzzy set analysis è nata come risposta costruttiva alle critiche rivolte all’analisi basata sulle tavole di verità e sull’algebra booleana. Una delle critiche più forti era che nelle tavole di verità era possibile inserire solo variabili dicotomiche; questa limitazione sembrava una semplificazione poco adatta alla realtà dei fenomeni sociali e politici.

  16. La fuzzy set analysis Lo studioso americano, Charles C. Ragin ha recentemente provato a rispondere a questa critica facendo ricorso a un nuovo approccio, quello dei fuzzy sets. Un fuzzy sets è un insieme le cui frontiere sono “flessibili”, vale a dire rispetto al quale non è necessario dichiarare subito ed in modo dicotomico se un caso appartiene o meno ad una determinata categoria. I cosiddetti fuzzy values indicano il grado di appartenenza del caso alla categoria.

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