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Il tempo divino delle origini

Il tempo divino delle origini. Ogni civilizzazione culturale è costituita da un nucleo storico-dogmatico-simbolico essenziale che costituisce il paradigma a cui ritornano tutti i movimenti che sorgono per sfidarla che viene chiamato l’ordinatore culturale

catrin
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Il tempo divino delle origini

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Presentation Transcript


  1. Il tempo divino delle origini • Ogni civilizzazione culturale è costituita da un nucleo storico-dogmatico-simbolico essenziale che costituisce il paradigma a cui ritornano tutti i movimenti che sorgono per sfidarla che viene chiamato l’ordinatore culturale • Ogni nuovo movimento lo riscopre, lo fa proprio e cerca di rivitalizzare, di far rinascere l’istituzione come era all’origine. All’origine era nello stato nascente del movimento, in quella civilizzazione culturale quando non si era ancora contaminata, compromessa, corrotta con le necessità storiche del mondo. • Il nuovo movimento che nasce in una sua epoca ed interpreta il momento divino delle origini in modo diverso in rapporto ai problemi che deve risolvere • Il nuovo movimento crea nuove istituzioni, ma queste conservano il messaggio originario da trasmettere al futuro

  2. Ad esempio il Cristianesimo è il prodotto del suo ordinatore culturale e dei movimenti che si sono continuamente succeduti nella storia influenzando o creando nuove strutture con l’intento di ripristinare la purezza delle origini. • Anche nel Protestantesimo nascono nuovi movimenti che, però, non confluiscono nella antica istituzione e ne provocano la frantumazione • Anche nella civilizzazione culturale islamica tutti i movimenti apparsi nel corso della sua storia hanno combattuto le strutture politiche, giuridiche e le costumanze proliferate nel corso dei secoli per rinnovare, rivitalizzare la fede prendendo come modello la vita comunitaria di Medina all’epoca di Maometto o quella dei califfi ben guidati. • Anche il Marxismo ha fornito le sue categorie esplicative (sfruttamento capitalistico, imperialismo, ecc.) a tutti i nuovi movimenti sindacali, politici e di liberazione nazionale, prima in Europa poi in tutto il mondo

  3. Ogni civilizzazione culturale, di fronte ad ogni nuova sfida, ritorna quindi sempre alle sue origini ed in tal modo cambia riconfermandosi. • Una civilizzazione culturale è perciò il precipitato storico di tutti i suoi movimenti e di tutte le istituzioni che essi hanno generato rifacendosi allo stesso ordinatore culturale

  4. Islam e cristianesimo • Esistono sostanziali differenze fra la civilizzazione culturale cristiana e quella islamica • La prima e più importante differenza riguarda la concezione del rapporto fra uomo e Dio. Nell’Ebraismo e nel Cristianesimo l’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio, e perciò l’uomo è creatore, ha il libero arbitrio e condivide la Ragione, il Logos di Dio. Nell’Islam invece fra uomo e Dio c’è un abisso totale. • Nell’Islam il mondo è creato, annientato e ricreato attimo per attimo da Dio. Nel Cristianesimo Dio crea l’universo e le sue leggi naturali.

  5. Nel Cristianesimo Dio ha fatto un patto con l’uomo e, per interna coerenza, lo rispetta. Non c’è, invece, un patto fra Allah e l’uomo e, se vi fosse, Allah potrebbe non rispettarlo • Mentre nel Cristianesimo morale e legge, religione e politica sono separate, nell’Islam sono unite (Maometto era un capo religioso, un sovrano, un legislatore, un guerriero, un giudice) • L’Islam cancella la storia antica dei popoli dove si afferma per affermare nuovi valori. Il Cristianesimo rompe e collega nel senso che prende dai popoli che si affacciano alla nuova religione gli aspetti culturali ritenuti positivi. Il Cristianesimo si considera continuatore diretto della religione ebraica ed erede della civiltà greca e romana

  6. I movimenti collettivi islamici, nel processo di «ritorno alle origini» perciò ritrovano solo il Corano. I rivoluzionari francesi si rifacevano alla figura di Bruto, l’uccisore di Cesare, gli anarchici a Spartaco, lo schiavo ribelle. • Tutto il linguaggio cristiano è pieno di metafore bibliche «la torre di Babele», il «passaggio del Mar Rosso», la «terra promessa», l’Islam è totalmente autoreferenziale

  7. I movimenti islamici moderni • Tutti i movimenti islamici moderni nascono come risposta alla crescita della potenza occidentale • La vittoria degli occidentali (ad es. in India, Egitto, Marocco) è stata spiegata quale conseguenza del tradimento delle radici religiose. Per i movimenti islamici il periodo di oppressione e di umiliazione finirà solo se si rinvigorirà l’Islam tornando alla purezza delle sue origini. • I movimenti di Riforma islamica vogliono far rivivere la “comunità dei credenti” così come sarebbe esistita all’epoca dei califfi ben guidati quando l’Islam aveva conquistato quasi tutto il mondo conosciuto e aveva creato lo stato islamico col suo diritto sacro, la shari’a, l’unità di religione e politica e si proponeva con la jihad la totale islamizzazione politico-religiosa della terra

  8. Tornare al Cristianesimo delle origini vuol dire ricostruire una Chiesa povera, senza potere. Far rivivere l’Islam delle origini vuol dire abbattere i regimi esistenti, ricostituire il califfato e combattere fino alla vittoria finale gli infedeli • In tutti i paesi musulmani, alla prima comparsa degli europei, sono scoppiati immediatamente movimenti di rivolta. E’ seguita una elaborazione culturale con la creazione di un modello che prevedeva il ritorno al califfato e con la shari’a • In molti paesi islamici le costituzioni vengono subordinate alla shari’a e quindi, se anche viene ammessa la libertà di culto, viene proibita la libertà di parola e di proselitismo • L’istituzionalizzazione dei movimenti islamici in alcuni paesi comporta sempre un compromesso con le esigenze della vita quotidiana e con le forze culturali occidentalizzanti.

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